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Autore: Manu75    14/04/2016    1 recensioni
"…e tu, femmina dai capelli chiari e dagli occhi freddi e algidi, nel tuo orgoglio soccomberai…prigioniera in una cella di ghiaccio, né calore, né gioia, né amore…tutti voi sarete condannati…io vi maledico! Black, da questa sera, vorrà dire disgrazia e sofferenza e prigionia…e morte! Così è stato detto, che così accada!"
Quando il dovere e l'orgoglio ti spingono contro il tuo cuore, quando una maledizione incombe con tutto il suo potere, quando i sentimenti infuriano nel petto senza poterli placare, il destino sembra solo una gelida trappola. Narcissa Black lo sa bene.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Evan Rosier, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Severus Piton, Sorelle Black | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix, Severus/Narcissa, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Più contesti
Capitoli:
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Come sempre grazie a tutti coloro che leggono questa storia, in particolare a miss Gold_394 e kay 33 per aver recensito ^_^  Buona lettura!


“Un gelido destino”


(Vulpes ferrilata)

 

Quarantasettesimo capitolo



 

Le prime settimane ad Hogwarts volarono. Narcissa fu trascinata nel turbine delle lezioni e dei suoi impegni come Prefetto, non aveva tempo di pensare e di crogiolarsi in incubi, ricordi e paure.
Non aveva tempo per nessuno.
Beb frequentava il sesto anno e seguiva poche lezioni, inoltre era piuttosto elusiva.
Severus frequentava il quarto anno e si defilava sovente per sfuggire a Sirius e alla sua brigata ma, nonostante questo, arrivati ad ottobre, c’erano già stati almeno due scontri epici tra lui e gli altri ragazzi.
Regulus, come tutti i ragazzi del primo anno, era impegnato a prendere il ritmo in quel mondo nuovo e variegato.
La sera del loro arrivo, durante la cerimonia dello smistamento, Narcissa aveva sofferto per lui. Ricordava con nitidezza i sentimenti che aveva provato quando si era seduta su quello sgabello, piena di incertezza e paura, con in mente sua sorella che era stata smistata a Corvonero, e quindi aveva compreso perfettamente i pensieri di suo cugino.
Il Cappello aveva sfiorato la testa del ragazzo e, dopo pochi secondi, aveva strillato: “Serpeverde!” e Regulus era volato al tavolo della sua nobile Casa ignorando lo sguardo di derisione di suo fratello Sirius.
Narcissa gli aveva sorriso, Severus aveva fatto una leggera smorfia e Beb gli aveva strizzato l’occhio.
Poi ognuno di loro era stato assorbito dai propri pensieri e dai propri obiettivi.
Cissy studiava fino allo sfinimento perché ciò le annebbiava la mente e le consentiva di tenere lontani tutti i tormenti.
Il ruolo di Prefetto le calzava a pennello e lei lo svolgeva con naturalezza, Barty era gentile ma si manteneva alla giusta distanza. Appena aveva potuto Narcissa aveva parlato di lui con Beb, la ragazza le aveva detto che sul ragazzo aveva più che altro una sensazione di ambiguità e per questo gli aveva intimato di tenersi alla larga.
- Non penso che tu abbia bisogno di altre persone che ti ronzano attorno e ti soffocano senza un motivo valido!- aveva concluso Beb con tono pratico e lei non aveva potuto far altro che darle ragione.
Ogni settimana attendeva con ansia la sua copia de “Il Cavillo” al quale si era abbonata, ma ogni settimana veniva delusa o si sentiva sollevata, a seconda dei punti di vista, per l’assenza di notizie.
Non aveva altro modo di tenersi informata e ciò le creava un senso di vuoto incontrollabile.
Si era abbonata anche a “La Gazzetta del Profeta” ma questo le procurava più sofferenza che altro, in ogni numero c’era qualche cenno a Lucius, sulla sua continua ascesa al Ministero, negli affari o sulla sua presenza ad eventi mondani.
Un sabato mattina era seduta sul suo letto a baldacchino, nella stanza delle ragazze del quinto anno, con il giornale aperto davanti a sé e lo sguardo perso nel nulla.
Metà pagina era occupata dalla foto di Lucius che partecipava , sorridente ed elegante, ad una serata molto importante presso una delle famiglie più in vista: i Vance.
Il ragazzo aveva la solita espressione ironica che lei conosceva così bene, le labbra distese in un sorriso e al suo braccio era appesa Emmeline Vance, la donna che lei aveva visto con lui al Ministero e che gli lanciava occhiate seducenti.
Lucius sembrava l’uomo più sereno e tranquillo del mondo, i lunghi capelli legati, il mento sollevato e l’aria snob di sempre. Era chiaramente a proprio agio con tutta quell’attenzione addosso e soddisfatto della sua compagna che era, inutile negarlo, molto bella e raffinata.
Il titolo recitava: “Voci vicine alla coppia dicono che la proposta è già stata fatta: Malfoy Manor avrà una nuova Lady?”
Cissy immaginò Emmeline aggirarsi per i corridoi che lei aveva imparato a conoscere così bene, se la figurò mentre percorreva la lunga galleria degli antenati sotto gli occhi benevoli degli avi dei Malfoy, sotto gli occhi di Gwen e Draco, vide la donna e Lucius avvinti in un abbraccio mentre si scambiavano effusioni...e rimase senza fiato per l’incendio che le divampò nel petto.
Era gelosa, non poteva negarlo.
Accartocciò il giornale con rabbia, memore di come lui avesse rotto il fidanzamento e di come poi l’avesse ignorata brutalmente al Ministero e una vocina dentro di lei, maligna e insistente, le suggerì che lui la ritenesse troppo bambina per supportarlo nei suoi impegni, nella sua vita di tutti i giorni, nei suoi oscuri progetti che lei aveva solo intravisto.
Se ciò che aveva letto su “Il Cavillo” era vero, se il violento attacco ad Ottery St. Catchpole era realmente accaduto, lui era di certo impegnato a vivere la sua doppia vita, era impegnato in prima persona a fianco di Lord Voldemort.
Non aveva più fatto il sogno inquietante in cui una misteriosa figura vestita di bianco le mostrava la testa mozzata di Lucius e lei iniziò a pensare di essere troppo suggestionabile.
Un discreto colpo battuto alla porta la riscosse dai suoi pensieri e Beb si affacciò.
- Ciao! Vieni ad Hogsmeade?- le chiese e lanciò un’occhiata al giornale appallottolato che giaceva a terra.
- Non credo!- esclamò Cissy di cattivo umore.
- Eddai! Non ci vieni quasi mai, non essere asociale!- entrò nella stanza e si sedette sulla sponda del letto, di fronte alla sua amica - persino Snape è andato al villaggio oggi! Vieni con me, per favore….- le sorrise supplichevole.
Narcissa esitò, se Severus non era rimasto ad Hogwarts il sabato si prospettava davvero tedioso, rimanere al Castello circondata da primini non l’attirava molto.
“Potresti sempre cercare Regulus…” si disse, ma l’idea non le sorrideva e riteneva che lasciare in pace suo cugino mentre si ambientava tra i propri coetanei fosse la cosa giusta da fare.
- Vorrei farti conoscere una persona…- le disse Beb.
- D’accordo - cedette alla fine -dammi solo il tempo di prepararmi!-
Si cambiò in fretta, infilandosi un abito di lana azzurro con gesti nervosi e impazienti, si legò i capelli con un fermaglio antico che era un regalo di Lucius, uno di quelli che lui le  aveva fatto recapitare nel corso degli anni per il suo compleanno, perché fuori tirava un venticello autunnale molto frizzante e, infine, si coprì con un mantello blu.
Gli occhi mandavano lampi, sentiva dentro qualcosa che le attorcigliava le viscere.
Una rabbia ed una frustrazione incontenibili.
Raggiunse Beb e si avviarono verso l’uscita, la sua amica le lanciò un’occhiata e osservò il volto di Cissy, imbronciato e dall’aria insolitamente capricciosa, ma non disse nulla.
Percorsero la strada che conduceva al villaggio nel silenzio più assoluto, la namibiana indossava un pesante cappotto color arancio, che era decisamente il suo preferito, sopra ad un esotico vestito rosso ed oro, i lunghi capelli erano trattenuti da un semplice cerchietto d’oro e si snodavano lungo le spalle come boccoli corvini.
Quando arrivarono a ridosso del villaggio Narcissa sentì che l’aria fresca le aveva purificato la mente e gettò uno sguardo a Beb, che era stata stranamente taciturna e pensierosa lungo tutto il percorso.
- C’è qualcosa che devi dirmi?- le chiese, colta da un’intuizione.
L’altra ragazza si voltò sorpresa e poi le rivolse un piccolo sorriso, gli occhi rimasero seri e Narcissa iniziò a sentire l’inquietudine farsi strada dentro di lei.
Era stata così presa dai propri tormenti che non si era soffermata sul comportamento insolito della sua amica.
- La mia Furaha Yangu, qui, si preoccupa per me?- le chiese, ma il tono non era vivace come al solito.
- La tua amica si chiede come abbia fatto a non accorgersi che le nascondi qualcosa, che c’è qualcosa che devi dirle e non ti ha mai dato modo di farlo…- mormorò Narcissa, rendendosi conto di quanto Beb si preoccupasse sempre per lei e le fosse costantemente accanto, anche solo con il pensiero.
- Sei sempre in tensione, dovresti rilassarti!- le rispose l’altra ragazza - ecco siamo arrivate!- aggiunse poi, cogliendo Narcissa di sorpresa.
Si accorse che avevano deviato il loro percorso: non avevano seguitato a camminare lungo la strada che portava ad Hogsmeade ma aveva costeggiato il bosco giungendo dinnanzi la casa più defilata del villaggio.
Cissy si irrigidì, sapeva chi viveva in quella specie di capanna dal tetto viola e dalle mura bianche con, al posto della porta, una pesante tenda nera che un incantesimo faceva luccicare allegramente.
Tutte le ragazze, o quasi, di Hogwarts erano passate di la per un consulto.
- E’ uno scherzo?- chiese rivolta a Beb, con un tono duro e arrabbiato - pensi che io abbia voglia di perdere il mio tempo con una specie di veggente da quattro soldi?-
L’altra ragazza fece per rispondere ma fu preceduta.
- La veggente da quattro soldi pensa che potrebbe esserti utile, ragazza dall’umore molto variabile e dalle idee confuse!- esclamò una voce di donna molto musicale.
Narcissa si voltò con gli occhi socchiusi, provando un profondo fastidio e si trovò faccia a faccia con una donna molto bella.
Entrambe si fissarono stupite.
Narcissa notò quanto la donna ricordasse la madre di Lucius, sia nell’abbigliamento che nelle fattezze.
I suoi occhi erano nocciola e non verdi ma i capelli erano neri e fluenti, le labbra dipinte di un color prugna molto intenso e le unghie laccate di nero.
L’abito aveva un foggia davvero inusuale e lei lo associò a quello indossato da Gwen nel quadro di Malfoy Manor.
L’altra donna rimase qualche istante senza parole, studiando il volto di Narcissa che, pur non avendola mai incontrata prima di persona, conosceva così bene*. Nascose in fretta il proprio stupore, cercando di riprendersi.
- Non mi offendo facilmente, non tutti credono nell’arte della Divinazione....- si schiarì la voce, ancora turbata - io mi chiamo Kerenza, piacere!- sorrise cordiale e tese la mano alla ragazza.
Il volto di Narcissa rimase impassibile ma ricambiò la stretta in modo frettoloso mormorando il proprio nome a denti stretti.
- Bene, avete fatto tutto da sole!- Beb sorrise e le fissò deliziata - siete come un quadro l’una accanto all’altra! Starei ad osservarvi tutto il giorno ma fa terribilmente freddo per me, qui! Entriamo?-
Kerenza le sorrise con calore, Narcissa si incupì.
- Non ho molta voglia di entrare dentro ad una capanna, se volevo rinchiudermi da qualche parte restavo al Castello!- esclamò sgarbata, sotto lo sguardo stupito della sua amica e quello interessato di Kerenza.
- E’ stato un piacere…- buttò la Cissy, rivolta alla giovane donna, con aria tutt’altro che cordiale - Beb, se vuoi ci vediamo tra un’ora ai “Tre manici di scopa”, altrimenti sappi che mi ritroverai direttamente ad Hogwarts!- e si allontanò senza più guardarle.
- Ti chiedo scusa…- mormorò la ragazza dalla pelle scura, rivolta a Kerenza - non è da lei essere così di cattivo umore e così scortese…ma credo abbia una vera avversione per le fattucchiere e le chiromanti!-
La veggente le sorrise e scosse la testa con noncuranza.
- Non mi aspettavo nulla di diverso da lei…- chiuse gli occhi un attimo e il sorriso si fece più tirato - ora entriamo, comincio ad avere freddo anch’io! Non so dove se ne voglia andare con questo vento…- mormorò, studiando la schiena di Narcissa che scompariva verso la boscaglia.
Beb e Kerenza si rifugiarono all’interno, dove il focolare al centro della stanza era acceso e rendeva l’ambiente confortevole e caldo.
- Faccio bollire l’acqua per un tè!- disse allegramente la donna e si mise a trafficare con la teiera.
Beb si accomodò su una sedia e osservò la stanza , che aveva veduto tante volte negli ultimi tre anni, con molto affetto.
- Allora - le disse la donna, girandosi a fissarla - c’è qualcosa che devi dirmi?- chiese, replicando la domanda posta da Narcissa.
La ragazza le sorrise e poi fissò lo sguardo sulla ciotola in pietra al centro del tavolino rotondo che si trovava accanto a lei.
- Sei una veggente, dovresti saperlo!- l’altra ricambiò il sorriso e si sedette sulla poltrona di fronte alla sua amica.
- Vediamo cosa mi dice la mia sfera…- sussurrò con aria molto mistica.
Beb alzò gli occhi al cielo - I nostri sciamani userebbero la tua sfera con una fionda per abbattere qualche volatile e leggere i segni nelle sue viscere!-
Kerenza rise e guardò la ragazza con affetto.
- E’ per questo che so che mi mancherai…- mormorò e si guardarono senza più sorridere.
- Anche tu mi mancherai - le disse Beb - e ora lascia perdere quella stupida sfera e usa la piramide o usa le foglie del tè o quello che vuoi ma, te ne prego, dimmi che sarò molto felice! Io lo so, so che è la cosa giusta da fare ma, in questo momento, ho un ultimo barlume di pentimento!-
- E questo barlume ha a che vedere con la tua gelida amica dai modi supponenti e dall’umore tempestoso?-
- Non proprio - Beb sorrise tristemente - ha a che vedere con me! Vorrei avere più tempo...ma non è da me piangere su me stessa o rimpiangere le mie scelte! -
- Lo so, per questo ti stimo moltissimo! Siamo diverse noi due e io vorrei essere come te, con la tua forza e la tua determinazione!- Kerenza perse il sorriso per un secondo.
- Ma tu lo sei!- esclamò Bebhinn con calore -Solo che, alcune volte, ci sono persone che tengono un cuore che non appartiene loro tra le mani e, invece di proteggerlo, stringono forte credendo di averle vuote…-
Si guardarono accennando ad un piccolo sorriso.
- Allora beviamoci un buon tè e vediamo cosa dicono le foglie- Kerenza guardò una piccola clessidra a tre punte che teneva appoggiata al tavolino - e facciamo in fretta che la tua amica non aspetterà oltre il tempo pattuito!- sorrise tra sé e sé e poi versò l’acqua bollente in due tazze.


Narcissa non aveva voglia di inoltrarsi verso il centro di Hogsmeade e si limitò a camminare lungo i margini del bosco, cercando di dominare il cattivo umore che le solleticava i nervi e le rendeva gli occhi scuri e brillanti.
All’improvviso vide una pianta di cardo in piena fioritura e si fermò: non era ancora inverno ma la pianta era già pronta per essere raccolta. Estrasse un coltello a serramanico, che teneva nella tasca del mantello e che usava spesso per erbologia, e si impegnò a tranciare il gambo della pianta.
Severus la usava per una pozione molto particolare che stava sperimentando e Madama Chips, con la quale Cissy aveva instaurato un singolare rapporto fin da quando la sua amica Ruby era rimasta in infermeria per giorni, prima di essere ritirata da scuola da sua madre**,   aspettava con ansia che fiorisse perché la usava per un decotto utile al Professor Slughorn.
La ragazza vide che in una piccola radura più defilata i cardi erano cresciuti abbondantemente e vi si inoltrò per raccoglierne altri.
Nonostante l’aria fresca decise di togliersi il mantello e lo adagiò per terra per posarvi le piante spinose, poi proseguì a tagliarle con cura e attenzione, cercando di non ferirsi le mani.
- Così farai felice due persone, mio caro Guardian Thistle***- mormorò e si perse qualche minuto in quel lavoro certosino senza accorgersi del tempo che passava.
All’improvviso un lieve fruscìo la riportò alla realtà e lei si voltò, percependo una presenza alle sue spalle.
Ciò che vide le procurò un brivido gelido lungo la schiena.
Una volpe stava a pochi passi da lei e la fissava con i suoi occhi allungati e ambrati, muovendo lentamente la coda.
Lei poté solo immaginare che fosse una volpe, in realtà, perché la bestia era grande almeno il triplo di un esemplare della sua specie ed era molto diversa dalla comune volpe rossa che, di solito, si aggirava per i boschi della Gran Bretagna.
Aveva un manto chiaro, giallo e grigio, un muso rotondo molto meno affilato delle sue cugine fulve che, in quel momento, era distorto in un ringhio minaccioso.
Narcissa era certa di aver visto questa specie in qualcuno dei libri che aveva letto a casa sua ma quello che la colpì furono lo sguardo fisso su di lei ,molto attento e consapevole, e l’aria aggressiva.
“Sarà malata? Forse ha la rabbia...” si chiese, in ogni caso si rese conto che la sua bacchetta era infilata sul retro della cintura, mentre il coltello era appoggiato per terra a pochi centimetri dalla sua mano.
La volpe era a pochi passi e ogni movimento avrebbe potuto scatenare una reazione da parte dell’animale.
“Dovevo restarmene al Castello!” si disse, mordendosi le labbra.
La volpe non l’abbandonava con lo sguardo e si sporse verso di lei, annusando l’aria.
“Non ha paura, mi aggredirà!” realizzò Cissy e si chiese quale movimento fosse più rapido: allungarsi per raccogliere il coltello o sfilare la bacchetta da dietro.
Decise per la bacchetta, valeva la pena tentare perché le dava più potere e perché colpire un essere vivente con un’arma non era una cosa semplice e naturale, non per lei.
Espirò lentamente e, come se qualcuno avesse dato un segnale, lei e l’animale si mossero contemporaneamente, la ragazza capì in quella frazione di secondo che non ce l’avrebbe mai fatta e che la bestia mirava direttamente alla testa, si voltò per proteggersi il viso e si lanciò di fianco, sperando di evitare almeno il primo attacco.
La bestia girò il muso all’ultimo secondo e le azzannò lo chignon con i suoi denti innaturalmente affilati, addentando anche il prezioso fermaglio d’argento. Gli spilloni appuntiti ferirono la volpe graffiandole la bocca e l’animale tirò forte per liberarsi, tranciandole la coda di capelli di netto come una cesoia che taglia il ramo di cespuglio, accecato dalla sofferenza.
Narcissa urlò e, con le lacrime agli occhi per il dolore, riuscì ad estrarre la bacchetta ma la volpe, nonostante la ferita, le si avventò nuovamente contro con una rapidità sorprendente e le azzannò il braccio scuotendo la testa e riducendole in brandelli la manica dell’abito.
Cissy sentì i denti infilarsi nella sua carne, un lampo le attraversò gli occhi per il male che provò e la bacchetta le sfuggì dalla mano, con la mano libera afferrò i cardi li vicino e, ignorando le punture sulle dita, li strofinò sul muso della volpe che mollò nuovamente la presa e scartò di lato rigirandosi e sbavando, pronta a colpire ancora.
Narcissa raccolse la bacchetta e alla cieca la puntò sulla bestia cercando di schiantarla ma la colpì solo di striscio, facendola arretrare di qualche metro senza riuscire a farle perdere i sensi.
Quando vide l’animale ritornare alla carica riuscì solo a pensare confusamente che era la fine, poi qualcuno la colpì con forza togliendola dalla traiettoria della volpe e lei vide solo un mantello nero sventolare e la bestia volare lontano.
“Severus!” ma il ringhio che udì lacerare l’aria la spinse a rimettersi in piedi e recuperare, questa volta, il coltello.
- Stai indietro!- le intimò il ragazzo senza nemmeno alzare la voce e lei vide che stava fissando un punto preciso nella boscaglia davanti a loro - non so cosa sia questo essere ma non è normale…- aggiunse poi, con voce più bassa.
Lei stava per rispondere quando, con orrore, vide sopraggiungere Beb, che portava tra le braccia il suo cappotto arancione e un cesto ed era del tutto ignara di ciò che stava accadendo, un rumore improvviso e lo schianto di rami spezzati con violenza avvertì i due ragazzi che la bestia si era lanciata verso l’altra ragazza.
- Beb, attenta!- - Naghib!- Narcissa e Severus urlarono contemporaneamente e lui agitò la bacchetta con un fendente deciso che tagliò l’aria ma mancò di un soffio la volpe che, un secondo dopo, era già addosso a Bebhinn e l’azzannò alla spalla graffiandole brutalmente anche la schiena.
La ragazza urlò e cadde a terra, Severus rigirò al volo la bacchetta e la impugnò come se fosse un punteruolo da ghiaccio e fendette l’aria con un gesto rapido e violento e, questa volta, non mancò il bersaglio e la volpe venne sbalzata lontano dalla namibiana che rimase a terra esanime.
Cissy e Severus scattarono verso di lei raggiungendola e chinandosi per controllare  come stava.
Lui imprecò a voce bassa e strappò l’abito di Beb per scoprire la ferita: i graffi sulla schiena era profondi ed estesi e il morso sulla spalla le aveva reso la pelle livida.
Narcissa emise un singulto d’orrore.
Severus posizionò la sua bacchetta a pochi centimetri dalla pelle della ragazza, tenendola con entrambe le mani alle due estremità, prese a muoverla lentamente risalendo lungo la schiena di Beb ed iniziò a sussurrare un incantesimo che assomigliava ad una canzone ed era ipnotica.
Lui era concentratissimo, il volto contatto per lo sforzo e la ferita iniziò lentamente a guarire e smettere di sanguinare, la pelle si fece meno livida anche sul morso che le deturpava la spalla.
Narcissa non osava respirare, dimentica del dolore al braccio destro e dei graffi che pungevano e bruciavano la mano sinistra che ancora impugnava il coltello di erbologia.
Si allontanò di un passo per permettere a Severus di agire con più libertà e poi la sentì, era di nuovo la volpe.
“Non è possibile!” pensò incredula e si voltò, dando le spalle agli altri due ragazzi,  cercando di individuare nei bassi cespugli dove si trovasse l’animale.
Impugnò meglio il coltello sperando che la mano avesse sufficientemente forza e all’improvviso la bestia spuntò, spiccando un balzo verso di lei ma Narcissa fu pronta: difendendosi il viso con la mano armata di pugnale lasciò che l’animale ci si trafiggesse da solo, poté sentire la lama affondare nella pelliccia, nella carne, lacerare la vena principale e la trachea, strato dopo strato.
Istintivamente Cissy chiuse gli occhi e la bocca, sentì l’alito della volpe colpirle le narici e un fiotto di sangue caldo le inondò la mano, il volto e i capelli, poi la bestia stramazzò al suolo senza vita.
Con mano tremante lasciò cadere il coltello e si chinò sull’animale per accertarsi che fosse davvero morto, poi si rialzò e si voltò verso Severus e Beb.
Il ragazzo aveva finito, era in ginocchio con la bacchetta in grembo, il volto esausto e la guardava con occhi insolitamente accesi ed animati, la ragazza era ancora per terra, distesa sulla pancia con la schiena denudata e del tutto priva di ferite.
Aveva gli occhi aperti e annebbiati ma sembrava star bene.
- Non...non è la stessa volpe di prima...non è quella che mi ha aggredito…- Narcissa indicò con un gesto la bestia morta accanto ai suoi piedi: era una comune volpe rossa.
Severus assentì con la testa e poi si rivolse a Beb - Come ti senti? Riesci ad alzarti?- le chiese con un tono piatto ma gentile.
- Se volevi vedermi nuda non avevi che da chiedere…- mormorò la ragazza, senza avere la forza di sollevare la testa - non serviva tutta questa messa in scena…-
Lui fece una smorfia ma il viso dalla pelle olivastra si soffuse di rossore, Cissy cercò di ridere ma l’odore ferroso del sangue che aveva addosso le provocò un conato di vomito e dovette allontanarsi di qualche passo per liberarsi lo stomaco.


Quando Kerenza se li ritrovò sulla porta di casa represse un grido e li fece entrare adoperandosi per aiutarli.
Severus era sfinito ma sano, osservava con profondo interesse ogni singolo angolo della stanza e ogni oggetto che faceva mostra di sé sul muro.  Beb indossava il cappotto per coprire l’abito lacerato e, a parte il volto più tirato, non aveva ferite visibili.
Kerenza le porse un bicchiere fumante di decotto all’ortica per aiutarla a riprendersi dopo la copiosa emorragia che aveva subìto.
Poi tutti e tre si voltarono verso Narcissa.
- Sei impagabile!- esclamò Beb, non riuscendo più a trattenersi e scoppiò a ridere di gusto.
Severus arricciò le labbra in un sorrisetto e Kerenza sorrise discretamente sotto i baffi.
La ragazza accolse con rassegnazione quell’ilarità generale perché poteva immaginare il suo stato e quindi non si risentì più di tanto, anche se il suo amor proprio urlava vendetta.
I lunghi capelli stretti in uno chignon le erano stati tagliati come un rasoio dalle fauci della prima volpe che l’aveva aggredita e ora scendevano liberi senza arrivare alle spalle, in un caschetto disordinato con qualche ciocca più lunga sul davanti. Non erano più biondi ma aveva un colore rosato a causa del sangue rappreso.
L’abito di lana azzurro, ormai ricoperto di sangue e terra, era semi distrutto, mancava del tutto la manica destra e le lasciava scoperta la pelle fino alla spalla e anche a ridosso del seno.
Il braccio era tutto graffiato e aveva anche i segni dei denti, la mano sinistra era gonfia e rossa a causa dei cardi.
- Te l’avevo detto che preferivo restare ad Hogwarts…- sussurrò Narcissa, con gli occhi socchiusi e la bocca stretta.
Kerenza le si avvicinò e la invitò a sedersi mentre armeggiava con delle pietre e dei cristalli, ne scelse uno scuro e prese a strofinarlo lungo il braccio della ragazza con gesti lenti e controllati.
- E’ Tormalina nera - le spiegò la donna mentre compiva quei movimenti - è una pietra che ti si addice in tutto e per tutto…- sussurrò la veggente.
Cissy sentì ogni singola ferita bruciare in modo intollerabile e si lasciò scappare un gemito soffocato ma si morse le labbra per non lamentarsi.
“Tormalina nera, eh? Farò una ricerca…” pensò mentre sentiva il braccio in fiamme.
Kerenza la fissò intensamente per un momento e poi seguitò a curarla, il braccio non era rotto e la pelle si era risanata quindi si concentrò sulla mano, la prese con delicatezza e le mise sul palmo una specie di fango nero che diede subito sollievo al bruciore dei graffi e al prurito.
- Sei stata fortunata, sembra quasi che la volpe si sia trattenuta - le disse mentre studiava anche i graffi sul cuoio capelluto - dal segno dei denti che ho visto, se avesse voluto, avrebbe potuto tranciarti di netto il braccio e anche la testa, altro che i capelli!-
- Erano due - intervenne Severus con voce calma - la prima che ho scacciato era grande quanto un lupo e aveva un manto particolare. La seconda, che ha aggredito Naghib e che Narcissa ha ucciso, era una comune volpe fulva, solo che sembrava indemoniata-
- Vulpes ferrilata…- la voce di Narcissa fece voltare gli altri tre - la prima, quella grande, era una Vulpes ferrilata -
- E tu come lo sai?!- le chiese Beb, parlando per tutti.
Cissy fece un piccolo sorriso - Tanto tempo da occupare, tanti libri da leggere- evitò di dire “tanta solitudine da colmare” - Ho sempre avuto una passione per gli animali selvatici...è una volpe che vive in Asia, sono inconfondibili e di solito sono molto piccole...- lei e Severus si fissarono per qualche istante.
- Era manovrata: non si muoveva come un animale selvatico, le volpi sono timide non aggressive, se sono malate agiscono senza lucidità e per ingrandirla basta un Engorgio- il ragionamento calzava - oppure  era un Animagus - aggiunse lui e sembrava avere già la sua risposta.
- In teoria dovrei denunciare il fatto al Capocasa, in fondo siamo stati aggrediti e Beb si è salvata solo perché c’era Severus - Narcissa non amava l’idea di mettere in mezzo i professori, per quanto il suo senso del dovere fosse alto le sembrava che ogni singolo evento negativo fosse collegato a qualcosa di troppo grande, così come ogni incubo, ogni sventura e ogni dolore. Capì che nemmeno gli altri due ragazzi volevano coinvolgere gli insegnati.
- Sarebbe da capire perché un Animagus vi abbia aggredito in quel modo…- disse Kerenza e poi lanciò una lunga occhiata a Narcissa - non puoi ritornare a Scuola conciata così- gli occhi le si posarono sulla tenda che separava la stanza principale da quella che doveva essere la camera da letto ed esitò un po’.
- Voi due uscite - disse poi rivolta a Severus e Beb - così potrà cambiarsi -
I due ragazzi non ebbero nulla da dire e uscirono all’aperto, mentre Kerenza sparì dietro la tenda e ritornò con uno dei suoi abiti- è un po’ vecchio ma dovrebbe andar bene. Puoi ripararti qui dietro - e aprì un paravento.
- Grazie - le disse Narcissa ingoiando il proprio orgoglio- per tutto. Non capisco come mai ti prendi tanto disturbo per me, specie dopo la scortesia che ti ho usato appena conosciute. In ogni caso, grazie -
- Delle volte è inutile farsi tante domande - Kerenza la bloccò con un gesto della mano - anche se io potrei essere la persona più adatta a darti delle risposte! - le sorrise e la spinse gentilmente dietro il paravento - Dopo ti sistemerò i capelli -
Quando Narcissa uscì indossando quell’abito scuro così particolare la donna le rivolse un altro sorriso.
- Ora siediti su quello sgabello, mettiti a testa in giù e lascia fare a me - le disse  e Cissy non obiettò.
Kerenza le sciacquò abbondantemente i capelli con acqua tiepida, lavanda, aceto e semi di lino e poi glieli frizionò con un telo pulito.
I capelli ritornarono biondi e puliti.
- E per il taglio?- chiese Narcissa prendendo coscienza che i suoi lunghi capelli non c’erano più.
- Vedo quello che posso fare, intanto faccio rientrare i ragazzi prima che prendano freddo - le disse la donna con gentilezza.
Quando Narcissa lasciò la casa di Kerenza, insieme a Beb e Severus, lo fece con una nuova acconciatura e un abito che, lei lo sapeva bene, era tipico della Cornovaglia.
I capelli erano più lunghi davanti e le incorniciavano il volto, mentre dietro erano più corti e scalati.
Si sentiva più vulnerabile e meno femminile ma anche più leggera e, come sempre, accantonò in un angolo i sentimenti negativi “Detterò una nuova moda!” pensò con una smorfietta “ e ricresceranno…” si consolò, trovando il lato positivo nel fatto che né Lucius né Bella l’avrebbero vista con i capelli corti.
- Adesso me lo dici cosa sono quell’incantesimo che hai sfoderato contro la volpe e quel contro- incantesimo con cui hai curato Beb?- esclamò rivolta a Severus.
- Diciamo che è una cosetta...preventiva…- le disse lui sorridendo e studiando per un attimo il nuovo taglio di Narcissa - devo ancora perfezionarlo, ci vuole molta potenza ma, se usato a dovere, spazza via i nemici…poi però si deve anche rimediare!-
- Significa che presto avrò un cugino in meno e la Scuola perderà un giocatore di Quidditch?- gli chiese con malizia provando, come sempre, un impeto di ammirazione per la sua abilità.
- L’intento sarebbe quello…- le rispose lui sornione, guardando diritto davanti a sé.
Beb continuò a camminare al loro fianco in silenzio.
Kerenza osservò i ragazzi allontanarsi, il viso di Narcissa era rivolto verso Severus con un caldo sorriso sulle labbra e gli occhi grigi della ragazza scintillavano.
“Ti sei scelto una strada davvero difficile, Lucius…” pensò la donna, con un’espressione molto seria sul viso.
- Allora, i giovani virgulti se ne sono finalmente andati?-
Una voce alle sue spalle le fece voltare e lei cercò di rientrare nella capanna, provando a spingervi anche l’uomo che era sbucato dalla tenda nera che fungeva da ingresso.
- Vuoi mettermi nei guai?! Rientra subito, lo sai che non è il caso che qualcuno ti veda!- lo rimproverò, accigliandosi.
Il giovane uomo alzò le mani e poi scosse la testa dai lunghi e incolti capelli castani, il suo bel volto era sorridente e gli occhi nocciola brillavano e gli davano un’aria da monello.
- Lu-Lu è troppo ansioso…- disse l’ospite, poi gettò un’ultima occhiata a Narcissa che si allontanava con i corti capelli mossi dal vento -...o forse no…- e quindi rientrò in casa con Kerenza.

 

Fine quarantesettesimo capitolo

 

* Ovviamente Kerenza conosce Narcissa grazie a ciò che ha visto nella mente di Lucius.

**Nei primi capitoli della storia: Ruby aveva continui malesseri peggiorati dopo aver assistito alla maledizione gettata da sua madre sui Black.

***E’ il nome dato al cardo in Scozia, della quale è un simbolo. Secondo la leggenda gli invasori Vichinghi furono sconfitti grazie a questa pianta che punse il piede di uno di loro mentre cercava di aggredire nel sonno i guerrieri scozzesi, facendolo urlare di dolore e, quindi, allertandoli e permettendo loro di scacciare il nemico.

  
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