Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: iloveryuga    14/04/2016    2 recensioni
Prendete una ragazza povera e con un passato difficile alle spalle, catapultatela a New York e fatela incontrare con l'uomo più ricco e avvenente della città. I due avranno un bizzarro colloquio di lavoro, che farà rendere conto entrambi di quanto siano in realtà vicini e lontani allo stesso tempo...
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ryuga aprì gli occhi controvoglia, sospirando pesantemente. Aveva fatto spesso after con Inuyasha e, finora, il record di sonno perduto l’aveva battuto la notte precedente, coricandosi addirittura alle cinque. Si erano divertiti molto, cercando di scacciare o quantomeno allontanare le preoccupazioni che, di giorno, affastellavano le loro menti… Ok, Inuyasha escluso. Ryuga non aveva idea di come facesse suo fratello a non avere mai alcun tipo di pensiero e, di conseguenza, nessun genere di problema. Lui, invece, era sempre preso, incatenato in un vortice senza fine di brutte vicende e ansie che si trascinava dietro fin da quando aveva diciotto anni… Un altro elemento che lo legava e accomunava a quella ragazza. Oh no! Ecco che rimuginava ancora su quanto Lila gli era parsa terribilmente somigliante a lui stesso. Si sfregò con forza il viso, nel vano tentativo di allontanare l’immagine di lei dalla sua mente ma, nonostante ci avesse provato per una notte intera, bevendo e fumando come un turco, non ci era riuscito per nulla. Emise un gemito gutturale, esasperato e assonnato, e svelse con un rapido gesto le coperte. Posò i piedi nudi sul pavimento, per fortuna caldo grazie alla pregiata moquette, e sbadigliò, stiracchiandosi. Si alzò, infilò le mani in tasca, e si mise davanti alla parete finestrata, scrutando la skyline di New York con fare superbo, un’aria altezzosa ed egocentrica che lo contraddistingueva in ogni cosa, e che, per quante forze lui avesse impiegato nel tentativo di estirpare questo modo di vedere le cose, inculcatogli fin da bambino, nulla in lui si era modificato in quei diciassette anni di lontananza dalla sua casa e dal suo ambiente natale. Passò un paio di volte le mani nei capelli, solo per controllare che non fossero unti del sudore della sera prima, e posizionò una Marlboro fra le labbra, accendendola. Dopo un paio di tiri, la prese fra l’indice e il medio e la allontanò dalla bocca, buttando fuori il fumo. Inuyasha, che dormiva placidamente e russando sul divano, sentendo la puzza asfissiante che si diffondeva nel locale, si svegliò con un gemito sconsolato, e scacciò con la mano quell’odore acre che gli pungeva le narici:”Ryuga, ma devi proprio fumare anche di prima mattina?!” Piagnucolò, premendosi un guanciale sul viso. Ryuga rimase impassibile:”Se ti da fastidio, cambia stanza”. Quello si alzò di colpo, tirandogli il cuscino con forza:”Sei impossibile!” Gli ringhiò addosso, incrociando le braccia al petto. Il trentacinquenne si voltò, un ghigno beffardo gli increspava le labbra:”Altrimenti non sarei io, ti pare?” Esalò l’ennesima boccata e gliela sputo subito in faccia, ben sapendo quanto Inuyasha soffrisse al solo sentire il fetore di una sigaretta; quello, infatti, prese subito a tossire, così tanto che non riuscì neppure a ribattere, per quanto volesse. Ryuga, soddisfatto di averlo messo a tacere, camminò verso la scalinata che portava al piano di sotto:”Vestiti, coglione. Non è un bello spettacolo vederti come mamma ti ha fatto” Lo prese in giro, per poi continuare mentre scendeva i gradini:”Ce l’hai piccolo!” Inuyasha gettò gli occhi al cielo, sbuffò sonoramente e si vestì a malavoglia, mentre da sotto cominciava ad affluire una meravigliosa fragranza di caffè.

 

Ryuga sorseggiava e degustava il suo consueto Lavazza mattutino, mentre sfogliava il quotidiano, prestando particolare attenzione alla sezione di economia e borsa. Inuyasha, invece, era seduto dall’altro capo del tavolino e beveva tranquillamente il suo solito infuso di tè alle erbe aromatiche, il quale intenso profumo puntualmente raggiunse e schifò il fratello:”Si può sapere come diavolo fai a tracannare quella roba?! Fratello, devi smetterla di ostentare le tue origini nipponiche. Occidentalizzati, per amor del cielo e del mio naso!” Sbottò, girando la pagina con un gesto di stizza. Quello, piccato, rispose per le rime:”Per tua informazione, anche tu sei Giapponese. E poi sei tu a doverla piantare di rimandare a casa le donne che porto da te per fare after! Non riesco a capire come tu faccia ad avere la vita sessuale di un bradipo! Se non ti conoscessi, direi che sei ancora vergine!” A questa affermazione, per poco Ryuga non si strozzò col caffè, tossì diverse volte prima di riprendere a respirare regolarmente. Infine ridacchiò, cercando di stemperare, ma aveva un’espressione tesa che, per fortuna Inuyasha non notò:”Già… che assurdità. Sai com’è… è solo che non mi piacciono le donne che ti scopi, ecco tutto” cercò di dissimulare, ma non fu affatto facile: Ryuga Kishatu era davvero vergine. Certo, aveva portato a casa alcune donne, ci aveva limonato e… Forse qualche preliminare, ma nulla di più. Probabilmente risulterà strano, perfino impossibile, eppure questa è la verità. Ryuga, a differenza degli altri suoi quattro fratelli, aveva deciso di perdere la verginità con una donna e una soltanto. Nonostante ciò, aveva sempre mantenuto un atteggiamento spavaldo e vanitoso con gli altri membri maschili della sua famiglia, vantandosi spesso delle sue innumerevoli avventure sessuali, per non risultare uno sfigato e un buono a nulla agli occhi di suo padre, il classico patriarca che comanda e pontifica su tutto; egli si era sempre pavoneggiato davanti ai suoi figli, definendosi uno sciupafemmine, uno di quegli uomini che fanno stragi solo con uno sguardo o un cenno del capo al momento giusto. Crescendo in un simile ambiente, maschilista e conservatore, la mentalità di Ryuga sarebbe sembrata un’aberrazione agli occhi dei suoi familiari, per questo non ne aveva mai fatto parola a nessuno tranne che a sua sorella Kairi. Con lei, fin da piccoli, aveva sempre potuto sfogarsi ; certamente questo suo pensiero era stato uno dei principali argomenti di dialogo che avevano affrontato, e sul quale si erano trovati assolutamente d’accordo. Tuttavia, non era affatto facile stare a contatto con un manipolo di uomini così dannatamente misogini senza sentirsi in imbarazzo. Ma, del resto, nel corso della sua vita Ryuga aveva appreso assai bene come mascherare i suoi pensieri, in tutti i campi. 

Rimasero in silenzio per alcuni minuti, finché Ryuga posò il giornale:”Kairi mi ha chiesto di accompagnarla al centro commerciale, le servono degli abiti nuovi per la conferenza che suo marito terrà all’università” Inuyasha annuì:”Va bene. Ma ricorda che devi contattare quella ragazza. So che ti pesa, ma ha bisogno di una risposta, Ryuga” Alzò lo sguardo dalla tazza di tè, cercando gli occhi di lui che, però, voltò lo sguardo dall’altra parte:”Lo so bene, non c’è bisogno che me lo rammenti” Rispose, con fare sprezzante, alzandosi. Si prospettava una giornata particolarmente lunga e complicata.

 

Era con la testa fra le nuvole e l’avrebbe notato anche un cieco, figuriamoci sua sorella:”Trovo che questo abito nero, tra quelli che ho provato, sia quello che mi sta meglio!” Trillò Kairi dallo spogliatoio ma, non udendo alcuna risposta da parte di Ryuga, fece capolino dalla tendina:”Fratellone, ci sei?” Lo fissò preoccupata, e lui si riscosse:”Uh? Sì, ti sta benissimo, prendilo…” Lei si intenerì e uscì dalla cabina, avvicinandosi a lui:”Fratellone, sicuro di stare bene? Mi sembri strano. Lo sai che con me puoi confidarti” Dapprima Ryuga rimase scettico, pareva non aver compreso le sue parole, poi sospirò e si sedette sulla poltroncina adibita alla prova delle scarpe. Sua sorella gli posò una mano sulla spalla e lui la guardò:”Ho in ballo una faccenda… complicata. Molto” Kairi sorrise e provò a sdrammatizzare:”Devo sedermi?” Ryuga non rispose allo scherzo e lei iniziò ad allarmarsi:”E’ una cosa seria?” L’albino espirò:”Non riguarda me direttamente… O forse sì, non lo so, sono confuso!” L’ultima volta che l’aveva visto così scosso e frastornato, stretto fra il cervello e… Probabilmente il cuore, fu quando, in quinta superiore, dovette aiutarlo a decidere se iniziare la propria personale attività, o lavorare nell’azienda di famiglia:”Sai qual è il consiglio che ti do sempre, Ryuga, cerca di semplificare il problema, in modo da potermelo spiegare” Il trentacinquenne annuì:”D’accordo, cominciamo dall’inizio. Ieri ho fatto i colloqui per la nuova segretaria, mh? E…” Kairi lo interruppe:”Aspetta, che fine ha fatto la tua precedente assistente? Uhm… Quella Jennifer” Lui la guardò in cagnesco:”Non tocchiamo l’argomento. Dicevo… Solite ragazze tuttofare con le labbra a canotto, non ho ascoltato una singola parola di quello che dicevano. Poi, per ultima, si presenta una ragazza normalissima, perfino sciatta, che… Ha diciotto anni, vive da sola, non ha finito la scuola e ama la letteratura…” Sospirò pesantemente e scosse la testa, incapace di continuare, e prese a fissare un punto indefinito davanti a sè. Lei sorrise:”Vorresti assumerla” sentenziò cantilenando, e ricevette come risposta un sonoro sbuffo:”Come posso io affidare buona parte della mia amministrazione ad una ragazza che non ha neppure un diploma?” Kairi scrollò le spalle:”Perché rivedi te in lei e sai che quella ragazza possiede grandi potenzialità che, senza il tuo aiuto, andrebbero sprecate. Semplice, hai incontrato il tuo sosia al femminile, e vorresti evitare che vivesse una vita infelice e vuota” Come al solito, lei aveva capito tutto senza che lui dicesse nulla. Si sapeva, Ryuga non era mai stato bravo ad esprimere i suoi pensieri e le sue emozioni riguardo un argomento di discussione; per contrasto, lei era incredibilmente abile a captare i segnali di lui ed a trasformarli in un pensiero logico e razionale. L’albino sospirò e chiuse gli occhi, poggiando il viso sulle mani, e sua sorella si appoggiò a lui:”La decisione spetta a te, Ryuga, ma io ti dico una cosa: segui il tuo cuore. Il cervello può sbagliare per tanti motivi, ma raramente il cuore commette errori” Queste parole suonarono strane alle orecchie di Ryuga, cresciuto invece con la mentalità opposta. Ma, intanto, era mezzogiorno, e Lila ancora non aveva una risposta.

 

Ryuga rientrò a casa dopo tre ore di intensi allenamenti in palestra, servitigli per defaticare la mente e scaricare tutta la tensione accumulata nelle ultime ventiquattr’ore. Buttò il borsone sul letto e andò in bagno per fare una bella doccia e lavare via sudore e ansia. Mentre si insaponava e frizionava i capelli, ripensò alla malinconia di quella ragazza nell’esprimere ciò che aveva dentro, e non poté fare a meno di dirsi quanto una persona così sensibile e con valori così saldi e nobili, nonostante venisse da una famiglia a quanto pareva disastrata, non avrebbe potuto che essere una tosta lavoratrice e, se fosse rimasta indietro di qualcosa, l’avrebbe sicuramente recuperato. Uscì dal box doccia, si avvolse un asciugamano alla vita e con un altro si asciugò la chioma folta e fradicia. Fissò il cellulare, posato su una mensola vicino allo specchio, per diversi istanti. In quel momento, un solo quesito ronzava nella sua testa: sì o no? Sarebbe riuscito a dirle di no e, di conseguenza, a non vederla più? Ma, dall’altro lato, era pronto a fare un simile salto nel buio, affidandosi ad una persona non qualificata per quel lavoro? Come avrebbe vissuto se avesse rifiutato, ce l’avrebbe fatta a lasciarla andare senza avere ripensamenti né rimorsi? E, per contro, con quale coraggio l’avrebbe licenziata se lei non fosse stata all’altezza della situazione come invece lui aveva creduto? Sospirò e prese l’phone 6 Plus, e guardò l’ora: le cinque. Era in mostruoso ritardo, e ne era cosciente, non era corretto far aspettare oltre Lila, sia per un sì che per un no. Trasse un profondo respiro, alzò il mento con sicurezza e compose il numero di telefono: era la scelta più giusta da fare.

 

 

Faceva di tutto per non pensarci, nonostante camminasse freneticamente avanti e indietro per la stanza: se non l’aveva chiamata, significava che non era assunta. Basta, inutile continuare a rimuginarci. Eppure, qualcosa le urlava che in realtà lui stesse ancora riflettendo sulla sua situazione. Doveva averlo sconvolto parecchio, se ancora non era in grado di fornirle una risposta. Si stava mangiando freneticamente le unghie e tra poco sul suo pavimento si sarebbe formato un solco perfetto per coltivare patate. Si prese la testa fra le mani, cercando di scacciare la convinzione ossessiva che, in realtà, l’avesse scartata a priori ma che non sapesse come comunicarglielo. Sussultò e per poco non cadde a terra quando il telefono squillò. Lo afferrò con mano tremante, e premette il tasto per accettare la chiamata:”P-pronto?” Rispose con voce tremula e spezzata dall’ansia:”Sono Kishatu. Ho preso una decisione” Lila ingoiò i litri di saliva che covava in bocca:”S-sì, mi dica, sono pronta” E in effetti lo era, si era già preparata da tempo al peggio:”Ho deciso…” L’attesa la stava uccidendo:”Sì?” Un altro silenzio:”E’ assunta”

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: iloveryuga