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Autore: Lily1013    05/04/2009    1 recensioni
Contro ogni regola fino ad ora conosciuta, contro un futuro che, sinceramente, non mi è piaciuto, la storia dei discendenti dei Prince, dei loro Segreti, e di come hanno fatto due ragazzi ed un bambino a cambiare la vita degli eroi che JKR ci ha fatto conoscere.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO DUE

Zombie

 

But you see, it's not me, it's not my family.

In your head, in your head they are fighting,

With their tanks and their bombs,

And their bombs and their guns.

(The Cranberries)

 

“Signorina, ma... non c’è niente, qui”.

 

Victoria scese dal taxi, ed Edward la seguì a ruota, senza parlare. Il tassista, corrucciato, scese a sua volta, per dare una mano a scaricare le valigie. Guardava la ragazza ed il bambino, senza capire. Che stessero scappando?

 

Se il tassista avesse saputo, chissà se li avrebbe aiutati.

 

Victoria sapeva del Nottetempo, ma l’idea di venir sballottata di qua e di là senza una ragione valida non faceva altro che aumentare la sua rabbia. Era rimasta relativamente calma alla partenza, ma più i chilometri di distanza si assottigliavano, più il suo umore peggiorava. Era tutta colpa sua. Tutta colpa del vecchio.

 

La gente comune considerava Silente un eroe. Victoria lo considerava un pazzo manipolatore. Aveva detto loro cosa avrebbero dovuto fare che avevano sì e no un paio d’anni più di Edward, ma lei aveva anche giurato a se stessa che mai, mai sarebbe tornata in Inghilterra. E così era stato. Fino a quel giorno.

 

Il tassista prese la sua ricompensa per il viaggio e sgommò via. Victoria attese che scomparisse all’orizzonte, strinse rassicurante la mano al bambino, incantò le valigie ed iniziò a salire il sentiero che li avrebbe portati nel castello di Hogwarts. Edward, percependo il suo disappunto, scelse la tattica del silenzio, aspettando che la zia, qualsiasi cosa avesse, sbollisse.

 

“Edward, io non sono arrabbiata con te” iniziò Victoria, quando le Torri del castello iniziarono a farsi più grandi di fronte a loro. “Solo che non mi va di stare qui. Quindi faremo quello che dobbiamo fare e ce ne andremo. Potremmo anche raggiungere tuo padre in Nuova Zelanda, se ci va. Che ne pensi?”.

 

Edward la guardò per un attimo. Poi puntò i piedi a terra e si fermò, dando un lieve strattone alla ragazza. Victoria si

voltò di scatto. Le valigie sbatterono rumorosamente l’una sull’altra.

 

“Va tutto benissimo, zia, ma cos’è che esattamente dobbiamo fare?”.

 

Victoria aprì la bocca, poi la richiuse. Arricciò le labbra e si costrinse a trovare in fretta qualcosa da dire. Decise che la verità sarebbe stata la cosa migliore.

 

“Ecco, in realtà non lo so precisamente. Ma so che tuo padre vuole che tu conosca il nonno, e quindi...”.

 

“Che cosa?” il bambino trattenne più aria di quello che i suoi piccoli polmoni potevano trattenere. “Il nonno? Il papà di papà? Il tuo papà?” chiese a raffica. Victoria sospirò. Quella dannata maestra stava facendo un buon lavoro con lui.

 

“Sì, Edward” rispose soltanto. “Andiamo adesso”. A Victoria parve che Edward camminasse con una certa baldanza in più, ma non volle indagare.

 

Quando il portone si aprì davanti a loro, Victoria ebbe la spiacevole sensazione che li stessero aspettando. Si chiese quanto perversa potesse essere la mente del vecchio. Fece un gran respiro profondo, strinse la mano di Edward – per rassicurare se stessa, più che il bambino – e salì gli scalini.

 

Victoria era stata a Hogwarts, con Thomas, una vita prima. Guardando gli occhi di Edward spalancarsi di fronte a tanta antica eleganza, immaginò che loro avessero avuto la stessa espressione di incredulità sul volto. Era sempre estate, faceva sempre caldo e lei, forse, era sempre così nervosa.

 

Qualcosa le morse lo stomaco, mentre Edward le si faceva più vicino. Nostalgia, forse. Avvertì il nodo alla gola, quella sensazione spiacevole che, purtroppo, l’accompagnava ancora quando entrava in un’aula di Tribunale, prima dell’Arringa finale. La paura prima di ogni esame. Il vuoto.

 

Entrambe le manine di Edward si andarono ad unire nella sua. Poteva capire quello che stava provando. Gliele strinse e gli sorrise.

 

“Forza, Edward. Spalle dritte e sguardo fiero, si va in scena”.

 

Sala Grande. E dove se no?

 

  
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