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Autore: ArashiStorm    14/04/2016    2 recensioni
C'era disperazione e speranza insieme in quella parola urlata da quell'unica voce che aveva il diritto di pronunciarla. Itachi si voltò verso quel suono, ma non vide nulla. Sentì la mano di Sasuke prendere la sua, stringerla con forza e la voce di lui chiamarlo ancora. Ma davanti ad Itachi il mondo si presentava come una vasta distesa di nero assoluto. Sbatté le palpebre ma nulla cambiò. Si portò una mano sul volto e capì quello che già aveva intuito fin da subito. I suoi occhi non gli appartenevano più, quegli stessi occhi che ora lo stavano guardando lacrimando come non erano avvezzi a fare…
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la serie
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Casa dolce casa?

Arrivarono a casa ancora mano nella mano. Sasuke non voleva rischiare di perdere nuovamente quel fratello che pensava perduto per sempre. L’aveva ritrovato ed era più che mai risoluto nel tenerselo stretto.

La casa era vuota. Nessuno a cui annunciarsi una volta varcata la porta scorrevole, nessuno che li avrebbe salutati con parole familiari. Pensieri quelli che non poterono evitare di far capolino nella mente di entrambi.

“Bentornato” disse Sasuke dandosi coraggio, pensando che in fondo potevano bastare loro due per poter ritornare a quei nostalgici saluti. Itachi probabilmente pensò la stessa cosa, quando stringendo ancor più la mano del fratello si lasciò sfuggire un sorriso triste. “Sono a casa” disse varcando un uscio che non poteva vedere ma che era scolpito nei suoi ricordi ed era certo fosse identico a quello in cui si trovava. Sasuke gli aveva spiegato che aveva preteso che la casa fosse ricostruita tale a quale a quella in cui era cresciuto.

Itachi entrò con passo lento. La mano sul muro per potersi orientare. Gli sembrava fossero passati secoli da quando era entrato in quelle mura eppure man mano che si muoveva nella sua testa tutto si andava formando, la cucina, il salone, il corridoio, le stanze da letto, tutto era al suo posto inondato di un silenzio che aleggiava per tutta la casa. Silenzio che Sasuke spezzò di colpo vedendo il fratello fermarsi davanti ad una porta fin troppo riconosciuta.

“Nii-san?” chiese con preoccupazione.

Itachi si voltò, dando la schiena alla porta. Mise una mano sulla spalla di Sasuke con una precisione che ancora una volta fece domandare al più piccolo degli Uchiha se il fratello davvero non ci vedesse.

“Perdonami Otoutou, sono molto stanco. Sarà meglio che vada a riposare”   

Sasuke lo lasciò andare, guardandolo allontanarsi. La mano sul muro, la schiena un po’ curva… suo fratello si ostinava a portare su di sè tutte le colpe del mondo. Avrebbe voluto fare qualcosa per aiutarlo ma, nonostante tutto quello che facesse, otteneva solo un “perdonami Sasuke”

“Eppure gli avevo detto che non volevo più me lo dicesse….” sussurrò, mentre Itachi spariva dietro l’angolo della casa. In quello stesso secondo Sasuke ebbe un’epifania

“Ma certo, la casa!” pensò. Aveva fatto in modo che venisse ricostruita come era un tempo, ma non aveva pensato che Itachi qui aveva iniziato la sua discesa all’inferno in terra.

Che stupido era stato! Ovvio che non poteva sentirsi a suo agio li dentro. Oltre quella porta, dove si era fermato, aveva ucciso i propri genitori. Sasuke aveva vissuto in quella casa anche dopo quella notte, aveva avuto modo di metabolizzare i ricordi, ma per Itachi, sarà stato come ricadere in una vasca di sensi di colpa.

Avrebbe ricostruito la casa, diversa questa volta. Itachi non doveva più vivere con quel dolore a rincorrerlo ovunque andasse. Era deciso a farlo e marciò con decisione verso la camera del fratello per annunciargli la sua presa di posizione…e per scusarsi.

Bussò piano alla porta ma non ottenne risposta, riprovò dopo qualche minuto ma ricevette solo silenzio. Decise quindi di aprire leggermente l’uscio e notò la stanza completamente buia.

“Nii-san?” tentò con un filo di voce. Ancora nessuna risposta. Con un velo di preoccupazione Sasuke entrò, avanzando in punta di piedi. Dopo qualche secondo nell’oscurità gli occhi di Sasuke cominciarono a distinguere meglio le sagome e quindi riuscì a notare il fratello raggomitolato sul letto, i lunghi capelli gli ricadevano sul volto nascondendone ancor di più la fisionomia.

“Nii-san?” chiese ancora una volta. Itachi non rispose ma il ragazzo notò il regolare alzarsi e abbassarsi del petto del fratello, segno che stava dormendo senza probabili incubi. Sasuke tirò un sospiro di sollievo. Non avrebbe potuto parlargli ora, lo avrebbe fatto l’indomani. In quel momento si limitò ad osservare Itachi. Si sedette sul letto e gli accarezzò i capelli, come ricordava facesse loro madre con lui, quando era piccolo. Era un gesto che apprezzava, aveva sempre avuto il beneficio di tranquillizzarlo e ancor oggi ne sentiva ogni tanto la mancanza, quindi pensò fosse lo stesso anche per il fratello.

Ancora non poteva credere che Itachi fosse vivo, vederlo li addormentato e silenzioso gli faceva pensare a cosa avrebbe potuto significare il perderlo per sempre senza avergli potuto dire scusa per tutto l’odio che gli aveva sputato contro, scusa per averlo attaccato, scusa per averlo accusato, scusa per averlo ucciso, per non aver seguito le sue volontà…

“Perdonami…” disse solamente. Con un’ultima carezza sui capelli, si alzò e uscì dalla stanza. Era stata una giornata lunga, anche lui aveva bisogno di risposo.

Al suono della porta che si richiudeva Itachi si voltò con lentezza…

----

L’indomani il sole che filtrava dalle tende illuminò la stanza con discrezione. Sasuke aveva creduto che non sarebbe riuscito a dormire quella notte invece si svegliò dopo una buona dose di sonno. Si alzò però con decisione, doveva informare Itachi del suo proposito di ricostruire la casa da zero, senza ricordi o altri rimandi al passato. Si diresse con passo veloce verso la stanza del fratello, aprì la porta senza nemmeno bussare sicuro di trovare Itachi sveglio e recettivo.

Si stupì non poco invece quando notò la stanza completamente vuota. Il letto rifatto e freddo al tocco della sua mano sulle lenzuola. Il ragazzo non potè negare la preoccupazione che gli salì in gola in quel momento, cercò comunque di ignorarla e si diresse in cucina. Nulla nemmeno lì, passò il salone, il corridoio, ogni stanza della casa…anche oltre la porta del massacro, ma non trovò il fratello da nessuna parte.
Non potè più ignorare la preoccupazione nata già all’entrata nella stanza di Itachi, si fiondò fuori attivando sharingan e rinnegan nello stesso momento, imprecando per il fatto di non possedere anche il byakugan. Cominciò a correre verso il palazzo dell’Hokage. Naruto avrebbe saputo dove trovare Hinata e lei gli avrebbe detto dove si trovava suo fratello a costo di obbligarla a cooperare.

Nella corsa verso il palazzo Sasuke girò l’angolo andando a sbattere, senza tante cerimonie, contro un’altra persona che veniva nel verso opposto. Nessuno dei due piombò al suolo, entrambi con riflessi pronti per intercettare la caduta, ma non abbastanza da fermare la lingua.

“Ma che diavol…?”

Alla vista del volto di Sasuke, Sakura fu l’unica a interrompere l’insulto che le stava nascendo naturale.

“Che succede Sasuke-kun?” chiese quindi immediatamente dopo.

Sasuke non la badò nemmeno, superandola in fretta per riprendere la corsa. Ma venne artigliato al braccio prima che potesse fare più di un passo.

Si voltò con fare accigliato, sharingan e rinnegan sembravano brillare dall’intensità dello sguardo che rivolsero a Sakura, ma lei non se ne curò. Era tristemente abituata a quegli sguardi.

“Non è niente - disse lui a denti stretti - lasciami andare”

“Quelli non sono occhi da non-è-niente. Cos’è successo?” chiese nuovamente la ragazza, stringendo ancor di più la presa attorno al polso del ragazzo.

Sasuke si rese conto in quel momento, ancora una volta, come Sakura non fosse più la ragazzina che aveva lasciato svenuta su una panchina e, un po’ temendo la sua reazione, cercò di rilassarsi, tirando un lungo sospiro.

“Mio fratello - si lasciò sfuggire - non è da nessuna parte in casa”

“Itachi-san?” le fece eco lei lasciando finalmente la presa e portando la mano sotto in mento in un atteggiamento pensieroso.

“L’ho visto questa mattina all’alba mentre stavo andando in ospedale”

Sasuke trasalì. La prese per le spalle con entrambe le mani, quasi la sollevò nell’impeto del movimento.

“Dove stava andando?” domandò con tono perentorio.

“No…non lo so…aveva detto che…ehi un attimo - si bloccò lei di colpo - s’, forse so dove può essere andato” disse liberandosi con facilità dalla presa del ragazzo e cominciando a correre.

Sasuke rimase stupito, per un istante, dalla facilità con cui lei si era liberata dalla sua stretta, domandandosi per un secondo se non fosse stato lui a lasciarla andare di proposito. Si riprese subito comunque, nel momento in cui la sentì chiamarlo.

“Seguimi Sasuke-kun” urlò lei già a qualche metro di distanza.

Il ragazzo la raggiunse e entrambi di corsa uscirono dal villaggio sparendo tra gli alberi.

“Dove stiamo andando?” chiese lui guardandosi attorno tra le fronde che gli passavano velocemente davanti agl’occhi.

“Dovresti intuirlo da solo … in fondo sei stato tu a mostrarcelo ieri”

A quelle parole Sasuke cominciò a capire. Ancora qualche balzo e gli alberi sarebbero finiti. I due ragazzi sarebbero giunti ad una piccola radura che dava su un alto strapiombo. Li sotto scorreva il fiume Naka, il fiume che aveva inghiottito il miglior amico di Itachi. Il fiume in cui Shisui si era gettato, lasciando in dono a suo fratello lo sharingan ipnotico e un fardello e un dolore troppo grandi per chiunque da sopportare.

Per Itachi, Shisui era stato come un fratello maggiore. Sasuke lo sapeva bene questo. Più volte ne era stato anche geloso, lo aveva odiato per il fatto che monopolizzava spesso il poco tempo libero di colui che era considerato il genio del clan. Quante volte si era sentito dire da Itachi “sarà per la prossima volta” perché doveva allenarsi con Shisui, perché aveva una missione con Shisui, perché Shisui aveva bisogno di lui…

Per Itachi, Shisui era ciò che Itachi stesso significava per Sasuke. Chissà forse con la morte del suo amico, si sentiva in colpa come Sasuke si era sentito quando si era risvegliato in quella caverna con più dubbi che certezze nella mente e un vuoto incolmabile nel cuore.

No! Sasuke scosse la testa, non era la stessa cosa. Itachi non aveva ucciso Shisui. Shisui non aveva dovuto sopportare l’odio di tutti. Itachi voleva bene a Shisui ed era morto sapendo e credendo in quell’affetto. Itachi invece era morto da traditore, aveva vissuto da criminale, da assassino, odiato dal fratello che più amava. No, non c’era proprio nulla di simile tra le due situazioni. Solo una cosa era chiara a Sasuke, in entrambi casi colui che aveva più sofferto era sempre stato Itachi e questo lo faceva infuriare come non mai.

Preso da quei pensieri Sasuke si accorse solo all’ultimo che Sakura si era appena fermata sull’ultimo ramo prima della radura. Le fu accanto un attimo dopo e, come previsto, entrambi videro sulla schiena del ragazzo in piedi sul bordo del precipizio, lo stemma degli Uchiha che si intravedeva tra i lunghi capelli raccolti in una coda bassa.






  
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