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Autore: Wendy96    15/04/2016    1 recensioni
C'è chi paragona l'amore all'amicizia considerandoli quasi dei pari, come fossero un'unica entità.
Perché no? Certo, si possono confondere, ma credetemi se vi dico che questi si trovano su due universi paralleli, due strisce di terra tenute insieme soltanto da un ponte che solo gli amici più intrepidi, quegli amanti sventurati legati ad una persona accanto a loro da sempre, tentano di attraversare fianco a fianco.
E Darcy aspetta su quel ponte da tutta la vita; avanza silenziosa lungo la via in cui amore e amicizia si fondono certa di essersi lasciata tutto alle spalle, di essere finalmente riuscita a dimenticare LUI.
Ma sarà proprio vero che il tempo cura le ferite e lenisce ogni pena di un cuore innamorato? E se quel fulmine a ciel sereno che ha squarciato le sue giornate felici fosse la scintilla capace di riunire due anime rimaste distanti troppo a lungo?
Nulla accade per caso, e Darcy lo capirà prima ancora che possa realizzarlo.
Questa è la storia di un'amicizia e una novità che cambierà per sempre due vite parallele.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Per favore, ricomincia da capo.»
Niall si fermò nel bel mezzo del vialetto sterrato di Hide Park fermando anche me prendendomi per una spalla.
«Ma di nuovo?! Con questa è la terza volta che mi chiedi di ricominciare, Horan!» Mi voltai verso di lui alzando gli occhi al cielo.
«Non è colpa mia se parli troppo spedita quando sei nervosa! Dai, facciamo una pausa e cerca di farti capire.»
Rielaborai al meglio le idee che mi turbinavano impazzite nella testa cercando le parole giuste dalle quali incominciare.
«Allora» esordii prendendo un lungo respiro, «ieri pomeriggio è venuto a casa nostra Louis dicendomi che Harry doveva parlargli di qualcosa, e non ha voluto che sentissi. Così sono andata in giardino per farmi i fatti miei.»
«E fino a qui ci sono» intervenne lui, «È dopo che ti complichi.»
«Sono entrata in casa per portare il telefono ad Harry e ho per caso…»
«Sì, per caso» s’intromise mimando le virgolette con le dita.
«Niall, sono seria!» lo rimproverai, e lui si zittì cogliendo la preoccupazione nel mio sguardo. «Ho sentito lui e Louis parlare di qualcosa d’importante che riguarda Lex e me, il nostro futuro…»
«Ricordi le parole esatte? O almeno approssimativamente quali sono state?»
«Harry ha detto che non vuole che me ne vada quando Alexander sarà abbastanza grande da potermi permettere di crescerlo da sola, poi ha parlato del fatto che sono la sua migliore amica oltre che la sua ragazza e vorrebbe fare il possibile per rendermi la vita più semplice. Okay, il succo del discorso è che ha in mente di fare qualcosa di folle, come gli ha fatto notare Louis a grandi linee, ma sembra intenzionato a portare avanti la sua idea» spiegai rapida.
«E di cosa si tratta?»
«Non ne ho la minima idea! Quando Harry stava per dire qualcosa di più che, magari, mi avrebbe aiutata a capire, Lex si è messo a piangere e si sono accorti della mia presenza!»
«Sei proprio un maschietto, inizi già a fare danni quando non dovresti, eh piccoletto?» disse con un sorriso Niall agitando il sonaglio in spugna colorata nella carrozzina davanti al viso del bimbo che sollevò le mani nel vano tentativo di afferrarlo.
«Niall, di cosa pensi si tratti? Mi devo preoccupare? No, perché è da ieri pomeriggio che non penso ad altro, sto impazzendo!» Ero così disperata che pensai quasi di mettermi in ginocchio ed implorarlo perché mi desse una mano.
Calò un silenzio imbarazzante tra di noi ancora fermi sotto alle fresche fronde dell’alto arbusto nel quale supposi che Niall stesse rielaborando le informazioni appena ricevute. In seguito, dopo una rapita grattata al mento, vidi un sorriso esplodergli da un capo all’altro del viso, e mi abbracciò fino a quasi farmi mancare l’aria.
«Ma come! Non ci sei ancora arrivata, piccola idiota?» domandò con fare retorico scoppiando a ridere rimettendomi con i piedi per terra. Io ero sempre più confusa.
«No! Ti prego, penso che tu ormai capisca meglio di me che cosa passa per quella sua testolina soffocata dai ricci» chiesi ulteriormente spiegazioni vedendolo così felice e sicuro di sé. «Dimmelo chiaro e tondo senza sparare che ci arrivi da sola. Sono troppo in ansia per stare a pensarci.»
«Darcy! Vuole chiederti di sposarlo!» esclamò esplodendo di felicità stringendomi ancor più di prima.
Okay, se fino a quel momento ero preoccupata, dopo quell’affermazione andai nel panico più assoluto!
«C-cosa?!» quasi urlai spingendolo via da me, «Stai scherzando, spero!»
«Mai stato più serio!»
Lui sprizzava gioia da tutti i pori, avesse potuto mi avrebbe già organizzato un matrimonio coi fiocchi in quattro e quattr’otto. Purtroppo io non condividevo il suo stesso stato d’animo.
«Day, che c’è che non va? Non sei felice?»
«Certo che lo sono, al momento non ci sarebbe nient’altro che potrebbe rendermi più felice.»
«Ma c’è un ma.» Sospirò anticipando le mie stesse parole.
«Esattamente» dissi amareggiata ruotando lievemente il capo a sinistra, gli occhi puntati al suolo.
«Darcy, ehi!» Mi prese il mento voltandomi a guardarlo, «Non ce n’è bisogno. Anche se tu non lo vuoi ammettere per orgoglio o qualsiasi altro motivo stupido, lo vediamo tutti che sei innamorata di Harry.»
«Niall, io…»
«Non guardi nessun’altro nello stesso modo in cui lo guardi, non ha bisogno di dire una parola che capisci immediatamente se c’è qualcosa che possa fare per lui oppure no, e poi c’è quel sorriso che fai solo quando ne parli, quello destinato solo ed esclusivamente a lui.» Continuò a versare verità che pensavo di aver nascosto bene fino a quel momento, ma lo fermai con il mio solito raziocinio.
«Niall, noi non poss… Io non posso farlo, non posso permettere che lui lo faccia, è una cosa stupida farlo ora, è troppo presto e non voglio compromettere in nessun modo la sua carriera, quella viene prima di tutto» sputai tutto d’un fiato.
«Darcy, per una volta ragiona! Pensa alla tua felicità, pensa ad Alexander e vedrai che ti renderai conto che dovresti mettere voi due prima di tutto il resto.»
«È una follia.»
«È una sua scelta, e se pensa di poterlo fare perché impedirglielo? Harry non è uno sprovveduto e, anche se non sembra, ha la testa sulle spalle. Un matrimonio è un giuramento serio che si fa tra due persone, e se lui sembra tanto sicuro perché non puoi esserlo anche tu? Sta a te decidere.»
Era incredibilmente serio, stava tentando di persuadermi.
«Ma noi…»
«Prometti che ci penserai.»
Al mio cenno d’assenso mi abbracciò ancora per rassicurarmi, poi continuammo la nostra passeggiata chiacchierando di argomenti il più lontani possibile dal tema matrimonio.
Non aveva tutti i torti, avrei dovuto lasciarmi andare per una volta e seguire il cuore, ma perché continuavo ad avere la netta sensazione che fosse tutto sbagliato? Ero certa che mancasse qualcosa, o semplicemente che fosse troppo assurdo per essere vero, eppure Niall sembrava così sicuro… Decisi di smetterla di pensarci oppure il cervello avrebbe cominciato a colarmi dalle orecchie.
Dovevo lasciare che tutto seguisse il suo corso e se davvero mi avesse fatto questa fantomatica proposta avrei valutato sul momento se dirgli di sì e prepararmi a passare il resto della mia vita, certo, sotto i riflettori di tutto il mondo, ma almeno in compagnia di una persona che amavo da troppo tempo, oppure se proporgli di prenderci del tempo per riflettere.
Solo una cosa era certa: lui teneva a me e non mi avrebbe permesso di andarmene, cosa che non ero più intenzionata a fare.
 
Quella sera eravamo tutti invitati a cena da Liam, un piccolo raduno solo nostro prima dell’inizio del tour (e quello sì che avrebbe complicato le cose).
Dopo tempo che non lo facevo, decisi di osare di più nell’abbigliamento mettendomi in risalto le nuove forme con un paio di pantaloni a zampa molto fascianti abbinati ad un top stampato, e ai piedi le Dr. Martens. Per la prima volta dopo quasi un anno decisi di mettermi il mio rossetto rosso preferito, quello che era stato il mio portafortuna in alcune serate importanti, e rimirandomi nello specchio mi sentii di nuovo me stessa.
Dopo essermi anche acconciata i capelli, andai nella cameretta lì accanto trovandomi Harry intento a cambiare Lex alla bene e meglio (i pannolini non erano il suo forte).
«Invece che stare sulla porta, perché non mi dai una mano» chiese senza sollevare lo sguardo.
«Per un pannolino due mani bastano, Styles.»
Scosse la testa e finì con calma. «Ecco fatto!» esultò sollevando il bambino ora vestito con un paio di piccoli pantaloni blu e una felpa colorata. «Wow…» gli sfuggì guardando me.
«Vado bene?» Feci una piroetta.
«Era da un po’ che non ti vedevo così, non sono più abituato.» Mi sorrise venendomi incontro per darmi un bacio. «Sarà una gran serata.»
A quell’affermazione, mi ricordai il discorso del pomeriggio con Niall e del fatto che lui pensasse mi avrebbe chiesto di sposarlo, e m’irrigidì. Fu difficile anche mandare giù il groppo di saliva fermo in gola.
«P-perché lo pensi?»
«Così. Staremo tutti insieme prima di partire per il tour, lo sarà per forza di cose. Ora andiamo, Day, siamo sempre gli ultimi.»
Mi prese la mano e, dopo aver preparato la carrozzina per Alexander all’ingresso, salimmo in macchina diretti verso casa Payne.
L’ansia si faceva sempre più intensa, cresceva alimentata dalle stupide parole di Niall. “Darcy! Vuole chiederti di sposarlo!”. Che assurdità!
Al contrario di quanto aveva supposto, arrivammo sul posto prima di Louis ed Eleanor lasciando di stucco tutti gli altri. Da brava padrona di casa e amica, Jennie mi venne incontro per abbracciarmi e dicendomi parole in proposito a quanto tempo non ci vedessimo e a come mi trovasse bene.
«Ciao, Darcy.» Niall mi affiancò con nonchalance dandomi un colpetto con una delle mani infilate nelle tasche dei jeans. «Ci sono… novità di cui dovrei essere informato?»
«Sì, che mi hai buttato addosso un’ansia incredibile, pezzo d’idiota!» risposi seccata.
«Ancora niente anello al dito, vedo» osservò prendendomi la mano portandosela all’altezza degli occhi. «Strano, pensavo che Styles fosse il tipo di romanticone da diamante e belle parole.»
«Niente anello perché ancora non mi ha chiesto nulla.» Ritrassi la mano.
«Ma lo farà, ne sono più che sicuro.» Sorrise strizzandomi l’occhio. «Gli è sfuggito altro che possa farti capire quando?»
Pensai alle parole dette da Harry prima di uscire e a quanto le avessi trovate strane. «Ha detto che questa sarà una gran serata, ma non ne ha specificato il motivo.»
«Allora è fatta, Day!» Alzò il tono della voce abbracciandomi per la millesima volta quel giorno attirando su di noi l’attenzione di tutti.
«Fatta cosa?» domandò Liam con un sopracciglio inarcato. Nemmeno mi ero accorta che ci avesse affiancati con i cartoni delle pizze in mano.
«Ehm… oggi avevamo scommesso una cosa e…» Cercai di trovare al più presto una scusa per quanto stupida potesse rivelarsi. «Beh, Niall dovrà chiedere il numero alla ragazza dei gelati in un chioschetto ad Hide Park» buttai lì.
«Okay, non farò altre domande al riguardo. La volgiamo mangiare ‘sta pizza o no?» disse il nostro interlocutore curioso dando uno scossone alla pila di scatole.
Anche durante la cena continuavo a sentirmi tesa, sobbalzavo ogni volta che Harry, alla mia sinistra, mi appoggiava una mano sulla coscia accarezzandola con dei lenti movimenti del pollice o si voltava a guardarmi con un sorrisino sghembo accentuando la già marcata fossetta su quel lato.
Mi sentii chiamata in causa soprattutto quando Louis pronunciò la parola “matrimonio” riferito a quello imminente di un amico, e Niall scoppiò a ridere notando la mia reazione.
Stavo dando troppo nell’occhio, presto tutti si sarebbero accorti della mia tensione come dall’inizio della cena aveva fatto Eleanor che non faceva altro che lanciarmi brecciatine e piccoli calcetti sotto al tavolo.
«Liam, dove posso andare a… Alexander deve mangiare» “E io nascondermi per dieci minuti” gli domandai avvicinandomi alla sua sedia.
«Dove sei più comoda, piccola. Conosci la casa, fa come fosse la tua.» Mi sorrise certo di quale stanza avrei scelto.
Presi Lex in braccio e mi avviai a passo spedito fino alla sua stanza da letto. Mi chiusi dentro e sprofondai sul comodo letto portandomi poi il bambino al petto perché potesse cenare anche lui.
Quando Lex cominciò ad allentare la presa sul mio seno, segno che fosse pieno, completai il “rito della pappa” dandogli due colpetti sulla schiena per farlo digerire e poi pulii il piccolo rigurgito sfuggitogli dalle labbra.
«Presto o tardi scopriremo la verità, ma cosa devo fare?» domandai al bambino tenendolo sollevato davanti a me, gli occhi negli occhi.
Spesso gli parlavo di me e delle cose che avremo fatto in futuro, e lui manteneva sempre quella stessa espressione accigliata e seria, come se davvero mi stesse ad ascoltare.
Lasciata la stanza, mi diressi lungo il corridoio per raggiungere gli altri che nel frattempo si erano scompostamente spostati in salotto per giocare all’X-box dandosi spintoni come bambini mentre le ragazze se ne stavano sul divano accanto a giocare a “il mio ragazzo è peggio del tuo” ridendo alle loro stupidaggini.
«Ehi, ragazzi, che mi sono persa?» esordii pimpante arrivandogli alle spalle.
«Solamente quattro bambinoni che giocano alla Play» m’informò Jennie.
«È una X-box, amore» la corresse il ragazzo senza staccare gli occhi dallo schermo.
«E sono solo in due a giocarci…» aggiunse Niall incrociando le braccia al petto.
Harry si alzò dal tappeto affiancandomi. «Possiamo parlare un attimo?»
«Certo. Che c’è?» Mi finsi sorpresa voltandomi a guardarlo.
«Non qui.» Mi fece un cenno con capo in direzione della cucina e capii.
«Ragazze, potete fare voi da babysitter? Non sballottatelo troppo, ha appena mangiato.»
«Tranquilla, è in buone mani.» Jennie lo prese in braccio, «Con zia Jen tutti i bambini sono in buone mani» aggiunse strofinandogli il naso sul suo facendolo ridere.
Ignorando le occhiatine e i gesti di Niall che si stava praticamente sbracciando sul divano per attirare la mia attenzione, seguii Harry oltre la cucina fino al giardino sul retro, e per tutto il breve tragitto il mio cuore non la smise di martellarmi nel petto.
 
Harry’s POV
Avevo riflettuto a lungo sulla decisione da prendere, e quella mi sembrava la più giusta per tutti. Anche Louis, il giorno prima, mi aveva fatto capire che non stavo sbagliando: loro avevano bisogno di me e volevo esserci sempre, lo dovevo a Darcy.
Torturandomi le mani sudate, aspettavo impazientemente il momento giusto seduto accanto a Niall sul raffinato tappeto persiano guardando Louis fare a pezzi Liam giocando a Fifa.
«Tutto bene, Harry?» domandò il mio vicino lanciandomi una patatina, «Sei teso.»
«Certo che sto bene, perché non dovrei?» Sforzai un risolino rilanciandogli la patatina indietro.
«Non saprei, è una serata importante, una delle ultime tutti insieme.» Accentuò un po’ troppo la parola “importante”, e il suo sorrisetto non mi piaceva.
“Se Louis ha parlato giuro che lo ammazzo!”
«Horan, smettila di agitarti! Mi deconcetri!» ringhiò Liam continuando a lottare con il joystick sperando in qualche miracoloso goal per non concludere la partita 15-6 a sfavore.
La vidi rientrare con Alexander in braccio e capii che quello era il momento di agire. Mi alzai sentendomi addosso gli insistenti occhi di Niall e le arrivai alle spalle.
«Possiamo parlare un attimo?»
«Certo. Che c’è?» chiese sorpresa spalancando i grandi occhi nocciola.
«Non qui» aggiunsi indicandole con un cenno il giardino sul retro.
Aspettai che lasciasse il bambino tra le braccia di Jennie e le feci strada con le mani in tasca.
C’eravamo solo più noi, potevo dirle tutto.
«E siamo qui, in un giardino… da soli.» Cominciò lei spezzando l’imbarazzante silenzio.
Stavo rielaborando i pensieri per costruire un discorso sensato, quando sono agitato non sono bravo con le parole. Mi appoggiai con la schiena alla piglia in legno bianco delle scale del porticato esattamente di fronte a lei, vicini, ma non abbastanza per permetterle di vedere quanto fossi agitato.
«Uh, che gelo…» fece sospirando
«Vuoi?» le chiesi cominciando a sfilarmi la giacca, e lei scoppiò a ridere.
«No, Styles! Era un’allusione al fatto che in questa gran conversazione è calata in un gelo polare.»
«Darcy, sto cercando di fare un discorso serio!» Mi spazientii e la vidi irrigidirsi e spalancare di nuovo gli occhi. Non si aspettava che alzassi la voce, e nemmeno io.
«Scusami…»
«No, scusami tu.» Presi un respiro profondo e cominciai a parlare. «È da un po’ che ci penso, e credo che sia la scelta giusta da fare. Mi sono informato, e possiamo farlo se tu sei d’accordo. Basta che accetti e ti prometto che ci sarò sempre anche se le cose dovessero andare male perché tu per me sei importate. Sei la prima persona di cui mi sia mai fidato, la mia prima amica, migliore amica, e ora sei la mia ragazza. Non siamo più dei bambini e penso di essere in grado di prendermi cura di te e Alexander. Te lo meriti, e con il mio lavoro posso garantirti tutto ciò che ti serve e…»
«Harry» mi fermò appoggiandomi l’indice sulle labbra, «ma di cosa stai parlando?!»
 
Darcy’s POV
Seguii Harry fino al giardino sul retro, lui davanti a me con le mani in tasca ed io a rosicchiarmi le unghie. Entrambi eravamo in un teso silenzio.
Una volta fuori, rabbrividii al fresco vento di quella sera e rimpiansi il non aver messo qualcosa di più pesante addosso, quindi per scaldarmi mi strinsi le braccia al petto e mi avvicinai il più possibile alla piglia in legno del porticato.
«E siamo qui, in un giardino… da soli.» Aprii bocca sperando di stimolarlo a dire qualcosa, il silenzio si stava facendo troppo imbarazzante. «Uh, che gelo…» commentai prendendo a sfregarmi le mani sugli avambracci per scaldarmi.
«Vuoi?» domandò gentilmente sfilandosi la giacca. Sempre il solito galantone!
«No, Styles! Era un’allusione al fatto che in questa gran conversazione è calata in un gelo polare.»
Scoppiai in una fragorosa risata isterica.
«Darcy, sto cercando di fare un discorso serio!» Alzò il tono della voce.
Non pensavo reagisse in quel modo… Evidentemente non ero solo io quella tesa.
«Scusami…»
«No, scusami tu.»
Sospirò pesantemente chiudendo gli occhi che fino a quel momento (rimprovero escluso) erano rimasti fissi al suolo e, riaprendoli, li puntò nei miei cominciando un lungo discorso confusionario totalmente privo dell’oggetto, un classico discorso alla Styles insomma.
Più parlava, più avevo l’impressione che quel discorso fosse unilaterale, eppure non capivo a pieno quale fosse l’argomento centrale, continuava a parlare a raffica! Dovevo trovare un modo per fermarlo e metterlo con le spalle al muro.
«Harry, ma di cosa stai parlando?!» lo bloccai premendogli l’indice sulle soffici labbra. «Non ci sto capendo niente! Sii più chiaro!»
«È una cosa difficile da spiegare! Non ho la certezza che tu accetti, è un discorso delicato, non trovo le parole!» Cercò di giustificarsi gesticolando come un matto.
«Fermati due minuti, pensaci su e riparti da capo, per favore.»
Mi strinsi entrambe le tempie in una mano massaggiandole lievemente mentre lui si allontanava verso il centro buio del giardino, poi ritornò spedito sui suoi passi riprendendo a parlare.
«Darcy, vorresti…»
“No! No! No! Non lo stai facendo!” «No!» Praticamente urlai smorzando il suo entusiasmo. «Per l’amor di Dio, non possiamo, è sbagliato!»
Mi guardò confuso. «Ma non sai nemmeno cosa voglia chiederti!»
«L’ho capito, e la mia risposta è un no per adesso!»
«Se davvero lo sai, dimmi cosa voglio chiederti allora.» Assunse un’aria superiore incrociando le braccia al petto, chiaramente indignato dalla mia reazione frettolosa.
«Non possiamo sposarci, Harry!»
Subito mi guardò spiazzato, aprì bocca come per dire qualcosa e poi scoppiò a ridere al punto che gli occhi cominciarono a lacrimargli, e si portò una mano sulla pancia piegato in due per il troppo ridere, addirittura si batté una mano sulla coscia e si appoggiò alla pigia alla sua sinistra.
«P-perché ridi? Sono seria, lo faccio per te.»
«Day, non hai capito niente come al solito!» riuscì a dire ridendo ancora senza sosta.
«Cosa?»
«Non ti stavo facendo una proposta di matrimonio! Volevo chiederti se ti andasse di nominarmi tutore di Alexander!»
Spalancai occhi e bocca arrossendo per la sorpresa e per la tremenda figura di merda che mi ero appena fatta.
“Giuro che appena becco quell’idiota di Niall gli faccio rimpiangere di aver anche solo pensato ad una proposta di matrimonio!” «Harry, è bellissimo, ma…»
«Ho già pensato a tutto io, devi solo accettare e a tutto il resto ci penseremo più avanti, sono solo alcune scartoffie da firmare e siamo a posto» disse con entusiasmo avvicinandomisi e prendendomi entrambe le mani nelle sue stringendo le nostre dita insieme. In piedi sull’ultimo scalino ero alta quasi quanto lui e potei vedere la sincerità nei suoi occhi verdi.
«Lo sai questo cosa comporta? È un gran bell’impegno, non voglio che pesi su di te.»
«Sono disposto ad accettare tutto. Per me ci sei stata sempre, ricambiare così mi sembra il minimo.»
Non potevo credere che davvero fosse disposto a farlo, gli sarebbe pesato sulle spalle per sempre e lo avrebbe praticamente reso genitore di un figlio non suo. Questo era una specie di dichiarazione a qualcosa di più?
“Avanti, Gray, lui è un pazzo, ma la pazza sei anche tu, quindi…” «Ci sto» sussurrai quasi impercettibilmente abbassando lo sguardo.
«Day?»
«Ci sto!» dissi ancora con un sorriso da un orecchio all’altro scoppiando di felicità.
Mi prese il viso tra le mani stampandomi un lungo bacio. «Darcy, ti prometto che non vi lascerò mai soli. Mai!» disse tra un bacio lasciato su ogni centimetro del mio viso e l’altro. Entrambi ridevamo senza sosta.
«Quindi non t’inginocchierai?» chiesi facendo il labbro tremulo.
«Perché dovrei?»
«Oramai mi ero abituata all’idea di vederti in ginocchio con una scatolina in mano. Sarebbe carino…»
Roteando gli occhi, s’inginocchiò a terra tenendomi una mano nelle sue, si schiarì la voce e, trattenendosi a stento dal ridere ancora, pronunciò «Darcy Gwendolyn Gray, vorresti rendermi l’uomo più felice della Terra lasciando che tuo figlio diventi anche il mio?»
«Oh, certo che lo voglio, Styles!»
Si tirò su per baciarmi nuovamente sollevandomi da terra e facendo un giro prima di rimettermi con i piedi per terra e tornare dentro mano nella mano.
«Toglimi una curiosità.» Mi fermò a pochi passi dal salotto dove ci aspettavano gli altri.
«Dimmi.»
«Ma la storia del matrimonio… non è tutta tua, vero?»
«Ti ho sentito parlare con Lou, e poi… idea di Niall» ammisi alzando le mani in segno di rassegna.
«Lo sapevo! Quell’irlandese cerca sempre il lieto fine in ogni cosa!»
«L’ho segnato sulla mia lista nera per l’immensa figuraccia che mi ha fatto fare.» Soffiai verso l’alto per scacciami il solito ciuffo di capelli via dal viso.
«Ti sei fatta una figuraccia, ma non immensa come credi.» Rise. «Ti piacerebbe sposarti?»
«Perché no? Ogni bambina sogna il proprio matrimonio perfetto. Tu?»
Dopo un’occhiata piuttosto intensa, gli scappò un sorriso e riprese a camminare diretto verso il salotto. «Magari più avanti, eh!»
  
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