Videogiochi > Undertale
Segui la storia  |       
Autore: Ilarya Kiki    15/04/2016    4 recensioni
La vita dopotutto è come un puzzle, no? Fatta di tanti piccoli tasselli che si incastrano perfettamente l'uno nell'altro: capita però che a volte questi tasselli si perdano, e poi chissà dove cavolo vanno a finire, lasciando un sacco di buchi. Anche la tua vita è un puzzle, un milk puzzle: mancano fin troppi tasselli, e rappresenta solo e soltanto una cosa: il niente. Rassicurante, eh? Il nulla totale. Tanta fatica e poi nessuna immagine, così funzionano i milk puzzle.
O, almeno, così piacerebbe a te.
Dopotutto, il latte fa pure bene alle ossa.
Genere: Angst, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frisk, Sans, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

*terzo tassello

 

One.                                                                                                                                   

 

 

La prima volta in cui si era effettivamente accorto di quella faccenda era stato un paio di mesi prima.
Aveva avuto anche in altri momenti, in realtà, la percezione che ci fosse qualcosa di strano, ma non ci aveva mai fatto troppo caso: erano cose piccole, frasi mezze taciute, sguardi un po’ spenti, ma solo dopo quella volta iniziarono a collegarsi tutte insieme a prendere la forma di un qualcosa di vagamente inquietante.
Era stato una mattina, piuttosto sul tardi in realtà, e Sans se ne stava spalmato sul tavolo in soggiorno come uno dei tanti mucchi di biancheria sporca che giacevano in agonia in giro per la sua camera, tanto che Papyrus uscendo dalla cucina ebbe per un orribile istante il terrore che uno di quei cosi maledetti avesse finalmente preso vita e stesse cercando di conquistare la loro casa e rivendicarla come suo nuovo regno. In realtà era solo uno scheletro in pigiama molto assonnato, ma Papyrus ne rimase ugualmente urtato. Appoggiò il vassoio con la teiera e le tazze per la colazione con un po’ troppa stizza e suo fratello si prese un colpo – non aveva preparato spaghetti semplicemente perché allora aveva ricevuto solo la prima lezione di cucina da Undyne, ed avevano appena imparato a distinguere tra pomodori per il sugo e palle da tennis dipinte di rosso.
“Per la miseria Sans! – aveva esclamato il grande Papyrus – Sono le dieci di mattina e già ti riaddormenti!? Abbi almeno la decenza di raggiungere la tua stazione prima di fare pausa!”
Sans aveva mugugnato qualcosa di abbastanza sarcastico e impastato in risposta, e poi aveva allungato la mano per prendere la sua tazza di tè, con la stessa energia di un ghiro svegliatosi di soprassalto nel bel mezzo dell’inverno.
Papyrus non capì bene il perché, forse fu lo spavento appena preso, forse il sonno o forse addirittura lo fece apposta per ripicca mentre lui era distratto, ma di fatto la tazza traballò tra le mani di Sans e in qualche modo quel pasticcione fu capace di rovesciare tutto quello che stava in equilibrio sul vassoio, comprese scatola di biscotti, tazze e teiera, la quale non contenta si infranse pure in mille pezzi inondando con suo bollente contenuto tutta la tovaglia e il suo povero fratellone.
Papyrus scattò in avanti e tentò di porre rimedio a quel disastro ancora prima che avesse finito di compiersi, salvando al pelo la sua tazza personale da una fine simile a quella tragica della teiera, e poi si volse verso il colpevole per constatare i danni che aveva riportato lui: di fatto, le maniche della maglia del pigiama erano completamente zuppe.
“Eh. – sorrise Sans, in mezzo ad un ampio sbadiglio – Guarda, mi sono inzuppato nel tè. Chissà se ora sono più gustosso.”
“Dio dei fratelli minori, SALVAMI!” Declamò Papyrus infastidito dalla battuta, e prese una mano di suo fratello per asciugargliela almeno un po’ con lo straccio.
E fu lì che se ne accorse per la prima volta.
La mano di suo fratello era gelida.
Forse esitò per mezzo secondo, forse dagli occhi gli scappò un lampo di confusione, di fatto guardò Sans e lui gli rispose con un’occhiata stranissima. Durò meno di un attimo, ma gli restò impressa nella memoria.
Un istante dopo Sans parve riprendere all’improvviso tutta la vitalità mattiniera che aveva tenuta nascosta fino a quel momento, ritirò velocissimo la mano e si alzò in piedi.
“Meglio che vada a cambiarmi. Non importa per la colazione, se vuoi ti offro qualcosa dopo Paps. Non vorrei mai arrivare in ritardo e perdermi la mia meritata pausa.”

 

Era una sciocchezza, ma Papyrus ne rimase comunque sconvolto.
Insomma. È vero che gli scheletri sono composti da un 20% di fantastico midollo e tessuto osseo, ma il resto 80% è fatto di magia, vitale, forte, calda energia che viene dalla loro anima di mostri. I mostri-scheletri non dovrebbero essere gelidi, sono gli scheletri-scheletri ad essere gelidi. Quelli morti.
Inoltre, mentre stava finendo di ripulire il tavolo, con crescente disagio a Papyrus venne in mente che era davvero molto strano anche che Sans si fosse fatto sfuggire di mano una tazza. Certo, era Papyrus quello più attivo e intraprendente fra i due, ma era anche vero che in quanto a lavori manuali era sicuramente il meno dotato. Se c’era una cosa che invidiava a Sans, e che lo faceva sempre arrabbiare dato che non la sfruttava mai a dovere, era la sua eccezionale mano ferma: tutte le cose che Papyrus faticava a costruire (puzzle, vestiti, quiche, biscotti, giocattoli, lampade, letti, tetti, action figures…) lui era capace di farle benissimo in un terzo del tempo. Poi appunto, con tutta la sua potenziale abilità alla fine non ci combinava mai nulla perché era troppo pigro, ma questo era un altro discorso.
Suo fratello non avrebbe mai rovesciato una tazza così, a caso.
Ecco qual’era il discorso.

 

Fu da quella volta che Papyrus si fece più intuitivo su certe cose che prima gli passavano inosservate.
Si rese conto, per esempio, che Sans aveva preso l’abitudine di scendere dalla sua camera da letto molto più tardi del solito, anche dopo parecchio tempo che lui l’aveva chiamato. Certo, anche prima faceva tardi, ma ora dalla sua faccia pesta sembrava quasi che si svegliasse molto più stanco di quando era andato a letto, e lui evitava accuratamente di fare qualsivoglia attività che comportasse fatica durante tutta la giornata. Papyrus si ritrovò con l’assurdo pensiero che di notte non dormisse più, ma se ne stesse semplicemente steso a occhi chiusi senza fare nulla.
Aveva poi iniziato ad andare in giro in pantofole. Cioè, in pantofole. Papyrus capiva che la prima volta era stato parecchio divertente, quando tutti i mostri di Snowdin che aveva incrociato lo avevano tempestato di domande sulla sua inusuale scelta stilistica e lui si era sbizzarrito a fare battutacce sul fatto che aveva caldo ai piedi e che era già pronto per tornarsene a dormire, ma poi la cosa era diventata un’abitudine. Papyrus aveva avuto la sottile impressione che semplicemente suo fratello non avesse più voglia di infilarsi le scarpe.
Stranissimo.
Aveva anche smesso di dare da mangiare al suo sasso da compagnia, cosa che una volta lo divertiva un mondo.
Ora nulla sembrava più divertirlo per davvero, anche se continuava a infastidire suo fratello minore con le sue battute stupidissime e con quel suo sorrisetto idiota che nemmeno una doccia di candeggina gli avrebbe mai lavato via dalla faccia.
Capitò a volte, quando tutto questo strano complesso di piccoli dettagli gli veniva in mente, che Papyrus facesse apposta ad avvicinarsi a lui per toccagli le ossa con una scusa, e il risultato era sempre il solito: gelo.
Papyrus allora si toccava un braccio e capiva che c’era davvero qualcosa di molto sbagliato: lui era in grado di rimanere piacevolmente tiepido anche dopo ore in piedi sotto una nevicata.

 

Anche Undyne si era accorta che qualcosa non andava. La sua reazione però era stata parecchio più pratica e subitanea di quella di Papyrus.
“È evidente che tuo fratello è uno SCANSAFATICHE della PEGGIOR SPECIE, Papyrus! – aveva esclamato convinta mentre prendevano a padellate gli spaghetti crudi per farli entrare completamente nella pentola – Mi sembra normale che sia un po’ FUORI FORMA! Capita se passi tutto il giorno a fare finta di lavorare come fa lui. Credo che il suo problema sia principalmente di INERZIA.”
“Inerzia?” aveva chiesto Papyrus confuso, schivando al centimetro un passaggio di padella che gli avrebbe portato via mezza mascella.
“Massì, inerzia! Sai, quando sei fiacco riprendere ad allenarsi è molto più difficile rispetto a quando sei abituato a farlo tutti i giorni. Inoltre, più tempo lasci passare prima di ricominciare a muoverti, più diventa faticoso farlo! Insomma, tuo fratello è TALMENTE INERTE che per lui riprendere gli allenamenti è diventato QUASI IMPOSSIBILE!”
“…e cosa proponi di fare Undyne!?” aveva chiesto lo scheletro sinceramente preoccupato.
“Gli daremo un piccolo incentivo!!! IAAAAAA AH!!!”
La Comandante delle Guardie Reali affondò un ultimo colpo ai poveri spaghetti, e fu così violento e rabbioso che quei pochi stiletti di pasta che non erano completamente in frantumi volarono direttamente via dalla pentola. Ora finalmente i superstiti potevano cuocere in pace.
Il mattino dopo Sans si era ritrovato un tapis roulant di fronte alla porta della sua camera, con suo fratello e il suo capo lì in piedi che aspettavano la sua reazione. Lui guardò prima Papyrus, poi Undyne, poi di nuovo Papyrus. Poi sollevò le spalle.
“Eh. – sospirò, sghignazzando – Non corriamo troppo ragazzi. Mi lasciate senza fiato.”
“Sans di tutte le battute che hai detto negli ultimi tre giorni questa è sicuramente quella che fa meno ridere.”
“Oh dai. – si intromise Undyne, appoggiandosi alla ringhiera del soppalco e facendo l’occhiolino – Se non mi dimostri che almeno ci provi, va a finire che ti licenzio.”
“Oh non potresti mai licenziarmi.” Rispose il piccolo scheletro appoggiando una mano sul suo attrezzo ginnico nuovo di zecca, e lanciando a Papyrus un’occhiata estremamente divertita: “…senza di me, i cani e mio fratello morirebbero di noia!”
Dopodiché sparì, probabilmente dietro la porta della sua camera chiusa a chiave.
Uscendo per andare alle sua postazione, Papyrus tirò un profondo sospiro che si teneva dentro da un po’:
“Dici che l’ha apprezzato? Servirà a qualcosa?” chiese, facendo trasparire tutta la sua preoccupazione.
“Ma sì. – rispose dolcemente Undyne, tirandogli una pacca sulle spalle ossute – Anche se non se ne farà nulla, saprà che ci stiamo preoccupando per lui. Questo non può fargli che bene, no?”

 

“Sans.”
Sans chiuse il libro. La luce bassa e calda della bajour lo illuminava da un lato, lasciando la sua figura piccola e rassicurante avvolta dalla penombra: i suoi vispi occhi luminosi brillavano nel cavo delle sue orbite buie, ma le ombre che li circondavano sembravano ancora più pesanti di quello che in realtà erano alla luce del giorno magnificata dalla neve candida. Papyrus pensò che suo fratello gli sembrava stanco. Stanchissimo.
“…vai a dormire per favore. Lasciamo perdere per stasera.”
“Oh. – Sans sembrò sorpreso e dispiaciuto – Niente Coniglietto Batuffolo stasera?”
“No.”
Papyrus allungò una mano e gli afferrò il polso, appoggiandosi alle lenzuola che già lo ricoprivano morbide e pulite. Non ce la faceva più a fare finta di niente.
Le ossa di suo fratello erano fredde, gelide, e con un vago senso d’angoscia Papyrus ebbe quasi l’impressione che fossero scosse da un lieve tremito, ma preferì autoconvincersi che fosse tutta una sensazione nata dalla sua testa sconvolta dall’apprensione.
“Ehi. – gli chiese Sans, con un sospiro, e gli sorrise – Mi vuoi dire cosa c’è?”
“Sei freddo.” Rispose Papyrus, a disagio. Non gli era mai piaciuto parlare di certe cose. Strinse le dita attorno a quel polso inerte.
“Beh, ovvio. Come potrebbe non esserlo un asso nelle freddure?”
“Dico sul serio Sans. Sei strano ultimamente, e il tuo responsabile fratello è preoccupato per te.”
Sans chiuse gli occhi, e sospirò di nuovo. Papyrus ebbe l’impressione che dietro quelle palpebre eburnee stesse elaborando qualcosa da dire per spiegarsi, giustificarsi, tranquillizzare il suo fratellino magari, ma quando poi decise di rispondere non fece altro che peggiorare drasticamente la situazione, stirandosi un sorriso più ampio del solito sulla faccia rotonda: “Non è niente, Papy. Davvero. Sono solo molto preso dal lavoro.”
Papyrus era stanco di quelle idiozie. Agì d’impulso. Non stette a pensare se fosse una buona idea oppure no, ma in quel momento era talmente in ansia che sarebbe andata bene qualsiasi cosa.
Tirò con energia il polso di suo fratello trascinandolo ancora di più vicino al suo capezzale, gli appoggiò una mano contro le costole e attivò i suoi poteri magici, come se volesse sfidarlo a duello proprio lì, sul suo letto-automobile: si concentrò e ispezionò la sua anima, racchiusa nella sua cassa toracica.
Inorridì.
“Certo che Undyne ti sta addestrando proprio bene, eh.”
SANS.
“Che c’è?”
SANS.
“Cosa?”
SANS, HAI UN SOLO HP.
“Sì?”
SANS, UN SOLO…”
“E quindi…?”
SANS!
“Eh!”
Papyrus gli gettò le braccia al collo e lo strinse forte, spaventato come poche volte lo era stato nella sua vita, e sentire quel mucchio di ossa fredde premere contro di lui sotto al pigiama gli ferì il cuore.
NEMMENO I NEONATI HANNO UN HP! NEMMENO I VECCHI HANNO UN HP! SONO QUELLI CHE STANNO PER MORIRE CHE HANNO UN HP, SANS! QUELLI CHE MUOIONO! COSA TI È SUCCESSO FRATELLO!? TI SEI FERITO? CHI TI HA…
“Non è successo nulla Papy. Stai tranquillo.”
Sans si era fatto prendere e sballottare senza opporre nessuna resistenza, e anche in quel momento si stava facendo abbracciare abbandonandosi inerte. Anche quello non era normale, Sans era sempre stato un abbracciatore coi fiocchi.
“…ma perché sei così debole, fratello?” chiese Papyrus, finalmente, cercando di non piangere come quando aveva dieci anni e affondando la testa fra le clavicole dell’altro.
“Purtroppo è così e basta, Papy. Ma io sto bene, sul serio. Basta che sto attento a non inciampare sulle sca…”
“…ma io non voglio perderti. Sei l’unico fratello che ho, Sans.
Erano soli al mondo, loro due.
Allora accadde un mezzo miracolo: Sans per un attimo tornò quello di sempre. Allargò le braccia e circondò il suo fratellino in una stretta forte e salda, premendo il viso contro la testa di Papyrus, come facevano sempre quando erano più piccoli e Papyrus correva da lui in lacrime in cerca di consolazione e affetto dopo aver assistito a qualcosa di triste o essersi graffiato una rotula. Non disse nulla per molto tempo, stingendolo forte, ma andava benissimo così.
“Ti voglio bene Papy. Ti prometto che non mi succederà nulla, okay? Lo sai che il tuo fratellone è il mostro più imbattibile di tutta la galassia.”
“Okay.”
“Okay.”
Non furono tanto quelle parole a consolare Papyrus, quanto l’ondata di calore che aveva iniziato a propagarsi dal centro del petto di suo fratello, pulsando lievemente, e aveva infuso calore nella loro stretta. Finalmente quell’abbraccio tornò a trasmettere quella sensazione meravigliosa, di sicurezza e calma forza, che il più giovane aveva impressa così bene nella memoria. Quello sì che era Sans, il vero Sans, quello capace di farlo addormentare anche nei momenti più bui.
Si separarono e Papyrus si asciugò in fretta gli occhi per non fargli capire che aveva pianto, per fortuna l’altro parve non accorgersene perché anche lui si strofinò la faccia con le maniche del pigiama, probabilmente stropicciandosi per il sonno.
“Credo che tu abbia ragione Paps, sono un po’ stanco, meglio che ne vada a dormire.”
Sans gli lanciò un’occhiata piena di affetto, e gli dette una lieve pacca sulla testa.
“Buonanotte. Domani se vuoi facciamo i pupazzi di neve.”
“Va bene. Buonanotte Sans.”
E se ne tornò in camera sua.
Papyrus spense la luce e pensò di essere davvero grandioso, perché era evidente che con un solo abbraccio era stato capace di far stare meglio il suo fratellone, qualsiasi accidenti di malanno lo stesse affliggendo. Si ripromise di abbracciarlo molto più spesso, per elargire di più la sua fantastica aura curativa.
Non si era accorto, in realtà, della profonda tristezza che covava tra le ombre del sorriso pieno d’amore di suo fratello. Si sorprese però di aver macchiato il cuscino con dell’umidità che aveva sulla testa, della quale non si era minimamente accorto prima: era ricoperto di una sostanza calda e bagnata, apparsa dal nulla come per magia.

 

La mattina dopo Papyrus era di ottimo umore.
Stava spadellando in cucina per preparare la scorta mensile di spaghetti da congelare nel frigo, quando Sans scese da camera sua – con solo mezzora di ritardo – per fare colazione dargli il buongiorno.
“Heya! – salutò, infilandosi la felpa blu – Che profumino!”
“Il fratello migliore del mondo ti augura il buongiorno, Sans!”
“Eh eh, grazie!”
“Senti, stavo pensando… - Papyurs scolò la pasta nel lavello, finendo sommerso da una nube di vapore –…per la questione che hai un solo Health Point. Magari in pausa pranzo potremmo provare ad andare a Hotland, e incontrare la brillante dottoressa Alphys. Ho capito che per te non è un problema, ma preferirei chiarire la questione. Non è proprio il massimo rischiare di restarci secchi per una palla di neve in faccia!”
Papyrus ci aveva rimuginato su molto, ed era giunto alla conclusione di aver avuto decisamente troppa paura per una faccenda che in realtà non ne meritava una tale quantità. Insomma, sarebbe bastato che Sans gliene avesse parlato subito e avessero chiarito la situazione in modo razionale e tranquillo, ma quel testone ovviamente non diceva mai nulla e nessuno e quindi il povero Papyrus era morto di preoccupazione arrivando a prendere ogni sciocchezza come il segno di qualcosa di orribile.
Sans non fece attendere molto la sua reazione alla proposta di suo fratello e scoppiò in una risatina strana, che lasciò il grande Papyrus sorpreso e parecchio perplesso con lo scolapasta in mano, che sembrava una sorta di mostro marino molliccio a causa degli spaghetti che erano rimasti incollati tutti uno sull’altro come un grumo di tentacoli appiccicosi.
“Che c’è, ho detto qualcosa di buffo? Non è che ho detto una battutaccia senza nemmeno rendermene conto, vero!?
“Eh eh eh eh no, no! È che oggi temo proprio che non avremmo tempo per farlo.”
“Perché!? Che abbiamo da fare di speciale, oggi?”
“Oh, chi lo sa.”
Sans si infilò le mani in tasca e gli fece un occhiolino, sorridendo in quel modo tutto suo ammiccante e vagamente misterioso.
“…magari oggi è la volta buona che incontreremo un umano.”
“Oh, un umano! Wowie Sans, magari!

 

Ovvio che, se fosse saltato fuori un umano, il problemino dell’unico punto vitalità di Sans sarebbe passato sicuramente in secondo piano. O almeno, doveva essere così visto che era proprio l’interessato a pensarlo.
O no?

Image and video hosting by TinyPic

*Ehi, grazie per aver letto fino a qui.
*Spero che la lettura vi sia piaciuta.
*Anche perché, ehi,
*è un problema avere un male all'anima, quando si è fatti quasi completamente di anima.
*Al prossimo tassello.
*Un abbraccio a tutti.

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Undertale / Vai alla pagina dell'autore: Ilarya Kiki