*secondo tassello
Toasted.
IN UN’ALTRA
TIMELINE, CHE
ADESSO NON ESISTE PIù.
In
un’altra timeline, che adesso non esiste più.
“…
mi pare evidente che c’è stato un malfunzionamento
di
tipo termico-meccanico. Non era previsto, maledizione, me ne sarei
dovuto
accorgere prima… ma sì, ma sì, guarda
qua: e questo cos’è? Il cavo è quasi
fuso. È ovvio, c’è stato un
sovraccarico di energia, devo ricalibrare il
rilascio o questo problema si espanderà a macchia
d’olio dappertutto e rovinerà
altri macchinari. Intanto, qua c’è stato un
surriscaldamento, non solo la
temperatura si è alzata sopra il limite di progettazione, ma
i circuiti sono
stati spediti al loro limite e per poco non si
sono…”
“Gas, ehi. Hai solo bruciato un toast. Capita.”
Lo scheletro si bloccò all’istante con la bocca
ancora aperta,
reggendo tra le mani quello che sembrava il cadavere di un panino
carbonizzato,
e il suo fratellino pensò che la sua espressione smarrita
fosse estremamente
esilarante mentre cercava di trovare delle parole comprensibili con cui
ribattere. Era così facile mandarlo in confusione che
probabilmente si sarebbe
stancato molto in fretta di prenderlo in giro, se non fosse stato
così
stramaledettamente divertente.
“…insomma. È inutile mettersi a
piangere sul bruciato.”
Okay, questa era davvero pessima.
Il più grande finalmente vinse la sua paresi facciale
–
probabilmente la battuta lo aveva scottato
(okay, anche questa pessima) – e stiracchiò le
guance d’osso in un sorriso
bonario, ridacchiando e scuotendo lentamente la testa.
“Sì, sì, hai ragione. Ma devo comunque ricalibrare il generatore, non possiamo certo friggere i circuiti di tutti i tostapane dell’Underground, quando inaugureremo il Core!”
Sans
suo fratello proprio non riusciva a capirlo.
Probabilmente nemmeno Gaster capiva lui, dopotutto. Il suo
senso dell’umorismo era pari alla sua capacità di
gestire un nucleo familiare e
un ambiente di crescita sano e costruttivo, ossia zero assoluto.
Inoltre, mancava
completamente di fashion-sense: come diavolo faceva ad andare in giro
con la
giacca da lavoro ben stirata, il camice, e le scarpe
da tennis, dai?
Okay, questo effettivamente era un problema che poteva
risultare insopportabile solo per un quindicenne irrequieto come Sans,
ma non
poteva negare il fatto che Papyrus lo stava crescendo praticamente da
solo.
Gaster stava tutto il giorno in laboratorio a lavorare, da quando era
stato
scelto come scienziato reale, e si dava davvero un grandissimo daffare:
come
facesse a mantenere quei ritmi, senza quasi dormire la notte, solo lui
lo
sapeva, e Sans si sentiva male solo al pensiero di tutte quelle notti in bianco.
Lui
aveva aspirazioni completamente diverse, e nonostante Gaster lo avesse
coinvolto parecchie volte con i suoi esperimenti, avendolo persino
nominato suo
“Assistente Personale” con tanto di badge
– in realtà quando era più piccolo
questa cosa l’aveva esaltato parecchio – aveva
scoperto che la scienza
applicata non faceva proprio per lui. Insomma, lui era un tipo
più da
astronomia e viaggi intergalattici, peccato che tutte queste cose
fossero molto
limitate al campo dei sogni che non della tecnologia –
essendo le loro uniche
stelle dei noiosi sassi incastrati nel soffitto di una caverna. E poi
la
scienza richiedeva troppo tempo rubato alla vita reale,
e qualcuno doveva pur preparargli da magiare a Papyrus, no?
Insomma, Gaster probabilmente
avrebbe voluto che il suo fratellino seguisse i suoi passi, ma le sue
speranze
non potevano essere più malposte di così.
Gaster
sbocconcellava il suo toast con aria assorta ed
estasiata.
Sembrava rapito da un pensiero vagante, e si era
completamente dimenticato che il pane carbonizzato non è
commestibile, nemmeno
per dei mostri sforniti di apparato digerente.
“Ehi! Terra chiama Gas!”
“Oh! Scusami. Stavo pensando che devo dirti una
cosa.”
Sans pensò che dopotutto anche lui era un grande sognatore,
a modo suo. Probabilmente fin troppo.
Negli occhi dello scienziato si era accesa una luce di
infantile entusiasmo che di solito non prometteva nulla di buono.
“Ieri notte ho avuto un’idea. Ricordi quando ti
parlai delle
mie ricerche sulle particelle infinitesimali? – (Wow, che
palle… no?) – …e sul discorso
del loro movimento a velocità luce? E se ti dicessi
che… forse sarei in grado
di costruire una macchina che riesca ad imitare i tuoi poteri, ma
più in
grande? Molto più in grande?”
“A che stai pensando? A un robot cabarettista dalle batterie
infinite?”
“Ma no sciocchino, parlo di quelli che siamo riusciti a
sviluppare l’anno scorso, la manipolazione dello
spazio-tempo. – (Ah già, il
potere menevadodallaclasseinanticiposenzacheilprofseneaccorga
) – …se potessi costruire una macchina che ci
portasse indietro nel tempo,
prima ancora della costruzione della Barriera? Capisci di che parlo? Di
un
progetto che ci darebbe la libertà senza ulteriori
spargimenti di sangue! Penso
di parlarne domani al re. Tu che ne pen…”
“…una macchina del
tempo?”
Gaster si interruppe di nuovo, e annuì con quel suo sorriso
ingenuo da bambino pieno di entusiasmo.
Okay, ora le cose erano cambiate.
Quella sì che era davvero una figata.
“…speriamo
che sia un
fiammeggiante successo!”
scherzò
Sans, occhieggiando al pezzo di carbone che suo fratello si ostinava a
tentar
di mangiare. Questo finalmente si ricordò con un sussulto
che il suo toast era
bruciato, e per una volta ridacchiò di gusto anche lui,
posando delicatamente
sul tavolo quel disgustoso pezzo di carbone.
“…e di non trovarci in mano un pugno
di cenere.”
Concluse, con un sorriso speranzoso.
IL
FRAMMENTO SI DISSOLVE QUI…
Il
frammento si dissolve qui…
*Grazie
per essere passati,
*ci vediamo alla
prossima storia.
*Kiki