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Autore: Ilarya Kiki    07/04/2016    4 recensioni
La vita dopotutto è come un puzzle, no? Fatta di tanti piccoli tasselli che si incastrano perfettamente l'uno nell'altro: capita però che a volte questi tasselli si perdano, e poi chissà dove cavolo vanno a finire, lasciando un sacco di buchi. Anche la tua vita è un puzzle, un milk puzzle: mancano fin troppi tasselli, e rappresenta solo e soltanto una cosa: il niente. Rassicurante, eh? Il nulla totale. Tanta fatica e poi nessuna immagine, così funzionano i milk puzzle.
O, almeno, così piacerebbe a te.
Dopotutto, il latte fa pure bene alle ossa.
Genere: Angst, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frisk, Sans, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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*secondo tassello

Toasted.

 

IN UNALTRA TIMELINE, CHE ADESSO NON ESISTE PIù.
In un’altra timeline, che adesso non esiste più.

 

“… mi pare evidente che c’è stato un malfunzionamento di tipo termico-meccanico. Non era previsto, maledizione, me ne sarei dovuto accorgere prima… ma sì, ma sì, guarda qua: e questo cos’è? Il cavo è quasi fuso. È ovvio, c’è stato un sovraccarico di energia, devo ricalibrare il rilascio o questo problema si espanderà a macchia d’olio dappertutto e rovinerà altri macchinari. Intanto, qua c’è stato un surriscaldamento, non solo la temperatura si è alzata sopra il limite di progettazione, ma i circuiti sono stati spediti al loro limite e per poco non si sono…”
“Gas, ehi. Hai solo bruciato un toast. Capita.”
Lo scheletro si bloccò all’istante con la bocca ancora aperta, reggendo tra le mani quello che sembrava il cadavere di un panino carbonizzato, e il suo fratellino pensò che la sua espressione smarrita fosse estremamente esilarante mentre cercava di trovare delle parole comprensibili con cui ribattere. Era così facile mandarlo in confusione che probabilmente si sarebbe stancato molto in fretta di prenderlo in giro, se non fosse stato così stramaledettamente divertente.
“…insomma. È inutile mettersi a piangere sul bruciato.”
Okay, questa era davvero pessima.
Il più grande finalmente vinse la sua paresi facciale – probabilmente la battuta lo aveva scottato (okay, anche questa pessima) – e stiracchiò le guance d’osso in un sorriso bonario, ridacchiando e scuotendo lentamente la testa.

“Sì, sì, hai ragione. Ma devo comunque ricalibrare il generatore, non possiamo certo friggere i circuiti di tutti i tostapane dell’Underground, quando inaugureremo il Core!”

 

Sans suo fratello proprio non riusciva a capirlo.
Probabilmente nemmeno Gaster capiva lui, dopotutto. Il suo senso dell’umorismo era pari alla sua capacità di gestire un nucleo familiare e un ambiente di crescita sano e costruttivo, ossia zero assoluto. Inoltre, mancava completamente di fashion-sense: come diavolo faceva ad andare in giro con la giacca da lavoro ben stirata, il camice, e le scarpe da tennis, dai?
Okay, questo effettivamente era un problema che poteva risultare insopportabile solo per un quindicenne irrequieto come Sans, ma non poteva negare il fatto che Papyrus lo stava crescendo praticamente da solo. Gaster stava tutto il giorno in laboratorio a lavorare, da quando era stato scelto come scienziato reale, e si dava davvero un grandissimo daffare: come facesse a mantenere quei ritmi, senza quasi dormire la notte, solo lui lo sapeva, e Sans si sentiva male solo al pensiero di tutte quelle notti in bianco. Lui aveva aspirazioni completamente diverse, e nonostante Gaster lo avesse coinvolto parecchie volte con i suoi esperimenti, avendolo persino nominato suo “Assistente Personale” con tanto di badge – in realtà quando era più piccolo questa cosa l’aveva esaltato parecchio – aveva scoperto che la scienza applicata non faceva proprio per lui. Insomma, lui era un tipo più da astronomia e viaggi intergalattici, peccato che tutte queste cose fossero molto limitate al campo dei sogni che non della tecnologia – essendo le loro uniche stelle dei noiosi sassi incastrati nel soffitto di una caverna. E poi la scienza richiedeva troppo tempo rubato alla vita reale, e qualcuno doveva pur preparargli da magiare a Papyrus, no? Insomma, Gaster probabilmente avrebbe voluto che il suo fratellino seguisse i suoi passi, ma le sue speranze non potevano essere più malposte di così.

 

Gaster sbocconcellava il suo toast con aria assorta ed estasiata.
Sembrava rapito da un pensiero vagante, e si era completamente dimenticato che il pane carbonizzato non è commestibile, nemmeno per dei mostri sforniti di apparato digerente.
“Ehi! Terra chiama Gas!”
“Oh! Scusami. Stavo pensando che devo dirti una cosa.”
Sans pensò che dopotutto anche lui era un grande sognatore, a modo suo. Probabilmente fin troppo.
Negli occhi dello scienziato si era accesa una luce di infantile entusiasmo che di solito non prometteva nulla di buono.
“Ieri notte ho avuto un’idea. Ricordi quando ti parlai delle mie ricerche sulle particelle infinitesimali? – (Wow, che palle… no?) – …e sul discorso del loro movimento a velocità luce? E se ti dicessi che… forse sarei in grado di costruire una macchina che riesca ad imitare i tuoi poteri, ma più in grande? Molto più in grande?”
“A che stai pensando? A un robot cabarettista dalle batterie infinite?”
“Ma no sciocchino, parlo di quelli che siamo riusciti a sviluppare l’anno scorso, la manipolazione dello spazio-tempo. – (Ah già, il potere menevadodallaclasseinanticiposenzacheilprofseneaccorga ) – …se potessi costruire una macchina che ci portasse indietro nel tempo, prima ancora della costruzione della Barriera? Capisci di che parlo? Di un progetto che ci darebbe la libertà senza ulteriori spargimenti di sangue! Penso di parlarne domani al re. Tu che ne pen…”
“…una macchina del tempo?”
Gaster si interruppe di nuovo, e annuì con quel suo sorriso ingenuo da bambino pieno di entusiasmo.
Okay, ora le cose erano cambiate.
Quella sì che era davvero una figata.

 

 “…speriamo che sia un fiammeggiante successo!” scherzò Sans, occhieggiando al pezzo di carbone che suo fratello si ostinava a tentar di mangiare. Questo finalmente si ricordò con un sussulto che il suo toast era bruciato, e per una volta ridacchiò di gusto anche lui, posando delicatamente sul tavolo quel disgustoso pezzo di carbone.
“…e di non trovarci in mano un pugno di cenere.”
Concluse, con un sorriso speranzoso.

 

IL FRAMMENTO SI DISSOLVE QUI
Il frammento si dissolve qui…



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*Grazie per essere passati,
*ci vediamo alla prossima storia.

*Kiki

  
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