Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Hudders_Umbrella    17/04/2016    3 recensioni
Sherlock ha sempre adorato stare al centro dell'attenzione e sminuire il prossimo. Stavolta, tuttavia, ha veramente superato il limite e Mycroft ne ha avuto abbastanza: è giunto il momento di ricordare al suo fratellino che non è il solo a saper giocare. Londra si prepari, la battaglia ha inizio.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lestrade, Mycroft Holmes, Quasi tutti, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

N/A: oh bene, eccoci di nuovo qua. Chiedo scusa per il ritardo. Come replicherà Mycroft al tiro mancino giocatogli da Sherlock? Prima di scoprirlo, tuttavia, dato che ormai siamo al terzo capitolo, vorrei ringraziare anche a nome della mia collega tutti coloro che stanno leggendo e mostrando di apprezzare questa storia. L’idea era folle, come abbiamo più volte ripetuto, e nata un po’ per noi stesse. Vedere che stiamo riuscendo a farvi ridere anche in situazioni molto serie (come i seminari universitari) ci dà un immenso piacere e ci sta spronando a continuare. Quindi grazie di cuore. Ora, senza ulteriori indugi, vediamo un po’ cosa avrà deciso di combinare il maggiore degli Holmes.

TANTO FUMO…..

" Mycroft, ti prego, calmati !"

"No, Gregory, non mi calmo! Sherlock deve rendersi conto che non può fare certe cose e sperare di passarla sempre liscia"

"Sì, ma dubito fortemente che rispondere con un altro scherzo sia il modo giusto per farlo smettere. Sai com’è fatto, la prenderà come una sfida e risponderà un’altra volta"

"Dovrei dunque lasciar correre?"

"Sarebbe probabilmente la scelta più saggia. Gli daresti l’impressione che non valga la pena assecondarlo"

"Oppure gli darei l’impressione che mi sono arreso. Beh, non questa volta! Mi ha persino costretto a privarmi del mio pasticcere di fiducia!"

Gregory Lestrade si passò le mani sul volto, in un gesto di esasperazione, mentre Mycroft continuava a percorrere il salotto avanti e indietro con passi lunghi e lenti. John aveva proprio ragione: i due fratelli Holmes sapevano essere delle vere e proprie teste dure quando ci si mettevano. Era tuttavia strano che Mycroft reagisse in quel modo, impuntandosi per uno scherzo da parte di Sherlock, per quanto pesante fosse stato. Di solito, infatti, si limitava a classificare il fratello come infantile e concludeva il discorso. In quell’occasione, invece, sembrava deciso a prenderla sul personale e a vendicarsi. Alzando lo sguardo, l’Ispettore posò gli occhi sul compagno, che non aveva ancora smesso di camminare per il salotto, una luce battagliera nelle iridi grigie. Gregory la conosceva bene, l’aveva vista tante volte ed aveva imparato ad associarla a qualche provvedimento che il suo compagno stava per prendere nei confronti di qualche politico, o all’attuazione di un piano particolarmente machiavellico. Fu allora e solo allora che realizzò cosa stava davvero spingendo Mycroft a proseguire per la sua strada. Con un ghigno, si alzò dal divano su cui era seduto e raggiunse il compagno per abbracciarlo da dietro, fermando i suoi movimenti e posandogli il mento su una spalla per potergli sussurrare all’orecchio:

"Tanto io ti ho capito, sai?" gli disse con una mezza risata, sentendo che Mycroft posava le mani sulle sue braccia e che si voltava appena verso di lui.

"In che senso mi hai capito?" domandò il politico, guardandolo con la coda dell’occhio e guadagnandosi una risatina da parte dell’Ispettore.

"Tu stai recitando la parte dell’uomo che deve replicare per vendicare l’onta subita, ma in realtà, anche se non lo ammetterai mai, questo gioco tra voi ti sta divertendo". Gli rispose quest’ultimo, lasciandogli un bacio sul collo per frenare le proteste e le giustificazioni che avevano minacciato di cominciare a fluire dalla sua bocca. Mycroft si irrigidì, poi sospirò: da buon diplomatico, sapeva benissimo che, quando le maschere venivano calate, era inutile ostinarsi a tenerle sul volto. Sapeva che avrebbe dovuto trovare comunque qualcosa da dire, ma Gregory lo precedette.

"Promettimi solo che non ci saranno coinvolgimenti esterni e che resterà tra di voi: non vorrei essere costretto ad arrestarti" gli disse infatti, con una mezza risata, ben conscio del fatto che sarebbe stato impossibile, data la posizione che il suo compagno ricopriva. Mycroft gli strinse appena il braccio.

"Da parte mia, cercherò di fare il possibile. Spero che Sherlock sia altrettanto assennato, anche se ho i miei seri dubbi al riguardo."

Gregory sorrise a quella risposta. " Sapevo che avresti accettato, ora…. Qual è il piano?"

Mycroft si voltò tra le sue braccia per guardarlo, un misto di sorpresa e incredulità sui lineamenti.

"Oh, andiamo Myc, pensavi davvero che me ne sarei rimasto in disparte e ti avrei lasciato tutto lo spasso? Voglio collaborare, ammesso che questo possa tornarti utile" aggiunse l’Ispettore, mentre il viso di Mycroft, passato lo stupore, si allargava in un ghigno.

"In effetti, potresti appena avermi fornito il mezzo perfetto per portare a compimento la mia idea. Vieni, sediamoci e lascia che ti spieghi"

^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^^

Qualche settimana dopo, l’Ispettore si trovava ancora una volta tranquillamente seduto nel suo ufficio a Scotland Yard. Erano stati giorni molto impegnati, avevano avuto parecchi casi per le mani ed erano riusciti a risolverli quasi tutti. L’intero dipartimento era stato pervaso da una discreta euforia, dal momento che Gregory, per qualche ragione a tutti ignota, aveva deciso di non chiamare più Sherlock e di far vedere che Scotland Yard era perfettamente in grado di cavarsela senza aiuti esterni. L’Ispettore aveva anche insistito per concedere conferenze stampa, che di solito odiava, e interviste varie durante le quali elogiava con enorme soddisfazione il lavoro dei suoi colleghi e le loro capacità.

Il clima a Scotland Yard era tranquillo e spensierato: con il plauso dell’opinione pubblica era salito anche il morale dell’intero dipartimento. Certo, ogni tanto c’era un po’ di incredulità di fronte all’ostinazione di Gregory di non chiamare “il geniaccio”, ma nessuno si lamentava più di tanto: finché i casi venivano risolti così rapidamente, di fatto non c’era bisogno di lui.

Lestrade, frattanto, attendeva pazientemente, ben sapendo che era solo una questione di tempo, prima che la fase 1 del piano di Mycroft fosse completa. Certo, Sherlock stava dimostrando di avere una discreta dose di resistenza, ma a tutto c’era un limite e la noia era una brutta nemica per il consulente.

Nel frattempo, aveva anche deciso di riprendere un piccolo vizio, ovvero il fumo. Non consumava tante sigarette al giorno, giusta una o due, così che sarebbe stato più facile smettere alla fine del gioco. Non che sapesse molti dettagli: Mycroft gli aveva spiegato solo alcuni piccoli dettagli, per “limitare le possibilità che Sherlock capisse qualcosa”, così aveva detto. Sospettava tuttavia che anche il maggiore degli Holmes amasse la teatralità quasi quanto il fratellino, ma la cosa non gli importava più di tanto.

Alla fine, dopo quasi tre settimane, cappotto svolazzante, colletto tirato all’insù, un blogger al seguito (ma John non visitava mai nessuno?) e un’aria di strafottenza sul viso spigoloso, Sherlock era arrivato nel suo ufficio a chiedergli un caso. Lui, con totale nonchalance, aveva risposto che al momento non aveva niente che gli potesse interessare e lo aveva liquidato, ignorando la frecciatina del consulente sull’odore di fumo nella stanza e tornando a lavorare.

Sherlock era poi tornato tre giorni dopo ed aveva ricevuto la stessa identica risposta. Erano andati avanti così per quasi due settimane, quando alla fine il consulente aveva sbottato, sbattendo i palmi delle mani sulla sua scrivania.

"Accidenti Lestrade, non pensavo che mio fratello si abbassasse a tanto!" gli gridò in faccia, mentre John cercava di calmarlo, mettendogli una mano sulla spalla. Gregory lo guardò, aggrottando la fronte.

"Cosa c’entra Mycroft, adesso?" chiese infatti.

"Sappiamo entrambi che c’entra in qualche modo! Dimmi, è lui che ti risolve i casi al posto mio?"

"Ascoltami bene, Sherlock: un’altra insinuazione del genere e giuro che da me non riceverai più alcun caso, mi sono spiegato?" sbottò a sua volta l’Ispettore, alzandosi in piedi per fronteggiare il consulente. Era vero che Mycroft era coinvolto, ma solo perché gli aveva chiesto di non cercare di evitare di fornire a Sherlock dei casi interessanti e lui non se l’era fatto ripetere due volte. "Non chiederei mai il suo aiuto per una cosa del genere. Stiamo riuscendo a risolvere qualcosa da soli perché, guarda caso, non siamo degli idioti, quindi vedi di farla subito finita."

Il consulente era rimasto basito di fronte a quella risposta, ma dopo alcuni istanti, incrociò le braccia al petto, guardando Lestrade dall’alto in basso.

"È per lo scherzo dei pasticcini, vero? Ti ha chiesto di non darmi casi per farmela pagare. Che colpo da dilettante" commentò sardonico. "Bene, lo scherzo è svelato. Forza, cos’hai per me?"

"Niente di niente, te l’ho detto. Giusto ieri abbiamo risolto un omicidio piuttosto curioso a Camden. Credo che il cronista lo abbia denominato “il caso del pittore blu” o roba del genere. Ci sono tutti i dettagli sul Times di oggi." gli rispose Gregory, tornando a sedersi e guardando Sherlock non senza una certa soddisfazione. Il consulente stava giusto per replicare, quando la porta si aprì e nell’ufficio fece il suo ingresso niente altri che Mycroft.

"Gregory, una riunione è appena stata rimandata e mi chiedevo se…. Oh, salve fratellino" esordì il politico andando a sedersi alla sedia di fronte alla scrivania di Gregory, posando il suo ombrello e la sua ventiquattrore. Sherlock lo fulminò.

"Ci sei tu dietro questa storia, vero Mycroft?" gli chiese, guardandolo negli occhi. Mycroft ricambiò in tutta tranquillità, accavallando le gambe.

"Ho soltanto suggerito a Gregory di provare a lavorare senza di te per un po’, giusto per rinvigorire la squadra. Non si tratta di uno scherzo nei tuoi confronti, ma di pura strategia." gli rispose con calma, guadagnandosi uno sbuffo stizzito. " Oh, Sherlock, piantala di fare il bambino. Se tu accettassi anche casi più banali, ti impegneresti il tempo. Non puoi sperare che ci sia sempre originalità in questo mondo. Non c’è nulla di nuovo sotto il sole, tutto è già stato fatto."

"Finiscila con la filosofia" sibilò Sherlock, stringendo i pugni. " Sei davvero subdolo, tirare in mezzo Scotland Yard per la tua vendetta."

Mycroft sospirò. " Scotland Yard non c’entra niente, te l’ho già detto. Ora vuoi calmarti, per favore?"

"Non ho un caso decente da più di un mese e tu mi chiedi di calmarmi? Non ne posso più di attendere!" replicò il detective, alzando le mani al cielo, esasperato.

Mycroft lo guardò per un momento, poi sospirò di nuovo e rovistò nella tasca interna della sua giacca, estraendone un porta sigarette ed aprendolo per poi porgerlo al fratello.

"Prendine una."

"Mycroft, ti pare saggio?" chiese John, un po’ titubante.

"Mi pare preferibile a quella orrida soluzione al sette percento." gli ripose Mycroft mentre Sherlock, dopo un attimo di esitazione, allungava la mano per prendere una sigaretta, mettersela tra le labbra e accenderla, tirando una boccata piuttosto profonda. Mycroft chiuse il portasigarette e se lo mise in tasca, uno strano ghigno sul viso, come qualcosa che stava disperatamente cercando di trattenere. Questo fu quanto notò John, ormai troppo tardi per poter avvertire il suo amico. Non poté fare altro, dunque, che passarsi una mano sugli occhi e attendere l’inevitabile.

"Ah" esalò Sherlock, soffiando fuori dalla bocca una densa nuvola di fumo. " Va molto meglio. Sapete una cosa? Posso anche trovare i miei casi da solo, senza bisogno di…. COSA È SUCCESSO ALLA MIA VOCE?!"

Il tono del detective si era alzato gradatamente non solo di volume, ma anche di timbro, arrivando fino a far sembrare che avesse appena inspirato aria da un palloncino di elio. Sherlock si portò una mano alla gola, mentre Mycroft cominciava a ridacchiare, seguito a ruota da Gregory.

"Non è divertente! Capito? È una cosa davvero stupida! Voi siete stupidi! Tutti quanti sono stupidi!" continuava nel frattempo a gridare il detective, ormai viola in faccia, e con una voce che lo faceva assomigliare sempre di più ad un Chipmunk arrabbiato -  questo era quanto pensava Gregory, almeno: aveva visto decine di cartoni con quegli esserini nelle occasioni in cui aveva badato ai suoi nipoti.

Mycroft nel frattempo aveva cominciato a ridere di gusto e anche John stava faticando a trattenersi. Sherlock sembrava ormai sul punto di uccidere qualcuno.

"Ti sembra uno scherzo intelligente, Mycroft? Sigarette all’elio? Bravo, complimenti, anche tu sai usare il piccolo chimico, meriti proprio un bell’applauso" disse in un tentativo di canzonare il fratello che, a onor del vero, cercò di replicare in qualche modo, senza tuttavia riuscirci, per quanto rideva.

"Sappi che non finisce qui, Mycroft! Questo scherzo ti costerà molto caro, è una promessa! John, andiamoce… John, anche tu ?"

Il dottore, malgrado tutti i suoi sforzi, aveva cominciato a ridere insieme agli altri due uomini, ma riuscì a riprendere un minimo di controllo, quando vide che Sherlock usciva dalla stanza. Si schiarì la voce e guardò Mycroft con quello che, lo sapeva benissimo, era un pessimo tentativo di occhiata di rimprovero, quando fuori dall’ufficio ci fu il rumore di una colluttazione, seguita da una serie di improperi che, dati i toni, uscivano indubbiamente dalla bocca di Sherlock. I tre uomini andarono velocemente alla porta dell’ufficio e si trovarono davanti una scena che si sarebbe potuta descrivere soltanto con il termine ‘tragicomica’: nella fretta di andarsene, Sherlock doveva essere entrato in collisione con un agente che aveva tra le mani una tazza di caffè, il cui contenuto, nello scontro, si era riversato sul cappotto del detective. Quest’ultimo, suo malgrado in quanto umano, aveva ovviamente cominciato a sbraitare come un ossesso, per un momento dimentico della sua condizione. La sua voce aveva suscitato l’ilarità dell’intera stanza e Gregory avrebbe potuto giurare di aver visto qualcuno fare un video: più tardi avrebbe sicuramente indagato. Il momento fu spezzato da John il quale, dopo aver recuperato il suo contegno con un enorme sforzo di volontà, aveva raggiunto Sherlock, mentre questi continuava ad inveire contro l’agente, che era ormai piegato in due dalle risate. Preso l’amico per il cappotto, lo trascinò fuori finché le sue urla acutissime non furono che un’eco.

Mycroft e Gregory si guardarono, ancora ridendo, e rientrarono nell’ufficio, riuscendo dopo poco a smettere di ridere.

"Ah, è stato splendido Myc." commentò l’Ispettore, asciugandosi le lacrime. " Non pensavo che avrebbe accettato la sigaretta da te, credevo sarebbe stato più sospettoso."

"Come ho detto a lui, si tratta di pura e semplice strategia" gli rispose Mycroft, schiarendosi la voce. " È bastato distogliere la sua attenzione dall’obiettivo e ci è cascato con tutte le scarpe. Pura e semplice psicologia."

Lestrade rise di nuovo. " Non che mi preoccupi, ma quanto dura l’effetto di una sigaretta del genere?"

Il politico ci pensò un po’ su, poi gli disse: " Calcolando che non l’ha fumata tutta, durerà comunque minimo otto ore"

"Otto ore?! Sarà ancora più infuriato quando avrà finito. Fossi in te mi prenderei una guardia del corpo"

"Non credo che mi farebbe seriamente del male, Gregory."

L’Ispettore annuì, prendendosi poi il mento con una mano. "Sigarette all’elio… le pensi di notte queste cose?"

"No, ho cose migliori da fare in quel momento della giornata" gli rispose Mycroft, guardandolo e facendo apparire un ghigno sul viso dell’Ispettore. " Comunque ero sincero quando ho detto che la riunione è saltata. Ti andrebbe se pranzassimo insieme?"

FINE DEL CAPITOLO

 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Hudders_Umbrella