Film > Pirati dei caraibi
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Autore: Fanny Jumping Sparrow    05/04/2009    2 recensioni
In revisione
Ho provato ad immaginare cosa sia potuto succedere ai personaggi nell'intervallo tra il secondo e il terzo capitolo della saga.
 ...La Perla Nera, la nave conosciuta con terrore fino a qualche anno prima in tutti i Caraibi, si era lentamente inabissata. A nulla erano valsi i tentativi della sua ciurma, forse l’unica ad aver avuto il coraggio e la lucidità di sfidare il kraken delle maree...
– Ma se dovrete sfidare le infestate e arcane coste dei confini della terra, allora vi occorrerà un capitano, uno che conosca bene quelle acque...
- Seguendo le indicazioni delle carte nautiche – rispose semplicemente Barbossa dando nuova speranza ai marinai.
Non tutti però. Will, in particolare, aveva il sentore che si trattasse di un nuovo viaggio pericoloso che non escludeva la possibilità di un fallimento e non si sentiva del tutto pronto a rischiare la vita per un uomo che in fondo lo aveva soltanto ingannato ed era perfino riuscito a derubarlo dell’unico tesoro che aveva: l’amore di Elizabeth...
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Swann, Hector Barbossa, Joshamee Gibbs, Tia Dalma, Will Turner
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti!Ecco il penultimo capitolo della mia prima (ma non ultima) fanfiction. Grazie per i complimenti come sempre a stelly sisley e alla mia nuova lettrice summerbest. Spero di non deludervi con questo cap, a presto!

Capitolo 7: L'arrembaggio

- Siamo tutti? - domandò Barbossa sentendo dei passi che si avvicinavano.
- Sì – rispose Tia Dalma rilasciando finalmente il braccio di Elizabeth che aveva trascinato dalla cabina fino al ponte.
- Volete spiegarmi? - chiese la ragazza, ripresasi da quel brusco risveglio.
- Stiamo per lasciare questa nave per quella – spiegò semplicemente il pirata. Il cielo stava rischiarandosi così scorse a prua un grande vascello con quattro alberi nel più alto dei quali svettava una bandiera che non si distingueva bene.
- È roba tranquilla, miss – la rassicurò mastro Gibbs.
- È un mercantile – specificò Will passando un fucile a Pintel.
- Avevate già organizzato tutto! - protestò la giovane notando che gli altri avevano caricato funi, rampini, armi su una scialuppa e che c'erano quattro marinai francesi storditi e legati come salami. - E quando pensavate di dircelo?
- Bé: ora lo sapete! - asserì Barbossa sorridendo e aggiustandosi la cinghia cui era appesa la spada
- E come faremo? - continuò quella rivolgendosi ancora al capitano.
- Come fanno i pirati, miss: con un arrembaggio. Ma forse voi preferite restare a bordo con monsier Dumont... - la stuzzicò lui.
- Certo che no! - rispose risentita.
- Allora... - pronunciò sospingendola verso la scialuppa.
- Ma...il capitano? - chiese ancora la fanciulla dopo aver preso posto a bordo.
- Dormirà ancora qualche ora – affermò Tia Dalma con sicurezza.
- Credo gli abbia dato qualcosa lei – le confidò Will che stava seduto al suo fianco con un'aria insolitamente divertita, mutando poi espressione quando la vide abbassare lo sguardo.
Non c'era molto vento e il mercantile viaggiava ad una velocità moderata, tuttavia fu solo dopo tre tentativi che, con un rampino lanciato da Gibbs, riuscirono ad agganciarsi alla scaletta che pendeva dalla fiancata sinistra della nave. Per assicurare la tenuta Cotton e Marty provvidero a fissare altre due funi. A quel punto Barbossa ordinò a Ragetti di salire per controllare se ci fossero uomini sul ponte. Il pirata rivelò che erano in tre: un timoniere e due marinai di guardia che passeggiavano.
- Ci serve qualcosa per farli distrarre – commentò Will.
- Cantate! - si pronunciò Barbossa dopo qualche secondo rivolgendosi a Gibbs.
- Che?! - esclamò incredulo l'uomo mentre gli altri lo guardavano in attesa che desse una risposta.
- Su, forza – lo incitò Elizabeth poggiandogli una mano sul braccio – Noi intanto andiamo dall'altra parte e proviamo a fermarli in modo che non ci scoprano.
- Noi? - domandò Will non capendo a chi alludesse la fidanzata.
- Sì – dichiarò questa – Io e te – aggiunse con fermezza guardandolo con occhi carichi di ardimento e dolcezza al tempo stesso, una miscela che sin da subito lo aveva fatto perdutamente innamorare di lei, al punto che l'avrebbe seguita ovunque, anche nella più folle e pericolosa delle circostanze.
- D'accordo – disse vedendo le labbra di lei incresparsi in un lieve sorriso. - Come intendi agire?
- Barbossa – cominciò allora, volgendosi verso il capitano che aveva assistito alla presa di posizione della ragazza senza intromettersi ma pronto a risponderle per le rime – Avevo pensato che, mentre voi passate dall'altro lato e attirate la loro attenzione, io e Will potremo sorprenderli alle spalle, stordirli e così permettervi di salire – concluse con la speranza di fare colpo sul filibustiere.
- Idea arguta, miss, ci avevo pensato anch'io. E vi accompagnerò al posto del signor Turner.
- Come?!Perché? - protestò Will.
- Chi mi garantisce che una volta che siete riusciti ad infiltrarvi a bordo non ci ignoriate e proseguiate per la vostra strada? - sbottò il capitano manifestando ancora una volta la sua poca fiducia nei confronti di quei due.
- Come potete pensare che potremmo abbandonarvi?Solo voi potete condurci a Singapore! - sostenne la ragazza tentando di convincerlo della sua buona fede.
- Loro sono giovani e agili, Barbossa – gli intimò Tia Dalma con tono neanche troppo velatamente derisorio. In effetti, da quando era tornato ad essere un normale mortale, aveva constatato con rammarico che le sue forze non erano più quelle di un tempo; per dieci anni era rimasto sospeso tra la vita e la morte, aveva dimenticato cosa fossero il sonno, la stanchezza, il dolore fisico, il caldo, il freddo, la pioggia. Solo la fame e la sete lo avevano tormentato, non un raggio di sole lo aveva riscaldato, il vento non aveva piacevolmente ristorato le sue membra dopo una dura battaglia, i pranzi e le cene non facevano più parte della sua quotidianità. Ma ora cominciava ad avvertire le conseguenze e gli effetti delle innumerevoli ore trascorse alla mercé dell'aria salmastra, ora umida e calda, ora gelida e secca, insieme al riacutizzarsi di ferite che non si era mai preoccupato di curare a dovere.
- Sta albeggiando, ormai – le parole di Gibbs lo riscossero dai suoi pensieri e si accorse che tutti lo stavano fissando.
- Va bene. Andate – disse ai due ragazzi esortandoli ad arrampicarsi sulla scaletta.
- Sganciamoci – ordinò poi alla ciurma che iniziò anche a vogare per spingersi dal lato opposto.
- Bé: io non mi sento vecchio! - asserì Pintel ripensando alle parole di Tia Dalma.
- Neanche io!E poi quelli non hanno mai fatto un arrembaggio! - lo assecondò Ragetti, anche lui offeso perché il capitano non aveva affidato loro quel compito.
- Proprio così – proruppe Barbossa che li aveva sentiti. - Dunque, se si faranno scoprire, gli uomini a bordo saranno troppo impegnati per occuparsi di noi – sostenne con faccia furba e gli altri risero, mente Gibbs capì che il maturo bucaniere non aveva perduto la sua cattiveria o forse la ostentava per far presa su quei disgraziati.
In attesa di un segnale che permettesse loro di capire quando entrare in azione, Will ed Elizabeth erano rimasti aggrappati alla scaletta che pendeva dal lato sinistro, una posizione rischiosa e difficile da mantenere. Will non poteva fare a meno di osservare l'amata, così vicina eppure persa in chissà quali pensieri. Fu più forte di lui rivolgerle la parola: - Elizabeth...io... - la sua voce era appena un sussurro e si spezzò non appena i loro occhi si incontrarono.
- Non è il momento!Vuoi farci scoprire prima del tempo? - lo interruppe lei usando lo stesso volume di voce ma con un timbro autoritario.
- Hai ragione – ammise il ragazzo; voleva sperare che ci sarebbero stati altri momenti in cui dirle che l'amava, al di là di tutto. Trascorsi una manciata di minuti udirono la solita canzone intonata da Gibbs e le voci di quelli sul ponte.
- Hey, Ted: hai sentito? - chiedeva uno con apprensione.
- Sentito cosa? - rispondeva un altro seccamente.
- Una voce – tornò a dire il primo.
- Hai bevuto, amico! - lo derise il compagno.
- Dico sul serio! - affermò quello arrabbiato.
- Noo!È inutile che provi a mettermi paura , Sid! - dichiarò con convinzione l'altro, scettico – Io non ci credo alle storie dei velieri fantasma!
- Era un canto! - specificò il primo.
- Oh!Allora si trattava di una sirena, magari! - lo derise ancora il compagno.
- No!Era una voce brutta...da uomo! - lo informò.
- Una sirena stonata! - continuò quello ridendo divertito.
- Smettila! - lo riproverò il compare, risentito. - Ecco: di nuovo!Lo hai sentito adesso?
Will si sporse dal parapetto tanto quanto bastava a poter vedere cosa stesse accadendo sul ponte. Vide due uomini di spalle che si avvicinavano furtivi al parapetto del lato opposto, mentre un altro stava al timone, posto su un ponte più in alto a poppa, impegnato a consultare carte e strumenti.
- Ora! - affermò Elizabeth che aveva copiato il fidanzato mettendosi anche lei ad osservare la situazione, e così dicendo scavalcò velocemente la ringhiera seguita dal ragazzo.
Avanzando l'uno accanto all'altra raggiunsero il timoniere mentre gli altri due marinai erano ancora distratti a cercare chi stesse cantando. I due lentamente si avvicinarono alle spalle dell'uomo: Elizabeth sguainò la spada e gli pose un braccio attorno al collo, Will estrasse rapidamente la pistola dalla cintura e gliela piantò dritta in mezzo alla schiena facendolo sobbalzare.
- Non una parola e avrete salva la vita – lo ammonì Turner.
- Chi siete?Che volete? - sussurrò il marinaio tentando di voltarsi.
- Provate ad indovinarlo da voi – rispose la ragazza mascherando la voce.
- Bisognerà legarlo e imbavagliarlo – constatò Will.
- E poi penseremo a quei due – aggiunse la giovane dopo aver dato un rapido sguardo al ponte.
- Ma come? - si chiese il ragazzo vedendo comparire sul volto della fidanzata un sorriso arguto.
- Toglietevi i calzoni – ordinò la fanciulla all'uomo.
- Perché?!No! - protestò quello. Will non colse immediatamente le intenzioni della ragazza ma, fidandosi di lei, minacciò il timoniere facendo scattare il caricatore della pistola: - Fate come ha detto e presto! - lo esortò spostando l'arma alla tempia del malcapitato. Al contempo questo fu tirato indietro dalla balconata e spinto verso la parete di legno su cui si aprivano le porte che conducevano nelle cabine di comando, di modo che gli altri non si accorgessero di quanto stava accadendo.
Mentre l'uomo sotto minaccia stava eseguendo quell'ordine che gli appariva bizzarro e umiliante, Elizabeth osservando il pugnale di Will domandò a questo: - Me lo presteresti?
Lui annuì consegnandoglielo: - Va bene – quindi la ragazza strappò dalle mani del marinaio i pantaloni che questo si era appena tolti e li fece a brandelli con la lama ottenendo delle strisce per poi usarne una come bavaglio e un'altra, con l'aiuto del ragazzo, per legare i polsi dell'ostaggio.
- Certo che ne hai letti di libri sui pirati! - esclamò Will stupito e ammirato.
- Abbastanza – rispose lei stringendo un'altra striscia di tessuto attorno alle caviglie di quello che continuava a farfugliare inutilmente e a muoversi al punto da cadere a terra su un fianco.
- Maledetti!Ma tanto fra qualche minuto dovrete vedervela con i miei colleghi!sta per iniziare il nuovo turno di guardia! - riuscì a dire essendosi spostato il laccio che gli bloccava la bocca.
- Dobbiamo sbrigarci allora – dichiarò Will rimettendo a posto il bavaglio. D'un tratto gli altri due marinai, che fino ad allora erano stati distratti a scoprire la provenienza di quella voce che intonava la canzone, si accorsero dei due intrusi e li fermarono sulle scalette della balconata del timone.
- Hey, voi chi siete?! - sbraitò uno al loro indirizzo.
- Che cosa avete fatto a Mark?! - lo seguì l'altro più impaurito.
I giovani estrassero prontamente le sciabole e nello stesso momento videro alle spalle dei marinai del mercantile i loro compagni di viaggio che erano nel frattempo saliti a bordo: - Non vi spaventate signori: vogliamo soltanto invitarvi a cambiare imbarcazione! - pronunciò Barbossa. I due malcapitati si voltarono e, trovandosi circondati dai pirati e disarmati, alzarono le mani terrorizzati dalle pistole e dalle spade puntate contro di loro.
- Stanno per arrivare quelli del nuovo turno di guardia – disse Will. Il capitano fece un cenno e subito Pintel e Ragetti afferrarono i due ostaggi legandoli e imbavagliandoli con quel che restava dei pantaloni del timoniere che porse loro Elizabeth: - Lì ce n'è un altro – li avvertì poi la ragazza. Allora capirono da dove avesse preso quegli insoliti lacci.
- Mettiamoli su quella scialuppa! - ordinò Barbossa, ricevendo l'aiuto di tutti gli uomini. I marinai, impossibilitati a muoversi, furono caricati di peso su una scialuppa che venne calata in mare con l'utilizzo delle apposite funi.
- Entriamo, adesso – suggerì Tia Dalma che durante il tempo dell'operazione era rimasta ad origliare sulla porta della cabina, affiancata da Elizabeth. Con circospezione i pirati si incamminarono dietro la donna che venne immediatamente superata da Barbossa, e proseguirono uno dietro l'altro; a chiudere la fila era Will.
Attenti ad ogni minimo rumore o bisbiglio proveniente dagli alloggi, continuarono a scendere verso la stiva; dentro era buio pesto, le poche torce si erano del tutto consumate o emanavano una luce più che flebile, aumentando il nervosismo di tutti che a stento riuscivano ad intravedere le proprie ombre, le pareti e le scalette che di tanto in tanto si aprivano sotto i loro piedi. Dopo pochi minuti ai loro passi, appena accennati sulle assi di legno, se ne aggiunsero altri, più decisi e svelti che avanzavano avvicinandosi pericolosamente.
- C'è qualcuno! - sussurrò Ragetti.
- Appoggiatevi alla parete – mormorò Barbossa. L'incedere di quello sconosciuto si arrestò di colpo: - Chi c'è? - chiese con un filo di inquietudine. Senza pensarci due volte il maturo filibustiere lo stordì con il calcio della pistola: - Muovetevi! - disse quindi agli altri sospingendoli a correre verso la stiva e richiudendo la porta quando furono tutti dentro.
La ciurma del mercantile stava lentamente risvegliandosi e, man mano che ogni marinaio usciva dalla propria cabina, il brusio aumentava propagandosi fino al fondo della nave. Così alle orecchie dei passeggeri clandestini giunsero le parole degli uomini di bordo: - Che cosa è successo qui? - urlava uno.
- Qualcuno mi ha colpito! - gridava un uomo. Quindi passi veloci che salivano sul ponte e voci sempre più confuse e lontane. Il comandante, constatata la mancanza di una scialuppa e di tre marinai, concluse che c'era stato un ammutinamento, cosa che succedeva abbastanza spesso su quelle navi. Poi, pian piano, tutto tornò alla normalità fra i marinai del mercantile, ma gli animi dei pirati, che si erano nascosti nella stiva restando immobili sul pavimento umido, erano piuttosto agitati.
- Così ce ne staremo qui, come topi! - sbottò Pintel d'un tratto. - Non è un gran miglioramento!
- Neanche io sono contento! - gli fece eco Ragetti – Stavo imparando un po' di francese... - aggiunse con rammarico.
- Quello ci avrebbe venduti! - intervenne Gibbs, piuttosto seccato dallo strano modo di ragionare di quei due che spesso sembrava non capissero la precarietà della loro situazione.
- Aveva dato la sua parola... - tornò a parlare Ragetti dopo qualche secondo.
Ma prima che Gibbs si intromettesse di nuovo ci pensò Pintel ad ammonire il compare: - Dumont non è un pirata!Non ci si poteva fidare! - a quell'ultimo rimproverò seguì un silenzio rotto questa volta da Tia Dalma: – Barbossa, quanto pensi che possiamo restare qui, al buio, tutti insieme? - domandò con insofferenza.
- In effetti stavamo per arrivare; ormai potevamo restare sulla Tempete – asserì Elizabeth.
- Donne! - commentò Barbossa – Vi siete lasciate abbindolare da quel ridicolo cialtrone!
- Avevamo una cabina, almeno – gli fece notare la veggente.
- E aria e luce! - la assecondò la giovane aristocratica.
- Sentite … - cominciò allora il pirata alzando la voce accompagnato dalla scimmietta.
- Non mi sembra il caso di gridare, signore – si fece avanti Gibbs ma tutti vennero interrotti dal rumore di colpi battuti sul legno dello scafo.
- Chi è? - si lamentò il pappagallo di Cotton.
- Siamo sott'acqua – proferì Will e i battiti cessarono.
- Ah, eravate voi, allora – sentenziò Barbossa adirato – Complimenti!Volete farci scoprire?
- Mi pareva che anche voi vi stavate impegnando a fare lo stesso – sostenne quello.
Il filibustiere detestava ammetterlo ma quel giovane fabbro aveva ragione: si era fatto trascinare ancora una volta dalla sua vena irascibile.
- Che proponete di fare? - gli chiese con tono sarcastico, tanto che non si aspettava una risposta tanto seria come invece fu quella di Turner: - Per prima cosa bisogna trovare una lampada così da poter vedere esattamente dove siamo.
- Molto bene – affermò il pirata - Mastri Pintel e Ragetti a questo penserete voi.

   
 
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