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Autore: AlyTT    17/04/2016    0 recensioni
Alessandra una giovane ragazza italiana, dopo il diploma di maturità decide di trasferirsi a Londra per lavoro, e lì incontrerà dapprima Robbie Williams e successivamente i Take That. Non sarà per niente facile per lei imparare a convivere con uno di loro, e soprattutto ci saranno mille difficoltà da affrontare.
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gary Barlow, Howard Donald, Jason Orange, Mark Owen, Robbie Williams
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomi di nuovo qui, con due nuovi capitoli, spero vi piaceranno.
Vi ricordo che ciò che leggerete nei miei capitoli è frutto della mia immaginazione e non sempre corrisponde alla realtà dei fatti. Spero di riuscire a pubblicare a breve i capitoli successivi..

Buona lettura! ;)

 

CAPITOLO CINQUE: Come Undone
 
Il 2009 era cominciato solo da qualche mese e le cose stavano andando alla grande sia tra me e Robbie, sia tra lui ed i Take That e anche tra me e loro andava bene. In un certo senso mi sentivo parte del gruppo, nonostante non avessi mai preso in mano un microfono, se non quello che mi aveva regalato Rob per Natale, ma quello non lo usavo certo per cantare, ma per tirarglielo addosso nei momenti in cui si comportava male.. E lasciatemi dire, che quei momenti in una giornata erano davvero tanti.

I ragazzi avevano in programma un nuovo tour e anche un nuovo cd, ma le cose da fare erano molteplici.
Per quanto mi riguardava cercavo di aiutarli, ma non sempre ci riuscivo dato il mio lavoro che ultimamente mi richiedeva più tempo a causa della bella stagione, perché con l’arrivo di questo le persone tendevano ad uscire di più all’aria aperta e questo implicava catering e quant’altro. Non che il mio aiuto fosse indispensabile, ma quando ero con loro, dicevano quando Robbie fosse diverso. Era più spensierato e rilassato.
Una sera avevamo anche avuto una discussione al riguardo; Robbie mi aveva chiesto di mollare il mio lavoro e di seguirlo ovunque, ma non ero il tipo che si faceva mantenere. Non mi piaceva, i miei mi avevano sempre insegnato a cavarmela con le proprie gambe e così avrei fatto. Avrei fatto il possibile, infatti ogni volta che potevo correvo alle prove o in sala registrazione per stare con lui e dargli il mio supporto.
Qualche pomeriggio dopo quella fatidica litigata, li avrei dovuti raggiungere fino ad Abbey Road ed ascoltare finalmente il loro nuovo singolo, ma un imprevisto mi portò ad essere molto in ritardo. Non sapevo come fare per raggiungerli perché era tardissimo e prendere un taxi a quell’ora della notte non mi sembrava proprio il caso. Mi ricordai però che Gary avesse un appuntamento con Dawn, poiché i due stavano affrontano un momento di crisi e si vedevano solo per i bambini; infatti Gary si era trasferito da circa una settimana a casa di Robbie e ..mia. Presi il telefono e composi il numero del biondino dei Take That e gli chiesi se per favore fosse passato a prendermi, prima che Robbie desse di matto, se mai non mi avesse visto arrivare. Quando arrivammo non solo era tardi e nello studio non c’era quasi più nessuno, se non noi sei e qualche tecnico e regista, Robbie era furioso. Non lo avevo mai visto in quelle condizioni, eccetto quando faceva uso di droghe, ma non era possibile che ci fosse caduto di nuovo. Me lo aveva promesso. Cercai di non badare a quel suo “muso” e lo andai a salutare, ma dopo essersi allontanato e messo su un’espressione arrogante, mi disse qualcosa che non mi piacque per niente e soprattutto, per la prima volta dopo tanto tempo mi lasciò intendere di non fidarsi di me.

« Non solo resti a lavoro fino a tardi, ma ti presenti qui con Gary! Chiedi al signorino perché è in crisi con sua moglie. »
« Robbie dove vuoi andare a parare? »
Chiese Gary spazientito e pure fuori di testa.
Gli altri tre, proprio come me, erano rimasti in silenzio. Solo Mark dopo un po’ cercò di farli ragionare entrambi, ma sapevamo tutti quanto fosse inutile, anzi avrebbe solo peggiorato le cose. Robert si arrabbiò ancora di più e per poco non arrivarono alle mani. Volavano insulti e persino una bottiglietta d’acqua, che invece di Gary, prese in pieno Jason. Rimanemmo tutti allibiti, tranne Howard che scoppiò a ridere, ma vista la situazione tesa come una corda di violino, si ricompose subito.

« Robbie ma come diavolo ti vengono in mente certi pensieri? Ti ricordo che sono stata al tuo fianco, sempre, anche durante il tuo periodo buio e se davvero avessi voluto stare con Gary o con qualsiasi altra persona lo avrei fatto senza farmi troppi problemi, non credi? Ho fatto tardi a lavoro, ti ho avvisato anche un messaggio sul cellulare. Ho pensato che venire qui con Gary non sarebbe stata una cattiva idea, anzi avrei risparmiato del tempo, ma se ciò ti ha dato fastidio non solo vedrò di non farlo più, ma questa sarà anche l’ultima volta che io metterò piede qui, se pensi ciò che hai appena detto.. »

Durante la discussione Robbie aveva alluso un paio di volte che io e Gary avessimo fatto tardi per ovvie ragioni, che lui definiva di letto. Era davvero uno stupido se pensava questo di me. Significava che tutto ciò che avevo fatto per lui erano stato vano, così come Gary. Quei due si erano avvicinati molto nell’ultimo periodo, perché erano riusciti a superare la rottura dei Take That, eppure tra loro due era una continua sfida e le sorprese non tardarono ad arrivare. Gary che per quanto fosse un tipo più pacato e tranquillo, rispetto al mio ragazzo, non perdeva occasione di punzecchiarlo.

« Robbie non mi permetterei mai di rubarti la donna, e poi pensi che sia così idiota da farmi beccare? E soprattutto pensi davvero che mi serva un passaggio in auto per portarmi a letto una donna. Hai forse dimenticato chi eravamo? »

« Si, una massa di stronzi. Due ragazzini odiosi e sputa sentenza, ma non siamo cambiati di una virgola Mr Barlow. Facevi schifo all’epoca come amico e come uomo, e lo fai adesso. »

Accadde tutto così in fretta, che prese a girarmi anche la testa. Robbie si avventò su Gary e gli tirò un pugno e l’altro fece di conseguenza. Jason e Howie bloccarono Robbie mentre Mark si occupò di Gary. A quel punto intervenni io, mettendomi tra i due uomini. Robbie rispetto a me sembrava un gigante, così come gli altri due che lo sorreggevano. Mi misi nel mezzo, ma non ebbi ne la forza ne il coraggio di dire niente. Mi avevano deluso, come non mi era mai successo in quasi ventuno anni. Li fulminai con lo sguardo, ed in quel momento una lacrima rigò il mio volto, e notai la stessa espressione triste sul volto di Robbie. Mi aveva deluso profondamente. Non si fidava di me. Credeva davvero che avrei potuto tradirlo così?

Fuori il nostro minivan ci attendeva per riportarci  casa. Solitamente sembrava che le nostre case fossero dietro l’angolo, ma quella notte mi sembrò un viaggio interminabile. Per tutto il tragitto non volò una mosca; persino Morgan, che solitamente era alla guida, domandò più volte cosa ci turbasse, ma nessuno aprì bocca; solo Markie sussurrò – e dubito lo avesse sentito – che nessuno di noi aveva voglia di scherzare. Per mia fortuna o forse no, io e Robbie fummo i primi a scendere. Gary per quella sera aveva deciso di passare il divano di casa nostra. Sarebbe andato da uno dei ragazzi.
Non osai guardare Robbie neanche per un secondo, e quando avevo la sensazione che i nostri sguardi stessero per incontrarsi, abbassavo lo sguardo o lo voltavo altrove. Ma questo non lo avrebbe fermato.

« Dobbiamo parlare Alessandra. Mi sono comportato a stronzo, perdonami, ma dammi la possibilità di spiegare prima che sia troppo tardi. »

« Troppo tardi per cosa Robbie? Hai tirato tu le somme e sei arrivato tu, senza l’aiuto di nessuno, a conclusioni assurde. Io lo so come fai tu, prima lanci il sasso e poi ritiri la mano. Questa è la seconda volta che lo fai Robbie. La prima è stata quando in ospedale mi hai detto di andarmene. Vuoi che succeda di nuovo? »
« Quindi cosa stai cercando di dirmi? Sei tu a volermi dare un ultimatum, adesso? Dimmi Aly, è questo che vuoi? Beh visto che tu non hai il coraggio di dire ciò che pensi, lo farò io per entrambi. Mi hanno offerto un lavoro a Los Angeles. C’è una casa discografica che vorrebbe produrre qualche canzone con me. Fino ad oggi, non sapevo cosa fare. No, lo sapevo fin troppo bene. Avrei rinunciato a tutto per te. Avrei rinunciato al sogno americano. »

« Adesso è tutto chiaro! Cercavi una scusa per andartene, ma non sapevi come liberarti di me. Sei uno stronzo Robert. Adesso mi è tutto chiaro. Finalmente ho capito perché non sei riuscito a tenerti una donna per troppo tempo al tuo fianco. Hai detto che Gary fa schifo come uomo e come amico, sai che ti dico, tu fai schifo anche come compagno. Vattene in America se è quello che vuoi, ma questa volta non verrò a cercarti. Ma ti prego di essere sincero per una volta in vita tua. Dimmi perché non mi hai detto prima di Los Angeles? Davvero pensavi che non sarei venuta con te? Magari non mi sarei trasferita definitivamente, anche perché casa mia non è proprio dietro l’angolo, ma non ti avrei detto addio. Non hai capito niente di me e questo mi manda in pezzi. Mi hai distrutto stasera Robbie. »

« Se è ciò che vuoi, allora parti con me. Dimentichiamo tutto e tutti e ricominciamo. Solo tu ed io. »
« Non questa volta, non dopo tutto quello che mi hai detto. Non siamo fatti per stare insieme. Le nostre strade devono dividersi qui. Apparteniamo a due mondi completamente diversi. »

L’orgoglio aveva parlato al posto mio e questo mi distruggeva, come sempre, ma non ero certo il tipo che si lasciava abbindolare da due paroline, seppure sincere, perché sapevo quando Robbie lo fosse. Sapevo che se aveva detto ciò che aveva detto era stato solo perché sotto pressione, ma non capivo perché non me ne avesse parlato. Certo però, giudicare era sempre più semplice. Eravamo di nuovo a quel punto. Solo che questa volta avrebbe fatto malissimo. Mi sarebbe sanguinato il cuore, nel vero senso della parola, perché era come se avessi ricevuto una moltitudine di pugnalate, e non sarebbe bastato un cerotto, non questa volta. Avrei voluto dirgli che lo amavo e che lo avrei amato per sempre, ma non ci riuscì.

Robbie mi guardava in silenzio. I suoi occhi avevano perso quella luce. Sembravano aver cambiato coloro improvvisamente. Quel bellissimo verde, si era spento. Lui mi si buttò al collo e mi abbracciò. Lo sentii piangere veramente, forse come non lo avevo mai visto fare. Mi chiese più volte di ripensarci e di perdonarlo. Lui non sarebbe partito, se solo io gli avessi chiesto di rimanere con me, ma non potevo. Doveva essere lui a prendere una decisione. Rimanere e lottare, oppure andare e perdere tutto. Si distaccò da me ed accarezzò il mio viso, ripetendomi quanto davvero mi amasse. Mi disse anche che era davvero dispiaciuto. Io rimasi impassibile. Ero diventata un pezzo di giacchio. Mi stavo odiando come non mai in quel momento, perché stavo perdendo una delle parti più importanti della mia vita. In quel momento tutto mi fu chiaro. Adesso avevo capito perché aveva riprovato con i ragazzi. Voleva dimostrare di essere cambiato. Voleva dimostrare a tutti noi che non era più quel Robbie. Avrebbe anche rinunciato all’America.. per quello stava lavorando così duramente, ma non volevo essere io il motivo della rinuncia. Era giusto che intraprendesse una nuova strada e capisse cosa veramente voleva, perché non lo sapeva ancora. Doveva ancora capire chi fosse Robbie Williams. Lui spesso si mostrava come quello che non era. Con me c’era riuscito finalmente, ma ce n’era stata di strada.
Lasciai un bacio sulla sua mano e me ne andai in camera da letto. Quella fu l’ultima volta che vidi Robbie. Robbie partì la mattina successiva dall’aeroporto di Heathrow ed ad accompagnarlo fu lo stesso con cui fino a poche ore prima si sarebbero uccisi, Gary.

Dicono che non si muore per amore, ma si muore da morire. Era ciò che era successo a me quella sera, quando lasciai andare Robbie. Era trascorsa una settimana da quando lui si era trasferito dall’altra parte del mondo. Quando lui per lui cominciava la giornata, per me era quasi giunta al termine, ma da un punto di vista esterno forse questo non era che un piccolo dettaglio, perché io e lui avevamo sempre vissuto due vite completamente diverse. Mi ero convinta che il nostro allontanamento fosse dovuto a questo. I ragazzi mi erano stati molto vicino, come le mie due colleghe, nonché amiche Margareth ed Elisabeth. Non c’era giorno in cui qualcuno di loro non mi facesse compagnia, ma anche il solo vivere in quella casa mi opprimeva. Era troppo grande per me e troppo piena di ricordi. Ogni cosa, ogni angolo, mi ricordava di noi, di me e Robbie. Nelle due settimane successive tornai persino a casa. Decisi di prendermi una pausa dal lavoro, ma anche questo non servì. Fu l’ennesimo buco nell’acqua, ma vedere i miei genitori felici ancora dopo tanti anni di matrimonio, riaccesero in me un barlume di speranza. 
   
 
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