Serie TV > NCIS
Segui la storia  |       
Autore: Gaia_dc    17/04/2016    3 recensioni
Ziva David doveva ancora compiere i 17 anni, quando un attentato nel suo paese d'origine, Israele, mise in allarme il padre, Eli David, il direttore del Mossad, che la mandò , insieme con il resto della famiglia, in America. Ziva è riservata, anche troppo, e non sa quanto riuscirà a resistere lontano da casa, senza affetti e senza i suoi... Amici... Se tali si possono definire!

Tony DiNozzo ha 17 anni, frequenta il penultimo anno del liceo e si definisce uno "Spirito libero". È il capitano della squadra di basket dell'Anacostia High School, è il ragazzo più popolare della scuola, i compagni di squadra sono i suoi migliori amici, ed esce con le cheerleader... Potrebbe desiderare di meglio?
Sì... Solo quando si renderà conto che lui non è come tutte quelle persone che lo circondano, e che forse, i suoi veri, unici amici sono Abby Sciuto e Tim McGee...

E se un giorno Tony e Ziva si incontrassero e decidessero di mettere il proprio cuore l'uno nelle mani dell'altra?
E se proprio quando sembra andare tutto per il meglio, qualcuno ha ordini precisi dall'alto, di dover tornare a casa? Ma ormai casa è l'Anacostia High School!
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abigail Sciuto, Anthony DiNozzo, Timothy McGee, Un po' tutti, Ziva David
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Com’era prima

 
 
Il primo giorno di prove per il musical, fu abbastanza differente da quello che Tony e Ziva si aspettavano. La professoressa Cassidy era abbastanza esigente, ma comprendeva bene i giovani che si sentivano a disagio poiché lo stile del Moulin Rouge era del tutto una novità per l’Anacostia.
 
“Dunque ragazzi, oggi, come primo giorno, vorrei illustrarvi come si presenterà lo spettacolo che metteremo in scena tra circa due mesi e mezzo”
Aveva spiegato la Cassidy.
“Abbiamo davvero poco tempo, perciò credo sia ovvio che non riusciremo a rappresentare tutte le scene, e che molte, saremo tenuti a modificarle… Non siamo tutti ballerini professionisti…”
 
Tutti i ragazzi che partecipavano, si erano riuniti nel teatro. Tony e Ziva erano seduti uno affianco all’altro, un po’ agitati per quello che avrebbero dovuto fare. Certo, loro erano sublimi nel canto, ma come se la sarebbero cavata a ballare? La prof aveva detto che avrebbe modificato molte di quelle scene, ma un Moulin Rouge senza cabaret… Non può definirsi tale! E in più a recitare? Sarebbero stati in grado di fingere di amarsi?
 
“Ehi Satine… Sei pronta a mostrare le tue doti?”
Scherzò Tony, rivolto a Ziva, con un sorriso malizioso.
 
“Taci prima che ti arrivi un pugno dove non lo vorresti!”
Gli intimò quest’ultima.
 
“Oh… Ma non devi essere così nervosa… Altrimenti la parte dell’étoile della compagnia non ti viene bene!”
Continuò lui senza riuscire a smettere di ridere, immaginando Ziva nei panni di Satine.
 
“Senti chi parla! È facile per te… Non devi certo esibirti come fossi un ballerino di cabaret!”


“Beh… Mi piacerebbe l’idea…”
 
“Silenzio per favore!”
Li interruppe la Cassidy.
“Dicevo… Vediamo di fare l’elenco degli interpreti… Dunque, per Christian, abbiamo il nostro Anthony DiNozzo del quarto anno…”
 
“Farò un baffo a Ewan McGregor!”
Sussurrò il ragazzo suscitando una risata di Ziva.
 
“Per Satine… Ziva David del quarto anno anche lei…”
 
“Non ci posso credere che lo sto per fare sul serio!”
Disse la ragazza portandosi una mano sulla fronte.
 
“Per l’impresario Zidler, Ron Sacks!”
 
“Sacks? No… Quello ha provato a farmi espellere l’anno scorso!”
Si lamentò Tony.
 
“E chi non l’avrebbe fatto!”
Scherzò Ziva.
 
“Per il duca di Monroth, Ray Cruz del quarto anno…”
 
I ragazzi rimasero allibiti. Se Ray era stato scelto per la parte del duca di Monroth, che tenta di ottenere una notte d’amore con Satine… Allora per Nini, la ballerina invidiosa di Satine, che rivela al duca la relazione tra Christian e l’étoile… Ci sarebbe stata…
 
“Jeanne Benoit, per Nini”
Annunciò la Cassidy, per poi continuare con il suo elenco.
 
“Jeanne Benoit?!”
Dissero in coro Tony e Ziva meravigliati.
 
“Tranquilla… Dopo la sospensione, dubito cha avrà più il coraggio di farne un’altra delle sue!”
Aggiunse subito dopo Tony.
 
Jeanne Benoit era seduta accanto a Ray. Da poco aveva letto i nomi sulla lista, ed aveva scoperto che non avrebbe interpretato la parte della protagonista. Era furiosa, sì, ma non avrebbe permesso che la sospendessero nuovamente a causa di quell’ebrea.
 
 
 
Il primo giorno di prove fu letteralmente esilarante. La Cassidy aveva consegnato i copioni a tutti i ragazzi che avrebbero partecipato, e aveva scelto di cominciare proprio dall’aspetto che temeva maggiormente di tutto lo spettacolo: uno show di Satine al Moulin Rouge.
 
“Allora Ziva… Ricorda, tu sei una seduttrice professionista, devi attirare il pubblico, come se lo volessi davvero invitare…”
Iniziò a spiegarle.
 
Ziva la guardava con un sopracciglio alzato. Tony non riusciva a trattenere una risata, e appena si rese conto di quello che le sarebbe spettato, la prof si portò le mani tra i capelli… Ardua impresa!
 
 
 
Abby e McGee, intanto, avevano appena terminato le lezioni, e ne approfittarono per andare a spiare le prove.
 
“Dai, tu te la immagini Ziva vestita da showgirl provocante?”
Rideva Abby.
 
“Io no… Ma Tony penso proprio di sì!”
Fece lui malizioso.
 
Quando arrivarono al teatro, si trovarono proprio nel mezzo dell’ennesima prova dell’esibizione di “Sparkling Diamond”… Ziva aveva una voce perfetta, e a sorpresa di tutti, in poco tempo aveva interiorizzato il suo ruolo… Nonostante ciò, però, ogni volta che provava, non riusciva a trattenere la risata.
 
Tony, che l’aveva capita fin da subito, aveva compreso che quelle risate, altro non erano che un modo per tirarsi fuori dall’imbarazzo di quel momento, in cui tutti la fissavano… Si voltò a guardare presenti, e appena notò lo sguardo di Ray sul corpo di Ziva che aveva imparato a muoversi sinuosamente, provò un senso di ribrezzo e gelosia… Spostò lo sguardo e vide i suoi amici.
 
Andò loro incontro…
 
“Ah pero! Ziva si sa muovere!”
Esclamò Tim, ottenendo una gomitata da Abby in pieno stomaco.
 
“Taci pivello… È la centesima prova! Ogni volta scoppia a ridere…”
Lo zittì Tony.
“Io dico che si vergogna…”
 
“Ziva che si vergogna? Stiamo parlando della stessa Ziva che quando è arrivata, ha messo Cruz KO?!”
Si meravigliò McGee.
 
“Non parlarmi di Cruz… La sta spogliando con gli occhi!”
 
“Cruz è qui?!”
Si intromise Abby.
 
“E non è il solo!”
Rispose Tony, indicando Jeanne.
 
“Non ci credo! Okay, se durante lo spettacolo, un riflettore le cade in testa, sapete chi è stato!”
Disse la ragazza, lasciando gli altri due leggermente turbati ed impauriti.
 
 
 
Al termine della giornata, Ziva era esausta, e sentiva ancora tutti gli sguardi addosso.
 
“Inizio a pentirmi di aver accettato…”
Disse nell’orecchio di Tony.
 
“Beh… Non sei mica male…”
Rispose il ragazzo malizioso.
 
Ziva gli tirò una gomitata.
 
“Però stavo pensando che Satine aveva la carnagione molto chiara… Io invece ce l’ho olivastra… Domani lo dirò alla prof che sicuramente cambierà interprete!”
Ziva iniziò a cercare scuse assurde. Non le era passato inosservato lo sguardo di Ray mentre doveva esibirsi, e l’idea che avrebbe dovuto rifarlo, non la rassicurava…
 
“Ziva, lo sai che esiste il cerone?”
 
“Cerone?”
Domando confusa.
 
“È una cosa che si mette sul viso per sembrare più chiara… Quindi non trovare scuse assurde, perché sei la ragazza perfetta per fare Satine!”
Gli rispose più serio. Aveva visto quanto Ziva desiderasse poter partecipare, e non avrebbe mai voluto che a causa di sguardi troppo curiosi, dovesse rinunciare al suo sogno.
 
“E cosa ti dice che io sia la ragazza perfetta?”
Domandò pungente, per non apparire davvero speranzosa che Tony avesse ragione.
 
“Non sarai candida di carnagione, ma lo sei dentro…”
Rispose con un sorriso smagliante, e degli occhi che avevano iniziato a fissarla…
“Tranne quando applichi il tuo addestramento sul Mossad… Ecco in quel caso, più che candida, sei ninja!”
Aggiunse subito dopo per alleviare la tensione che si stava creando.
 
“Stupido!”
Rise lei, tirandogli un leggero pugno sul petto e allontanandosi.
 
Tony la prese all’improvviso per il braccio, e la fermò, facendola voltare dolcemente.
“Però in tutti gli altri momenti, sei candida come la neve…”
Aggiunse guardandola negli occhi.
 
Ziva non sapeva come togliersi da quella situazione imbarazzante. Ingoiò e provò a ribattere.
 “Non ho mai visto la neve…”
 
“Tu… Tu non hai mai visto la neve?!”
Si meravigliò Tony.
 
I ragazzi ripresero a camminare. Insieme, uno vicino all’altro, mentre Ziva spiegava.
“In Israele le temperature invernali sono le vostre estive… Ho sempre vissuto in un deserto! È per questo che adoro la pioggia…”
 
“Allora ti prometto, che un giorno ti mostrerò la neve!”
Non sapeva da dove gli fossero uscite quelle parole. Voleva davvero mostrarle la neve, e voleva davvero renderla felice. Sentiva qualcosa nascere nel suo cuore, una sensazione che non aveva mai provato prima, qualcosa di unico, diverso, indomabile.
 
 
 
Erano trascorse poche settimane, ed il Natale si avvicinava. Ziva era in casa, ed ovviamente la madre era fuori. Era domenica mattina, e Tali dormiva ancora. Quando Ziva si svegliò, dopo aver sognato per l’ennesima volta l’esplosione, sentì il bisogno di raggiungere la sorella.
 
Si alzò dal letto, ancora sudata, e senza fare rumore, si fermò dietro la porta della camera di Tali. Entrò silenziosamente, e si sedette sul letto della bambina. La osservò per un po’, accarezzandole la fronte. Dormiva beatamente. Per fortuna quello che era accaduta una sera di agosto, non aveva cambiato per niente la sua spensieratezza.
Pochi minuti dopo, Tali iniziò a rivoltarsi nel letto, e appena sentì la presenza della sorella, aprì gli occhi, felice.
 
“Buongiorno topina…”
La salutò Ziva, dandole un bacio sulla fronte.
 
Tali si stiracchiò ricambiando il saluto.
“Che facciamo oggi?”
Domandò allegra.
 
“Tutto quello che vuoi… Sono iniziate le vacanze!”
 
“Che bello! Quest’anno festeggeremo l’Hanukkah migliore di sempre… In America… Perché non fai venire anche Tony?”
Propose la bambina.
 
Ziva la osservò per un po’. Non avrebbe mai voluto dover portare via quello splendido sorriso dal visino della sorella, ma quell’anno probabilmente non avrebbero festeggiato alcun tipo di Hanukkah.
 
“Qual è il tuo desiderio per l’Hanukkah?”
Le domandò, alla fine.
 
“Che stiamo di nuovo tutti insieme. Io te, mamma, papà e Ari.”
Rispose ingenuamente la piccola.
 
“Ascolta topina… Tu hai visto quello che è successo in questo periodo, vero?”
 
“Sì, certo!”
 
“Ecco… Quest’anno, papà e Ari saranno al lavoro, per Hanukkah. E non so se mamma sarà a casa con noi… Però ti prometto, che ci divertiremo anche da sole! E magari, se ti fa piacere, chiamiamo anche Tony! Che ne pensi?”
Le spiegò Ziva.
 
Per un attimo temette che la sorella iniziasse a piangere, o si arrabbiasse con lei. Ma al contrario, Tali la abbracciò con tanto amore, e Ziva ricambiò l’abbraccio, stringendola forte a sé.
“Mi dispiace di non poter esaudire il tuo desiderio, piccola mia…”


Tali si allontanò per guardarla negli occhi.
“Sei la sorella migliore del mondo. Non mi abbandoni mai!”
Ziva dovette fare pressione su se stessa per evitare di commuoversi. La abbracciò con l’amore di una madre, di una sorella e di un’amica.
 
“Che ne dici se chiamiamo Tony adesso, e gli proponiamo di passare l’hanukkah con noi?”
Propose poco dopo Ziva.
 
Le ragazze scesero in salotto per prendere il telefono, quando il citofono suonò.
“Vado io!”
Disse Tali, prima di dirigersi verso la porta, subito seguita da Ziva.
 
“Sorpresa!”
Disse Tony entrando nella casa.
 
“Tony!”
Esultò la bambina, abbracciandolo.
 
“Ciao mini Ziva, ciao Ziva”
Salutò.
 
“Tony… Ti stavamo per chiamare!”
Fece Ziva.
 
“Ma io vi ho precedute! Che fate ancora in pigiama? Forza, cambiatevi che andiamo a fare colazione. Vi aspetto!”

Tali guardò Ziva euforica, e la ragazza annuì.
“Dacci due minuti”
Disse Ziva rivolta al ragazzo.
 
Poco dopo, Tali fu la prima a scendere.
“Ziva è quasi pronta…”
Annunciò.
 
“Sarà un fulmine sulla moto, ma è sempre lenta a prepararsi!”
Commentò il ragazzo, avvicinandosi alla bambina.
 
“Come, scusa?!”
Chiese una voce alle sue spalle.
 
Tony si voltò lentamente, riconoscendo la voce di Ziva.
“No… Ecco io…”
Provò a giustificarsi, ma non trovando alcun modo, cercò un compromesso.
“Se non mi uccidi ti faccio guidare la moto!”
 
Ziva gli passò vicino, con uno sguardo furbo, prese le chiavi del veicolo, ed uscì di casa.
“Questo era scontato DiNozzo!”


Tony, arreso, cercò aiuto in Tali, che scrollò le spalle.
“Ti conviene sbrigarti Tony…”
Rispose la piccola dirigendosi anche lei verso la porta.
 
“Hai ragione… Meglio non farla aspettare!”
Rispose il ragazzo.
 
“Oh ma io mi riferivo ad altro!”
Fece lei ambigua.
 
 
 
Tony, Ziva e Tali raggiunsero subito un bar, a bordo della moto di Tony. Ziva guidava, e Tali era in mezzo ai due.
 
Una volta seduti ad un tavolino, iniziarono a chiacchierare allegramente. Poi Tali guardò la sorella, che comprese al volo.
“Tony sai cos’è l’Hanukkah?”
 
“Un Pokemon?”
 
“Non so cosa sia una Pokemon, ma no. È come il vostro Natale, solo che dura 8 giorni. Quest’anno io e Tali siamo da sole, e ci farebbe piacere se il primo giorno lo trascorressimo insieme a te”
Le disse tutto d’un fiato.
 
Non sapeva quale sarebbe stata la sua risposta, e dentro di sé sperava in un sì… E non solo per accontentare la sorella!
 
“Scherzi?! Non vedo l’ora!”
Rispose Tony, mentre appoggiando il gomito sul tavolo, iniziava ad osservare Ziva negli occhi, e Ziva fece lo stesso. Tali li guardava, incuriosita, divertita, fantasticando su di loro… E spazientita del fatto che ancora non si fossero decisi ad aprirsi l’uno con l’altro.
 
Ad un tratto però, si vide costretta ad intromettersi. Si schiarì la gola, e i due sussultarono per un secondo, tornando alla realtà.
“Ehm… Ziva… Ho visto una mia compagna di classe, posso andare a salutarla?”


“Certo topina. Non ti allontanare troppo, però”
 
Una volta rimasti soli, Ziva vide il viso di Tony incupirsi. Capì subito quello che probabilmente stava pensando…
“Hai parlato poi con tuo padre?”
Appena sentì la parole padre Tony sembrò destarsi dai suoi pensieri.
 
“Veramente ancora no…”
Rispose con gli occhi persi nel vuoto.
 
“Perché?”


Tony la fissò, come a supplicarla di non mettersi in mezzo, ma Ziva non voleva sentire ragioni.
 
“Tony tu devi parlargli! Devi! Non puoi continuare a chiuderti in te stesso, a evitarlo per sempre…”
 
“Non è questo Ziva! Io… Io vorrei che lui…”
 
“Non puoi aspettarlo per sempre!”
Ziva capì cosa voleva dire.
“Non puoi pretendere che lui faccia il primo passo! Magari ha le tue stesse paure… Dovete chiarirvi, e farlo il prima possibile…”
 
“Perché non posso sperare che lui si avvicini a me? Perché devo essere io?!”
Iniziò ad alterarsi il ragazzo.
 
“Solo perché non ne parla con te, non vuol dire che non ti ami come un padre! Tony, avete perso entrambi la donna che amavate! Lui ha reagito cercando di andare avanti… Ha paura di innamorarsi ancora, e dover soffrire di nuovo… E tu invece ti chiudi in te stesso, perché dopo 9 anni, ancora devi realizzare che la morte di tua madre è definitiva!”
Forse era stata troppo dura, ma era quello di cui Tony aveva bisogno.
 
“Ziva, adesso vieni a farmi la morale?! Cosa ne sai tu della morte di mia madre? Cosa ne sai tu di come ho reagito io, e di come ha reagito mio padre? Tu non sai niente. Non ti intromettere in cose che non ti riguardano!”
Tony ebbe uno scatto improvviso, uno scatto di rabbia. Non avrebbe voluto risponderle in quel modo, ma non riusciva a ragionare lucidamente quando si trattava di sua madre.
 
Vide lo sguardo di Ziva cambiare, dall’apprensivo all’incredulo.
“Credimi Tony…”
Disse seria, abbassando lo sguardo.
“So cosa significa aver a che fare con la morte!”
Aggiunse gelida, alzandosi dal tavolino.
 
“No aspetta Ziva! Scusa… Mi dispiace…”
Si alzò anche Tony, e la ragazza si fermò stringendo i pugni.
“Va bene… Tu hai vissuto 17 anni in Israele, vedevi gente morire ogni giorno, mine scoppiare, e magari hai anche avuto paura di morire in qualche occasione! Ma non hai mai perso… Tua madre! Non hai perso nessuno! Tu sei ancora viva, e anche la tua famiglia… Non sarà perfetta, ma almeno siete tutti vivi!”
 
A quel punto Ziva si voltò. Non aveva gli occhi lucidi, ed era serissima. Si avvicinò a Tony, e gli disse con un sibilo
“Tu non sai niente!”
Scandì ogni singola parola, e quando gli fu più vicina continuò alzando sempre di più la voce.
“Non è il fatto di essere tutti vivi che ti fa stare meglio! I tuoi genitori ti hanno amato tanto da tenerti nascosta la malattia di tua madre, non ti volevano far soffrire… Io ogni notte ero da sola, mentre i miei litigavano senza curarsi di me e di Tali, e anche se volevo morire, dovevo essere forte per mia sorella! Ho sentito il suo pianto, e ho visto tutto il male che l’uomo procura alla gente! Mia madre non si è mai comportata da tale, e mio padre non era mai a casa… Quindi non venirmi a dire che non so cosa significa perdere qualcuno, perché è vero, non lo saprò, ma non so nemmeno cosa significa averlo avuto!”
 
Tony si zittì. Rimasero a fissarsi, ognuno perso nei ricordi del passato.
Poi il ragazzo aprì bocca.
“Mi dispiace… È solo… Che mi manca… E non parlo solo di mia madre!”
Disse alzando gli occhi velati di lacrime e posandoli su quelli ancora gelidi di Ziva.
 
La ragazza capì di aver esagerato, e vedendo Tony così fragile, fece cadere tutte le barriere che da sola si era costruita, e lo abbracciò.
“Dispiace anche a me…”
Gli disse accarezzandogli i capelli. Si sedettero su una panchina, non molto lontana dal bar, e rimasero abbracciati. Poi Tony iniziò a raccontare.
 
“Quando mamma stava ancora bene, eravamo davvero una famiglia felice. Ogni giorno, quando guardo mio padre, spero che mi dica qualcosa, che mi parli di lei… Ed invece, è come se l’avesse dimenticata”
 
“Tranquillo Tony… Non l’ha dimenticata… Non lo potrebbe fare neanche volendo!”
Lo rassicurò Ziva.
 
Poco dopo rientrarono. Tony lasciò Ziva e Tali a casa, per poter tornare nella sua. Ziva sembrava indaffarata, e Tali si chiedeva cosa stesse facendo.
 
“Zee, che fai?”
Chiese senza ottenere risposta.
 
“Un favore ad un amico!”
Esordì alla fine.
“Senti topina, ti dispiace se adesso esco, e chiamo Tony così non rimani sola a casa?”
 
“Non posso venire con te?”
 
“No tesoro…”
 
“Allora va bene… Ma quando torni?”
 
“Tra poco…”
Disse prendendo il cellulare, e componendo il numero di Tony.
 
“Ciao Tony… Senti, io devo andare a riprendere mia mamma… Puoi tenermi tali, almeno finché non torno?... Grazie… Tornerò tra pochissimo”
Chiuse la telefonata, e appena suonarono alla porta, diede un bacio a Tali, e si affrettò ad uscire.
 
“Tony versione babysitter… Secondo te me la caverò?”
Chiese il ragazzo appena la porta si fu aperta. Ziva lo ringraziò frettolosamente, e uscì.
“Lo prendo come un no…”
Si disse affranto, mentre era ancora sulla porta di casa.
 
“Mini Zivaaa…”
La chiamò.
 
 
 
Ziva non aveva la minima intenzione di andare a prendere sua madre. Non sapeva nemmeno dove fosse, e non le importava neppure. Aveva altri piani in mente.
 
Appena raggiunse la casa, si accorse che la porta era aperta. Non era certa di ciò che stava facendo, ma era necessario. Bussò, ma non ottenne risposta. Così entrò, e non trovando nessuno, scese nella cantina. Eccolo lì, il suo prof, mentre… Che diamine stava facendo? Il professor Gibbs che leviga il legno di una barca?
 
Si schiarì la voce, ed il professore senza girarsi, fece cenno di raggiungerlo.
Ziva scese timidamente le scale, e quando fu a pochi passi dietri di lui, Gibbs, sempre senza alzare lo sguardo, parlò.
“Che succede, Ziva?”
 
“Salve professore… Volevo parlarle…”
 
“Se fosse diversamente, non saresti qui!”
Constatò l’uomo, smettendo di levigare, e voltandosi a guardarla.
 
“Si tratta della tua famiglia? Dell’attentato?”
Chiese.
 
“In realtà no… Si tratta di Tony…”


Gibbs la fulminò con lo sguardo.
 
“No… Non in quel senso… Ecco io mi chiedevo… Perché non riesce ad aprirsi con suo padre?”
 
“La madre è morta”
Rispose semplicemente.
 
“Sì… Questo lo so… E so tutto il resto, ma… Volevo fare qualcosa per aiutarlo… per riavvicinarlo al padre… Solo che non so cosa…”
Confessò la ragazza.
“E mi è parso di capire che per Tony, lei è uno di famiglia…”


Gibbs la osservò.
“Sì… Lo conoscevo da prima che la madre morisse. Era un bambino solare, divertente, amava i film… Insomma un DiNozzo in miniatura…”
Spiegò.
 
“Questo lo immaginavo…”
 
“Quando sua mamma è morta, io gli sono stato vicino… Il padre non stava mai con lui, e pensava ad appagare prima il suo dolore. Tony veniva da me, e mi parlava di sua mamma… Di quello che facevano… Di quello che si dicevano… Ma non mi ha mai parlato del giorno in cui è morta”
 
“Con me l’ha fatto… Ed è stato orribile… Professore… Cosa posso fare per aiutarlo?”
 
“Sai, Ziva… Si sta avvicinando il Natale…”
 
 
 
Era bastato quel suggerimento, per far capire a Ziva quello che avrebbe dovuto fare. Ora tutto le era chiaro come un lampo a ciel sereno.
 
Arrivò davanti alla villa enorme, che già conosceva bene…
Citofonò, e poco dopo il grande cancello si aprì. Si fece forza, ed entrò. Quante volte aveva percorso quella stradina che la conduceva all’interno di una splendida casa? Innumerevoli… Ma sempre con Tony al suo fianco. La prima volta dovevano studiare spagnolo… Poi dovevano provare la loro esibizione… Poi dovevano mostrarla ai loro amici… Ed ora, si trovava a percorrerla da sola, ma per un motivo diverso.
Arrivò di fronte alla porta, che da sola si aprì, e comparve un uomo sulla cinquantina, con i capelli grigi, il volto pieno di rughe, degli occhi spenti, ma un sorriso… Un sorriso che vedeva solo in un’altra persona, in Tony.
 
“Buongiorno, Senior…”
Gli disse.
 
“Ciao Ziva…”
Lui la accolse calorosamente.
“Mi dispiace, Tony non c’è… Penso che torni tra poco…”
 
“No… Io volevo parlare con lei…”
Lo fermò.
 
Senior la fece entrare, e si sedettero su un divano a parlare.
“Tony… Tony mi ha parlato di sua madre…”
Disse arrivando direttamente al punto, e catturando completamente l’attenzione dell’uomo.
 
“Mi ha detto cosa è successo… E mi ha raccontato anche cos’è successo dopo… Lo so che non sono affari miei, e non mi dovrei immischiare ma…”
Si fermò.
“Ma io ho visto Tony piangere per la prima volta… E sa perché piangeva? Non perché gli mancava la madre! Non perché era morta quando lui era solo un bambino… No! Piangeva perché gli mancava suo padre! Lei… Tu! Perché lo so quanto si soffre, quando si ha a che fare con la morte, lo so! E so che ognuno di voi ha vissuto il suo dolore nel proprio intimo… E questo ha solo portato ad allontanarvi sempre di più! Solo questo! Ma ora, dopo 9 anni, Tony ha bisogno di lei! Tony ha bisogno di un padre che sia presente, e che si comporti da tale! E adesso probabilmente penserà che sono una ragazza viziata, che non dovevo intromettermi, che sono affari di famiglia… Ma io so cosa vuol dire rimanere soli! So cosa vuol dire sentirsi rifiutati dai propri genitori, e le posso assicurare, che forse è anche peggio di perderli! Tony sogna di poter tornare a quando eravate tutti e tre felici, insieme… Ma adesso, dovete andare avanti! Dovete ricordarla insieme, non separatamente. Farvi forza l’un l’altro!”
Non si era preparata quel discorso. Le parole le erano venute da sé.
 
“Ziva…”
Disse serio, Senior.
“Ho sempre apprezzato le belle ragazze… Specialmente quelle con un carattere forte come il tuo… E probabilmente hai ragione a dire che non avresti dovuto… Ma proprio per questo, ti ringrazio! Io non mi ero mai accorto di quanto Tony soffrisse per Elizabeth… Sua madre… Ed ora… Non so come aiutarlo… Ma non voglio che mio figlio si senta solo…”
Esordì.
“E nemmeno tu!”
Aggiunse, mentre un enorme sorriso alla DiNozzo si dipingeva sul suo viso, ed apriva le braccia.
 
Ziva sorrise, e si avvicinò a Senior che la abbracciò teneramente.
 
“Ma io… Io non so come poter iniziare a ricreare un rapporto con mio figlio!”
Disse ad un tratto.
 
“Io un’idea ce l’avrei…”
 
 
 
Era trascorso qualche giorno, ed il Natale si avvicinava sempre più. Intanto, però, era arrivato il primo giorno di Hanukkah.
 
Tony aveva raggiunto Ziva la mattina, ed insieme a Tali, avevano trascorso insieme quella giornata. Alla sera, dopo che misero a dormire Tali, tornarono in salotto.
 
“Grazie Tony!”
Le disse.
 
“Grazie a te per la splendida giornata, Ziva!”
 
Ziva iniziò a squadrarlo, ed un’idea si fece largo nella sua mente.
 
“Tony… Ti posso portare in un posto?”
 
“A mezzanotte? Certo piccola Ninja!”
 
Presero la moto, ed ovviamente fu Ziva a guidare. Appena Ziva fermò la moto, Tony si precipitò a scendere.
 
“Non penso che mi abituerò mai alla tua guida!”
Le disse.
 
“Ti conviene riservare le parole per il ritorno, DiNozzo!”
 
Lo prese per mano, e lo trascinò in un edificio. Era piccolo, non molto grande. Era una sinagoga. Era completamente vuota, come ci si può aspettare a quell’ora.
 
Ziva lo portò vicino ad un candelabro con 8 candele tutte spente.
“Questo è un Chanukkiah”
Spiegò.
 
“Ah certo… Che stupido… Non l’avevo capito… Solo una domanda… Cos’è un Chanukkiah?”
Chiese Tony, facendo spuntare un sorriso su Ziva.
 
“Nel periodo di hanukkah, si accende una candela al giorno… E puoi esprimere un desiderio”
Spiegò.
Poi recitò una preghiera in ebraico, e quando terminò, accese il primo lumino, dicendo a Tony di esprimere un desiderio.
 
Poco dopo uscirono dalla sinagoga.
 
“Cos’hai desiderato?”
Le chiese Tony.
 
Ziva abbassò lo sguardo. Aveva espresso il desiderio di sua sorella… Ma si guardò bene dal dirlo.
“Che tutto tornasse com’era prima!”
Disse in tono malinconico.
 
“Prima di cosa?”
Le chiese Tony ingenuamente.
 
“A volte vorrei tanto festeggiare l’hanukkah come una famiglia normale… Tutti insieme…”
Fece cadere l’argomento. Tony la osservò per un istante…
 
“Non posso regalarti un hanukkah con la tua famiglia, ma posso regalarti un Natale con me…”
Le disse guardandola negli occhi.
“Il 24 Dicembre è la vigilia di Natale, ed io la trascorro sempre in casa da solo… Magari mi puoi fare compagnia!”
 
“Mi piacerebbe molto, Tony!”
Rispose, quasi emozionata.
“E tu, invece che hai desiderato?”
 
“Vedrai…”
 
 
 
I giorni passarono in fretta, ed anche la sera della vigilia arrivò. Fortunatamente, quella sera Rivka era a casa, e appena Tali aveva saputo dove doveva andare Ziva, aveva accettato di buon grado l’idea di rimanere a casa con la madre.
 
Tony passò a prenderla verso le 20.
 
“Allora… Devi sapere che ogni anno, il sottoscritto, la vigilia di Natale guarda un film intitolato La vita è meravigliosa
Disse sedendosi sul divano accanto a lei, e mettendo una scodella di popcorn al centro.
 
Verso la fine del film. Ziva iniziava a sentirsi stanca, e non ci volle molto, che si lasciò andare nelle braccia di Morfeo, appoggiando la testa sulla spalla di Tony.
 
Il ragazzo rimase sorpreso sulle prime, poi però, la sensazione iniziò a piacergli, e prese ad accarezzarle la testa senza svegliarla.
 
Quando ormai la mezzanotte si avvicinava, Tony si alzò lentamente dal divano, e le aggiustò la coperta. Poi salì nella sua camera, e tornò con in mano un piccolo pacchetto incartato.
 
Lo appoggiò sul tavolino accanto al divano, si sedette sul bordo, tornando ad accarezzare la ragazza, finché non udì ben 12 rintocchi di campane. Era arrivata la mezzanotte. Era finalmente Natale.
 
“Buon Natale, Ziva”
Le disse dandole un leggero bacio sulla tempia per non svegliarla… Ma non ci riuscì, e la ragazza aprì lentamente gli occhi.
 
“Buon Natale, Tony!”
 
“Allora sei sveglia…”
 
“Sai.. Queste campane si sentono anche dal mio paese!”
 
“Beh… A proposito di Israele… Io ti ho fatto un piccolo regalo per Natale!”
Le disse prendendo la scatolina.
 
Ziva la scartò, e appena la aprì, rimase sconvolta.
 
Era un piccolo barattolo, decorato con delle foto di Tel-Aviv, e dentro c’era uno strano liquido lilla.
 
“Aprilo… Annusalo”
Le disse Tony.
 
Ziva eseguì, e sentì tutti gli odori tipici del suo paese. Dall’olio che si usava nel periodo di Hanukkah, all’odore del sale del mare…
Alzò gli occhi incrociando quelli di Tony.
 
“Così quando lo apri, mia piccola israeliana, verrai catapultata nella tua città, e ti sarà più facile sognare il tuo com’era prima
Le disse.
 
Il suo viso era illuminato dalla sola luce del fuoco del caminetto. I suoi occhi nocciola risplendevano di una luce diversa… Erano cristallini, come velati di lacrime che con quella fioca luce si accendevano. I capelli le ricadevano intorno al viso, arruffati dopo essersi appena svegliata. Era bellissima… E lo era anche Tony, che solo a guardarla gli si illuminavano gli occhi.
 
“Non voglio tornare a com’era prima… Perché prima non c’eri tu”
Gli rispose Ziva, con un filo di voce. Erano sempre più vicini. Si osservavano l’uno negli occhi dell’altro. Potevano quasi avvertire i loro respiri sulle loro pelli. Tony le aggiustò un ciuffo ribelle dietro l’orecchio, e Ziva gli appoggiò una mano sulla guancia, abbassando lo sguardo e fermandolo sulle sue labbra. Le loro fronti s sfioravano, e man mano diventavano sempre più vicini… Non erano loro a controllarsi, i loro cuori battevano all’impazzata, finché…
 
Driiiiiiiiiiiin
 
Qualcuno citofonò al campanello, e i due si allontanarono improvvisamente, rendendosi conto di quello che stava per succedere. Si guardarono negli occhi, quasi imbarazzati, poi Tony si alzò per andare ad aprire.
 
“Buon Natale!”
urlò Abby appena la porta fu aperta, correndo ad abbracciare Tony. Con lei c’era anche McGee.
 
“Buon Natale, ragazzi! Che ci fate qui?”
Domandò.
 
“Siamo venuti a chiamarti così possiamo stare un po’ tutti insieme a Natale… Passiamo a prendere Ziva da casa e…”
Si bloccò appena vide la ragazza comparire alle spalle di Tony.
 
“Buon Natale Ziva!”
Urlò buttandosi su di lei per abbracciarla.
 
“Tony, mi devi dire qualcosa?”
Chiese McGee, appena ritrovò la voce per parlare. Vedendo Ziva arrivare, con i capelli più spettinati, e osservando l’atmosfera che si era creata… Notando che per la prima volta, Tony aveva spento la televisione, senza guardare il suo film… Gli era sorto qualche dubbio.
 
“No pivello!”
Rispose secco Tony, guardandolo torvo.
 
Abby tornò fuori dalla porta, accanto a McGee, mentre Ziva si avvicinò a Tony, ancora dentro.
 
“Abbiamo interrotto qualcosa?”
Chiese ad un tratto Abby.
 
“No!”
Rispose Ziva, molto frettolosamente.
 
“Beh allora… Ragazzi…”
Fece indicando il cornicione in alto della porta.
 
“Cosa?”
Chiesero entrambi.
 
“Siete sotto il vischio!”
Chiarì McGee.
 
“E che vuol dire?”
Chiese Ziva, arricciando il naso.
 
“Che vi dovete dare un bacio!”
Esultò Abby, con un velo di malizia.
 
“Non…”
Tony le stava per dire che non c’era bisogno, ma Ziva lo precedette, dandogli un sonoro bacio… Sulla guancia!
 
Tony rimase immobile, mentre Ziva seguiva Abby e McGee fuori nel giardino. Un attimo prima stava per baciare la ragazza dei suoi sogni, con l’atmosfera perfetta, da soli, in casa, a mezzanotte precisa… Ed alla fine si era ritrovato con un semplice bacio sulla guancia, dato sulla porta di casa, e solo per la presenza di un vischio! Poi raggiunse i suoi amici.
 
Stavano camminando, per raggiungere il cancello, quando una goccia d’acqua si posò delicatamente sulla punta del suo naso. Solo dopo si accorse che non era una goccia d’acqua…
 
“Ragazzi!”
Li richiamò.
 
Poi indicò il cielo, illuminato da miriadi di stelle, e soprattutto, decorato con altrettante miriadi di fiocchi di neve, che delicatamente si libravano nell’aria imbiancando la casa.
 
“Nevica!”
Esultò Abby, abbracciando McGee.
 
Tony corse da Ziva, la sollevò in braccio e fece un giro su se stesso, senza mai distogliere gli occhi dai suoi.
 
“Questo era il mio desiderio per l’Hanukkah…”
Le disse una volta che la riappoggiò con i piedi per terra.
 
“Cioè?”
Chiese Ziva confusa.
 
“Che mantenessi la promessa che ti ho fatto, che un giorno ti avrei mostrato la neve!”
Le disse.
 
Ziva lo guardò negli occhi… Non sapeva cosa dire, ma fortunatamente o sfortunatamente, i due vennero interrotti dalla voce di Abby.
 
“ragazzi una stella cometa! Esprimete un desiderio!”

Tony e Ziva espressero un desiderio… Questa volta non aveva a che fare con il passato, o con il futuro… Aveva a che fare con il presente… un desiderio che presto si sarebbe avverato.
 
 
 
Quando i ragazzi rientrarono poco dopo a casa di Tony, c’era una sorpresa ad attenderli.
 
“Tony… Anche io ho un regalo per te…”
Disse Ziva.
 
“Davvero? E che cos’è?”
Chiese curioso.
 
Senza dire nulla, Ziva lo prese per mano, e lo fece sedere sul divano. Abby e McGee li seguirono, ma senza sedersi… Anche se Tim avrebbe voluto, ma Abby gli tirò una gomitata dicendo
 
“Abbiamo già interrotto qualcosa… Facciamoci da parte, adesso!”
 
Ziva prese un DVD che aveva nella borsa, e lo mise nel registratore.
 
“Mi fai vedere un film, Ziva? Sai non credo che mi stupirai… Conosco ogni film che abbia fatto successo nei cinema di Washington!”
 
“Ed io ti dico che ti stupirò, Tony!”
Le rispose la ragazza con un ghigno.
 
Lo schermo era nero, e Tony non riusciva a capire. Non si vedeva né sentiva niente… Ah no! Forse c’era un suono… Un suono fisso… Che si faceva sentire sempre di più… Ma era quasi impercettibile… Poi divenne un crescendo di intensità… Tony non ci mise molto a riconoscere quel suono. L’aveva sentito 9 anni prima, quando tra le sue manine stringeva la mano di sua madre, che si lasciava andare per sempre. Che lo abbandonava. Solo. Con un padre, che forse padre non avrebbe mai voluto diventarlo. Il suono diventava sempre più forte, arrivando ad essere quasi assordante. Tony si voltò a guardare Ziva, con sguardo implorante, chiedendole con gli occhi perché gli stesse facendo questo. Abby e McGee invece non capivano cosa stesse succedendo.
Poi ad un tratto quel suono acquisì un ritmo, sempre in maniera impercettibile si trasformava in una melodia… Una dolce melodia. La colonna sonora de “Il piccolo principe”. Sullo schermo nero lentamente apparvero delle luci, luci che pian piano diventavano una fotografia. Quando l’immagine fu più nitida, Tony si riconobbe. Nella foto era ritratto insieme alla madre e al padre. Si tenevano per mano, insieme, davanti ad un cinema. Comparve una scritta: com’era prima. No… Non era possibile… La musica di sottofondo lentamente si affievolì, lasciando spazio al suono di risate scroscianti, risate di un bambino felice e spensierato. La foto scomparve, ed al suo posto, si vide un bambino che correva per casa. Aveva gli occhiali neri da sole, ed un pigiamino. Era davanti ad un albero di natale, mentre mimava il gesto di James Bond, di abbassarsi gli occhiali, ed alzare un sopracciglio. Poi fece finta di avere una pistola in mano e di aggirarsi intorno all’albero di Natale, finché delle un paio di braccia lo presero. “E bravo il mio piccolo James Bond!” Diceva la madre dandogli un bacio, mentre il bambino continuava a ridere. Si sentì anche un’altra risata che probabilmente veniva da dietro la videocamera. Era quella del padre.
 
Ziva guardò Tony, che imbambolato, non staccava gli occhi dalla televisione, non staccava gli occhi dal bambino che vedeva, il bambino che era.
 
Un’altra risata si confondeva con quelle del video… E continuava a ridere finché il video terminò, e comparve l’immagine di Senior. “In quel video non si vede il mio volto… Eppure ero lì. Vi stavo riprendendo. Insieme eravate la cosa più bella che un padre potesse guardare.” Diceva. Si fermò, e sullo schermo comparvero altre foto, mentre Senior riprese a parlare. “Anche in queste foto, c’eravamo io e tua madre con te… Ma io non comparivo spesso davanti alla fotocamera… Però c’ero!” continuava. Le foto scorrevano, e ad un tratto, si avvertì un cambiamento radicale nell’atmosfera. Quel bambino era cambiato. Gli occhi non erano più verdi come degli smeraldi… Erano spenti… “In queste altre, invece compaio… eppure in realtà non c’ero… Non ero presente!” Diceva Senior. Ad un tratto la musica cessò, e sullo schermo comparve il viso di Senior. “Da quando tua madre è morta, io sono diventato come i quelle foto. Ero con te, ma non ero presente. Sei stato un bambino forte, Junior. Molto. Sei rimasto solo, ma non ti sei mai arreso. Io mi sono chiuso in me, e non ti lasciavo entrare in quell’io che mi ero creato… E tu hai iniziato a fare lo stesso con me. E siamo arrivati ad oggi, dopo 9 anni, che non abbiamo mai parlato di lei. Mai una parola, un accenno. Non abbiamo mai guardato queste foto… Non l’abbiamo mai fatto insieme. Mi dispiace Tony… Ho sbagliato tutto. Non ho saputo fare il padre, e di questo mi pento… Sarebbe da sciocchi chiederti di dimenticare tutto e perdonarmi, lo so. Ma adesso basta fare il padre assente. Adesso voglio vederti felice, voglio vedere che ti apri con me, che non ci escludiamo a vicenda… Voglio tornare a quei vecchi tempi… A com’era prima… Voglio torniamo ad essere una famiglia. Che il giorno del suo compleanno andiamo insieme al cimitero, a salutare la donna che in modi diversi abbiamo amato tanto.” Poi ci fu silenzio. Lo schermò tornò nero.
 
Tony aveva gli occhi lucidi, ma incollati al televisore. Abby si era commossa, e McGee l’abbracciava. Ziva osservava Tony…
 
Poi comparve di nuovo il volto di Senior “Voglio dirti, però, che adesso non sei solo. Hai tanti amici… E ne hai una in particolare –a mio avviso molto carina– che mi ha fatto aprire gli occhi. Che ti ha capito in 4 mesi, meglio di quanto sia riuscito a farlo io in 17 anni…”
 
“Ce l’hai accanto…”
Disse una voce alle loro spalle.
 
Tony si voltò di scatto. Suo padre… Suo padre, il giorno della vigilia di natale era a casa…
 
“Lo so!”
Gli disse, spostando poi lo sguardo su Ziva.
 
Tony si alzò in piedi. Aveva gli occhi gonfi e le guance rigate dalle lacrime. Si mordeva il labbro inferiore… Sapeva quanto era costato a suo padre dire simili cose… Era inutile continuare a piangersi addosso. Aggirò il divano, e corse ad abbracciarlo, mentre le lacrime ripresero a scendergli senza tregua.
 
“Ti voglio bene, papà!”
Gli disse tra i singhiozzi.
 
“Anche io Junior…”
 
Tony e Senior si allargarono, facendo entrare nell’abbraccio anche i ragazzi. Ziva, Abby e McGee si unirono. Pian piano Senior si allontanò senza farsi sentire, e la stessa cosa fecero Abby e McGee. Tony e Ziva senza accorgersene rimasero soli in quell’abbraccio.
 
“Mi sorprendi sempre, David!”
Le sussurrò all’orecchio, stringendola ancora più forte.









NOTA DELL'AUTRICE
Ciao a tutti... Ecco il decimo capitolo di questa storia... Spero davvero che vi sia piaciuto, perché sinceramente non so come mi è uscito... Voi che ne pensate?
Comunque, per il musical, Ziva si deve esibire davanti a tutti nei panni di satine, e ciò la turba... Cosa accadrà? E gli sguardi di Ray cesseranno prima o poi?
Ma so che non p questo ad interessarvi... Sbaglio? Eh già... Perchè Tony e Ziva erano ad un passo dal baciarsi... Erano così vicini che... Ma Abby e McGee hanno suonato al citofono... Troppo malvagia? Scusate...
Poi anche la storia tra Tony e Senior si è evoluta, e i due sembrano aver iniziato un nuovo cammino, questa volta insieme... Dite che dureranno? E Senior, aiuterà, in qualità di padre, suo figlio a trovare il modo di aprirsi con Ziva? Non ci resta che scoprirlo!
Baci,
Gaia.



 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > NCIS / Vai alla pagina dell'autore: Gaia_dc