Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: Ink Voice    18/04/2016    1 recensioni
Niente sarà più come prima. Forse è meglio così, pensa Eleonora, mentre si chiede esasperata quale sia il prossimo compito da portare a termine. È una domanda retorica che si pone solo per rispondersi subito dopo: “Salvare il mondo”. Una frase da supereroe, da film, che invece le tocca pronunciare per autoconvincersi che il momento è giunto e che lei, fino a qualche anno prima una ragazzina normale che non conosceva la realtà in cui è improvvisamente finita, è una delle più importanti pedine nel triste gioco della guerra.
Dalla parte di chi schierarsi e perché, quando ogni fazione ha numerosi difetti, che rendono l’una indistinguibile dall’altra? Troverà mai dei motivi che la spingeranno a non chiudersi in sé stessa e a non tirarsi indietro? Perché dover rischiare la propria vita per una causa che non si conosce davvero e per una verità svelata sempre poco per volta?
Queste domande l’accompagneranno mentre cercherà la forza per non arrendersi. È l’ultima parte di Not the same story.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Manga, Videogioco
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Not the same story'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
VIII
Un frammento di prisma

Il vento che soffia diventa la mia sveglia in questa gelida mattina di gennaio e in un luogo così incredibile ed inusuale come la cima della Torre Campana. Riprendo velocemente tutti i contatti con la realtà e mi metto a sedere con le gambe incrociate, sommerse dalla gonna a pieghe - dalle due gonne a pieghe, e con le mani dietro la schiena. Mi guardo intorno con circospezione ma è quasi del tutto buio: le prime luci dell’alba brillano timidamente cercando di farsi forza nonostante l’imponenza della notte. Poi abbasso lo sguardo per dare un’occhiata, anche superficiali, alle mie condizioni. Trovo subito qualcosa degno di essere studiato accuratamente.
La fascia piuttosto stretta che mi copre dal petto fino alla vita presenta ora la forma materiale del Legame. È una stella nera a sette punte nel cuore della quale è incastonato un cristallo, un frammento di prisma, che nonostante l’oscurità circostante brilla screziato di ogni colore dell’iride. È legato alla fascia con quattro nastri, neri pure questi, che si diramano dal centro della stella come raggi. Tocco la forma materiale che attesta il mio Legame con Ho-Oh e che racchiude pure il Leggendario - una sorta di mistica Poké Ball, mi viene da pensare; appena le mie dita la sfiorano sento un fremito di emozione percorrermi la mano e tutto il braccio, e un attimo dopo mi ritrovo adagiato sul palmo il Legame stesso, sottoforma però di collana, con un nastro di seta nera che passa attraverso la punta “settentrionale” della stella.
Mi metto per bene la collana e mi alzo in piedi. Il Sole fa timidamente capolino sulla linea dell’orizzonte, sorprendentemente basso rispetto alla Torre Campana, e inizia a rischiarare il cielo. Senza esitazioni mi dirigo alle scale per uscire dalla dimora di Ho-Oh e andare alla base segreta nel Sentiero, dove sicuramente mi staranno aspettando. Normalmente mi chiederei se Ilenia e gli altri siano preoccupati, visto che mi sono assentata per quasi un giorno, ma adesso scopro che non me ne importa granché. Gli effetti del Legame sulla mia personalità si sono già verificati senza che io potessi stabilire se accogliere o no i vari cambiamenti, ma automaticamente scrollo le spalle e decido - o forse è Ho-Oh a scegliere per me, ora? - che va bene lo stesso; forse è anche meglio.
Adesso i piani della Torre Campana si rivelano per quello che sono: semplici stanze, neppure granché grandi, in cui trionfa il legno, che nonostante sia molto antico è in ottime condizioni, e ci sono delle grandi finestre velate con leggere tende bianche. Un robusto pilastro attraversa ogni sala nel suo centro, mentre ad ogni angolo si trovano statue sempre lignee di Ho-Oh, sia nella sua forma Pokémon che in quella umana - della quale è occultato il volto, privo di tratti somatici. Rabbrividisco un po’ all’idea che magari nell’aspetto umano del Leggendario sia veramente assente il viso, ma mi convinco che non è possibile. Mi sembra di sentire uno sbuffo divertito nella mia testa: forse è Ho-Oh che si prende gioco dei miei pensieri inquieti.
Ho camminato piuttosto lentamente fino ad arrivare al piano terra, ma appena giungo a questo accelero il passo e quasi mi metto a correre verso il portone. Questo inizia ad aprirsi ancor prima che io ci arrivi e appena lo varco si richiude alle mie spalle di colpo, come a volermi cacciare per sempre dalla Torre - e dire che credevo che anche le travi della costruzione sapessero chi comanda in questa zona!
Con mia sorpresa individuo immediatamente una figura alta e luminosa, tutta bianca, che sosta a pochi metri dall’uscita della Torre e mi dà le spalle: si gira appena mi accorgo di lei. Ilenia sorride e io ricambio con più calore di lei, facendomi più vicina. «Ma come siamo belle» esordisce, «mia cara compare. Questa chioma bionda da dove salta fuori? E vedi di sciacquarti il viso, non ti si può vedere tutto quel nero in faccia.»
«Scommetto che invece risalta il mio sguardo ardente e la mia candida pelle» ribatto allegramente, anche se non sapevo fino ad un momento fa di avere del trucco. «Tutta invidia la tua… prima i monaci, ora la mia bellezza…»
«Senti, biondina, non ti allargare troppo. Ti butto giù con mezza Idropompa.»
«Provaci! Sono alta quasi quanto te, ora» ribatto con un po’ di malizia, sorridendole in modo beffardo. È il più bel giorno della mia vita: il mio sogno di superare la mia solita modesta altezza si è finalmente realizzato. Non tornerei mai al mio aspetto normale solo per questo motivo. Ilenia mi fa la linguaccia e dopo un attimo di silenzio torniamo serie; le chiedo: «Come mai stavi qui fuori ad aspettarmi?»
«Mi sono svegliata poco fa con Lugia che mi avvertiva che tu avevi finito la tua prova. Perciò senza dire niente a nessuno sono uscita e cinque minuti dopo sei arrivata tu, tutta tronfia nella tua Forma di Mezzo.»
Immagino che la Forma di Mezzo sia, come dice il nome, lo step intermedio tra quella umana e quella “vicina al Legame”, come l’ho sempre sentita nominare da Sara: lo stadio in cui il Leggendario e il contraente passivo si uniscono in un individuo estremamente potente che non è né del tutto Pokémon, né del tutto umano. Stranamente non mi metto a far congetture sulla mia possibile Forma Legame, di cui, può darsi pure, potrei non aver mai bisogno. Mi chiedo, però, se mi ritroverò mai a riassumere la mia Forma Umana.
«Smettila di prendermi in giro, so che l’invidia è una brutta bestia ma i tuoi eccezionali poteri Psico dovrebbero tenerti a bada» rispondo serenamente alla sua ennesima, amichevole frecciatina.
«Va bene, allora permettimi di darti una notizia terrificante. Sara ha intenzione di allenarci entrambe.»
Inizialmente pensavo ad un altro suo scherzo assolutamente stupido e poco divertente, ma questa è veramente una nuova terribile. Non voglio allenarmi con la tirannica Sara neanche per mezz’ora, mai più. «Non ci penso nemmeno, costringerò Ho-Oh pur di non stare con lei. Quella ci ammazza a tutte e due.»
“Cos’è che avresti intenzione di fare?” La voce di Ho-Oh si fa sentire nella mia mente - ma credo anche in quella di Ilenia, perché mi lancia un’occhiata intensa ed eloquente - all’improvviso, facendomi sobbalzare appena. Però sembra abbastanza divertito dal mio misero tentativo di sfruttarlo. “Guarda che sono vecchio. Vedi di lasciarmi in pace, ragazzina. Altrimenti mi toccherà farti rimpiangere gli allenamenti della tua amica.”
Automaticamente gli rispondo con la voce della mia mente, senza parlare: “Chiariamo queste cose importanti fin da subito: io non sarò l’unica parte del Legame a sgobbare. Devi come minimo aiutarmi.”
“Ti aiuterò, ti aiuterò.”
«Però, che feeling» commenta Ilenia senza sorridere.
La sua espressione, con questi occhi un po’ vacui e vitrei, non mi piace per niente e neanche Ho-Oh è entusiasta del tono e dell’aspetto della ragazza. Lui non dice niente e si ritrae nel frammento di prisma, chiudendosi insomma nella forma materiale del Legame; io esito, chiedendomi se sia il caso di indagare sull’atteggiamento di Ilenia, ma prima che possa decidere di fare qualsiasi cosa si riprende e cambia totalmente discorso.
«Era sveglio anche Luke, prima. Credo volesse venire pure lui, ma alla fine ci ha ripensato.»
Per un momento aggrotto le sopracciglia: non sono certa del fatto che mi sarebbe piaciuto che ci fosse stato pure il Legato di Raikou ad aspettarmi. «Gli devo fare un po’ di domande» mormoro, «soprattutto su quello che è successo con i Victory dopo che è stato ripreso da loro.»
Ilenia non conosce la storia del ragazzo, del tentativo di fuga e del rapimento; è molto curiosa di saperlo e in breve, senza condire il racconto con le forti emozioni da me provate quella volta, le spiego cosa accadde ormai più di un anno fa. «Capisco» dice alla fine del racconto. «In effetti è il caso di fare qualche accertamento sulla sua effettiva buona fede, anche se credo che se ci fosse stato qualcosa di strano Ho-Oh ci avrebbe avvertito.»
«L’ho pensato anch’io. Quello che mi ha lasciata veramente interdetta è stato il comportamento di Raikou: si è rifiutato categoricamente di darmi retta finché non è intervenuto Ho-Oh stesso, dicendo che non voleva prendere ordini da una ragazzina. Non mi ha fatta arrabbiare, mi ha proprio perplessa però.»
«Non si è comportato in modo ostile come un Victory» nota Ilenia.
«No, solo in maniera arrogante e presuntuosa» sibilo.
Proseguiamo in silenzio verso il passaggio che porta sia all’ingresso del complesso del Sentiero Ding-Dong, sia a quello della base segreta. La mia compagna sembra del tutto indifferente allo spettacolo degli aceri di fuoco, pur essendo probabilmente la prima volta che mette piede su questa stradina quasi del tutto coperta dalle foglie rosse e dorate, che non sembrano nemmeno secche: laddove non hanno sepolto il sentiero si vede nera ardesia a fare contrasto con i colori di questo leggendario bosco. Come tante cose nel territorio di Ho-Oh e come il Pokémon stesso, anche gli aceri, nonostante non sia ancora pieno giorno, sembrano emanare una luce propria.
Ilenia mi fa strada per arrivare alla base segreta: nemmeno faccio attenzione a come si fa autorizzare l’accesso ad essa e pochi secondi dopo siamo dentro. Mi aspettavo di ritrovarmi in un luogo fotocopia del covo nel Monte Corona, ma sono costretta a ricredermi e anche a riproverarmi, perché sono sempre convinta che ogni base delle Forze del Bene sia scavata in una montagna, che le pareti, il soffitto e il pavimento siano ricoperti di sottile acciaio scuro, che delle striscie azzurre e rosse che si illuminano ad intermittenza attraversino i muri prendendo le loro tinte da cristalli di uguale colorazione. La base del Sentiero Ding-Dong è molto diversa e non credo mi ci abituerò mai, anche perché dubito che resterò qui per molto tempo prima che mi venga affidato un altro incarico - o che mi si richieda di proseguire con la Missione Leggendaria all’estero, in cerca di Legati in altre regioni. Ho la sensazione che non passerà molto tempo prima che riveda Bellocchio: il pensiero mi strappa un involontario mezzo sorriso.
Questa base segreta non ha un ingresso ben delineato come quella in cui sono sempre stata. Un corridoio largo e lungo prosegue sia a destra che a sinistra e si dirama di tanto in tanto in vie di simili dimensioni. Una di queste è esattamente di fronte a noi e sembra più ampia anche di questo corridoio stesso. Tutto è ben illuminato e bianco, esclusivamente bianco, a parte il pavimento che, questo sì, è uguale a quello della vecchia base segreta. Le porte sono scorrevoli, automatizzate, e presentano tutte vetri più o meno grandi, di forma rettangolare o circolare come degli oblò, che consentono all’occhio di osservare l’interno delle innumerevoli stanze. Ilenia mi dice subito che la base è costruita su più piani, al contrario di quella nel Monte Corona che aveva in più soltanto i sotterranei, in cui sgobbavano i tecnici. Mi sembra di essere in un ospedale e di potermi perdere facilmente.
«Dove dovremmo andare?»
«Be’, è presto: per ora da nessuna parte. Ci sono le stanze riservate per degli ospiti speciali, che ovviamente siamo noi Legati, e ce n’è una libera tutta per te. No, non ci fanno dormire neanche in due nella stessa camera.»
Non mi importa molto di questo dettaglio, anzi, sono contenta di potermene stare da sola e al massimo in compagnia di Ho-Oh. Fino a pochissimo tempo fa - fino a ieri, ecco - avrei fatto di tutto per sgattaiolare in stanza di Ilenia o Sara per stare insieme a loro.
Mi blocco improvvisamente, scossa da un pensiero estremamente ansioso e preoccupante, ed esclamo: «I miei Pokémon!» Ilenia mi guarda interrogativa. «Appena sono entrata nella Torre Campana, la cintura con le Ball è scomparsa. Ora però deve trovarsi da qualche parte!»
Ho-Oh si risveglia prontamente per rassicurarmi, anche se con un tono un po’ polemico, come se fosse seccato di non poter stare in pace neanche per dieci o quindici minuti di fila. “La troverai in camera tua… la tua scarsa fiducia nelle mie straordinarie capacità quasi mi offende.”
«Straordinarie capacità un corno!» sbraito apparentemente rivolta al nulla, impedendo ad Ilenia, che stavolta non è stata inclusa nella breve conversazione tra me e Ho-Oh, di darmi una spiegazione - non credo, comunque, che l’avesse. Mi guarda stranita per un attimo ma subito dopo capisce, e distoglie lo sguardo altrettanto in fretta. Vado a toccare un po’ nervosamente il frammento di prisma, in un moto che non so come definire - forse istintivo.
Ci separiamo: lei va nella sua stanza e io nella mia - siamo comunque vicine. Quando richiudo la porta alle mie spalle vado subito in cerca della cintura con le Ball, come Ho-Oh mi ha promesso, e non ci metto niente a trovarla perché è esattamente dove lui ha detto: aperta sul letto, con tutte e sei le sfere al loro posto. La metà nera di quella di Nightmare sembra un’intrusa in mezzo alle altre, di cui si vede o una semisfera bianca o una rossa. Ci penso due volte prima di chiamare tutta la squadra fuori per qualcosa che si avvicini ad un abbraccio di gruppo e alla fine rimando a chissà quando il momento in cui mi confronterò con i miei sei compagni. Mi chiedo se potrebbero riconoscermi ugualmente nonostante abbia un aspetto così diverso, e ho qualche dubbio sul fatto che riuscirebbero ad accogliere con benevolenza questo drastico cambiamento fisico, caratteriale e comportamentale.
Sono a tutti gli effetti una persona diversa dalla loro Allenatrice, e allo stesso tempo sono sempre quella ragazzina bassetta di nome Eleonora, con i capelli castani e gli occhi grigi che li ha allevati ed allenati con amore. Dovrei essere disorientata e avere difficoltà nell’accettare una realtà così assurda, direi paradossale, invece non ho alcuna reazione: la me di circa mezza giornata fa continua a stupirsi di questa metamorfosi e cerca in ogni modo di chiedere spiegazioni alla signorina alta e bionda che d’un tratto ha preso il suo posto nel mondo. Potrei sempre tornare nella mia Forma Umana per qualche minuto, rassicurare i miei Pokémon che tutto va bene e poi recuperare l’aspetto della Forma di Mezzo, ma qualcosa - o qualcuno; forse Ho-Oh mi vieta di farlo, e io non posso far altro che obbedire in silenzio.
La mia stanza dev’essere sicuramente uguale alle altre e nello stesso stile della base segreta: pavimento scuro e pareti e soffitto bianchi, un letto semplice dello stesso colore e pochi mobiletti che non la rendono completamente spoglia - un comodino con un’abat-jour, una toeletta dallo specchio piuttosto grande… e basta. C’è una porta che dà sul bagno striminzito. Vado subito a sedermi alla toeletta per vedere com’è diventato il mio viso.
Non mi sono mossa senza un po’ di emozione, anzi, una certa ansia mi ha fatto tremare leggermente mentre mi spostavo davanti allo specchio. Rimango ugualmente scossa, sorpresa - non so dire se piacevolmente o meno, nel constatare il radicale cambiamento esteriore avvenuto in me, che quasi mi convince - se non fosse per la coscienza, che mi ricorda di essere più o meno la stessa persona - di aver perso la mia identità di umana in favore di quella di Legata. I miei capelli biondi assumono riflessi rossi in continuo movimento, che cambiano appena la mia chioma si muove e danno l’idea di essere un fuocherello agitato. Prima di sedermi passo un dito attorno alla ciocca libera dalla coda e seguo il percorso di questo mezzo ricciolo che mi incornicia il viso.
E questo non è di certo il mio vecchio volto. I lineamenti sono più affilati e maturi, regali, non ho più le guance tonde e gli zigomi ancora da scoprire; le labbra, rosse, si sono assottigliate, mentre prima erano piuttosto grandi. Il naso è ora all’insù ed è diversa anche la forma degli occhi: sono vagamente a mandorla e la loro espressione naturale è ostile, poco amichevole ma allo stesso tempo terribilmente attraente, magnetica. Le mie ciglia si sono allungate e sono diventate bionde, ma quasi non si vedono nel mare scuro che mi circonda gli occhi: le palpebre sono completamente ricoperte di ombretto nero che sfuma, fondendosi con il chiarore della pelle, su quelle immobili, sotto le sopracciglia bionde e arcuate; dell’eye-liner, sempre nero, disegna una lunga ed elegante coda abbastanza spessa che quasi supera la punta delle stesse sopracciglia, ed è presente, seppur sottile, anche sulla palpebra inferiore.
Non c’è niente che sia rimasto uguale a prima se non la mia voce. Mi tocco il viso per almeno qualche minuto, incredula; le mie unghie non sono corte come prima ma rimangono ugualmente prive di smalto. Le dita delle mie mani, ora meno piccole ma più magre, sono diventate affusolate. Una di esse, tremante, va all’elaborato fermacapelli in oro, che somiglia vagamente a un fiore: ha tre “petali” in alto e quattro “foglie” ai lati, due a destra e due a sinistra; un petalo è al centro e indica il cielo. In questo è incastonata una pietra rosea; se ne alternano tre rosse e tre azzurrine sulle altre parti dell’accessorio, stranamente leggero, che mi lega i capelli.
Appena lo tocco intenzionata a toglierlo in qualche modo, questo sparisce e la mia nuova chioma bionda mi si appoggia morbidamente sulle spalle, solleticandomi appena il collo con i suoi mezzi riccioli. Non mi sembrava così lunga e folta quand’era tenuta su dal fermacapelli. Me la riavvio, spettinandomela un po’, poi esco dalla stanza, intenzionata a incontrare Sara per parlarci e distrarmi - Ilenia, con i suoi strani sbalzi d’umore quando si parla di Legami, non mi sembra la persona più adatta da cercare in un momento di agitazione come questo. Nel frattempo la forma materiale del Legame è tornata al suo posto sulla fascia dorata.
Richiudo la porta alle mie spalle con troppa forza e nel corridoio vuoto è assordante pure l’eco di questo suono. Un’altra se ne apre in risposta al forte sbattere che c’è stato e mi aspetto di vedere Ilenia far capolino, il più ironica e sorridente possibile, che mi chiede per favore di non sfruttare inutilmente la forza arrivata con il Legame. Invece scopro, tutto sommato con sorpresa, che se la porta alla mia sinistra è occupata dalla Legata di Lugia, quella immediatamente a destra ospita Luke.
Il ragazzo apre bocca per dirmi qualcosa ma appena mi vede bene sembra essere istantaneamente fulminato da qualche emozione e pensiero che preferisco non immaginare. I suoi occhi grigi studiano fin troppo nei dettagli il mio nuovo aspetto, muovendosi dalla mia testa ai piedi. La sua bocca rimane aperta e questo mi irrita abbastanza.
«Hai visto Sara?» gli chiedo seccamente, affatto intenzionata a scambiarci più di qualche parola, visto il suo atteggiamento e la sua incapacità a trattenersi.
Dopo qualche secondo, in cui riesce soltanto a sporgere un po’ di più dalla porta della sua camera e si decide a guardarmi solo negli occhi, l’unica cosa che riesce a dire alla sua crucciata interlocutrice è: «Eleonora?»
«No, Sara.»
Lui si rende conto, imbarazzandosi più che mai, che dovrebbe darsi un contegno e rispondermi. Ma continua a non farlo - non ci riesce proprio. «Scusa… non mi aspettavo che… eh, sei cambiata del tutto.» Mi impedisco di alzare gli occhi al cielo e mi trattengo dal ribattere qualcosa, attendendo impazientemente una risposta decente. E per grazia divina arriva, alla fine: «Comunque, ehm, la sua stanza è accanto a quella di Ilenia.»
«Va bene. Grazie, ci vediamo.»
«Aspetta!»
Mi giro quasi di scatto, mio malgrado stupita che la sua voce abbia trovato improvvisamente tanta forza e pure decisione. Si morde per un momento le labbra e poi parla: «Mi sono ricordato, a proposito di Sara… ha detto che entro oggi cominceremo ad allenarci tutti insieme. A parte il tuo amico, com’è che si chiama…? Hans? Comunque, lui ha già ricevuto qualche Pokémon e sta imparando ad allenarli e a combattere. È pure piuttosto bravo.»
«Ah, già, Ilenia mi ha dato la funesta notizia delle intenzioni di Sara poco fa» replico. Lui ride appena e anch’io sorrido un po’. «Sai dirmi che ore sono?»
«Le sei e mezza.»
«Oh… non ci scommetterei, ma immagino che Sara stia ancora dormendo, o che comunque tutto voglia fare meno che stare appresso a me.» Faccio un altro sorrisino enigmatico e un po’ scostante che lo dissuade dal farmi qualsiasi domanda a tal proposito. Se c’è una cosa che conviene fare ora, semmai, è sottoporre Luke ad un interrogatorio che mi sembra di star rimandando da secoli. Non voglio chiedergli perché sia sveglio a quest’ora, anche perché, pensandoci, già so il motivo - stando a quanto detto da Ilenia, sembra che volesse addirittura “venirmi a prendere” con lei una volta scesa dalla Torre Campana. «Ti andrebbe di raccontarmi cos’è successo con i Victory e la storia del Legame?»
Lui annuisce e mi invita silenziosamente ad entrare nella sua stanza; lo seguo dentro e scopro che è identica in ogni aspetto alla mia, perciò anche le altre avranno questo stesso aspetto. Stavolta mi preoccupo di chiudere la porta senza essere troppo rude, mentre Luke si accomoda sul letto. Forse vorrebbe che mi sedessi accanto a lui, ma incrocio le braccia al petto e appoggio la schiena alla porta: arriccio leggermente un angolo della bocca e questo basta per fargli capire che sto aspettando il suo racconto. «L’ultima volta ci siamo lasciati con te che venivi ripreso da alcune reclute Victory e riportato alla base nel Monte Luna, e io che piangevo disperata per questo.»
L’incipit che gli ho dato gli è d’aiuto, perché non sapeva bene come cominciare. «Sì, giusto. Quei ragazzi non sembravano molto disposti a farmela passare liscia senza neanche menarmi qualche colpo ben assestato, però ricevettero ordini diversi da Giovanni in persona. Non dovevo essere toccato, soltando messo in cella: l’unica cosa che dovevano fare era assicurarsi che fossi ben chiuso là dentro e che ci fosse sempre un paio di sentinelle a fare la guardia. Presto sarebbe venuto lui a farmi visita e questa prospettiva mi consumava dalla paura… non ero forte, né fisicamente né a livello psicologico. Finché non ho ottenuto il Legame sono stato sensibile, impressionabile da un sacco di cose, e sentivo che l’unica cosa che mi riusciva veramente bene era stare con i Pokémon. Allenarli mi piaceva ma preferivo semplicemente starci insieme.
«Giovanni venne da me uno o due giorni dopo l’inizio della prigionia, ma mi sembrava fossero passati secoli da quando ero stato chiuso in una cella. Le sbarre andavano dal soffitto al pavimento e mi ricordano ancora le gabbie degli animali in un circo» mormora tristemente; l’immagine descritta mi fa rabbrividire, spero non visibilmente. «Prese la poco saggia decisione di parlare con me faccia a faccia, senza alcuna recluta a controllare che tutto fosse tranquillo e che, soprattutto, intervenisse in caso di pericolo. Non sapevo di essere un Legato ma proprio quella volta, la prima in vita mia in cui rischiai veramente grosso, Raikou si rivelò e fece in modo di farmi scappare.
«Ad ogni modo, dovettero passare lunghi quarti d’ora prima che tutto questo avvenisse.» Luke giocherella nervosamente con la forma materiale del Legame, il braccialetto in acciaio e rame che presenta numerosi motivi, sulla parte grigia, che rappresentano chiaramente dei fulmini. «Giovanni mi disse che questo trattamento gli era stato imposto da dei doveri nei confronti dei suoi superiori, che altrimenti, nonostante la mia identità, avrebbe avuto piacere nel farmi pagare a caro prezzo il mio comportamento inaudito. Non capivo di quali superiori stesse parlando perché ero sicuro che i Comandanti del Team fossero lui, Ghecis, Elisio e gli altri. Ieri ho parlato anche con Sara e mi ha detto che le Forze del Bene hanno scoperto giusto qualche mese fa l’esistenza dei veri vertici.»
Glielo confermo. «E dire che c’è qualcuno ancora più in alto di questi stessi vertici.»
Luke abbassa la testa e sospira: evidentemente sa pure lui - forse è stato messo a conoscenza di questo dal suo Leggendario - che i Comandanti gemelli obbediscono, a loro volta, a qualcun altro. Prima o poi gli dirò chi sono loro e magari gli farò qualche accenno alla strana bambina a loro legata.
«Non ricordo chiaramente le parole di Giovanni, anche se i primi tempi ero sicuro che sarebbero rimaste nella mia memoria come se me le avesse marchiate con il fuoco. In generale accennò alla mia speciale identità che aveva costretto questi suoi misteriosi superiori a risparmiarmi qualsiasi violenza. Questo mi sollevò un pochino, perché avevo passato più di ventiquattr’ore a tremare al pensiero di cosa mi aspettasse: non lo fece abbastanza, però, per far sì che Raikou non intervenisse, perché gli occhi di Giovanni erano pieni di odio e di disprezzo. La situazione degenerò sempre di più: lui parlava, parlava, parlava in continuazione e io stavo zitto a rabbrividire e a trattenere ogni segnale di debolezza. La mia espressione però era a dir poco eloquente. Credo di poter affermare che si stancò di spendere il suo tempo con me, un ragazzino che potrebbe essere suo nipote, ed irascibile com’è, perse le staffe e si preparò alla violenza fisica. Non ci era andato piano con le parole… fortunatamente la mia memoria ha conservato solo alcuni stralci, alcune frasi, a cui ho fatto l’abitudine.
«Raikou non gli diede il tempo di cominciare a infierire su di me. Credo di aver gridato e un momento dopo, in un lampo, veramente, ottenni i poteri e li utilizzai contro di lui. Non mi resi conto di cosa stesse succedendo: ero… non in trance, perché ero consapevole di star facendo quelle cose, di dominare i fulmini e di averci attaccato Giovanni. Però era come se vivessi tutto quanto in terza persona e allo stesso tempo considerassi il tutto naturale: non me ne stupii finché non fui fuori dalla base dei Victory, lontano da ogni pericolo.»
Riconosco nella descrizione di Luke quello che ho provato io quando Ho-Oh si è rivelato: la sensazione di star guardando la scena della battaglia contro l’Houndoom di Cyrus in terza persona, senza stupirmi di cosa il mio corpo stesse facendo o di chi lo guidasse. Mi porto una mano al collo, un po’ turbata dalle parole di Luke e anche e soprattutto dai miei ricordi. Il ragazzo prosegue.
«Il mio secondo potere, dopo l’elemento del fulmine, è quello dei metalli. Piegai le sbarre della cella con facilità estrema e inchiodai Giovanni al pavimento, approfittando del fatto che fosse mezzo svenuto dopo la mia scarica elettrica e dell’acciaio che rivestiva il terreno roccioso della base. Delle reclute si precipitarono da lui, da me, ma erano troppo lontane, e comunque non potevano star dietro alla velocità impressionante che mi ha donato Raikou con il Legame. La velocità del fulmine.» Fa un mezzo sorrisetto che tutto è meno che contento o divertito. «Corsi, non ricordo dove: lanciai qualche saetta per mettere fuori gioco eventuali ostacoli e poi Raikou mi aprì un portale - il potere dell’elettricità gli consente di crearne di tanto in tanto, hanno forma di fulmini - che mi teletrasportò fuori da quell’inferno. Per sempre, posso dire adesso.»
Si ferma, ma gli concedo solo qualche momento di pausa perché voglio sentire anche la storia del suo Legame. Devo dire che a parlare è veramente bravo: sarà perché sono partecipe del suo racconto visto che ho provato le sue stesse esperienze ed emozioni, ma in qualche modo mi ha messa a disagio. «E poi cosa successe? Quale fu la tua reazione alla scoperta del Legame… come facesti a metterti in contatto con Raikou in modo tale che sapessi che avresti dovuto andare alla Torre Bruciata per ottenere la forma materiale del Legame?»
«Ero terrorizzato» risponde immediatamente con sincerità. «Appena gli effetti della rivelazione si dissolsero… l’adrenalina, il senso di forza, anzi, direi addirittura di onnipotenza… tutto tornò alla normalità e mi sconvolse. Ero all’interno della Torre Bruciata, per di più di notte, e al buio e al freddo visto che era inverno: non avevo nemmeno i miei Pokémon, me li avevano sequestrati prima di mettermi in prigione. Non li ho mai più rivisti» aggiunge a bassa voce. «E poco dopo aver realizzato quel che era successo, quello che io ero riuscito a fare, mi apparve Raikou davanti agli occhi e subito fece in modo di farmi ottenere la forma materiale del Legame.
«La prova a cui mi sottopose fu abbastanza semplice. Insomma, non dovetti far altro, se così si può dire, che lasciarmi guidare da lui per prendere confidenza con le mie capacità, con chi ero davvero. Dopo un po’ mi abituai e non fui più dipendente da lui per quanto riguardava l’utilizzo dei poteri, quindi cominciammo la prova per ottenere la forma materiale. Ero sotto la sua influenza, perciò fu tutto molto più indolore di quanto sarebbe stato normalmente, se non avessi avuto lui a sostenermi… avevo rischiato grosso anche per quei pochi istanti passati da solo, o almeno quando credevo di esserlo completamente. Mi aiutò molto anche dopo essere passato in maniera definitiva alla Forma di Mezzo - non ho più riacquistato la Forma Umana da quel giorno - perché mi insegnò a sfruttare al meglio le mie capacità, a conoscere il mio nuovo corpo e, soprattutto, a conviverci.»
«E dove hai vissuto finora?»
«Ho passato il mio tempo a gironzolare» sorride lui, ridacchiando appena. «Sono bravo a nascondermi e non mi feci mai trovare dai Victory, ma neanche dalle Forze del Bene.»
«Per volere di Raikou, immagino.»
Luke ci pensa due volte prima di stupirsi della mia intuizione. Poi annuisce, forse un po’ intimorito da quella che potrebbe essere la mia opinione sul conto del suo Leggendario e dei suoi comportamenti assai sospetti. Però adesso non ho per niente voglia di mettermi a fare congetture su Raikou, anche perché in compagnia del suo Legato sarebbe sgradevole - più per lui che per me.
Però di domanda ne ho ancora una. «Perché Raikou non ti ha permesso di uccidere Giovanni?» Lui inarca le sopracciglia sottili, come se non capisse. «Lo avevi in pugno. Però lui ha fatto in modo che non usassi i tuoi poteri in modo sregolato arrivando ad uccidere Giovanni. So quel che dico, anche a me è successo: Ho-Oh si è rivelato quando ero faccia a faccia con Cyrus e ha fatto in modo tale che non lo ammazzassi. C’era anche Sara con me e pure lei non era intenzionata a farlo fuori, nonostante in quel momento desiderassi ardentemente farlo.»
Luke sembra messo un po’ a disagio dal tono freddo con cui ho pronunciato queste ultime parole e mi risponde in maniera piuttosto schiva: «Non lo so, non ci ho mai pensato. Tu invece sai il perché?»
«No, altrimenti non te lo avrei chiesto.»
Fa un cenno d’assenso con la testa. «Sembra proprio… sembra che tu creda che ci sia qualcosa sotto.»
Scrollo le spalle. «Non capisco ancora la posizione dei Leggendari nella guerra tra Forze del Bene e Victory Team. Anche se sono sempre più convinta che sia più corretto dire il contrario: qual è il ruolo di questo conflitto nelle relazioni tra Leggendari?» Gli occhi di Luke scintillano di attenzione e intelligenza, perciò decido di andare avanti con le poche idee che sono riuscita a farmi su questa situazione. «Credo che i Legati di questo periodo siano nati al massimo venti anni fa. Se non tutti, almeno gran parte di noi è ancora formata da ragazzi adolescenti: il più grande che conosco è Hans, che di anni ne ha diciannove. Però la guerra tra Victory Team e Forze del Bene è scoppiata dieci anni fa, e da quello che so la questione dei Legati da trovare è sorta qualche anno dopo ancora. In più è quasi del tutto accertato che i Leggendari formino Legami solo in periodi di guerra: è strano che si siano messi in moto dieci anni prima dello scoppio dell’unico conflitto conosciuto in questi ultimi anni. Il mondo esclusivamente umano vive da decenni un periodo di pace. Parecchie domande arrivano spontaneamente.»
Faccio una pausa. «Ad ogni modo, c’è qualcosa che impedisce ai Leggendari di schierarsi in modo netto da una parte o dall’altra: nessun Legato finora ha mai ucciso un nemico, che sia di una fazione o dell’altra. Una mia… amica» ho qualche ripensamento a chiamarla così, «stava per far fuori Elisio. Sono abbastanza convinta, ora come ora, che la barriera comparsa improvvisamente a proteggerlo fosse di natura Pokémon, Leggendaria: è impossibile che abbiano creato degli scudi come quello.» Non so perché sia così convinta di quello che sto dicendo: ho sempre dubitato della qualità delle informazioni sui Victory in possesso delle Forze del Bene. Eppure il mio sesto senso di Legata, o qualsiasi altra cosa, mi dà sicurezza sul fatto che quella barriera non fosse stata creata artificialmente.
«Se anche avessero creato qualcosa del genere» aggiungo all’ultimo, interrompendo Luke che stava per parlare, «sono comunque certa che, almeno in quel caso, ci sia stato l’intervento di un Leggendario. Questa ragazza aveva ricevuto la rivelazione di Xerneas, perciò lui - o lei - poteva tranquillamente intervenire. E, infine, è troppo strano che tre dei più importanti esponenti dei Victory siano scampati alla morte, nonostante fossero nettamente inferiori rispetto ai Leggendari che manovravano dei ragazzini con poteri eccezionali.»
«Sono d’accordo» afferma Luke.
A malapena gli do il tempo di rispondere che ricomincio a fare ipotesi e supposizioni, riversando tutti i dubbi di settimane, finora rimasti in silenzio, addosso al povero Luke che è costretto ad ascoltarmi - non so quanto la cosa gli faccia dispiacere. Questo pensiero mi mette un momento a disagio. «Comunque, anche se Ho-Oh, Raikou o altri fossero disposti a rivelarci qualcosa, temo che ogni informazione dovrebbe rimanere tra noi Legati e non giungere né alle orecchie di Bellocchio… e degli altri vertici nelle Forze del Bene… né a quelle dei Victory. Questo è quello che voglio capire. E vorrei anche sapere cosa mi farebbe Ho-Oh se invece raccontassi tutto a Bellocchio… se questo comportasse la fine della guerra, se portasse alla vittoria le Forze del Bene…» mormoro.
Finora mi sono rivolta più a me stessa che a Luke - mi sono quasi dimenticata della sua presenza. Mi aspetterei di sentire da un momento all’altro Ho-Oh rimproverarmi duramente per questi pensieri così arditi e trasgressivi rispetto a come un Legato dovrebbe di norma comportarsi. Invece non si fa vivo e sono costretta a rivolgere la mia attenzione a Luke, che dice timidamente: «È… è, ecco, è molto coraggioso da parte tua. Il conflitto, o meglio, il trionfo delle Forze del Bene sui Victory… deve starti molto a cuore per portarti a queste decisioni.»
Mi giro di spalle, rendendomi conto - e vergognandomene parecchio, perciò non voglio guardare Luke nei suoi occhi sinceri - che nemmeno io, probabilmente, sarei disposta a disobbedire al mio Leggendario per offrire un vantaggio, un valido aiuto alla mia fazione. Non so se è Ho-Oh a intervenire silenziosamente, ma all’improvviso sento che il conflitto tra Forze del Bene e Victory non ha alcuna importanza per me. C’è qualcos’altro a cui devo dedicare la mia attenzione, qualcosa di spaventosamente più grande, e questa guerra ne è solo una minima parte. Ma prima ancora devo aspettare che Ho-Oh si decida a parlarmi di queste cose che finora si è limitato ad insinuare nella mia mente, divisa tra i pensieri di quand’era interamente umana e quelli influenzati dal Legame.
«Penso che adesso andrò da Sara. Scusa se ho chiacchierato tanto.»
«Ma va’, figurati. Anzi, mi fa piacere che tu abbia condiviso con me le tue idee…!»
Mi giro. Luke sta sorridendo e stranamente non è imbarazzato: rispondo con la stessa espressione e lo saluto a bassa voce con un semplice “A dopo”, per poi uscire richiudendo la porta alle mie spalle.
Di nuovo cambio idea nel giro di cinque minuti e scelgo di rinviare ulteriormente la visita da Sara. Ad essere sincera, parlare con Luke sotto questo nuovo aspetto, la Forma di Mezzo, è stato sufficiente per farmi abituare un altro po’ alla persona che sembra aver preso il posto di Eleonora, che però rimane sempre Eleonora. Non so se riuscirò mai a spiegarmi questa situazione così assurda mentre mi trovo nella Forma di Mezzo.
Mi metto a gironzolare indisturbata per la base del Sentiero Ding-Dong, tranquilla perché qui tutti sanno dei Legami e non dovrebbe esserci alcun problema se la contraente di Ho-Oh si fa una passeggiata di prima mattina per questi corridoi luminosi. Questi minuti di vuoto sono perfetti per esplorare un po’ l’ambiente in cui passerò i prossimi giorni - forse settimane? - della mia vita e prevenire qualsiasi spiacevole inconveniente, tra cui sbagliare l’eventuale stanza che era mia destinazione o più semplicemente perdermi, vista la mia scarsissima capacità d’orientarmi, a volte anche nei luoghi più conosciuti - come la base del Monte Corona.
Decido, stavolta nella speranza di non cambiare idea all’ultimo per l’ennesima volta, di andare in cerca della personalità più importante all’interno di questo posto - un equivalente di Bellocchio per il maggiore covo delle Forze del Bene in tutta Sinnoh. Avventurandomi per i corridoi mi capita più volte di incrociare qualche persona che lavora qui, che però riesce a rivolgermi solo uno sguardo fugare, riconoscendo subito la Legata di Ho-Oh. Non mi fa né caldo né freddo, ma sarebbe carino se si avvicinassero in modo tale che possa chiedere a qualcuno dov’è “l’ufficio del capo”, senza correre dietro a nessuno - non so che impressione farei. Ho una faccia piuttosto seria e aggressiva, con la Forma di Mezzo, che a primo impatto comunica qualcosa come “Levati o ti incenerisco”, “Cedi il passo prima che chiami Ho-Oh ad arrostirti”… mi passo una mano tra i capelli, un po’ in difficoltà.
Svoltando l’angolo di un corridoio quasi vado a sbattere contro una ragazza che avrà più o meno la mia età, se non fosse che io, con quest’aspetto, sembro almeno una ventenne. Lei trasalisce appena si rende conto di chi ha appena incontrato e cerca di andarsene in fretta e furia balbettando qualcosa di impreciso - mi sembra di capire che mi si stia rivolgendo dandomi del “lei”. Inizialmente il suo comportamento mi lascia un po’ disorientata, come è successo ieri con quei rispettosissimi monaci; poi mi ricordo di avere una domanda per la testa.
Mi giro verso di lei, che sta correndo via per la sua strada, ed esclamo: «Aspetta!»
Si volta di scatto, fortunatamente incuriosita dal fatto che le abbia rivolto la parola in un certo tono e non intimorita dai miei occhi, dalla nuova espressione naturale che caratterizza questo viso. «Le serve qualcosa?»
«Può dirmi dove trovare la persona ai comandi di questa base segreta? Un collega di Bellocchio o simili.»
Lei sorride nel sentirsi rispondere con lo stesso tono rispettoso e capisce al volo - anche grazie a un mio sorriso dello stesso tipo del suo - che non c’è bisogno che utilizzi tanta formalità. «Devi soltanto andare in fondo a quel corridoio che stavi per prendere. La porta del capo di questa base la riconosci da te.»
«Grazie mille. Buona giornata» rispondo, seguendo le sue indicazioni - se non mi fossi quasi scontrata con la signorina avrei comunque, con qualche difficoltà in più, trovato il posto che cercavo.
A passo svelto vado diretta all’unica porta sulla parete in fondo al corridoio: si distingue dalle altre a destra e a sinistra per una stellina nera che una persona non troppo attenta neanche noterebbe. Busso un paio di volte, anche se dubito che a quest’ora del mattino ci sia qualcuno; invece, in un modo che mi ricorda molto Bellocchio, una voce femminile mi invita ad entrare. Non riesco a capire il suo stato d’animo.
I miei occhi trovano subito corrispondenza in un paio di iridi scure, nere, racchiuse in occhi a mandorla dalle lunghe ciglia; occhi che un momento dopo vengono contagiate dal sorriso, direi beffardo, che le incurva le labbra sottili. «Immaginavo che a quest’ora solo qualcuno dei nostri ospiti speciali potesse venire a farmi visita. Ed è arrivata nientepopodimeno che la Legata di Ho-Oh.»
«Eleonora» dico, accennando appena la sua stessa espressione. «Mi chiamo Eleonora.»
«E tu puoi chiamarmi Hei Feng, bambolina» ribatte lei. Si alza: ha un fisico atletico, non è molto alta e i capelli neri sono tagliati piuttosto corti - le arrivano sotto la mascella del viso perfettamente tondo. È chiaro fin da subito che il suo caratterino, se qui vuole divertirsi con me, dà del filo da torcere quando la proprietaria si ritrova faccia a faccia con un nemico. «Qual buon vento ti porta qui?»
«Sono arrivata da poco, volevo farmi un giretto e osservare la base.»
«Che ne dici, è di tuo gusto?»
«Preferisco quella che si trovava nel Monte Corona a Sinnoh. È il posto in cui ho imparato a combattere e ci ho passato una parte importante della mia vita, per quanto breve.»
«Quindi hai passato parecchio tempo a stretto contatto con il caro vecchio Bellocchio! Mi chiedeva poco tempo fa se si avessero notizie di te, e ieri sono stata lieta di fargli sapere che sei viva e attiva. Sarà ancor più felice di venire a conoscenza del fatto che hai ottenuto la forma materiale del tuo Legame. Eleonora, hai detto?»
«Bellocchio sta bene?» le chiedo senza curarmi della sua ultima domanda.
«Sì sì, adesso si trova ad Unima.» Hei Feng - questo nome mi suona vagamente familiare, nonostante la lingua mi sia del tutto sconosciuta - è in piedi da un pezzo dietro la sua scrivania: le passa davanti per mettersi proprio di fronte a me. Nonostante sia più bassa della sottoscritta - che fino a ieri sarebbe stata a sua volta più bassa di lei - ha un’espressione decisa, di sfida, che in qualche modo sembra elevarla parecchi centimetri più in alto.
«Pensa che si farà vedere dalla sua pupilla prossimamente?»
La donna sorride. Avrà al massimo trent’anni. «Non credo, ma per la sua pupilla e la sua fantasmagorica compagnia sarebbe disposto a fare qualsiasi cosa.» Le sto per rispondere che non avevo alcun dubbio ma la sua espressione cambia nel ricordarsi qualcosa: «A proposito della tua compagnia, avvisa i tuoi amici che in giornata arriveranno un altro paio di ragazzi del vostro entourage. Dovrebbero chiamarsi Lewis e Laura, sono i Legati di Latios e Latias, rispettivamente. Li conosci?»
Le rispondo con un semplice gesto di diniego del capo; poi, siccome non ho altro di cui parlarle e anche lei non sembra avere qualcosa di importante da dirmi, scelgo di andarmene ad avvertire gli altri, sempre che siano svegli, di questa piacevole novità. Hei Feng mi guarda con occhi divertiti quando le comunico che la lascio in pace per un po’ e non dice niente, a parte un saluto veloce. Richiudo la porta alle mie spalle e mi incammino verso le stanze dei Legati, gli ospiti speciali come li chiama il capo di questa base segreta; il suo sguardo, beffardo e al contempo indagatore, me l’ha fatta risultare simpatica, perciò penso che tornerò presto a scambiarci due parole.
Mi chiedo per tutto il tempo che tipi siano questi Lewis e Laura. Ho la sensazione, però, di sapere già chi sia lui.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: Ink Voice