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Autore: borndumb3dumber    19/04/2016    3 recensioni
«Devi dire che sono il tuo preferito o vado da Yun»
Spalanco la bocca alla sua richiesta, esterrefatta dall’assurdità della questione, ma nell’esatto istante in cui provo a contestarlo, muove un dito verso il pulsante dell’ascensore. [...]
«E va bene!» mi arrendo. Porto le mani alle tempie e chiudo gli occhi. Un profondo respiro e sto guardando di nuovo le sue iridi scure. [...]
«Sei il mio preferito» borbotto le parole e mangio consonanti volutamente in modo da distorcerne il suono. Come mi aspettavo, tuttavia, il ragazzo non se lo fa bastare.
«No» scuote la testa «Devi dire il mio nome e scandire le parole. Potresti averlo detto a chiunque»
«Ho detto» ripeto, stringendo i denti per non dare di matto proprio adesso «che tu, Junhoe, sei il mio preferito»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il risveglio è strano. Per così dire.
Sono di lato che osservo l'altra stanza e guardo le spalle di Junhoe, ancora. Non ho dormito quasi per niente e infatti Chanwoo si è lamentato più volte durante la notte del fatto che mi rigirassi troppo tra le coperte. Ad un certo punto ho quindi deciso di scegliere una posizione comoda abbastanza e di smettere di tentare di prendere sonno, facendomi bastare gli intervalli di appisolamento di breve durata. Ho avuto numero notti insonni, ma mai per motivi del genere, mai per aver litigato –in un qual modo- con una persona.
Neanche Junhoe, comunque, si è mosso tanto.
Ricordo solo che stava a pancia in su e l’attimo dopo, quando ho riaperto gli occhi, era steso di lato e mi dava le spalle. Non saprei se interpretare il gesto come voluto e quindi per evitare il mio sguardo o come semplice ricerca di comodità in un letto che non è il suo.
Credo più la prima.
«Sunhee, puoi andare tu in bagno stamattina prima di me, se vuoi» Yuna è già in piedi e sistema per l’ennesima volta i suoi indumenti nei cassetti e nell’armadio della stanza. Si è portata davvero tante cose, ma d’altronde non la biasimo: è parte dello staff nell’ambito di moda e sicuramente vuole che questo sia evidente sul lavoro.
Annuisco soltanto alla sua concessione e altrettanto in silenzio cerco cosa mettermi tra i miei vestiti già sistemati, senza alzare la testa oltre il muro al rumore delle coperte del letto di Junhoe che si spostano.
 
«La colazione è la mia parte preferita della giornata» asserisce Jiwon, una volta seduto al tavolo. Ingurgita una quantità assurda di cibo, e sembra non rendersi conto che l’aria tra tutti noi è abbastanza pesante, forse per il sonno, perché non mi spiego altro. La cosa davvero inquietante è che il primo a non dire niente sia Jinhwan, il quale semplicemente a volte mi guarda, seduto di fronte a me, e alterna le sue occhiate a un morso della sua colazione o un sorso della sua bevanda. E’ pensieroso e me ne rendo conto, ma davvero non ho la forza psicologica di dirgli niente, adesso. Ci penserò più tardi.
«Perché state tutti così? E’ successo qualcosa che non so?» chiede ancora Jiwon, realizzando che il silenzio sia un dettaglio inusuale. Nessuno dei presenti accenna neanche minimamente a voler fornire una risposta.
«Rilassati un po’, Ji, siamo solo assonnati» risponde una voce alle mie spalle e non ho bisogno di girarmi per sapere che appartiene a Junhoe. Gira attorno al tavolo e prende posto tra lui e Jinhwan, evitando prontamente di alzare lo sguardo dal suo piatto con poco cibo. Il più grande nota come me la misera colazione e manda al moro un’occhiataccia, senza però proferire parola al riguardo. Solo, mastica con più violenza il suo pasto, la mascella contratta. Sobbalziamo tutti quando si alza dal suo posto con violenza e afferra il suo piatto.
«Non vi reggo più» dice e sparisce fuori dalla stanza. Incontro le iridi di Junhoe, ma dura un attimo, perché distolgo lo sguardo e mi alzo a mia volta dopo aver deciso di non voler stare seduta qui senza Jinhwan.
 
Inizio a sentire di dover parlare con il mio amico sempre di più man mano che la giornata procede.
Nel pomeriggio l’agenzia che ospita la nostra offre una visita nei luoghi tipici della città e, non riuscendo a reggere Yuna che parla senza interruzioni o qualsiasi altra persona, speravo di poter godere dell’appoggio silenzioso di Jinhwan. Lui, però, mi evita come se avessi la peste e sbuffo con evidenza quando tento di nuovo di avvicinarmi senza risultati soddisfacenti.
La voce fastidiosamente deliziosa dell’assistente giapponese che ci guiderà nella nostra permanenza fa roteare i miei occhi istintivamente e calcio un sassolino nel momento in cui pronuncia un’altra volta il nome di Junhoe con quel suo accento distorto.
«June» lo richiama con il nome con cui è noto nel gruppo «guarda un po’ questo laghetto!» e lui fa semplicemente quello che conviene, annuendo o sorridendo appena quando dice qualcosa che richiederebbe più partecipazione da parte sua.
Ammetto che mi innervosisce questo interesse e ammetto anche che sono felice che dal moro non sembri essercene poi così tanto.
Perché ho accettato questo lavoro? Avrei potuto sin dal principio racimolare qualche soldo il necessario per fare richiesta della borsa di studio e trovare un lavoro part-time per le altre spese. E invece no! Devo vivere quest’esperienza lavorativa da sogno con preoccupazioni di ogni genere verso una persona per cui non dovrei averne. Accidenti a me.
Sono fidanzata, per l’amor del cielo.
«Pensierosa quest’oggi?» chiede Mike avvicinandosi a me che ormai ho dato le spalle alla scena pietosa di qualche minuto fa.
«Un po’, Jinhwan mi sta evitando» ammetto, trovando nello stilista qualcuno di cui posso fidarmi adesso.
«Ho notato dei comportamenti strani, in effetti» commenta lui con una mano sotto al mento «Hai provato a parlarci?»
«No?» propongo con un tono di ovvietà «Ho detto che mi evita»
«Non mi sembra che Jinhwan sia una persona troppo restia ai chiarimenti» spiega il suo punto di vista Mike «Probabilmente per questa volta dovrai essere tu a fare il primo passo»
Emetto un lamento e mi stropiccio gli occhi, fregandomene del filo di trucco accennato stamattina per coprire i segni evidenti di una notte insonne.
«Quando cavolo ce ne andiamo da qui?» domando in risposta, evitando le parole dello stilista.
«Forza, Sunhee! Goditi l’ambiente»
«Ci tornerò da sola e senza tutto questo schiamazzo» dico un po’ troppo ad alta voce, udendo da lontano Junhoe e la giapponese parlare, e attraverso un piccolo ponte per allontanarmi maggiormente in vista dell’irritazione che aumenta. Continuo a camminare e vedo Jinhwan seduto ad una panchina sotto un albero, cercando magari di rilassarsi. 
Mi viene sinceramente da piangere e voglio il mio Jinny che sa sempre cosa dire.
Metto da parte per un attimo il mio temperamento aggressivo e mi lancio sulle sue spalle per abbracciarlo più forte possibile, seguendo il consiglio di Mike.
«Ma che diamin-» non riesce a finire di parlare perché precedo ogni sua richiesta dicendo «Jinny, per favore, non essere arrabbiato, ho bisogno di te» e chiudo gli occhi sperando che non mi cacci via dopo una dichiarazione così emozionante.
«Però non stritolarmi» risponde e allento la presa solo per potermi sedere di fianco a lui e abbracciarlo ancora.
«Cosa devo fare con te?» dice sospirando e accenno una risata perche, cavolo, ricorda davvero mia madre.
«Perché sei di cattivo umore?» chiedo, lasciandogli lo spazio per respirare ma afferrandogli comunque una mano. In questo istante ho bisogno di conforto e Jinhwan è il mio nuovo pupazzo umano.
«Mi fate esasperare»
«E’ per il muro?» prorompo subito «Davvero non lo abbiamo fatto di proposito, era assolutamente impossibile buttarlo giù così facilmente»
Ma Jinhwan scuote la testa e stringe di rimando la mia mano, fermandosi a fissarla pensieroso.
«Non possiamo parlarne adesso, non è il caso» risponde e mi appoggio alla panchina affranta. Dovrò aspettare sicuramente stasera sul tardi per poter avere qualche risposta circa il suo comportamento, se non peggio. Sapere che adesso non mi eviterà più, mi concede la volontà sufficiente per poter sopportare l’attesa e, osservando nuovamente il suo volto contrito, gli accarezzo una spalla con conforto. Non ho idea di cosa voglia parlare, ma cercherò di aiutarlo in ogni caso.
 
Il rientro in hotel per poterci cambiare e andare a mangiare qualcosa è abbastanza irritante e mi ritrovo seduta disgraziatamente –e dopo una silenziosa discussione con Yunhyeong- vicino ad Harumi, l’assistente giapponese, la quale a sua volta ha di fianco Junhoe. Per poter attirare l’attenzione del moro, infatti, si sporge su di me prepotentemente e agitando i suoi capelli terribilmente lunghi e di un nero pece sulla mia faccia, indicando cose che a nessuno interesserebbero mai: “Guarda, un cartello stradale tipico delle vie giapponesi!” o ancora “Un signore nel bel mezzo di una passeggiata” e via dicendo. Diciamo che dopo un po’ inizi a pensare se sia stupida di suo o se faccia finta, inevitabilmente. Harumi stessa mi conferma la seconda ipotesi una mezz’ora dopo, nella hall dell’hotel.
«Sunhee, giusto?» attira la mia attenzione e tutti i presenti la guardano come se fosse pazza. Da quando tutto questo interesse per me? Non credo neanche di essermi mai presentata a lei.
«So che parli giapponese» continua lei «Mi farebbe piacere parlare con te ogni tanto nella mia lingua! Che dici se facciamo un giro qui intorno?»
Guardo per un momento Jinhwan e lui mi fa cenno, titubante, di andare, lasciandomi la sicurezza che verrà a recuperarmi tra un po’ se necessario, in vista di questa situazione fin troppo ambigua.
Gli altri si avviano senza di noi e Harumi allaccia un mio braccio, trascinandomi di fronte alle enormi vetrate dell’hotel per osservare le luci della città. Inizia a parlare solo dopo essersi accertata che nessuno sia nei dintorni.
«Scusami tanto se ti sono sembrata strana» parte, la voce già più in un tono più serio rispetto a quello civettuolo di pochi minuti fa, in macchina «Ma mi sembri bene inserita con gli altri»
«Che vuoi dire?» domando allora, in cerca di maggiori chiarimenti su quello che in realtà vuole da me.
«Sai… ho visto che abbracciavi Jinhwan» spiega, un sorrisetto malizioso sul volto che non lascia spazio ai fraintendimenti. Crede davvero che io e Jinhwan….
«No! Ti sbagli davvero» mi affretto a dire, ma lei sembra non voler sentire ragioni e scuote la testa mentre si lancia in una risata fragorosa.
«Hee» abbrevia il mio nome «non devi spiegarmi assolutamente niente, non sono affari miei e non ti ho presa da parte con quella scusa mediocre per confidarci i segreti di una relazione» torna seria e poggia una sua mano sulla mia schiena, voltandomi nuovamente verso la vetrata e verso la vista della città.
«Hai visto June, no? E’ uno schianto» dice in giapponese e sento immediatamente un impeto violento attraversarmi il corpo, gli occhi appannarsi per un secondo.
«Junhoe» correggo, la voce forse troppo irata «Si chiama Junhoe»
«E’ uguale» sminuisce lei agitando la sua mano curata. La guardo torva e lei aggiunge «Non fare quella faccia, Hee. Quanto resterete qui? Due? Tre settimane? Il tempo di combinarci qualcosa e non avrò più bisogno di ricordare il suo nome»
«Stai scherzando» dico allora, allontanando la sua mano da me e fronteggiandola. Chi se ne frega della vista sulla città.
«Solo una stupida si lascerebbe sfuggire una situazione del genere, un gran bel pezzo di ragazzo del genere!»
D’accordo. Adesso voglio davvero schiaffeggiarla.
«Non sono cieca, ho afferrato il concetto» e mi rendo contro troppo tardi di sembrare davvero troppo infastidita dal suo interesse per il moro. Per evitare che qualcos’altro mi esca nello stesso tono, cerco di non farle domandare niente chiedendo «E  quale sarebbe il mio ruolo?»
In questo istante mi faccio più che schifo per averlo detto. Tuttavia, riflettendoci a dovere, quello che Junhoe fa non mi riguarda e non dovrebbe riguardarmi. Agisce come ritiene corretto, è adulto e vaccinato e io non ho motivo di intromettermi nelle sue scelte, giuste o sbagliate che siano. D’altronde –e sarà la decima volta che me lo ripeto in una settimana- noi non ci conosciamo poi così tanto. Il suo apparente disinteresse potrebbe essere, in realtà, una forma di palesato tentativo nei confronti di una ragazza.
In ogni caso non mi importa.
Bugiarda.
«Adesso inizi a piacermi!» commenta entusiasta la ragazza «Non devi fare molto, solo cercare di concederci più tempo da soli, sai, allontanando gli altri o cose così» e ascoltato ciò, annuisco, tornando a guardare la città illuminata.
«Credo di interessargli almeno un po’… i ragazzi fanno così, cercando di mostrarsi indifferenti» parla sovrappensiero, senza preoccuparsi troppo che io la stia ascoltando. Purtroppo per me lo faccio.
«Come fai ad esserne tanto sicura?» chiedo allora, un tono di voce che rasenta la sconfitta e non capisco perché, davvero no. Junhoe può farsela con chi gli pare. Sissignore.
«Non so spiegarlo… sensazione? Mi è sempre capitato così» cerca di dirmi lei, ma continuo a non capire. Continuo a sperare che non sia così, in verità.
«Penso che saremo grandi amiche» dice infine Harumi.
Torno in stanza una decina di minuti dopo e sbatto la porta più arrabbiata e irritata di quanto dovrei essere. Bella giornata di merda.
«Successo qualcosa?» chiede Chanwoo, sporgendosi dal buco del muro. Lo guardo torva per invitarlo a non dover ripetere il gesto –ancora non mi fido della solidità di quel muro- e rispondo con un evasivo «Niente»
Nel frattempo digito un messaggio a Jinhwan: “Quella lì è una psicopatica in astinenza” e mi sdraio sul letto sperando che tutto si spenga e mi lasci riposare per qualche istante.
«Va bene, allora» dice Chanwoo, affranto dalla mia risposta «Vado da Yunhyeong»
«Aspetta» lo fermo, rendendomi conto dell’assenza nella mia stanza «Dov’è Yuna?»
«Non sapeva cosa mettersi e tu non c’eri, così è andata da qualcuno al piano di sotto» e si chiude la porta alle spalle. Nello stesso momento, Junhoe esce dal bagno lindo e pulito dopo una doccia e mi volto dalla parte opposta del letto per non dover pensare alla conversazione che ho appena avuto.
«Non hai dormito stanotte» parla lui allora e maledico me stessa per non aver fatto più silenzio «Resti qui stasera per risposare?» e lasciare che quella piovra metta i suoi tentacoli su di te? Non esiste.
«Sto egregiamente, grazie» e mi metto a sedere per controllare la risposta di Jinhwan al mio messaggio.

Da: Jinny
??? Vieni in camera         

«Avevi detto che non vuoi fare la stronza» inizia Junhoe, senza che io possa guardalo negli occhi dalla posizione in cui mi trovo «Quindi perché adesso ti comporti così?»
«Non lo so, ok? Sono nervosa» rispondo e metto una mano sul cuore sentendolo battere all’impazzata. Ma che diamine?
«Credevo… credevo che avessi capito che mi puoi dire tutto» tenta Junhoe e mi domando se questo sua comportamento tanto sbilanciato dai suoi soliti canoni sia dovuto al fatto che non lo stia osservando dritto in faccia. Mi alzo in piedi e mi volto verso di lui per cercare di capirlo.
«Non so se sarebbe opportuno dirtelo» allargo le braccia e mi abbraccio subito dopo, a disagio. Come prenderebbe la situazione se glielo dicessi? Ci starebbe?
«Non puoi saperlo finché non me lo dici» prova ancora e leggo nei suoi occhi la speranza che io lo faccia davvero, non tanto per quello che direi, ma per il semplice fatto che lo farei senza raggiri o secondi fini. Solo perché mi fido nel dirgli certe cose.
«Harumi…» comincio e aggrotta le sopracciglia «Mi ha chiesto di dargli una mano con te» e concentro lo sguardo altrove.
«E tu cosa hai risposto?» chiede quindi titubante. Si gratta la nuca e una strana espressione gli si dipinge sul volto.
«Ho evitato di farlo, volevo prima sapere cosa ne pensassi tu» mento. In realtà non le ho propriamente risposto, ma non è neanche vero che io non lo abbia fatto: secondo lei le darò una mano con Junhoe.
«Visto? E’ stato un bene che tu me lo abbia detto» annuisce convinto e mi sorride leggermente, probabilmente grato che io lo abbia fatto davvero. Non sono sicura che due giorni fa glielo avrei accennato minimante, ma con il senno di poi penso che si meriti almeno un po’ di impegno da parte mia nel nostro rapporto altalenante. Per dirla tutta, è stato molto paziente nei miei confronti nonostante il mio atteggiamento spesso aggressivo e che avrebbe allontanato chiunque. Con questo non voglio dire che sia stato sempre onesto, basta ricordare che mi ha ricattato e infatti avrò modo in futuro di parlare anche di questo.
«Vado dagli altri, penso che vogliano fare una live veloce prima di uscire» mi informa mentre afferra il portafogli e la giacca «Se dovessi aver bisogno…» e mi mostra il cellulare dalla sua mano destra. Annuisco grata della richiesta, ma lo fermo prima che esca dalla porta.
«Junhoe» si gira verso di me e osserva il mio volto dalla piccola finestra «Non hai risposto»
«A cosa?» chiede lui allora e vedo che un secondo dopo ha già capito a cosa mi stessi riferendo.
«Oh» dice e ride, quasi incredulo. Afferra nuovamente la maniglia della porta e la apre, fermandosi sulla soglia per ritornare a fissare le sue iridi scure nelle mie.
«Sunhee, tu lo sai» parla piano, come se mi stesse raccontano il segreto dell’universo «Non vuoi saperlo perché ancora non lo accetti, ma lo sai» e mi lascia a guardare la porta della sua stanza chiusa.







Alloooooora non ho molto da dire, in realtà, ma ho bisogno di chiarire subito che l'ambientazione in Giappone è ovviamente in parte inventata, non credo neanche siano andati a gennaio. Insomma, non prendete tutto ciò che trovate come vero, ecco. 
E nulla, fatemi sapere cosa ne pensate se vi va e ci vediamo al prossimo capitolo ;)
Baciucchi
   
 
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