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Autore: Carme93    19/04/2016    1 recensioni
Anno 2020.
L'ombra sta nuovamente calando sulla comunità magica inglese (o forse europea) ed ancora una volta toccherà ad un gruppo di ragazzi fare in modo che la pace, con tanta fatica raggiunta, non venga meno.
Tra difficoltà, amicizie, primi amori e litigi i figli dei Salvatori del Mondo Magico ed i loro amici saranno coinvolti anche nel secolare Torneo Tremaghi, che verrà disputato per la prima volta dal 1994 presso la Scuola di Magia e stregoneria di Hogwarts.
Questo è il sequel de "L'ombra del passato" (l'aver letto quest'ultimo non è indispensabile, ma consigliato per comprendere a pieno gli inevitabili riferimenti a quanto accaduto precedentemente).
Genere: Avventura, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, James Sirius Potter, Un po' tutti | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo terzo.

Fiducia

Cassandra Cooman si svegliò urlando. I suoi genitori e suo fratello entrarono in camera sua preoccupati.
«Dovete chiamare gli Auror» disse con voce stridula e lacrimosa. «La stanno torturando e la uccideranno se non interveniamo».
Parlando era saltata giù dal letto e tirava il padre per la veste da notte. Dalla sua espressione capì che stava perdendo tempo.
«Ma di chi stai parlando?» chiese sua madre Lisa.
«Idiozie. Solo un incubo. È colpa di quegli stupidi film babbani che ti guardi, ma stavolta te li butto tutti!» tuonò, invece, Eleno Cooman.
«NON ERA UN INCUBO! IO L’HO VISTO! STA SUCCEDENDO DAVVERO! STANNO TORTURANDO ZIA SIBILLA!».
Suo padre le tirò uno schiaffo e sibilò: «Ricomponiti, per l’amor di Merlino! Era solo uno stupido incubo! Smettila con le tue idiozie e torna a dormire! Noi domani mattina dobbiamo andare a lavoro. Non siamo mica dei perdigiornata come te!». Detto ciò uscì dalla stanza, seguito dalla moglie.
Cassandra disperata si voltò verso l’unica persona che non l’aveva lasciata sola.
«Davie, ti giuro…».
Il ragazzo la strinse a sé e le chiese: «Che hai visto?».
«I Neomangiamorte torturavano zia Sibilla, le dicevano che doveva dar loro una profezia. E poi la uccidevano, perché lei non ce l’aveva».
«Possiamo ancora salvarla?».
«Forse, non so come funzionano queste stupide predizioni. Davie, non le voglio… non le voglio…» rispose la ragazzina con voce lacrimosa.
Davie si mordicchiò il labbro pensieroso, poi estrasse la bacchetta. «Sei certa di quello che hai visto? Diventerei lo zimbello del Dipartimento Auror ancor prima di diplomarmi, senza contare che verrei accusato di procurato allarme».
«Ne sono certa».
Davie si concentrò e dalla sua bacchetta uscì una pantera argentata, che sparì oltre il vetro della finestra.
Cassandra gli buttò le braccia al collo e lo baciò sulla guancia. «Grazie. Se nemmeno tu mi credessi, non saprei che fare».
«Tranquilla, sono o non sono il tuo fratellone? Domani cercherò qualcuno che ti possa aiutare con questo tuo particolare dono».

*

«Povera donna» borbottò Ron Weasley, vice capitano del Dipartimento Auror. «Insomma è sempre stata antipatica ed insopportabile… ma vederla in quel modo… eh, Harry?».
«Mmm» fu l’unico commento che uscì dalle labbra del suo migliore amico, nonché Capitano degli Auror inglesi.
«Harry, ma chi è stato a segnalare l’omicidio?» chiese l’unica altra persona presente nell’ufficio del Capitano in quel momento.
Harry Potter, che di appellativi ne aveva ricevuti tanti fin da quando aveva un anno, sospirò e rispose: «L’allievo David Cooman ha mandato una segnalazione via patronus agli uomini di turno».
«Il nipote di Sibilla Cooman?».
«Già, Gabriel. L’ho sentito poco prima che tu entrassi. A quanto sembra sua sorella Cassandra, che tu dovresti conoscere, ha il dono della Preveggenza».
Ron sbuffò: «Anche sua zia ne era convinta».
«A quanto pare lei, però, ce l’ha davvero» replicò Harry, «e secondo quanto mi ha riferito David, i loro genitori non vogliono accettarlo. Non so se li conoscete…».
«Come no. Eleno Cooman è un magonò, che ha dedicato tutta la sua vita a studi babbani. È un ingegnere. Non sopporta nulla che non sia razionalmente spiegabile, a parte la magia. Quella ha dovuto accettarla per forza. Mia moglie e la sua sono molto amiche fin dai tempi di Hogwarts» rispose Gabriel Fenwick.
«E quindi che farai?» chiese Ron.
«Ora? Vado alla Tana a fare colazione. Ho trascorso tutta la notte tra la casa della Cooman e quest’ufficio. Ho bisogno di una doccia e di prendere una boccata d’aria. A furia di stare qua sotto comincio a diventare claustrofobico».
«È la vecchiaia, Harry. Ammettilo».
Gabriel ridacchiò ed Harry sbuffò.
«Fino a prova contraria sono l’unico a non avere ancora quarant’anni qui dentro. Pensate a voi» replicò alzandosi e dirigendosi fuori dall’ufficio. «Il capo sei tu in mia assenza, Gabriel. Quando torno voglio vedere i risultati delle ricerche a casa della Cooman e magari anche il referto medico».
Ron lo seguì imbronciato e borbottò: «Tra nemmeno due settimane anche tu avrai quarant’anni. Io non mi vanterei tanto».
Si smaterializzarono vicino al cancelletto che dava sul piccolo giardino che circondava la Tana, la casa dei suoi suoceri. Era ancora abbastanza silenziosa, segno che i ragazzi non si erano alzati.
«Buongiorno» disse Harry entrando nella piccola cucina. La moglie si avvicinò subito e lo baciò.
«Buongiorno a te Harry, caro» disse la suocera abbracciandolo. «Siete così pallidi tu e Ron ultimamente».
«Brutta nottata?» chiese, invece, suo suocero.
«Pessima. Hanno assassinato Sibilla Cooman» rispose. Lasciò Ron a raccontare i dettagli e salì al piano di sopra a farsi la doccia seguito dalla moglie. Quando scese nuovamente la cucina era molto più caotica per la presenza dei ragazzi.
«Ciao papà» lo accolse James, mentre si gettava sul piatto che la nonna gli aveva messo davanti. Harry sorrise e sedette accanto ad Albus, il suo secondogenito, che gli fece un gesto assonnato di saluto. Gli arruffò affettuosamente i capelli e si mise a fare colazione.
Victoire, la più grande dei ragazzi, entrò in cucina insieme a Molly: erano entrambe lievemente arrossate. Harry e Ginny le avevano sentite discutere tra loro prima di scendere al piano di sotto. Le ragazze, però, non dissero nulla e la prima sedette accanto al padre Bill.
«Che cos’hai?» le chiese la madre Fleur, notando la strana espressione sul viso della figlia maggiore.
«Se sono andati male gli esami, non ti preoccupare… tanto a tuo padre regalano i soldi…» s’intromise Percy Weasley.
Sulla cucina scese un silenzio improvviso, Bill arrossì, infastidito dalla provocazione del fratello minore. Avevano avuto una piccola discussione qualche giorno prima ed evidentemente Percy ora cercava di rifarsi. «Percy!» intervenne Arthur Weasley, «Quest’atteggiamento è infantile! Solo perché tuo fratello ti ha dato un consiglio, non devi parlare così!».
«E comunque,» disse Victoire quando il nonno finì di parlare, «gli esami sono andati benissimo e sono stata ammessa al terzo anno. Più tardi scriverò ad Anthony Goldstain perché mi prenda come sua tirocinante».
Victoire frequentava l’Accademia di Medimagia ed Anthony Goldstain, oltre che rettore dell’Accademia, era anche il primario dell’Ospedale San Mungo per Ferite e Malattie Magiche, insomma era uno dei Guaritori più importanti della Gran Bretagna. In realtà gli studenti di medimagia usavano impropriamente il termine ‘tirocinio’, in quanto quello vero e proprio iniziava dopo il conseguimento del diploma presso l’Accademia, di durata quadriennale; più che altro gli studenti avevano la possibilità di aver un specie di mentore personale che potevano seguire nei vari reparti, al di fuori delle lezioni.
Questa volta fu il turno di Percy di arrossire, probabilmente vergognandosi di quello che aveva appena detto. Gli altri le fecero i complimenti, l’ultimo ad abbracciarla fu proprio Bill, che prima di sedersi nuovamente accanto alla moglie, lanciò un’occhiata carica di orgoglio al fratello.
«Allora cos’hai?» insistette Fleur.
«Nulla, nulla» si schermì lei, «Io e Teddy abbiamo fatto tardi ieri sera per festeggiare e poi i preparativi per il matrimonio sono stancanti… senza contare che non riesco a dormire ancora bene…».
«Gufi» strillò Louis, che dalla sua posizione poteva osservare l’ampia finestra che illuminava la stanza, attirando l’attenzione di tutti. Fred a quelle parole si affogò e se gli altri non si fossero interessati all’arrivo dei pennuti od a ridere del ragazzo, si sarebbero accorti che Molly era sbiancata completamente. Alla fine nonno Arthur prese le lettere e nel silenzio generale le consegnò ai destinatari: Fred, Molly, Louis e con sorpresa di tutti anche a Valentin. Il ragazzino si affrettò a nascondere la busta di pergamena giallastra, non riuscendo, però, a passare inosservato come avrebbe voluto.  Roxi saltò dalla sedia ed affiancò il fratello, così come fece il padre George.
«Lasciatelo respirare» li richiamò nonna Molly.
Il silenzio durò solo pochi minuti, poi la cucina fu invasa dalle urla di Fred e George che insieme a Roxi iniziarono a saltellare da una parte all’altra.
Harry nella confusione generale lesse con un sorriso divertito la pergamena che gli fu passata:

Giudizio unico per fattucchieri ordinari:
Voti di promozione: Eccezionale (E)
Oltre ogni previsione (O)
Accettabile (A)
Voti di bocciatura:  Scadente (S)
Desolante (D)
Troll (T)
Fred George Weasley ha conseguito:
Trasfigurazione           A
Incantesimi     O
Storia della magia       T
Astronomia     D
Pozioni            E
Difesa contro le arti oscure O
Erbologia        A
Babbanologia O
Cura delle creature magiche O

«Andrò in America. Andrò in America» continuava ad urlare il sedicenne, sostenuto dal padre e dalla sorella.
«Sei un secchione Freddie, aspetta che lo sappia la mamma!» ululò George felice.
«Oh, amore di nonna» si unì anche Molly, «Sei G.U.F.O. Bravissimo. Tuo padre ne prese a malapena quattro. Mi fece disperare un sacco».
Harry diede una pacca sulla spalla al nipote e si complimentò con lui. In realtà avrebbe potuto far molto meglio se solo si fosse impegnato, ma conoscendo la sua indole in fondo andava bene in quel modo; anche se dubitava che la cognata avrebbe mai considerato il figlio un secchione, quella era una prerogativa di George.
«Ma non vedi che è stato bocciato in due materie? E potrà seguirne solo cinque per i M.A.G.O.?» disse Percy Weasley.
«Su, Percy, non provocare George» provò Bill, che aveva colto l’espressione del fratello minore e non prometteva nulla di buono. «Fred è stato bravo. Diventerà un ottimo pozionista».
Percy sbuffò: «Su, Molly, fa vedere ai nonni le tue dodici E».
Harry sentì Albus irrigidirsi accanto a lui e l’osservò interrogativo. In più non era stato l’unico a reagire in modo strano. Gli occhi di tutti i ragazzi presenti andavano nervosamente dalla cugina allo zio. Victoire era impallidita ancora di più; sul volto di Fred e Dominique si dipinse uno strano ghigno.
«Oh, ho sentito Felpato abbaiare. Devo aver chiuso la porta della camera. È ancora piccolo, avrà fame» bofonchiò rapidamente James, che ingurgitò un pezzo di brioche e corse via. Harry, stranito, vide il figlio correre per le scale e sparire rapidamente dalla loro vista: il cagnolino, che aveva regalato loro per la promozione, però, non aveva abbaiato.
«I-io vado a studiare» saltò su Albus.
«Valentin, Louis andate ad aiutare James» disse, invece, Victoire.
Nel giro di pochi secondi quasi tutti i ragazzi lasciarono la stanza: solo Molly, Fred, Domi, Lucy e Victoire rimasero seduti; in attesa di cosa Harry non riusciva a comprenderlo.
«Si vergognano, è logico» disse Percy trionfante. «Sono dei lavativi e sanno che non raggiungeranno mai i risultati di Molly».
Harry trattenne la moglie che stava per rispondergli per le rime. Non era il caso di litigare con Percy e meno che mai mettersi a fare paragoni tra i loro figli. Albus era tutto tranne che un lavativo a Scuola, per cui se se l’era data a gambe c’era qualcosa di peggio che semplice gelosia o vergogna.
«Su Molly, amore di papà leggi i tuoi voti ad alta voce».
«Non credo che sia il caso» replicò evidentemente tesa la ragazza.
«Oh, vedete è anche così modesta. Siamo in famiglia. Leggi pure».
Fred si mise a braccia conserte ed osservò la cugina in attesa. Aveva un’insolita espressione in volto: sembrava quasi soddisfazione. Victoire appoggiò la testa alla spalla del padre, sorprendendolo. Anche Bill aveva avvertito la tensione dei ragazzi e soprattutto di Molly, ma come tutti gli altri adulti, a parte Percy e la moglie che sembravano non accorgersi di nulla, non aveva capito quale fosse il problema. 
«Ok, come vuoi tu. Ecco:

Magie avanzate di grado ottimale
Voti di promozione: Eccezionale (E)
Oltre ogni previsione (O)
Accettabile (A)
Voti di bocciatura:  Scadente (S)
Desolante (D)
Troll (T)
Molly Audrey Weasley ha conseguito:
Trasfigurazione           A
Incantesimi     O
Storia della magia       S
Astronomia     S
Pozioni            O
Difesa contro le arti oscure O
Erbologia        S
Babbanologia O
Cura delle creature magiche O
Divinazione    D
Aritmanzia      A
Antiche Rune             A

Molly finì di leggere i suoi voti nel silenzio più assoluto. Tutti erano in attesa dello scoppio di Percy Weasley. Bill osservò il padre, solo lui avrebbe potuto calmare il figlio adesso. Per quanto lo riguardava dei risultati così scadenti da una ragazza che aveva sempre avuto voti alti significava solo che aveva avuto qualche problema negli ultimi tempi e si sarebbe preoccupato solo di questo, a parte il fatto che avrebbe evitato una lettura pubblica. Percy era paonazzo in volto e sembrava non essere in grado di andare oltre i voti. Anche lui ci teneva alla Scuola ed ai risultati dei figli, checché ne dicesse suo fratello non aveva mai accettato un comportamento da lavativi da parte loro, così come la maggior parte dei suoi fratelli (a parte George e Ron, ma nel loro caso ci pensavano le mogli); ma arrivati a quell’età dovevano decidere da sé cosa fare del proprio futuro. Se non volevano studiare non li avrebbe certo obbligati, ma certo dopo i diciassette anni non li avrebbe mantenuti per sempre. 
«Molly, c’è stato un errore vero? Questi non sono i tuoi voti» sussurrò Percy.
«Non omonimi a Scuola, di chi dovrebbero essere?» replicò lei.
Tutti gli adulti presenti si resero conto che Molly non era più la ragazza bacchettona e secchiona che l’estate precedente gongolava per essere stata nominata Caposcuola. Certo non era cambiata proprio in meglio. Il tono era stato palesemente di sfida nei confronti del padre.
«Non parlare così a tuo padre» intervenne aspra la madre Audrey.
«Ma com’è possibile? Ti sei fatta prendere dal panico durante le prove?».
«Un poco, ma il problema è che non conoscevo le risposte a molte domande».
«È colpa di quel ragazzo, vero? Ti avevamo detto di non frequentarlo più!» tuonò Audrey.
«Quel ragazzo ha un nome! Si chiama Arion Greengrass!» ribatté Molly con gli occhi pieni di lacrime. «Ed io continuerò a frequentarlo! Che lo vogliate o no!».
«Non se ne parla nemmeno» dichiarò Audrey alterata.
«Io sono maggiorenne e faccio quello che voglio!» replicò Molly alzandosi.
«Siediti» sibilò Audrey, «non ti abbiamo dato il permesso di lasciare la cucina».
«E chi se ne sbatte!».
«Molly. Mi hai molto deluso. Ti sei rovinata il futuro per uno stupido teppistello» disse, invece, Percy con voce gelida senza nemmeno guardarla in faccia.
«ARION NON È UN TEPPISTELLO».
«Arion è un bravo ragazzo» s’intromise Lucy.
«Tu zitta» la redarguì la madre.
«Molly, è un pessimo soggetto quel Greengrass» insistette Percy.
«Non lo è! Diglielo tu zio Harry! È stato accettato alle selezioni per l’Accademia! Ha superato tutte le prove fisiche la scorsa settimana! Mancano solo i M.A.G.O. e poi diventerà un Allievo Auror!».
Harry sentendosi chiamare in causa quasi si strozzò con il caffè che stava bevendo e poi tentando di essere diplomatico rispose: «Io sono il rettore dell’Accademia, ma di fatto se ne occupa Simon Scott. Non io. Non ho idea dei risultati della settimana scorsa e comunque sono solo indicativi. Ciò che conta sono i risultati degli esami. Ed ora scusate, ma io e Ron dobbiamo andare». L’amico non se lo fece ripetere due volte e se ne andarono, prima che Percy decidesse di fare una scenata in piena regola.
Percy stava per ricominciare ad urlare quando la porta si aprì di nuovo: Charlie era appena arrivato con moglie e figli.
La nonna consigliò ai nipoti di raggiungere i cugini al piano di sopra. Gideon, il più grande dei gemelli, prese al volo una brioche dal vassoio ed insieme ad Arthur e Fabiana seguì il suo consiglio.
«Percy hai una bruttissima cera» costatò Charlie anche per allentare la tensione.
«Molly mi hai deluso terribilmente» dichiarò, invece, suo fratello ignorandolo.
«Aspetta, Percy» lo richiamò la moglie, «Com’è possibile che non siamo stati avvertiti dalla Scuola se Molly ha avuto un simile crollo? È successo prima, non ai M.A.G.O.!».
«Hai ragione, la McGranitt mi sentirà!» assentì Percy.
«No, no aspettate». Molly tirò fuori dalla tasca dei jeans due lettere sgualcite e strappate in più punti. «Una è di Natale avrei dovuto consegnarvela personalmente e riportarla firmata. Ho falsificato la firma. L’altra avrebbe dovuto mandarvela Paciock, ma era oberato di lavoro, così ha chiesto a Domi, in qualità di Prefetto, di spedirla insieme ad altre, ma lei ha visto che era indirizzata ad uno di voi e l’ha nascosta; poi me l’ha consegnata».
Bill e Fleur fulminarono con lo sguardo la figlia. Domi, superato lo shock (la cugina aveva appena infranto il codice non scritto di aiuto e complicità tra loro cugini e con lei presente!), si volse verso di lei irritata: «Ma che cazzo fai?» sibilò, «Hai ripreso a fare la spia?».
«DOMINIQUE GABRIELLE WEASLEY NON USARE QUESTO LINGUAGGIO» urlò Fleur.
«Zio Percy, zia Audrey conoscete il bellissimo Nicolas Jackson?» continuò imperterrita Dominique, ignorando i richiami dei genitori.
«Dominique, devi farti gli affari tuoi» disse Molly saltandole addosso. A riportare la calma fu Ginny, che suo malgrado si era ritrovata seduta tra le due nipoti: «La prima che si muove, l’affatturo» minacciò, spingendole sulle rispettive sedie con poca delicatezza ed incenerendole con lo sguardo.
«Chi è Nicolas?» chiese basito Percy, in un altro momento si sarebbe arrabbiato con la sorella per aver estratto la bacchetta e minacciato la figlia e l’avrebbe difesa a spada tratta. Bill si era mosso quando le due si erano saltate addosso, ma all’intervento della sorella era tornato a sedersi e non la biasimava affatto.
«Un compagno di classe e di Casa di Molly. Per essere brevi un pessimo soggetto…».
«Domi, smettila!» la interruppe Victoire.
«Fatti gli affari tuoi! Zio Percy è il momento che tu apra gli occhi, perché tua figlia è tutto tranne che perfetta!» rincarò Dominique.
«Illuminami, allora» ordinò Percy e Dominique, non aspettando altro, lo accontentò.

*

«Ci dovete una spiegazione voi due» disse secco Bill squadrando il figlio ed il nipote, seduti sul letto di fronte a loro.
«Cosa credete? Abbiamo visto la lettera che è arrivata a Valentin! Com’è possibile se i tuoi genitori ti hanno iscritto a Beauxbatons?» disse Fleur andando al sodo.
«Quale lettera? Questa?» Valentin con la sua migliore faccia da angelo mostro loro la lettera il cui incipit era Caro signor Weasley.
«Non sopporto le bugie» li fulminò Bill, «Quella lettera è di Louis. Fammi vedere l’altra. Adesso».
«Non c’è nessun altra lettera!» insistette Valentin.
«Valentin! Ti ricordo che abbiamo accettato di tenerti qui con noi in Inghilterra per via delle condizioni di tuo padre, ma se non ci ascolti prendi la prima passaporta e torni a casa! È chiaro, signorino?» si alterò Fleur.
Il ragazzino spaventato dalla prospettiva tirò fuori dalla tasca la sua lettera, quella per cui aveva lottato un sacco. La consegnò allo zio che tendeva la mano.
«Caro signor Flamel,
siamo lieti di informarLa che Lei ha il diritto di frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts…» Bill lesse ad alta voce e poi osservò Valentin.
«Vi prego» iniziò a supplicare il ragazzino, «voglio andare a Scuola con Lou e Domi! Non dite niente ai miei».
Fleur si torturò i capelli per qualche secondo ed osservò Bill in cerca di aiuto.
«Tuo padre era contrario ad iscriverti ad Hogwarts, come hai fatto?» domandò quest’ultimo.
Valentin decise di raccontarli la verità per non indisporli di più.
«Lo dirò a tua mamma» sentenziò Fleur.
«No, dai ti pregoooo».
«Valentin, non fare i capricci! Non posso tenere nascosta una cosa del genere a mia sorella! E poi falsificare la scrittura di tuo padre! Ti rendi conto che hai ingannato non solo i tuoi genitori, ma anche le Presidi di Beauxbatons ed Hogwarts!? Io non so come ti sia venuta in mente una cosa del genere! Dovresti vergognarti! Fila in camera tua adesso» lo sgridò Fleur.
«Ma zia…».
«Niente ma, fila!».
Valentin imbronciato lasciò la stanza.
«E tu che ruolo hai in questa storia?» chiese severa al figlio.
Louis deglutì e disse: «Io gli ho promesso che gli avrei dato i libri di Domi…».
«E naturalmente hai pensato bene di coprirlo!» brontolò Fleur, «Ma ti rendi conto che voleva prendere una passaporta e bighellonare a Londra per ore da solo!?».
«Fleur» la richiamò Bill, mentre questa inceneriva il figlio con lo sguardo. «Louis non ha nessuna colpa… Lou vai e dì a tuo cugino che vedremo di risolvere questa situazione nel migliore dei modi. Non vorrei che fraintendesse: noi siamo felici di averlo qui con noi. Ok?».
«Sì, papà» replicò Louis e scappò via, prima che la madre se la prendesse di nuovo con lui.

Angolo autrice:
Ciao a tutti!
Eccomi con un nuovo capitolo! Spero che vi piaccia! :-D Questa volta mi sono concentrata sulla famiglia Weasley-Potter e vi sono stati dei nuovi colpi di scena!
Vi auguro una buona serata!
Alla prossima volta ;-)
   
 
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