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Autore: Manu75    19/04/2016    1 recensioni
"…e tu, femmina dai capelli chiari e dagli occhi freddi e algidi, nel tuo orgoglio soccomberai…prigioniera in una cella di ghiaccio, né calore, né gioia, né amore…tutti voi sarete condannati…io vi maledico! Black, da questa sera, vorrà dire disgrazia e sofferenza e prigionia…e morte! Così è stato detto, che così accada!"
Quando il dovere e l'orgoglio ti spingono contro il tuo cuore, quando una maledizione incombe con tutto il suo potere, quando i sentimenti infuriano nel petto senza poterli placare, il destino sembra solo una gelida trappola. Narcissa Black lo sa bene.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Evan Rosier, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Severus Piton, Sorelle Black | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix, Severus/Narcissa, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Più contesti
Capitoli:
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Grazie a tutte le persone che leggono questa ff e, come sempre, grazie a miss Gold_394 per aver commentato! A presto ^_^


“Un gelido destino”


(Kwaheri rafiki)*

 

Quarantottesimo capitolo


Dell’attacco al villaggio di Ottery St. Catchpole, Evan non ricordava molto. Conservava immagini piuttosto confuse e poco nitide, sequenze disordinate di sensazioni, voci, odori e tanto, tanto dolore.
A casa Smith si era ripreso quel che bastava per capire dove fosse e per tenere sotto controllo l’Oscuro Signore nella speranza che non cercasse di sondargli la mente: non sarebbe riuscito a bloccarlo nemmeno morendo nello sforzo.
Ricordava lo sguardo di Bella fisso su Lord Voldemort, uno sguardo sognante e fervido, colmo di amore e devozione. Uno sguardo che a lui non aveva mai rivolto.
Era consapevole di cosa tenesse in piedi il rapporto che aveva con Bellatrix ma vederla in adorazione per un altro uomo non gli aveva fatto bene, anche se quell’uomo era il più potente mago del Mondo.
Lucius era venuto in suo soccorso e lo aveva portato da Kerenza, l’unica persona vivente che sapesse prendersi cura di lui, l’unica donna che gli portasse un affetto sincero e disinteressato.
La riabilitazione era stata lunga e la sua amica aveva impiegato tempo ed energie per rimetterlo in piedi, tutto era stato reso più difficile dal fatto che il Marchio Nero aveva bruciato quasi ogni giorno e lui aveva dovuto presentarsi al cospetto del Signore Oscuro insieme agli altri, senza mostrare segni di sofferenza e cercando di nascondere il fatto che la mano destra non gli funzionava più a dovere e le gambe lo reggevano per miracolo.
Smaterializzarsi continuamente aveva solo peggiorato le cose, Kerenza si era infuriata ogni volta e si era arrabbiata con lui costantemente ma Evan sapeva che non presentarsi quando Lord Voldemort chiamava significava staccare un biglietto di sola andata per l’Inferno.
Lucius gli aveva fatto visita ogni volta che aveva potuto e aveva sempre cercato di coprirlo aiutandolo a mascherare il suo stato precario. Bellatrix l’aveva ignorato, non l’aveva cercato, non aveva chiesto di lui.
Non aveva bisogno di altre conferme ma nulla di ciò che quella donna faceva o diceva riusciva a spegnere il fuoco che sentiva bruciargli dentro ogni qual volta pensava a lei: l’amava e la desiderava e questa era l’unica cosa che lui sapeva con certezza.
Dopo quasi nove settimane era ancora a casa di Kerenza, il sabato sapeva di doversi nascondere nella stanza da letto di lei e rimanervi rinchiuso perché, quasi sempre, vi era un via vai di studentesse di Hogwarts. Quel sabato in particolare la donna gli aveva chiesto di rimanere assolutamente nascosto in quanto avrebbe avuto un’unica visita: una sua cara amica.
Grande era stata la sorpresa di Evan quando, ad un certo punto della giornata, aveva visto arrivare Narcissa, ridotta in stati pietosi, insieme a una ragazza e insieme a Severus Snape.
Aveva incontrato quell’inquietante ragazzo solo un paio di volte e, suo malgrado, ne era rimasto impressionato.
Lui si era sempre considerato un Occlumante eccezionale ma quel Snape sapeva sigillare la propria mente talmente bene che i suoi occhi scuri risultavano privi di luce, come ad indicare la chiusura totale, ed erano due barriere invalicabili.
A Evan non importava nulla di quel ragazzino ossuto ma Bella lo odiava e lo aveva tediato con questo risentimento ogni volta che aveva potuto, specie dopo che avevano avuto la certezza che Severus, prima o poi, sarebbe stato marchiato e quindi condotto davanti al Signore Oscuro.
Sbirciando dalla tenda aveva colto qualcosa e aveva visto che Narcissa era molto in confidenza con quel ragazzino, le sue difese si abbassavano davanti a lui e il viso si distendeva.
Non ricordava di averla mai vista così, prima.
Ogni qual volta l’aveva veduta in compagnia di Lucius lei era sulla difensiva, si rinchiudeva in una specie di cilindro protettivo che le oscurava occhi, orecchie e tutto il resto.
“Perché sei un idiota, Lu-Lu!” aveva pensato Evan, osservando di nascosto Narcissa che lasciava gli altri prenderla bonariamente in giro per i capelli tagliati e l’abito distrutto.
Dopo che la ragazza e i suoi amici se ne andarono lui rientrò in casa con Kerenza, fonti certe gli avevano detto che lui e Bellatrix erano stati riconosciuti durante l’attacco del ventisei agosto e Evan doveva evitare di farsi vedere in giro.
La donna era stata aiutata a crearsi un alibi dai Lestrange, che l’avevano sostenuta in tutto e per tutto, ma lui non aveva nessuno su cui contare.
Non voleva coinvolgere Kerenza ed era impensabile che Lucius si esponesse in prima persona.
- Ecco, mi farai la cortesia di non uscire mai più in pieno giorno!- Kerry lo fissò con i suoi begli occhi castani combattivi e lucenti.
Era molto bella e lui l’adorava perché aveva cuore, era intelligente ed era incredibilmente simile a Gwen, la madre di Lucius.
Non poteva negare di trovarla desiderabile ed attraente e quando la guardava rammentava fin troppo bene i momenti di passione che avevano vissuto qualche anno prima.
Ma rammentava anche cosa li avesse spinti l’uno nelle braccia dell’altra, così come sapeva cosa li aveva allontanati.
- Domani me andrò - le disse, con gli occhi decisi ma l’espressione serena.
Kerenza lo fissò stupita, subito preoccupata e in ansia.
- Ma dove pensi di andare? E’ troppo pericoloso e tu sei ancora convalescente!-
Lui le sorrise con calore, era da lei volersi prendere cura di tutti, l’idea di lasciare il conforto della sua presenza e il calore del cottage di Kerenza non gli sorrideva affatto. In effetti Evan non si sentiva ancora bene, appena in quegli ultimi giorni stava finalmente recuperando un po’ di peso ed energie ma sapeva che doveva andarsene.
- Tranquilla, troverò un posto e non posso continuare a metterti in pericolo. Questa calma non durerà per sempre…-
Si guardarono negli occhi e Kerenza andò a sistemare le pietre che aveva preso per curare Narcissa.
- Stai tranquilla - le disse lui con voce calda e gentile - Lucius ha nove vite come i gatti, è un grandissimo bastardo furbo e scaltro, riesce sempre a venirne fuori pulito e profumato come se avesse appena fatto un bagno caldo-
Le si avvicinò e le mise le mani sulle spalle.
- Nonostante questo Lu-Lu è proprio tonto…- le sussurrò all’orecchio - si atteggia a grande amatore ma non capisce nulla delle donne…-
Kerenza si voltò con gli occhi fiammeggianti.
- E tu credi di capire davvero qualcosa? Credi di aver compreso l’animo della tua donna?! Senza pensare che non è nemmeno tua!-
Evan mantenne il sorriso - Bella non ha segreti per me, la vedo esattamente per quella che è. Semplicemente la amo nonostante tutto…- il sorriso si spense - e questo vale per tutti: si ama senza un vero perché, si continua ad amare contro ogni evidenza. Vale per me, vale per Lucius e vale soprattutto per te, Kerry!-
Lei si allontanò da lui tormentandosi la cintura del vestito con una mano.
- Non ho ancora compreso perché tu non abbia mai detto a Lucius quanto lo ami…- le disse il ragazzo allungando una mano e accarezzandole i capelli.
- A che servirebbe?- Kerenza non si voltò - io e lui siamo parenti…-
Evan rise di cuore - Andiamo! Tu e Gwen eravate figlie di due cugine di secondo grado, il vostro sangue è persino più annacquato di quello che lega me a Druella Rosier! Sei tu che ti sei sempre atteggiata alla “zia matura” per mascherare i tuoi sentimenti per lui, hai fatto di tutto perché lui ti vedesse come la vecchia che non sei!-
- Ho ventisei anni, sono vecchia!- si inalberò lei voltandosi e guardandolo negli occhi - Lui deve ancora compierne ventuno, ci siamo conosciuti che era poco più di un bambino...sarebbe immorale! Lui conta su di me, dicendogli egoisticamente quello che provo lo metterei nella condizione di non poter più chiedere il mio aiuto!- la voce di Kerenza era piena di angoscia - E poi  sarebbe un gesto del tutto inutile,  lui non mi ama, non come un uomo ama una donna e su questo non vi sono dubbi…-
Evan sospirò, facendo una smorfia.
- Ho solo due anni più di lui, come me non era immorale?- il tono era fintamente scandalizzato - lo sai perché non lo era? Perché io ti sono praticamente saltato addosso, ne avevo bisogno e ne avevi bisogno anche tu!-
Kerenza arrossì -Infatti non sarebbe dovuto accadere!-
- E invece si! E’ questo il punto, si vive una sola volta: vuoi qualcosa? prenditela!- Evan aveva un tono appassionato - Se Lucius ti prendesse tra le braccia e cominciasse a baciarti come un disperato pensi che riusciresti a respingerlo? Credi che lo troveresti immorale? No!- strinse i pugni nella foga.
La donna sembrò per un attimo avere un cedimento, solo l’idea di Lucius che la trattava come una donna e che la desiderava riusciva ad aprire nella sua mente una breccia su un desiderio fulgido e seducente.
- Smettila...non accadrà mai!- mormorò debolmente.
- La prossima volta che viene a trovarti - le disse Evan, avvicinandosi e portando il volto all’altezza di quello di lei - fatti trovare nuda…-
Lei si allontanò di nuovo come se lui l’avesse punta - Evan!- gli disse, indignata.
Lui le sorrise - Ti assicuro che sarebbe un modo veloce per fargli comprendere che sei una donna, che lo desideri e per spingerlo a correre da te ogni qual volta ne abbia...bisogno!- le strizzò l’occhio e lei arrossì più intensamente.
- Smettila! Lui non è come te!- Kerenza lo sfidò con lo sguardo.
- Oh, lo è eccome! E’ un uomo, siamo tutti uguali - Evan la guardò  accarezzandola con gli occhi - sei bellissima, gli faresti perdere la testa…-
- Con te non ha funzionato!- gli disse lei, sospirando - e poi io so, so che non mi ama né mi amerà mai, perché io ho visto! Ho visto il suo cuore e la sua mente-
- Non ha funzionato e tu non avresti voluto che funzionasse - Evan era molto serio - ci siamo consolati a vicenda, io e te. E’ stato un momento in cui abbiamo messo da parte noi stessi o, forse, è stato l’unico momento in cui ci siamo presi quello che volevamo. Entrambi sappiamo cosa voglia dire amare senza essere ricambiati e poi- lui le sorrise seducente - il tuo corpo è la medicina migliore che io abbia mai avuto la fortuna di prendere…- lei distolse lo sguardo e lui le sorrise con più decisione - ...e adoro il fatto che, nonostante io sappia quanto tu possa essere sensuale ed appassionata, tu sia così pudica e timida -
Kerenza rispose al suo sorriso - Quello che è accaduto tra di noi è stato giusto in quel momento, ed è stato bello anche per me. Ma io non dirò mai nulla dei miei sentimenti a Lucius, non serve, lui è convinto che io ami te e va bene così...e, in un certo senso, ha ragione - si guardarono con affetto - Sei sicuro di voler andare via domani?-
- Si - Evan sospirò - non posso nascondermi qui in eterno e non me lo perdonerei mai se venissi coinvolta. Dico sul serio, inoltre potrei avere ancora bisogno di te in futuro-
- Devi smetterla di avvelenare il tuo corpo con l’alcool!- lo rimproverò lei - potresti, per una volta in vita tua, lasciare che io guardi la tua strada, il tuo percorso...magari potrei consigliarti!-
- Non ho bisogno della tua palla di cristallo per sapere che morirò giovane di una morte orribile…- Evan fece spallucce - Dammi retta, io so cosa consigliarti e senza essere un veggente: la prossima volta fatti trovare seduta su quella poltrona ma senza vestiti addosso! Posso predirti con sicurezza che Lucius apprezzerà, si strapperà di dosso i suoi costosi vestiti di seta, ti si avventerà addosso e poi...!- si interruppe e scoppiò a ridere di gusto vedendo l’espressione sconvolta e turbata di lei.
- Non conta solo quello…- Kerenza si rabbuiò.
- Forse! Magari conta anche altro ma quello, ti supplico di credermi, conta moltissimo! - lui sembrò improvvisamente stanco - perdonami, andrò a riposare. Non so cosa tu abbia visto nel cuore di Lucius e non so quanto questo possa consolarti ma fidati: Narcissa è un tesoro di ragazza…-
- Non mi consola - la donna fece una smorfietta - ho ancora delle riserve, vedremo!-
Evan andò a sdraiarsi, chiedendosi dove diamine avrebbe potuto rifugiarsi l’indomani.
“Non ho un posto dove andare e, per quanto io sia adulto, tutta questa incertezza mi spaventa, così come mi spaventava da bambino...solo che non c’è più Gwen Arundel a rassicurarmi…” chiuse gli occhi e si addormentò, ancora esausto nel corpo e nella mente.
Kerenza prese ad aggirarsi per la stanza, inquieta.
“Perchè due degli uomini più importanti della mia vita devono essere così assurdamente desiderosi di farsi del male?!”, accese una candela e iniziò a pregare.


Narcissa, Beb e Severus si stavano avvicinando al Castello, il sole stava tramontando e loro accelerarono il passo, quando si trovarono a ridosso della Scuola il ragazzo si voltò verso le due ragazze.
- Io vi lascio qui, non è proprio il caso che rientriamo insieme!-
Lo fissarono stupite.
- Non credo che il fatto che Narcissa rientri da Hogsmeade con un nuovo taglio di capelli e con un vestito così suggestivo e diverso da quello che indossava all’andata passerà inosservato - mormorò lui con voce tranquilla - e dubito che il varcare la soglia insieme a me possa giovarle…-
- Credi che mi importi delle chiacchiere di quattro scemi sanguesporco o babbanofili dei miei stivali?- si inalberò Narcissa, sinceramente stupita.
Lui le rivolse un sorriso - No, sono certo che non ti importi...ma non sono solo quattro, sono molti di più e, spesso, le chiacchiere sono come le valanghe in montagna: si ingigantiscono passo dopo passo e diventano incontrollabili, finché non travolgono tutto e tutti -
- Non ha tutti i torti- Beb parlò per la prima volta da diversi minuti - quella Skeeter ti ronza attorno e cerca di parlare con chiunque ti conosca anche solo di vista, non è una che molla…-
- Non ha senso offrire delle armi a chi non aspetta altro che colpirti, credimi - Severus non abbandonava il volto di Cissy con lo sguardo, era un ragazzo sfuggente ed enigmatico ma non rifuggeva mai il contatto visivo - delle volte essere scaltri ha più peso che essere inflessibili! -
Narcissa lo fissò per qualche istante, si sentiva molto frustrata perché l’idea che anche i compagni di scuola potessero influenzare la sua vita le provocava l’insano istinto di impugnare la bacchetta e andare a scagliare qualche schiantesimo in giro per Hogwarts.
“Quando sarò padrona della mia vita?” si chiese cupamente.
- Certo, naturalmente hai ragione tu! - gli sorrise con uno sforzo, nemmeno per lui sarebbe stata una buona pubblicità rientrare insieme a due ragazze che, Narcissa lo sapeva senza inutili vanterie e falsa modestia, erano tra le più popolari della Scuola.
Lui annuì, fece un semplice cenno di saluto e proseguì da solo con il nero mantello, consumato in più punti e dall’aspetto liso e dimesso, agitato dal vento autunnale.
Narcissa lo guardò sparire senza fiato per la frustrazione che provava.
“In certi momenti ho paura di scoppiare, non so come fare per alleggerire la mia mente e questo peso che mi opprime!”.
- E’ proprio una persona forte e saggia - disse Bebhinn, studiando il viso della sua amica - e, onestamente, se n’è andato proprio al momento giusto…-
Cissy si voltò verso di lei, in allerta.
- Ha a che vedere con la domanda che ti ho rivolto mentre andavamo ad Hogsmeade?-
Beb era seria e non rispose per qualche istante.
- Tra pochi giorni lascerò questa Scuola - disse con voce incolore - per sempre…-
Narcissa si era aspettata molte cose, ma non questa e rimase davvero senza parole.
La sua amica sorrise lievemente nel vedere l’espressione del suo viso.
- Tra poche settimane compirò diciassette anni e questo significa che entrerò, a tutti gli effetti, tra gli adulti della mia tribù di origine. Sono la persona che mia nonna ha designato come sua erede e quindi ho il dovere e l’onore di potermi sposare con un Principe da me scelto, come già ebbi modo di dirti anni fa…*-
- Non puoi almeno finire l’anno?- le chiese Narcissa, senza sapere cosa altro dire e conoscendo già la risposta.
- No, è un grande privilegio quello che mi attende ed è una grande nota di merito sposarsi non appena compiuti i diciassette anni...inoltre - e sorrise dolcemente - ci sono le mie cugine e ben due mie sorelle maggiori che aspettano che io mi sposi per poter fare altrettanto. Ho un ruolo e un dovere da rispettare e quindi partirò entro breve -
Le due ragazze si guardarono per qualche istante, ognuna addolorata per l’imminente separazione.
- Tua nonna non poteva scegliere una delle tue vecchie cugine o una delle tue sorelle invidiose per questo ruolo così importante?- Narcissa fece una smorfia di disappunto.
Beb rise - Sei un’adorabile ragazza viziata ed egoista!- continuò a ridere per un po’ - ma mi fa piacere sapere che ti mancherò e, credimi, anche tu mi mancherai molto! Non sarà semplice lasciarti, Furaha Yangu…-
- Si, mi mancherai- ammise Narcissa - sei un’amica preziosa e una persona interessante, mi sentirò molto sola quando te ne andrai ma, se tu sei felice, lo sono anch’io!-
- Sei meno sola di quello che credi, mia stella - la ragazza le sorrise con calore.
- Ho davvero voglia di ubriacarmi!- sbottò Cissy con aria imbronciata.
- Pagherei per vederti senza freni inibitori!- esclamò Bebhinn - e lasciati dire che con i capelli corti sei molto seducente, si vede bene il tuo collo lungo e la bella testolina dritta e altezzosa!-
- Dovrebbe essere un complimento? Sarei una specie di airone snob? Andiamo, con un po’ di fortuna nessuno lo noterà…-
E si avviarono lentamente verso Hogwarts, perdendo l’allegria passo dopo passo.

 

Severus rientrò ad Hogwarts pensieroso come sempre ma insolitamente distratto, era stata una giornata interessante sotto molti punti di vista e aver potuto sperimentare il suo nuovo incantesimo, nonché relativo contro- incantesimo, era stato davvero molto istruttivo.
“Devo intervenire sull’impugnatura della bacchetta…” valutò e infilò la mano in tasca per estrarla ma, un millesimo di secondo dopo, si trovò per terra bloccato, con il peso del corpo sulla mano ancora infilata nel mantello e l’impossibilità di sfoderare la bacchetta.
- Bene, bene...guarda Peter! Un grosso e viscido lumacone che cerca di intrufolarsi a Scuola!-
Quella voce gelò Severus che cercò di sollevare il viso per guardare in faccia il suo assalitore.
Cercò di rialzarsi ma un piede calò sulla sua mano liberà e lo tenne ancora più avvinto al terreno.
- Io lo schiaccerei…- disse la voce ansiosa ma trionfante di Peter Minus e il corpulento ragazzo fece più pressione sulla mano di Severus.
- Minus - lo apostrofò il ragazzo - non avresti nemmeno il coraggio di comparirmi davanti se non ci fosse Black a guardarti le spalle!-
Sirius lo fissò gelido, con il volto disgustato.
- Inutile che fai il gradasso, Mocciosus-  la voce era piena di disprezzo - e se ti becco di nuovo a provare strani incantesimi su James giuro che quella bacchetta tutta consumata e unta te la ficco su per quel nasone e te la faccio sputare...e non dalla bocca, credimi!-
- Perché non mi sfidi a un duello corretto uno contro uno?- lo provocò Severus, cercando di ignorare il male che il peso notevole di Minus gli procurava alla mano sinistra e il dolore che il suo stesso peso gli dava premendo sull’altra mano che gli conficcava, involontariamente, la bacchetta nell’addome.
- Credi che abbia paura?- gli occhi di Sirius si strinsero a fessura - non sarebbe mai uno scontro leale e tu lo sai, sei infido, come tutti i Serpeverde…-
- Anche quel bambolotto di tuo fratello, Black?- la voce di Severus era strozzata dal dolore.
- Tutti...dal primo all’ultimo…- sibilò Sirius ed estrasse la bacchetta - e adesso vediamo se riesco a farti diventare ancora più brutto di quello che sei…-


Madama Chips guardò Narcissa con decisione.
- La mia risposta è sempre la stessa, mia cara!- il tono era pratico e sbrigativo - non puoi visitare il paziente. Appena adesso sta migliorando e finalmente oggi pomeriggio giungerà a maturazione il mio unguento di Pulsatilla e Noce Vomica e quindi potrò guarire definitivamente il ragazzo…-
- Ma è passata una settimana!- protestò la ragazza - volevo solo fargli un saluto…-
Madama Chips strinse le labbra ed esitò un momento, poi fissò Narcissa negli occhi - Cerca di capire e ragiona...quanto pensi possa far piacere ad un ragazzo mostrarsi con il volto in quelle condizioni davanti ad una compagna? Un’amica...una ragazza?-
Narcissa incassò il colpo, mormorò un grazie e se ne andò.
Severus era in infermeria da una settimana esatta, era stato aggredito subito dopo aver lasciato lei e Beb ma non aveva voluto rivelare da chi.
Tutti avevano dei sospetti ma, senza un nome, il colpevole non poteva essere punito.
Narcissa poteva immaginare chi fosse l’aggressore, aveva solo il dubbio se fossero stati tutti e quattro insieme oppure se uno di loro avesse agito singolarmente.
“Dubito che in uno scontro uno a uno l’avrebbero ridotto così male…”
La ragazza si era tormentata per avere quel nome ma nessuno aveva voluto collaborare con i Prefetti, Regulus si era innervosito davanti all’interessamento di sua cugina per quel ragazzo ed era sbottato con un “non capisco perché te la prendi tanto per quel pezzente mezzosangue brutto ed inquietante!”
Per la prima volta i due cugini avevano discusso animatamente sotto gli occhi scrutatori di Beb.
“Voglio quel dannato nome!” pensò con rabbia mentre si avviava verso la Sala comune dei Serpeverde.
Beb era sparita chissà dove, non le aveva ancora detto quando sarebbe partita esattamente e Cissy aveva il sospetto che non intendesse dirglielo, l’idea di passare tutto il sabato dentro la Scuola la turbava, esitò indecisa e poi un’idea le balenò in testa.
Entrò e andò nella sua stanza a prendere un pacco e poi uscì di nuovo, scontrandosi con Rita Skeeter.
- Ohhh Black!- la ragazza le rivolse un sorriso fulgido - cercavo giusto te!-
Narcissa non riuscì a nascondere il proprio fastidio e l’altra strinse un attimo gli occhi con antipatia ma non perse il sorriso.
- Scusa Skeeter, avrei fretta…-
- Suvvia! Come sei schiva - la ragazza la fissò con attenzione - sai, tutti muoiono dalla voglia di sapere come mai hai cambiato look in modo così repentino!-
- Sai, non me ne importa nulla di quello per cui muoiono gli altri…- le rispose Cissy e cercò di passare ma l’altra ragazza era corpulenta e il corridoio stretto e quindi non riuscì a superarla.
- Oh, immagino sia proprio così, credimi, non ho dubbi che degli altri non ti importi niente!- il tono di Rita era leggermente più acido ora - ma di Snape si però, di lui ti preoccupi…-
Narcissa la fissò diritto negli occhi - Ok, sputa il rospo! Tu non mi piaci Skeeter ed io non piaccio a te, non farmi perdere tempo e dimmi quello che muori dalla voglia di dirmi-
Rita gettò la maschera e il volto divenne duro e senza l’ombra di un sorriso - Bene, vedo che sotto quell’apparenza da bambolina di cristallo c’è un carattere di ferro, sei piuttosto tagliente. Io ho i nomi, so chi ha  aggredito il nostro compagno Serpeverde-
- E cosa vuoi per dirmi quei nomi?- andò dritta al punto Narcissa.
- Un’intervista esclusiva con te!- le rispose pronta l’altra ragazza.
- Ti concedo tre domande e nulla che riguardi la sfera sentimentale!- fu altrettanto pronta Cissy.
Rita si morse le labbra con profondo fastidio - D’accordo! Però dovrai rispondere a qualsiasi altra domanda che ti farò!-
- Ok, ora dimmi i nomi - Narcissa non aspettava altro.
- Dopo l’intervista! - ribatté Rita.
- Neanche per idea, io mantengo la mia parola ma voglio quei nomi!-
- Allora facciamo così: ti do i nomi ma mi rilasci l’intervista immediatamente! E voglio una foto da inserirci!-
Narcissa strinse il pacco che aveva in mano con impazienza - Ok, affare fatto!-


Mezz’ora dopo Narcissa stava camminando lungo la strada per Hogsmeade e, dopo un po’, giunse davanti al Cottage di Kerenza, aveva appena incrociato un gruppetto di ragazze ridacchianti che provenivano da li, incrociandola le avevano lanciato qualche sguardo curioso e poi avevano ripreso a chiacchierare allegramente.
Cissy esitò un attimo davanti alla pesante tenda nera che fungeva da ingresso ma questa si aprì da sola e allora lei decise di entrare.
Kerenza stava ravvivando il fuoco nel grande braciere che dominava la stanza e si voltò verso di lei con un piccolo sorriso.
- Ciao! Dovrei dirti che mi aspettavo una tua visita ma invece ammetto che mi hai colto di sorpresa!-
- Ti ho riportato il vestito... - le disse Narcissa, asciutta -...grazie -
Era giunta fin li con tutte le migliori intenzioni, con il desiderio di ricominciare da capo il rapporto con quella donna dopo essere stata imperdonabilmente scortese con lei la settimana prima ma, giunta al dunque, si sentiva bloccata.
Kerenza le sorrise incoraggiante.
- Sei molto gentile ma potevi tenerlo, per me è troppo piccolo ormai! Posso offrirti un té?-
Narcissa annuì e si concentrò sulla stanza, osservando con interesse le grandi corna appese al muro, i monili e le pietre.
Kerry le lanciò un’occhiata di sottecchi ma continuò a trafficare con le foglie del té.
- Allora - disse con tono discorsivo - come ti trovi con i capelli corti? Secondo me ti stanno davvero bene! A Scuola hanno fatto molte chiacchiere?- la invitò a sedersi e poi si sedette di fronte a lei.
- Abbastanza - mormorò Cissy, sorseggiando la sua bevanda e incapace di intavolare un discorso.
Kerenza seguitò ad osservarla con profondo interesse, tutto sommato non riusciva a far combaciare quella ragazza bella ma fredda con l’immagine calda e vivida che aveva visto nella mente di Lucius e, doveva ammetterlo, nemmeno con la persona in grado di coinvolgere in modo così profondo Beb.
“Sei solo una vecchia gelosa, Kerenza!” si rimproverò.
- Sai, visto che ti sei spinta fin qui potrei leggerti le foglie del tè o usare la palla di cristallo...gratis, ovviamente!-
Narcissa si irrigidì e si alzò - Ti ringrazio ma non credo molto nella divinazione. Penso sia ora di andare!-
“Uh, proprio gelida la ragazza!” pensò Kerenza ma dopo un attimo capì che c’era altro.
- Ti chiedo scusa, Beb mi ha detto che non ami molto le veggenti e sento che c’è qualcosa che ti turba molto. Vorrei esserti d’aiuto, davvero! -
Narcissa si voltò verso di lei e la studiò per un secondo.
- Che legame hai con Gwenhwyfar Arundel?- le chiese con un tono più duro di quello che avrebbe voluto.
- Devo dire che sei una persona molto diretta, sei uno strano mix di forza e fragilità…- Kerenza non sorrideva più - io e Gwen eravamo cugine o, meglio, lo erano le nostre madri. C’è altro che vuoi chiedermi? Su qualcun altro?- questa volta un sorriso le piegò gli angoli della bocca.
Narcissa distolse gli occhi, si alzò e si mise a guardare una grande candela verde posta tra le due grandi corna appese al muro, era mezza consumata e portava tracce di antiche rune incise nella cera.
Prima di voltarsi di nuovo voleva che il rossore abbandonasse il suo volto e che il cuore la smettesse di battere veloce in profondità.
Si concentrò sulle rune ma in realtà non vedeva nulla.
Quella donna era una parente di Lucius, solo a quello riusciva a pensare.
Dopo qualche istante andò a sedersi di nuovo davanti alla donna - Vediamo cosa mi sai dire con la tua palla di cristallo!-
Kerenza represse un sorriso più ampio, cominciando finalmente a capirci qualcosa.
- Bene, appoggia la mani ai lati di questa ciotola di pietra e fissa la palla -
Narcissa si concentrò sulla sfera nera che girava incessantemente, volteggiando sulla punta di una piramide di cristallo che galleggiava pigramente nella coppa di azzurrite.
- Dunque, sei una persona molto selettiva nei tuoi affetti - iniziò la veggente - non hai molto interesse per quello che ti accade intorno ma fai tue le sofferenze, le paure e i sentimenti di coloro che ami. Hai un forte istinto materno, è insolito in una ragazza così giovane -
Narcissa l’ascoltava con un’espressione indecifrabile sul volto e Kerenza continuò.
- Vedo molti abbandoni nella tua vita, hai subìto molte perdite - la voce era piatta e priva di espressione - alcune ti hanno segnato profondamente e non sempre hanno implicato la morte della persona cara che hai perduto -
“Andromeda…” pensò Narcissa.
- Vedo un genitore, tua madre immagino, vedo il vuoto emotivo che tuo padre non riesce a riempire…- Kerenza sollevò lo sguardo sulla ragazza con aria lievemente preoccupata - se vuoi mi fermo…-
Cissy studiò il volto della chiromante e vi scorse dei sentimenti autentici e buoni “ O forse, sapendo a chi è legata, vuoi vederci del buono a tutti i costi…” si ammonì.
Fece un piccolo cenno per invitarla a proseguire e la donna si schiarì la voce.
- Vedo che hai un legame troncato con un’altra persona, qualcosa di irrisolto con una figura che potrebbe sembrare un’amica...qualcuno che sembra giovane ma, onestamente, mi confonde perché la sua energia si sovrappone a quella di una persona adulta…-
Narcissa aggrottò le sopracciglia, perplessa.
Kerenza tacque qualche minuto e allora la ragazza si rese conto di una cosa.
- Non guardi nella sfera...tu guardi quella specie di piramide di cristallo!-
La chiromante la fissò stupita e poi sorrise - Ma bene, solo un’altra studentessa aveva notato questa cosa…-
Narcissa capì che parlava di Bebhinn e sorrise sinceramente per la prima volta da quando conosceva la donna.
- La piramide è un Breo- Saighead- le spiegò Kerenza - appartiene alla mia famiglia da secoli, così come il suo gemello, e ne esistono solo questi due esemplari al mondo. Uno dei due è stato rubato molti anni fa…- sospirò piano - in ogni caso è un incredibile strumento di divinazione, ha la peculiarità di possedere quattro facce distinte, ognuna delle quali ha una funzione specifica: una indica il passato, una il presente, una il futuro e una il destino.-
- Ed è più efficace di una palla di cristallo?-  le chiese la ragazza.
- Diciamo che io lo padroneggio meglio ma la palla fa più presa sulle ragazze e sul credo popolare in generale - Kerenza la fece rotolare giù dalla piramide e poi fece volteggiare il Breo sull’acqua, mostrando alla ragazza le quattro facce di cui le aveva parlato - ma ricordati sempre una cosa Narcissa, il destino non si schiarirà mai veramente, resterà nebuloso fino all’ultimo respiro che esaleremo poiché anche un battito di ciglia può vanificare anni di proponimenti o può esaudire una speranza covata  e mai realizzata fin dalla nascita. Anche il futuro resterà bianco finché non diverrà presente e,subito dopo, passato. Diffida da coloro che ti dicono di poterti descrivere esattamente la strada che percorrerai e le scelte che farai, essi mentono!-
Narcissa la fissò stranita per un momento, leggermente confusa.
- Ho incontrato una specie di veggente a Notturn Alley - iniziò a parlare lentamente - e mi ha detto più o meno le stesse cose, parlando di una strada e solo una da seguire per ottenere ciò che desidero e ciò che mi spetta, mi ha ammonito dal lasciarmi fuorviare perché qualsiasi altra scelta mi avrebbe tolto...il mio futuro…- evitò di dire che la misteriosa donna le aveva parlato di un figlio.
- Mh...e come ti ha predetto queste cose?- le chiese Kerenza, molto interessata.
- Toccandomi il polso…- mormorò Narcissa, ripensando alla vivida impressione che le aveva lasciato quella specie di fattucchiera dal volto velato.
La donna ebbe un subitaneo cambiamento di espressione che mascherò velocemente e tossì leggermente per coprire la propria sorpresa.
- Ti dispiace se faccio ciò che ha fatto lei? - le chiese con un piccolo e pallido sorriso - vorrei capire esattamente come ha agito…-
La ragazza era molto restia ma si lasciò convincere e le porse il braccio.
Kerenza glielo prese con delicatezza e prese a tastarle con le dita il polso dalla pelle bianca che lasciava intravedere le vene azzurrine. Passarono dei lunghi istanti in cui la donna non disse nulla e poi iniziò a parlare - Sento dei nodi qui sotto, un vero groviglio...riesco a sentire il flusso del tuo sangue che scorre nelle tue vene e arriva al cuore…- Narcissa si irrigidì impallidendo - avrai un figlio, un maschio, ma bada che se non seguirai la strada che è stata preparata per te lo perderai, perderai quel figlio…-
Narcissa si staccò dalla donna e si alzò, sconvolta.
- Chiunque sia la persona che ti ha detto queste cose, le ha incise a fondo nella tua carne- le disse Kerenza - possiede di certo doti divinatorie notevoli ma, sento di poterti dire, che ti ha studiata molto bene prima di prendere contatto con te -
- Studiata? -
- Si, e molto bene anche! Ti ha osservata e ha compreso quali sono i tuoi desideri e i tuoi tormenti…-
- Tu non hai visto nulla che mi seguisse strisciando?*- le chiese Narcissa con profonda apprensione.
- Qualcosa che ti segue strisciando? - Kerenza le sembrò colpita - no, assolutamente, ho visto solo ciò che questa persona ha impresso sulla tua pelle con il contatto che avete avuto. C’è qualcos’altro? Hai bisogno di parlarne?-
Narcissa si sentiva senza forze e si sedette nuovamente davanti alla chiromante.
- Lascia perdere, quella persona mi ha detto una sacco di cose ed è davvero tardi per me, devo rientrare ad Hogwarts - il suo giovane volto era davvero angosciato e la donna le prese nuovamente la mano ma, questa volta, lo fece per consolarla.
- Lascia che io osservi ancora un momento il Breo per te, non ti ruberò molto tempo - le disse cercando di incoraggiarla.
Seguitò a tenerle la mano e scrutò ancora la piramide, soffermandosi ancora sul passato ma, soprattutto, sul presente.
- Nonostante i numerosi strappi che hai subìto, nonostante un certo “egoismo” che ti spinge a non considerare il mondo nella sua globalità, il tuo cuore possiede un’enorme capacità d’amare. Veramente notevole Narcissa, davvero- la donna le rivolse un sorriso - in questo momento ci sono persone che ami ma che orbitano attorno al tuo cuore, non si allontanano mai ma non si posano su di esso. La persona che ti crea maggiore ansia è una sorella, la ami molto, nonostante la distanza alla quale ti tiene. Ella è una persona oscura e molto negativa - “Bellatrix ovviamente” sospirò Cissy dentro di sé - sappi che questa persona ti ama molto, condividete tanto voi due, ma è prigioniera della sua anima nera...mi dispiace…- sussurrò Kerenza, come rivolta a qualcun altro - e poi gli affetti che ti lacerano in cuore…- e qui la donna si bloccò perdendo il sorriso, sbatté le palpebre e strinse leggermente le labbra - ...sono accecanti, così intensi che fatico a leggere il Breo. Se non ti dispiace io mi fermerei qui per oggi, credo di averti riempito anche troppo le orecchie e la testa con la mia voce-
Narcissa la fissò un momento, spiazzata da quel finale repentino, ma poi le sorrise, alzandosi.
- Non preoccuparti, devo andarmene assolutamente anch’io!- uscì accompagnata dalla donna, l’aria fresca le riportò alla realtà.
- Sarei davvero felice se tu ritornassi a trovarmi, Narcissa - le disse Kerenza con un’espressione molto sincera - credo che ci sentiremo molto sole senza Beb e, te lo prometto, non ti obbligherò a farti predire nulla!-
La ragazza annuì e poi, con la coda dell’occhio, vide passare poco lontano Peter Minus che sembrava estasiato mentre stringeva a sé un grosso sacchetto pieno di delizie di Mielandia.
- Devo proprio andare!- esclamò Cissy, salutando la donna, lasciandola di stucco e correndo via “Ho un conto da saldare!” si disse, estraendo la propria bacchetta.
- I giovani!- esclamò Kerenza incredula e incrociando le braccia.
“Devo capire cos’è quell’ombra che nasce nel suo passato, sfregia il presente e riesce persino a toccare il suo futuro!” pensò, osservando Narcissa sparire dalla sua vista.


L’infermeria era avvolta dal buio, c’era solo una lampada accesa nello studio di Madama Chips e la luce della Luna che filtrava dalla finestra.
Severus era adagiato sul cuscino, i capelli neri che spiccavano sul bianco della federa, gli occhi bene aperti mentre fissava lo spicchio di cielo stellato che riusciva a vedere dalla sua posizione.
Era vestito di tutto punto perché, finalmente, al sorgere del sole avrebbe potuto ritornare alla vita normale. Il volto era ancora tumefatto ma Madama Chips gli aveva garantito che l’unguento avrebbe fatto effetto di colpo, a dieci ore esatte dal momento in cui era stato spalmato sulle ecchimosi ed i gonfiori.
L’incantesimo che gli aveva lanciato quel maledetto Black era indolore ma gli aveva gonfiato la testa e, soprattutto, il naso come un pallone. Sirius e Peter Minus avevano riso fino a restare senza fiato e poi gli avevano tagliuzzato il suo mantello, già ridotto male, sfrangiandolo e rendendolo inutilizzabile.
Al solo ricordo Severus sentiva una rabbia e una frustrazione incontenibili bruciargli dentro: odiava essere debole, odiava essere, inerme e odiava perdere.
“Arriverà il giorno in cui vi spazzerò via tutti!” giurò stringendo i pugni.
- Hai la forza di avere cattivi pensieri? Bene! Significa che stai guarendo!-
Una voce femminile lo riscosse e lui si voltò, sorpreso.
Beb era in piedi accanto al letto, vestita di tutto punto, indossando il suo cappotto arancione e un foulard variopinto a coprirle i capelli corvini.
- Naghib!- Severus si sollevò a sedere e la fissò stupito - sono quasi le tre di notte, come mai sei in giro?-
- Sto partendo - gli disse lei, sorridendo e mettendo in mostra i suoi splendidi denti bianchi.
Si guardarono un attimo negli occhi: entrambi avevano gli occhi neri ma quelli di lei erano brillanti e caldi.
- Hai salutato Narcissa?- le chiese.
Beb sorrise - No, sono molto più vigliacca di quello che pensavo...le manderò una lettera -
Ad un certo punto un sonoro russare provenne da un paravento poco lontano.
- Minus- spiegò Severus con un ghigno - questo pomeriggio l’hanno portato qui con il volto gonfio e lucido, i capelli gli erano stati rasati del tutto ed indossava solo le mutande e il mantello…-
A dire il vero il volto gli era stato gonfiato in modo che sembrasse un enorme sedere posto sul collo, l’effetto era così comico che persino l’Infermiera della scuola aveva dovuto trattenersi dal ridere.
Bebhinn sorrise e tutti e due pensarono alla persona che, senza alcun dubbio, aveva giocato quel brutto scherzo al Grifondoro.
- Ti ho portato un regalo- gli disse lei - è il mio mantello nero della divisa, è uguale per maschi e femmine, a me non serve più mentre penso che a te serva eccome…-
Lui rimase senza parole per quel gesto così gentile e spontaneo.
La ragazza osservò Severus in volto e lui si sentì a disagio, non amava l’idea di essere visto così, con il viso ancora tumefatto.
- Dimmi, Nguvu*- gli disse Beb - hai mai baciato una ragazza?-
Il ragazzo, per una volta, non riuscì a nascondere la sorpresa e l’imbarazzo, lei sorrise.
- No, ovviamente no…- si rispose da sola -e dimmi, come pensi di sapere cosa vuoi nella vita se prima non provi tutto? Così sei svantaggiato…- gli mise la mano sul petto e lo fece riadagiare sul cuscino, poi si chinò e posò le labbra sulle sue.
Il silenzio nella stanza era assoluto, le labbra di Beb erano morbide e profumate, il seno di lei gli sfiorava il torace e un ricciolo dei suoi capelli gli accarezzava il viso.
“Un attimo prima di morire” pensò Severus, tenendo gli occhi bene aperti e osservando la trama del foulard di Beb “ quando chiuderò gli occhi per l’ultima volta, rivedrò questi colori e sentirò questo profumo”.
Lei si rialzò e gli sorrise - Arrivederci Nguvu, non dimenticare che si può sempre salire, non si deve per forza scendere nel buio…-
Se ne andò e lo lasciò senza che lui potesse dirle nulla.


Quando Bebhinn uscì dall’infermeria si trovò davanti Narcissa, che l’aspettava sorridente.
- Pensavi di sgattaiolare via, vero? Sapevo che saresti stata particolare anche nei saluti!-
- Mi hai beccata!- le due ragazze si sorrisero.
- Come sta Severus?- le chiese Cissy diventando più seria.
- Meglio di Minus, questo è certo!- entrambe ridacchiarono nella semi oscurità del corridoio.
- Devo proprio andare Furaha Yangu, è ora che io lasci questa Scuola e te, ma prima...- Beb si avvicinò a Narcissa e le posò un lieve bacio sulle labbra - questo non è da parte mia - le disse fissandola negli occhi, poi posò di nuovo le labbra sulle sue per qualche secondo - ma questo si!- si sollevò e si allontanò da lei.
Narcissa la fissò, commossa - Grazie...avevo proprio bisogno di essere baciata!-
- Sei nata per essere baciata, mia stella. Sei come il deserto del Namib dopo la pioggia: azzurro e splendido, una visione di rara bellezza. Abbi cura di te.-
- Kwaheri Rafiki…- le sussurrò Cissy.
- Ci rivedremo di sicuro, noi ci incontreremo di nuovo!- e se ne andò, sparendo dalla vista di Narcissa.


A molti chilometri di distanza, a casa Lestrange, Bellatrix osservò suo marito Rodolphus, appena rientrato a casa dopo settimane di assenza e di terapia riabilitativa*, gli girò attorno come un predatore fa con la sua preda e lo studiò in ogni particolare.
L’uomo strinse la mascella e subì quell’esame senza battere ciglio.
- Ma bene, sei persino carino senza tutto quell’alcool in corpo!- esclamò la donna sorridendo ma priva di allegria.
Rodolphus aveva perso molto peso, aveva l’aria esausta di chi è dimagrito molto in poco tempo ma il viso, senza essere più gonfio, evidenziava finalmente i lineamenti gradevoli e gli occhi verdi non erano più acquosi: diffidenti e sfuggenti ma non vacui.
- Almeno averti intorno non sarà più così orribile, mio caro marito...non avevo mai notato il colore dei tuoi occhi. Buon per me!-
- Dovrei essere lusingato? Sono schiavo quanto te…- le disse lui, la voce era ancora troppo lamentosa e le labbra troppo carnose e femminee.
Bellatrix dilatò le narici infastidita ma fece mente locale, ricordò il contratto pre matrimoniale e le ultime difficili settimane appena trascorse: avere un marito passabile che le facesse da cavalier servente era ciò di cui aveva bisogno.
- Bene, siamo due schiavi, non trovi che sia molto eccitante?- si guardarono per un attimo e poi Bella fece una smorfia - tranquillo, ti darò il tempo di abituarti a me, non attenterò alla tua virtù per stanotte!- e se ne andò, lasciandolo solo nella stanza.



 

Le vie di Londra erano animate nonostante fosse notte inoltrata, ma nella stanza non giungeva alcun suono.
L’uomo stava seduto in una comoda poltrona, rigirando tra le mani gli oggetti che gli erano stati recapitati poco prima da un Gufo: erano la copia di un giornalino scolastico, una lunga coda di capelli biondi e un fermaglio per capelli sporco di sangue.
Osservò la foto che occupava quasi tutta la prima pagina dello scarno giornale: il volto di una ragazza seria e piuttosto seccata occhieggiava il lettore, quasi sfidandolo a distogliere lo sguardo.
I capelli corti rendevano gli occhi luminosi della studentessa ancora più grandi.
“Che taglio assurdo!” pensò l’uomo, stringendo con rabbia le lunghe ciocche bionde che teneva in mano.
Ma non riusciva a non fissare il volto della ragazza.
Il titolo recitava: “Tre domande alla neo eletta Prefetto dei Serpeverde: Narcissa Black!”
E subito sotto c’era lo scarno elenco dei quesiti con le rispettive risposte:
1) Domanda: La tua nomina non ha sorpreso nessuno, sei molto popolare a Scuola e, tuttavia, sei davvero misteriosa! Hai poche amicizie intime, ammetto che tutti noi ci chiediamo che fine abbia fatto Rubinia Alderman alla quale eri molto legata. L’hai mai più vista dopo che si è ritirata da Scuola? Risposta: No. (sembra molto sofferente e i suoi occhi lasciano trasparire la tristezza...Nda)
2) D: Il tuo nuovo look ha spiazzato un po’ tutti, invece! Alcuni dicono che sei stata costretta a tagliarti i capelli perché sei stata aggredita da un Ippogrifo inferocito vicino ad Hogsmeade, è vero? R: Ovviamente no. (vedo un guizzo di paura nel suo sguardo! Nda)
3) D: Gira voce che ci sia stata una specie di rissa in un villaggio semi babbano tra maghi e non maghi, se fosse una partita di Quidditch, per quale delle due squadre tiferesti? R:...Non amo il Quidditch. (mi strizza l’occhio con aria complice, lei è una Serpeverde e i Black hanno sangue purissimo del resto! Nda)
La bocca dell’uomo si storse in un sorriso.
- Lucius?- una voce assonnata lo chiamò e lui si voltò verso la donna che dormiva nel grande letto a baldacchino.
- Dormi Emmeline, è ancora notte-* le disse con voce sbrigativa, lei sorrise e richiuse gli occhi.
Lui staccò la pagina con la foto di Narcissa dal resto del giornale e la piegò, infilandola nella tasca del suo mantello, gli altri fogli li gettò nel camino.
“Non ama il Quidditch, eh?” si infilò le mani in tasca e rimase in piedi a fissare fuori dalla finestra, lo sguardo perso nel buio.

 

Fine quarantottesimo capitolo.

 

*Kwaheri Rafiki (addio/arrivederci amica)

*”Qualcosa che ti segue strisciando” lo disse Brigid/Rubinia a Narcissa riferendosi alla Maledizione di Aloise.

*Beb raccontò a Narcissa di aver scelto il suo sposo (Babukar Zabinì) quando parlarono per la prima volta.

*Nguvu (forza/potere)

*Rod si è assentato per diverse settimane sottoponendosi ad una dura terapia per disintossicarsi dall’alcool.

*Ricordo che Lucius è virtualmente libero al momento :) e ho immaginato che abbia trovato un trucchetto per mascherare il marchio nero.

  
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