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Autore: KakashinoSharingan    19/04/2016    3 recensioni
Due stirpi reali si avvicendano per il controllo di un Regno rimasto senza una guida sicura. L'erede al trono è fuggito per avere salva la vita e questo ha dato avvio ad una sanguinosa guerra. Tra combattimenti, amori e ombre del passato, Silene non vuole smettere di lottare per poter un giorno fare ritorno a Chanast.
Aggiornamenti momentaneamente sospesi per revisione completa della trama
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Questa storia ho iniziato a scriverla parecchi anni fa, e la pubblicavo sul mio vecchio account di EFP. Però avevo cancellato sia storia che account perché a quel tempo non mi interessava continuare a scrivere. Ora ho deciso di riprendere in mano la storia e proseguirla, e ho modificato i nomi dei personaggi, che prima erano in giapponese, per aderire meglio al contesto fantasy in cui vorrei inserirla.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Uvetta, pane e marmellata


Loeane ancora non ha digerito la notizia della scomparsa della principessa Eluana. Mentre l’aiuto a portare dei sacchi di farina dal mulino a casa nostra, mi racconta: ‹‹Sai, prima che ti trovassi, la principessa Eluana regnava accanto a suo marito. In quel momento qualcuno la chiamava Regina. Grazie alla sua politica il Regno ha vissuto un decennio di prosperità. Poco dopo la nascita del principe Lhalin, il Re morì e prese il trono suo fratello. Non si può dire che sia stato un Re malvagio, comunque non è riuscito a riportare il Regno allo splendore di cui godeva sotto i sovrani precedenti. Spero che il principe Lhalin abbia ereditato un po’ del carisma dei suoi genitori.››
Io non mi sono mai interessata di politica prima, ma capisco dal tono sommesso con cui ne parla Loeane che Eluana deve essere davvero stata una salvezza per il Regno. Depositiamo la farina nella stanza sul retro, poi mentre Loeane va a preparare l’impasto per i panini all’uvetta io entro nel pollaio, per dare da mangiare alle galline e raccogliere le uova.
‹‹Come stiamo oggi?›› chiedo loro, che mi accolgono chiocciando felici. Sanno che sto portando loro il grano quindi mi corrono incontro. Io trovo buffo il loro modo di saltellare di qua e di là e mi diverto a vederle becchettare tra l’erba alla ricerca dei gustosi chicchi che ho lanciato loro. Dopo aver raccolto la solita dozzina di uova la porto in casa, lavando le uova ad una ad una prima di porgerle a mia madre.
Dopodiché metto a stufare le verdure per il pranzo.
‹‹Silene, ho finito l’uvetta. Per l’impasto di oggi dovrebbe bastare, ma se dopo vai in piazza con Odelin potresti ricordarmi di prenderne un chilo?›› mi urla dalla stanza accanto.
‹‹Sì!›› le rispondo di rimando ‹‹Comunque le verdure sono pronte!››
‹‹Inforno il pane e arrivo!››
 
Dopo aver pranzato prendo un cestino e mi avvio verso casa di Odelin. Busso alla porta, e viene ad aprirmi sua madre, una donna alta e secca che sembra sempre sul punto di spezzarsi. Il suo sguardo però è gentile, gli occhi dello stesso verde di quelli di Odelin, e mi invita ad entrare.
‹‹Mia figlia è andata a fare una consegna. Sarà qui a breve. Posso offrirti un tè?›› mi chiede, sorridendo.
Io annuisco, sapendo che assieme al tè ci sarà anche la confettura che prepara e fa consegnare ad Odelin per tutta Chanast.
Mentre prepara il tè Odelin torna a casa e, appena mi vede, dice indicandomi: ‹‹Proprio te cercavo! Mia madre stavolta ha preparato un quintale di marmellata e voleva che riuscissi a consegnarla tutta entro stasera!››
Rido per il tono accusatorio con cui mi ha rivolto quelle parole, e poi le rispondo: ‹‹Certo, però poi dobbiamo passare dal fruttivendolo. Uvetta.›› scuoto il cestino vuoto che ho portato con me.
Odelin fa una faccia spaventata: ‹‹No, da Corhel non ci vengo! Piuttosto consegno tutta la marmellata da me, dovesse essere l’ultima cosa che faccio!››
Dopo aver fatto merenda, però, seguo Odelin nella consegna della marmellata.
‹‹Silene, sei ingiusta. Se tu mi aiuti dopo dovrò venire con te da Corhel!›› il suo tono è esageratamente sconsolato.
Le do un colpetto col gomito: ‹‹Dai, non dirmi che il vecchio Cor non ti manca nemmeno un po’!›› la prendo in giro, ma in realtà l’idea di andare dal fruttivendolo non alletta nemmeno me.
 
Corhel, a vederlo, si direbbe che sia un macellaio più che un fruttivendolo. Della stazza di un armadio e dal grembiule sempre unto, ti squadra come se stesse pensando in quale modo cucinarti. Inoltre si rivolge ai clienti come se fossero dei seccatori, e non coloro che tengono in vita la sua attività.
Entriamo, sperando che ci sia qualcun altro oltre noi nella sua bottega. Ma come sempre siamo sfortunate e la troviamo deserta. In questo modo avrà soltanto noi con cui prendersela.
‹‹Buongiorno, ragazzine.›› ci abbaia addosso appena entriamo. Ci squadra da capo a piedi, e dopo aver posato lo sguardo sul mio cestino capisce che siamo qui per conto di Loeane. Quando veniamo a prendere gli ingredienti per la confettura della madre di Odelin è molto più di buon umore, perché il profitto è maggiore. Ma l’uvetta è piuttosto economica e la cosa sembra turbarlo.
‹‹Un chilo di uvetta, per favore. La solita, per favore.›› dico, in tono incerto. Mi incute un certo terrore, e dal tremolio di Odelin capisco che per lei è lo stesso. Cor è l’unica persona che riesce a zittirla.
Porgo il cestino all’uomo, che me lo strappa praticamente di mano per riempirlo con qualche manciata d’uvetta. Poi lo posa su una bilancia di precisione, con la quale traffica un po’ prima di determinare il peso preciso del cestino. Aggiunge una manciata abbondante di uvetta, poi me lo porge nuovamente.
Pago senza spiccicare una parola, poi usciamo di corsa dal negozio.
Appena uscite dal negozio, nella foga, andiamo a sbattere contro qualcuno. Per fortuna riesco a rimettere il cestino in equilibrio prima che il suo contenuto si sparga dappertutto.
‹‹Ci scusi.›› farfuglia Odelin, ancora scossa per la visita a Cor.
‹‹Non è niente. Vi siete fatte male?››
La voce di quell’uomo è così suadente che non posso fare a meno di alzare lo sguardo. I suoi occhi sono verdi, ma più chiari di quelli di Odelin, e riflettono il timido sole primaverile. I suoi capelli sono chiari, così come la barba che porta corta e ben curata.
Abbasso lo sguardo per l’imbarazzo, ed è in quel momento che me ne accorgo. Alla cintura porta legata una spada, e non ci metto molto a capire che è il ragazzo che ieri abbiamo visto entrare nella locanda.
Lancio uno sguardo complice a Odelin, sapendo che mi capirà al volo. O almeno, credendolo, visto che di fronte ai ragazzi carini la sua capacità di ragionare sembra annullarsi.
‹‹Odelin, siamo di fretta, non ricordi?›› spero che lo sconosciuto non senta la tensione nella mia voce. Vedo Odelin che mi guarda storto, sta per rispondermi e so che vuole negare, ma io me ne infischio e la trascino via per un braccio.
 
Mi fermo solo quando arriviamo di fronte a casa mia. Mi volto verso Odelin, per spiegarle la situazione, ma capisco in fretta che non ci riuscirò fin quando non l’avrò lasciata sfogare: è rossa come un peperone, sta per esplodere.
‹‹Razza di disgraziata, che cosa ti salta in mente? Vuoi mandare all’aria il mio matrimonio? Non voglio restare da sola per il resto dei miei giorni!››
‹‹Chi è che resterà sola per il resto dei suoi giorni?›› chiede Loeane, uscendo di casa. Le porgo il cestino con l’uvetta e lei mi sorride. Poi guarda Odelin che, a quanto pare, ne ha anche per lei: ‹‹Scordati che io torni da Cor per la tua uvetta!››
Si volta, incamminandosi lungo in sentiero. Porto le mani alla bocca, urlandole: ‹‹Ma non ti sei accorta che quello era il tuo principe con la spada?››
Odelin si ferma, voltandosi piano. ‹‹Spada?›› sussurra Loeane, sbiancando. Gli unici a girare con la spada alla cintola in villaggi piccoli come Chanast sono le guardie reali e l’esercito. È normale che i mercanti più ricchi ne portino una, ma di solito non la indossano tutto il tempo, solo mentre trattano di affari, per essere sicuri di non farsi imbrogliare. Ma vedere una persona comune armata in quel modo è alquanto insolito.
‹‹Silene, Odelin, voi due per i prossimi giorni non andrete in piazza. Parlerò anche con tua madre.›› si rivolge verso la mia amica, mentre quella si defila in direzione di casa sua.
Guardo Loeane e in tono di protesta le dico: ‹‹Domani c’è il mercato, non puoi chiedermi di restare a casa mentre tu porti tutta la merce fino in piazza.››
‹‹Non se ne parla nemmeno. Tu resterai a casa, a badare al pollaio e all’orto.›› dal suo sguardo capisco che, anche se provassi a replicare, sarebbe solo una perdita di tempo. Quando Loeane prende una decisione è irremovibile.
 
Il giorno del mercato mi sveglio presto: a parole so di non poter convincere mia madre, ma forse posso se mi presento sull’uscio vestita di tutto punto e con il sacco del pane in spalla prima che lo faccia lei.
A tentoni, nel buio che precede l’alba, cerco i miei vestiti nella stanza. Non accendo il lume per non svegliarla, altrimenti il mio piano salterebbe.
Riesco a trovare il grembiule al primo colpo, ma per il resto degli abiti non è facile. Forse dovrei ascoltare Loeane quando mi dice di mettere in ordine le mie cose.
Scendo le scale senza fare rumore e mi dirigo in cucina, mi metto in bocca un panino ancora caldo e mi dirigo verso la stanza in cui teniamo i sacchi. Poggio la mano sulla maniglia e mi blocco. Guardo il panino che ho in mano, lo annuso e lo addento.
Come ho fatto a non accorgermene? Se questo panino è così caldo di certo non è stato cucinato ieri. Per accertarmi della mia teoria apro la porta e constato che i sacchi sono spariti dal ripostiglio. Loeane prevedeva la mia mossa e si è svegliata prima di me.
Dannazione, me l’ha fatta!
 
Passo tutto il giorno a oziare in giardino. Innaffio le piantine che stanno spuntando timide nell’orto e vado a raccogliere le uova. Terminati i miei compiti mi stendo sotto il pruno che Loeane ha piantato qualche anno fa e guardo in direzione del villaggio.
‹‹Ciao, Silene. Sinceramente non mi aspettavo di vederti a casa, ero sicura che avresti trovato il modo per seguire Loeane al mercato.››
Odelin mi si siede accanto, un sorriso sornione le attraversa il viso. La guardo, ostile: ‹‹Che c’è, ti rende così felice vedermi in gabbia, mentre tu sei libera di vagare come vuoi?››
‹‹Mia madre è stata categorica. “Se a Chanast c’è gente che gira armata, tu in piazza non ci vai.” così ha detto. Mi ha concesso di venire a farti compagnia, però, aveva paura che saresti scappata.››
‹‹Si vede che non mi conosce bene.›› le rispondo, sommessamente. Odelin spalanca gli occhi: ‹‹Non vuoi provare a fuggire?››
Sembra sconvolta, ma so che mi sta solo prendendo in giro. Scoppio a ridere: ‹‹Certo che ci ho provato, ma Loeane è stata più furba.››
Odelin tira fuori un vasetto di marmellata: ‹‹L’ho portato per consolarti.››
Le rispondo con un sorriso ed entro in casa a prendere dei panini e un coltello. Loeane mi ha lasciato sia quelli all’uvetta che la focaccia. Mentre cerco una tovaglia da stendere sul prato, sento Odelin urlare e lo schianto del vasetto di marmellata a terra.
Allarmata corro fuori, ma la mia amica sembra stare bene. ‹‹Che ti è successo, hai una faccia!›› le dico. Lei non mi risponde, limitandosi ad indicare in direzione del villaggio.
Fiamme alte quanto le case stanno inghiottendo Chanast, all’altezza della piazza centrale. Lascio cadere la tovaglia e i panini, raccolgo un bastone senza sapere bene che cosa ne farò e mi lancio in direzione dell’incendio.
‹‹Silene!›› un urlo disperato alle mie spalle, ma non ci faccio caso. Non so se Odelin mi seguirà, ma nemmeno questo mi importa.
L’unico pensiero che mi attraversa la mente in questo istante è quello di trovare Loeane.
   
 
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