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Autore: Senboo_    06/04/2009    4 recensioni
- Mi chiamo Susan – gli dissi tendendogli goffamente una mano. Lui mi guardò come se stesse guardando una creatura non certo umana ma mi strinse ugualmente la mano e si presentò.
- Rodolphus Owen. La mia famiglia è imparentata con i Malfoy. Tu da che famiglia vieni? –
- Oh io... beh... nel mio paese ci chiamiamo tutti O’Connor. Siamo solo tre famiglie ad abitare lì fisse –
- Sei una mezzosangue quindi? –
Mi accigliai: cosa intendeva con mezzosangue?
- Credo... credo di sì – dissi timidamente – è un male? –
- Mia madre dice che i mezzosangue sono feccia e per questo vanno disprezzati – rispose con aria grave.

La saga di Harry Potter vista da Susan e Roddy, compagni di scuola del mago più famoso del mondo.
Genere: Generale, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Il terrore, che nei mesi successivi mi avrebbe perseguitato continuamente, non si fece sentire subito. Dopo l’attentato di Halloween era subentrata una strana calma, un po’ come prima dei tornado, e, nonostante mi fosse rimasta una certa inquietudine, a causa dei miei diecimila impegni quotidiani l’avevo relegata nella parte più nascosta del mio animo come un brutto sogno o uno spiacevole pensiero che, temendo di portare sfortuna, non si vuole pensare. Ero troppo presa dagli studi per preoccuparmi delle parole che Malfoy aveva pronunciato quella sera e angosciarmi per una cosa così vaga come quella funesta profezia. Roddy, dal canto suo, cercava in tutti i modi di coinvolgermi in attività quali lunghe passeggiate attorno al castello e al lago (che, se Luna era presente, si trasformavano in vane ricerche di strani animali inesistenti ma alquanto affascinanti), ripetizioni di pozioni e gite, più o meno rispettose del regolamento scolastico, per il castello.
Dopo aver sentito parlare da alcuni studenti del quinto anno di una fantomatica mappa che, a sentir loro, avrebbe mostrato tutti i passaggi segreti del castello, si era messo in testa che dovevamo esplorare la scuola in modo da disegnare noi uno strumento tanto utile e prezioso.

- Roddy, sappi che se ci beccano do tutta la colpa a te, mi metto a piangere e dico che mi hai costretta con le minacce! – continuavo a sibilare sottovoce mentre sgattaiolavamo fuori da una aula buia al terzo piano.
- Ohi! – mugugnò lui in tutta risposta. Girandomi lo vidi seduto a terra davanti ad una colonna: a causa del buio semi totale era andato a sbattere contro l’ennesima inaspettata colonna.
- Non ci si vede un cappero con questo stradannatissimo buio! – commentò seccato ed umiliato.
- Chi ha avuto la geniale idea di mettersi ad esplorare il terzo piano di notte, contro almeno una decina di regole, proprio mentre la luna è al suo primo quarto? - risposi seccata indicando la sottile, sottilissima, striscia lunare che illuminava debolmente, molto debolmente il lago nero sotto di lei.
- Che ne sapevo io che la luna fosse così sottile! Avevo programmato questa uscita quasi un mese fa – rispose lui esasperato dal mio rimprovero.
- Se studiassi un po’ di più astronomia forse avresti scelto una sera di luna piena, stupido.
Non riuscivo a distinguere i tratti del volto del mio amico a causa del buio ma ero più che certa che stesse alzando gli occhi al cielo amareggiato.
- È possibile che tu ami le uniche due materie che non sopporto?
Non risposi limitandomi a mormorare “lumos” e a far apparire sulla punta della mia bacchetta una piccola luce che, finalmente, illuminò il corridoio.
- Sei impazzita? Cosa stai facendo? – mi sussurrò Roddy, quasi in falsetto, cercando di strapparmi la bacchetta di mano.
- Che c’è? È la terza volta che vado a sbattere contro qualcosa! – risposi portando la bacchetta al di sopra della mia testa per impedire a Roddy, leggermente più basso di me, di prenderla. – Che c’è di male ad avere un po’ di luce?
- Se Gazza è in giro, e sono sicuro che lo è, ci scoprirà subito!
- Ma cosa vuoi che sia in giro a quest'ora!
Come per rimarcare ciò che avevo appena detto la grande pendola, appoggiata ad un grande pilastro di marmo a poca distanza da noi, batté pesantemente le tre.
Tacemmo improvvisamente spaventati da quel rumore profondo e terribile. Rimanemmo in silenzio qualche minuto con tutti i sensi tesi a percepire ogni minimo movimento che non fosse il nostro respiro o il battito impazzito dei nostri cuori. Tutto sembrava improvvisamente amplificato. Oltre al rumore delle tubature e dello svolazzare degli uccelli notturni ci pareva di sentire il chiacchiericcio degli studenti nottambuli, il rumore che i loro compagni di stanza facevano rigirandosi nel letto, lo scricchiolio delle scale che, imperterrite, continuavano a cambiare, il respiro di Mrs. Purr, o quello del suo fantasma, che ci pareva facesse capolino da ogni ombra buia attorno a noi.
E di ombre buie ce ne erano tante.
Ci riprendemmo relativamente in fretta e, in seguito a qualche minuto di silenzioso battibecco fatto di sguardi e gesti imperiosi, mi decisi a spegnere la bacchetta. Avevamo appena ricominciato ad avanzare lungo il corridoio quando udimmo lontano, ma ancora per poco, l’inconfondibile suono di passi umani. Ci immobilizzammo nuovamente infilandoci nella prima rientranza del muro che trovammo.
Ogni mio muscolo era teso e immobile.
Non respiravamo e, se avessi potuto, avrei fermato anche il battito del mio cuore che, impazzito, pompava sangue a velocità quadrupla.
I passi avanzavano veloci e nella nostra direzione. Probabilmente chi stava arrivando portava con se una lanterna che cominciava ad illuminare anche il pavimento davanti al nostro nascondiglio. Se al buio avevamo qualche possibilità di scampo ora ogni nostra speranza era crollata. Cominciai, per la prima volta nella mia vita, a pregare mentalmente tutti i santi ma dopo un po’ mi fermai ritenendo che “cacchio vi prego, vi prego fate che se ne vada” fosse una preghiera piuttosto misera.
Chiusi gli occhi terrorizzata ma pronta a sentire la voce stridula di gazza che inveiva contro noi studenti (“Hogwarts sarebbe perfetta senza tutti questi mocciosi in giro!”) o, ancora peggio, quella melliflua di Piton, che si diceva pattugliasse spesso i corridoi per il sadico picare di cogliere gli studenti in flagrante.
Miracolosamente i passi, ormai a pochi metri di distanza da noi, cambiarono direzione cominciando ad allontanarsi verso un’altra area del castello. Riaprii gli occhi e guardai raggiante Roddy appiattito contro il muro e altrettanto esultante. Era pallidissimo ma cominciava lentamente a respirare.
- Al mio tre ci togliamo velocemente da qui e, prima che arrivi qualcuno, torniamo nel nostro dormitorio di corsa! – bisbigliai.
Roddy annuii approvando: ormai la paura lo aveva scoraggiato dal continuare l’esplorazione.
- Uno... due... tre!
Nello stesso momento ci strappammo dal muro e attraversammo il corridoio correndo. Forse fu causa delle gambe intorpidite o della cattiva coordinazione fatto sta che ci schiantammo contro un’imponente armatura che ci piombò fragorosamente addosso schiacciandoci. I passi, ormai lontani, si arrestarono immediatamente e tornarono indietro verso il corridoio dove eravamo noi. Dopo poco la luce della lanterna ci illuminò ancora schiacciati come topi dall’armatura di Gondor il possente.
- O’Brien! Mulciber! {*} – esclamò uno stupitissimo Vitious sconvolto davanti allo scempio che due dei suoi migliori allievi avevano combinato.
Fummo molto fortunati quella sera. Il professore d’Incantesimi fu molto gentile, come suo solito, e ci aiutò ad uscire dalle macerie del vecchio Gondor e, oltre ad un leggero rimprovero e ad una vaga minaccia di punizione, non infierì ulteriormente: eravamo già stati abbastanza umiliati.
Gli promettemmo che avremmo risistemato tutto il giorno dopo e che se voleva, avremmo anche lucidato tutte le altre armature. Lui si limitò a sorridere e a riaccompagnarci al nostro dormitorio, distrutti dalla stanchezza.
Solo due giorni dopo, quando venimmo a sapere di ciò che era successo dopo la partita di
Quidditch, mi resi conto che avevo corso un pericolo non indifferente a girare a quel modo per il castello.

La mattina seguente, pur essendo estremamente assonnati e ancora un po’ pesti dopo l’incontro notturno, ci alzammo pimpanti ed eccitate per la prima partita di Quidditch della stagione.

- Per chi tiferete oggi? – ci chiese Luna con la solita aria stralunata. Non c’era nemmeno bisogno che lo si chiedesse a lei: una sciarpa gigantesca, più simile ad un mostro rettiloide che ad un soffice accessorio, l’avvolgeva come se tentasse di mangiarsela e un cappelli altrettanto enorme le stava azzannando la testa. Tutto rosso e oro.
- Non so... non sono una gran fan del Quidditch – ammisi sgranocchiando un biscotto. Più che altro mi dispiaceva ammettere che speravo che Serpeverde venisse stracciata e umiliata dai Grifondoro, sempre così gentili nei miei confronti.
- Come non fa a non piacerti? – chiese sconvolto Roddy sputando bricioline – è lo sport più bello del mondo! Non vedo l’ora di essere al secondo anno per poter entrare nella squadra – continuò esaltato strangolando un muffin.
- E se non ti prendono? – chiese senza alcuna provocazione Luna, sfogliando un numero del Cavillo appena giuntole per posta.
- Impossibile!
Senza volerlo lo ricoprii di crema sparata via dal bombolone che stringevo in mano.

Nonostante non amassi lo sport ero piuttosto eccitata mentre mi dirigevo verso il piccolo stadio della scuola. Roddy continuava a sventolare una bandierina verde e a narrarmi le imprese di una qualche squadra che lui amava.
Devo ammettere che la partenza fu davvero emozionante. Mi mancò il fiato quando i bolidi si liberarono e sfrecciarono sul campo e per cinque minuti cercai di rintracciare il boccino dorato.
Poi mi annoiai.
Non seguivo bene le azioni continuando a tenere d’occhio due grandi Corvonero che guardavano storto l’eccitatissimo Roddy che sventolava orgoglioso la sua bandierina verde, l’unica in una mare dorato.
Mi persi anche l’unico “incidente” a causa di una ragazza più grande dai tratti orientali che, quando il cercatore Grifondoro cadde dalla scopa, si alzò sconvolta coprendomi la visuale.
- Ehi ma quello non è coso... Plopper?
- Potter. Sì, è lui... non capisco che cosa sia successo.
I professori entrarono subito in campo e si affrettarono a farlo portare in infermeria. Capii poco di quello che era successo anche se dal boato che percorse le file dei Corvonero e dalla delusione di Roddy compresi che i Serpeverde avevano perso.

Finì così la mia prima esperienza di Quidditch. Feci presto a dimenticare delle emozioni (poche) della partita quando il mattino dopo giunse la notizia: Colina Canon, il biondino Grifondoro che ci aveva fotografato ad Halloween, mezzosangue, era rimasto vittima di un attentato analogo a quello di Mrs. Purr. Fu allora, appena giunta la notizia, che la paura mi invase, terribile e asfissiante: sapevo che c’era una senso se venivano attaccati solo i figli di babbani e ancor meglio sapevo che io ero su quella maledetta lista.


{*} Avrete notato che i cognomi dei protagonisti sono diversi da quelli dei primi capitoli. Per motivi di storia e ambientazione ho deciso di modificarli perciò d’ora in avanti li leggerete così.

Spazio autrice:

Chocolate_xxx: mia betosa amica! Mentre rispondo al tuo commento ancora non so se questo capitolo verrà attentamente vagliato da te o se, in preda ad un raptus pubblicida, pubblicherò tutto prima che tu lo legga. Comunque grazie per i complimenti, sempre graditi.

Mooncarda86: anche io adoro Luna... è troppo simpatica! La mio conversione a fan dei Corvonero è assai recente *chiude vergognosamente un cassetto pieno di Mary Sue in divisa verde e argento* ma ora sono davvero affezionata a questa casata...

Alaide: in realtà mi diverto tantissimo a “spoilerare” un po’ il seguito della storia o comunque a lasciare indizi di cose cha magari non scriverò neppure. Anche se momentaneamente nelle mie idee c’è un disegno preciso. Non ho ancora deciso però se sarà un lieto fine o meno. Forse riesco a scrivere abbastanza bene cosa prova Susan e a distaccarmi un po’ dalla trama grazie alle mille storie che in questi anni i sono sempre immaginata a proposito di Hogwarts e co.

Ecco qui il nuovo capitolo. Un po’ in ritardo a causa dei preparativi del mio compleanno (sembra una scusa assurda ma è così... una storia assai lunga!) ma spero sia di vostro gradimento. Non ho molto da dire se non un avviso: se riesco nel mio intento dal prossimo capitolo il titolo della storia sarà “Quando Andavo a Scuola” che mi sembra più carino di quello attuale. Perciò non spaventatevi quando vedrete che è stata aggiornata una storia identica alla mia ma con titolo diverso.

Love... Sen

  
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