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Autore: KiarettaScrittrice92    20/04/2016    4 recensioni
Dopo la conclusione della prima stagione, mi sono finalmente decisa a scrivere e pubblicare la mia prima long su questo fandom...
Avviso che ovviamente se mai la serie continuerà la mia storia non avrà più nulla a che fare con gli avvenimenti che accadranno dopo la comparsa di Volpina.
Questa storia perciò la potete considerare come un seguito alternativo che mi sono immaginata io, oppure semplicemente come una fic in più da leggere che spero vi emozionerà.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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L'abito

«Perdonami Chat, ho un’appuntamento urgente con un’amica e sono già in ritardo…» sentenziò subito la giovane eroina, già pronta a lanciare il suo yo-yo verso il palazzo più vicino.
«Allora non ti toglierò altro tempo… Alla prossima, my lady.» disse il compagno prendendole la mano non impegnata e poggiando appena le labbra sul guanto rosso della tuta, subito dopo si separarono.
Era davvero in ritardo, tra pochi minuti Alya sarebbe arrivata a casa sua e lei era ancora in giro per Parigi.
Per fortuna non era lontana dalla pasticceria, ci avrebbe messo poco ad arrivare, forse ce l’avrebbe fatta prima che Alya si accorgesse che non era in casa, oppure avrebbe raggiunto camera sua prima che lei arrivasse.
Mentre era proprio sul tetto di fronte al suo, vide l’amica bruna entrare dalla porta di vetro che portava al negozio di suo padre.
Lanciò il suo yo-yo per l’ultima volta, facendolo attorcigliare alla ringhiera del terrazzino sopra camera sua, rilasciò la trasformazione appena toccò terra e fece nascondere Tikki sotto la sua giacca, per poi scendere dalla botola.
Subito, appena entrata nella stanza, sentì i passi decisi della sua amica salire le scale che portavano in camera sua. La botola si aprì e comparve il viso bruno di Alya, con un sorriso carico di aspettative stampato in volto.
«Allora? Dov’è?» chiese ad alta voce, curiosa come non mai richiudendo la botola.
«Shhh! – la rimproverò la corvina – Sei la prima a cui lo faccio vedere…»
La ragazza entusiasta seguì l’amica fino alla scala che portava al soppalco in cui c’era il letto. Proprio davanti ai primi gradini, c’era un manichino adornato da un vestito.
Marinette vide gli occhi color nocciola, dietro gli occhiali dell’amica, illuminarsi estasiati. Spostò il manichino più avanti in modo che Alya potesse anche girarci intorno e vederlo da dietro.
Era un vestito color lampone che aveva in sé l’eleganza di un abito da sera e la modernità dei nuovi tempi. La parte di sopra si stringeva in un corpetto con la scollatura a cuore che copriva in modo perfetto, e per nulla volgare, i seni del manichino. La stoffa del corpetto fasciava la parte davanti e i fianchi, mentre sul retro era un incrocio di fili sottili di stoffa che s’intrecciavano l’uno all’altro creando una rete sul retro bianco del manichino. Il corpetto era separato dalla gonna solo da una fascia rossa che stringeva in vita. La gonna era un piccolo capolavoro: era divisa in due strati. Il primo era composto da una stoffa leggera che circondava la parte superiore, probabilmente su un corpo umano arrivava una spanna sopra le ginocchia. Il secondo, invece, quello sopra, era molto più lungo. Davanti lasciava aperto proprio lo strato sottostante mostrandolo del tutto, la stoffa era più spessa e l’orlo, anch’esso rosso, era sorretto da un ferretto che gli dava una forma ben definita, quella di onde che partendo dal centro della parte anteriore, proprio sotto la fascia, si riunivano dietro alle caviglie.
«Marinette è stupendo!» disse la ragazza ammirata.
La giovane corvina sorrise. Aveva faticato tanto per creare quel vestito, la ferita che ancora le bruciava al braccio destro era uno dei compromessi che si era ritrovata ad affrontare per aver preso in merceria una delle stoffe più pregiate che esistessero a Parigi. Anche il suo salvadanaio aveva subito una grossa perdita, ora era vuoto e chiedeva di essere riempito.


Adrien arrivò a casa. Dopo essersi separato da Ladybug ed essere tornato se stesso, si era fatto una passeggiata per la città. Solo quando Plagg, disperato, e con il suo piccolo stomaco che brontolava, sbucò dalla sua camicia e si lamentò che aveva voglia di formaggio, decise di rientrare.
Si buttò sul letto tutto vestito, mentre il piccolo kwami nero schizzava verso una scatola di camembert sulla scrivania. 
Il giovane Agreste da ormai più di un paio di giorni non pensava ad altro che a quello strano difetto del potere di Ladybug eppure non aveva avuto il coraggio neanche di parlarne con lei. Aveva paura di metterla nel panico se avesse scoperto che il suo ultimo gesto, che faceva di routine durante le loro battaglie, non avesse il potere di riportare tutto alla normalità come credevano entrambi.
Eppure non poteva ignorare una cosa del genere: Marinette era rimasta ferita per quel motivo. Si ricordò dello sguardo imbarazzato e triste che la ragazza aveva assunto quando lui aveva notato la ferita, chissà forse la sua amica era delusa da Ladybug perché non era venuta ad aiutarli e avevano dovuto fare tutto loro, col solo aiuto del suo Cataclisma.
Continuò a rimuginare su questi pensieri, fino a che Morfeo non lo trascinò nel suo mondo, facendolo addormentare, ancora completamente vestito.


La mattina dopo Marinette ed Alya entrarono in classe per ultime. 
Chloé stava distribuendo delle cartoline giallo canarino, consegnandone una ad ogni compagno. Quando le due si sedettero aveva appena consegnato il foglietto ad Adrien.
«Oh guarda… Mi è rimasto solo un’invito alla mia esclusiva festa…» disse, tenendo in mano solo una cartolina e mettendo dietro la schiena le altre.
Adrien si voltò stranito e tutta la classe stava fissando la biondina con aria curiosa e dubbiosa, chiedendosi cosa avesse in mente. L’unica che sembrava non preoccuparsi affatto della situazione era Marinette, che stava ancora tirando fuori i quaderni dal suo zaino.
«Tieni Alya, questo è per te!» sentenziò la figlia del sindaco, facendo passare l’invito giallo proprio sotto al naso di Marinette.
Finalmente, quando l’amica prese il foglio, la ragazza alzò lo sguardo sulla piccola snob e notò la sua aria compiaciuta, forse sperava che il non essere invitata la turbasse, ed effettivamente un po’ le dispiaceva, ma non le avrebbe dato la soddisfazione di uno sguardo triste o amareggiato.
Qualcuno però protestò al suo posto.
«Hey, e a Marinette?!» chiese Alya con sguardo furioso e indagatore allo stesso tempo.
«Già, lo sappiamo benissimo che hai altri inviti dietro la schiena!» le diede manforte Nino.
«Beh ma quelli sono per altre persone, mi spiace ma Marinette non è la benvenuta alla… – Chloé si dovette fermare, perché Adrien le aveva porto di nuovo il suo invito – Che vuol dire?» chiese la bionda dubbiosa.
«Se Marinette non viene allora non vengo nemmeno io…» sentenziò.
Marinette, sentite quelle parole, divenne quasi paonazza: Adrien stava prendendo le sue difese. 
Subito dopo la sua decisione, tutti gli altri compagni di classe dissero la stessa cosa e la corvina ringraziò mentalmente tutti, dal più profondo del cuore. Anche se i suoi occhi erano ancora incantati a guardare chi aveva dato il via a quella piccola protesta.
La giovane Bourgeois sbuffò esasperata.
«E va bene… Tieni… – disse porgendo un’altra cartolina gialla a Marinette – Ma ti avviso, è una festa di classe, quindi non venire vestita come una mozzona, è d’obbligo l’abito da sera.»
«Tranquilla Chloé, il vestito di Marinette ti farà impallidire per quanto sarà perfetto!» la rimbeccò Alya, mentre lei si voltò ad osservarla con uno sguardo di rimprovero.
«Cosa dici?» chiese a bassa voce.
«Andiamo, – le rispose l’amica con lo stesso tono – è la tua occasione per indossare quel capolavoro che hai fatto. Dobbiamo solo trovare le scarpe adatte.»

  
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