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Autore: Crazy_YDA    20/04/2016    5 recensioni
Jorge Blanco è il bellissimo ragazzo dagli occhi verdi, con i quali cerca la felicità ormai persa da tempo, senza rendersi conto delle possibilità di gioia che la vita gli offre.
Martina Stoessel è la ragazza misteriosa e frizzante che ha deciso di mettere le cose in chiaro nella sua vita, senza accettare distrazioni per evitare tutto ciò che possa assomigliare al dolore.
Ma cosa succede quando Martina salva il ragazzo dalle perfide acque marine?
Due animi completamente differenti uniti da un legame indissolubile, che li porterà a compiere pazzie mai sfiorate col pensiero prima d'ora. Ma davvero quanto può resistere la forza dell'amore dinanzi alle difficoltà?
Genere: Fluff, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Francesca, Leon, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jorge trattenne il respiro per qualche secondo estraniandosi dal mondo esterno, che continuò a procedere risoluto, per arrestarsi in un tagliente vortice saturo di aspri ricordi. Scosse il capo per liberarsene, come un bue che tenta di scagliare via l'accetta che non l'ha uccisa al primo colpo, e stressato da tutti quei pensieri strisciò il pollice destro sulla cornetta rossa. Rossa di un dolore causato da un insistente rifiuto di un naufrago cuore. 
La fiducia non può essere riconquistata con una semplice telefonata, pensò, le frasi sono semplici parole in realtà disconnesse tra loro che sembrano possedere un senso legate assieme. Ciò che è davvero rilevante sono le dimostrazioni, attraverso anche degli elementari ma spontanei gesti che provengono dalla purezza dell'animo. Ma chi ha tradito, constatò, non può conservare un'anima casta.

«Il nostro piano sta funzionando... Erano sull'orlo di una forte scopata» Esordì il ragazzo dal gran ciuffo ben curato, cadendo di peso volontariamente sul morbido letto, causando un sordo ed improvviso rumore che stordì la tranquilla corvina.
«Rugg! Ma sei coglione?! E spostati! Ci sono due letti, vai sull'altro, qui siamo stretti!» Lo rimproverò, poggiando entrambe le mani sul suo braccio sinistro per cercare di far cadere quel potente colosso. Ruggero le sorrise malizioso e con un rapido e repentino gesto l'attirò a sé, facendo sfiorare i loro nasi.
«E credi che mi dispiaccia?» Sussurrò roco, accarezzandole sensualmente il fianco destro con le dita. Una scossa partì da quel punto per poi dilagarsi in tutto il corpo di Lodovica. Vi era una certa elettricità tra quegli occhi ben disposti a scrutare e a scoprire nuovi mondi, che lasciavano passare parole soppresse dal timore di rischiare. Un qualcosa di speciale mai avvertito prima: completamente devastante ma immensamente piacevole.
«Pensi di potermi avere così facilmente, Rugg?» Il tono della ragazza assunse una nota profonda, quasi spezzata dal forte desiderio.
«I tuoi occhi, sono i tuoi occhi ad urlarmi che faresti di tutto per me» La naturalezza con cui espresse quella constatazione la sbalordì. La verità era sempre stata limpida nel suo sguardo, immobile, pronta per essere letta.
«Tu non capisci. Questo non è un gioco, non voglio che sia una sfida per te il portarmi a letto. Ci sono in ballo i miei sentimenti» Si spiegò, dando libero pensiero alle sue emozioni già troppo celate, gesticolando. Ruggero rimase sorpreso da quella confessione e restò impassibile, incapace di reagire. In un furtivo istante rimembrò ciascun momento vissuto con quell'intrepida diciassettenne e percepì dei brividi pizzicargli il cuore. Deglutì, prendendo un respiro.
«Lodo... Tu... Tu...» La Comello lo fermò.
«Sei diventato un telefono?! Riprenditi!» Sospirò scocciata, formando due grossi palloncini con la bocca. Il ragazzo ritenne quel gesto davvero tenero e forse fu ciò a dargli coraggio.
«Tu mi piaci» Guardò attentamente la reazione di Lodovica, per assicurarsi che le avesse rivelato realmente quel pensiero e che non fosse stato trattenuto in un angolo remoto della sua mente, che adorava fargli scherzi.
Lodovica temporeggiò, prima di captare il vero significato di quelle parole. Poi, avvertì una spinta di energia penetrare il suo organismo, viva ed avventata. Un luminoso sorriso si dipinse su quel viso d'angelo disonesto, ricambiato dal Paquerelli che ne restò affascinato.
«Anche tu mi piaci, coglione»

Quando Martina scese le scale, con una mano sul capo come per far cessare l'atroce mal di testa, si accorse che Jorge era rannicchiato sul pavimento dormiente. Un sentimento di pietà s'installò in lei, e i suoi piedi scattanti si accostarono a quel corpo contorto dalla scomodità e dalla sofferenza. Allungò titubante una mano, intimorita all'idea di poter quasi frantumare quel volto di porcellana. Ma quando le sue dita tremanti incontrarono quella pelle morbida, iniziarono a muoversi sicure con movimenti precisi e lenti. 
«Mmh» Mugugnò il messicano, smuovendosi. La Stoessel arrestò il movimento della mano, con il cuore fuggito in gola.
«Che ci fai sveglia a quest'ora, Martina?» Sussurrò Jorge, con la voce impastata dal sonno.
«Perché dormi sul pavimento?» Gli chiese indiscreta la ragazza, attirando tra i denti il labbro inferiore per l'imbarazzo. Nell'aria aleggiava una sensazione di passione a lungo repressa, capace di interrompere il respiro regolare dell'argentina.
«Vuoi che venga a dormire con te, eh? Piccola pervertita» Ridacchiò, e sembrò essersi risvegliato dal suo stato incosciente. Martina assunse rapidamente un colorito rossastro, avvertendo dei brividi attraversarle la parte intima. Fu colta di sprovvista quando il messicano, sghignazzando, l'afferrò tra le possenti braccia come una sposa, dirigendosi verso la camera da letto. La prima reazione fulminea della Stoessel fu quella di rifilargli deboli pugni, ma l'idea si dissipò quando percepì l'armonioso incontro tra le loro pelli e le emozioni di tranquillità e senerità che alloggiarono nel suo trasandato cuore e la portarono a serrare le palpebre estremamente rilassata. Avvertì il contatto con il gelido e rigido materasso contrastante con il corpo ardente e delicato del ragazzo, lei che gli si accostò per far combaciare i loro corpi come pezzi di puzzle ed infine udì un'angelica voce, quasi celestiale che le parve un'allucinazione.
«Buona notte, mi señorita»

L'argentina si morse il labbro inferiore visibilmente eccitata, incantata da quella figura erotica postasi al suo fianco. L'espressione docile ed assonnata di Jorge contrastava con la sua chioma indomabile completamente spettinata e il labbro inferiore rivolto maggiormente verso l'esterno favoriva piccole e peccaminose fantasie. Lo sguardo meticoloso della ragazza si spostò su quelle attraenti mani che sostenevano una tazza verde e desiderò di possederle sul suo minuto corpo. A quel pensiero, contaminato da una passione incontrollabile, avvertì un'ondata di calore invaderla, fugace ma violenta. 
«Tini? Ehi, che fai? Lo mangi o no quel pan carré?» Lodovica scosse la sua amica del cuore perplessa, ma quando il messicano volse lo sguardo alla castana, la situazione divenne più chiara.
«C-Che?!» Esclamò agitata l'argentina, con il cuore scalpitante. Jorge la guardò sorridendo divertito, seguito dal buffone italiano.
«Sapete che mi ha detto ieri sera?» Domandò malizioso Blanco, mentre Martina ricordò un frammento di quella calda sera. Restò pietrificata dall'imbarazzo all'ascolto di quella rivelatrice registrazione e ai sorrisi sghembi dei suoi amici, assumendo un colore scarlatto.
Alla fine, decise di non scolarsi mai più un alcolico in vita sua, in accordo con la sua dignità.

«Ah, che bellezza!» Affermò la Comello, beandosi del tepore dei raggi solari, e avvolgendo il proprio corpo statuario con un asciugamano azzurro con fasce orizzontali rosa. Ruggero condusse con un repentino movimento la ragazza a sé, tale da far aderire la schiena della friuliana al suo petto scolpito. Lodovica gemette silenziosamente, socchiudendo gli occhi.
«Ho così tanta voglia di te» Sussurrò con tono roco il ragazzo, sfiorandole con le labbra l'orecchio, mentre goccioline d'acqua provenienti dalla sua chioma ricaddero lente sul collo della Comello, scuotendola interiormente come se momentaneamente si fosse scatenato un devastante terremoto. La ragazza trattenne un sospiro di piacere serrando con veemenza quelle labbra che avrebbero voluto molto volentieri trovarsi su quelle di Ruggero. Percepì ogni sua forza cedere e disubbidire ai suoi comandi, ed accendersi in lei un ardente fuoco impossibile da spegnere, frutto della passione del loro amore. Boccheggiò irriquieta, alzando ed abbassando il suo diaframma ritmicamente. Fu come assumere della marijuana: la ragione divenne offuscata e stordita, mentre il sangue iniziò a ribollare frenetico nelle sue vene. Un ultimo frammento di ragione tentò di salvarla.
«Ru-Ruggero, ci sono altre persone presenti» Balbettò ansimante, ficcando nervosa le unghie nei morbidi palmi. Era consapevole che se non si fosse autoinflitta dolore, il suo cuore sarebbe diventato, con soverchia facilità, protagonista di quell'avvincente e pericolosa vicenda.
Il ragazzo rafforzò la presa, esausto della dolcezza posseduta finora ed intenzionato a soddisfare il suo membro tra le gambe.
«Non me ne frega un cazzo» Sibilò con un timbro talmente roco da causare incessanti brividi. Timore, passione, amore, mixati in un'unica e fatale soluzione. Le parve quasi che il muscolo pulsante volesse fuggire dalla protezione della gabbia toracica, ma quando Ruggero le sfiorò una gamba, intuì che ormai da tempo il suo cuore apparteneva a lui. Lui, intrepido, impulsivo, eccitante, passionevole, ma diffidente nel sogno di una vita migliore e con numerosi cocci assemblati con l'illusione del divertimento, una colla scadente. La Comello inspirò profondamente e successivamente, con uno strattone, lo allontanò dal suo corpo vibrante, scosso da un sentimento presuntuoso, distruttivo, nascosto nel pensiero ingenuo della meraviglia dell'amore. I loro sguardi s'incatenarono l'un l'atro, avvalendosi di più di superflue parole, cristallini, talentuosi chiacchieroni ed astuti lettori.
Fu allora che compresero: la loro attrazione si posizionava aldilà di ciò che era un semplice contatto fisico, quella era la voglia di fremere sotto un corpo distinto dagli altri, capace di farti annegare dolcemente in oceano di piacevoli sentimenti.
«Mi piaci da morire» Si confessarono, con solo l'utilizzo degli occhi.

Martina lesse nuovamente quell'esplicita minaccia e scosse il capo, determinata ad ignorare le follie di una probabile tredicenne innamorata. Si chiese mentalmente dove il mondo sarebbe andato a finire con soggetti del genere, per poi ritornare al suo intraprendente lavoro. Un'allegra donna sulla quarantina, portati al meglio, raggiunse il bancone. Le rivolse un luminoso sorriso, non meccanico, come sono soliti fare gli attori, ma vero, puro, genuino. Traspariva una luce indefinibile, capace di trasmettere conforto. Martina ricambiò il sorriso, salutandola educatamente.
«Salve, signora» Affermò, ricevendo un «Buon giorno bella signorina» come risposta. Le chiese cose avesse l'onore di servirle e la donna replicò di voler bere semplicemente un caffé. L'argentina incurvò le labbra, per poi eseguire attenta la richiesta, ferma nell'immagine del corpo slanciato e magro di quella cliente, fasciato da un morbido vestito floreale, sprizzo della stessa energia del suo volto. 
«Sembri davvero una ragazza gentile ed educata, giusta per quello screanzato di mio figlio» Era consueto per la Stoessel ascoltare confessioni, ma qualcosa nel modo di comunicare di quella donna l'attirò nel discorso. Annuì, anche se di spalle, incitandola a proseguire, in quel bar che oramai aveva lasciato posto ad un immaginario e piccolo salotto accogliente.
«Beh, tralalasciando il fatto di essere un bellissimo piccolo uomo e non lo dico perché è mio figlio, è spesso troppo chiuso alle emozioni ed eccentrico. Eccessivamente eccentrico! Ed anche un po' fastidioso» L'enfasi con cui espresse l'ultima frase causò la cristallina risata della barista. 
«Però se si affeziona ti dà veramente l'intero cuore ed anche l'intero corpo, tutto. Sa tirarti su il morale, anche se con le sue cretinate» Sorrise quella madre soddisfatta del propro figlio, sorseggiando il caffé posato poco prima sul bancone dalla castana. Quest'ultima la guardò ancora sorridente, richiamata da quella sensazione di benessere che l'aveva invasa. Le sembrò di possedere un legame speciale con quella cortese sconosciuta. 
La cliente appoggiò la tazzina in ceramica sul piccolo piatto, con un'espressione serena.
«Grazie signorina» Ringraziò con un cenno del capo.
«Di niente. Come si chiama vostro figlio?» Domandò, dopo aver preso coraggio, quando la donna s'incamminò verso l'uscita.
«Jorge»

*Angolo autrice*
Eeeeeeeeehi! Scusate per il ritardo, ma siccome sono gli ultimi mesi di scuola, i miei professori mi stanno tartassando di compiti, interrogazioni e qualsiasi cosa. Come va? Spero bene.
Secondo voi cosa nasconde Jorge? UwU. E i Lodoggero non sono l'amore e così passionevoli?*^* E i Jortini? Sono sull'orlo del burrone, ormai e.e. E quell'incontro....Non è l'amore la madre Blanco? Fatemi sapere tutto ciò che pensate in una recensione e grazie a tutte/i quelle/i che seguono la storia. Vi amo, baci💕
-Crazy_YDA
  
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