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Autore: Rory Drakon    20/04/2016    4 recensioni
Alucard ha alle sue spalle un passato oscuro e doloroso, che l'ha profondamente segnato nel cuore e nell'animo, per tutti gli anni che ha passato al servizio dell'Organizzazione Hellsing.
Che cosa accadrebbe se nella sua vita entrasse qualcuno in grado di penetrare la corazza che ha costruito tra sé e la sua umanità perduta, i suoi sentimenti più profondi?
Anche i mostri hanno un cuore e sono capaci di amare.
Anche il Re Immortale, il Conte.
(ST0RIA SOSPESA)
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altro Personaggio, Alucard, Nuovo Personaggio, Seras Victoria
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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«NON LA TOCCARE, BASTARDO SCHIFOSO!!!» ruggì Alucard, così forte da far tremare la terra. Tolse la sicura e sparò il proiettile, lesto e letale.
La pallottola di acciaio tredici millimetri trafisse la tempia di Aion e la squarciò, spillando sangue; il demone cadde a terra lungo disteso.
Fu allora che Rory riuscì a muoversi e corse subito da Alucard.
All’improvviso si sentì una risata sottile, di gola, pervadere l’aria. Proveniva dal cadavere di Aion.
«Ma che diavolo…!?» fece Seras.
Il corpo di Aion fu scosso dalle convulsioni. Poi la draculina guardò meglio e si accorse che non erano convulsioni, ma risate.
Aion stava ridendo. Sguaiatamente.
Poi, con un guizzo, il demone si rimise in piedi, come se non fosse mai stato colpito.
«Bel colpo, Alucard» si complimentò Aion, avanzando verso di lui. «Peccato che tu non sia all’altezza di competere con me».
«Mi permetto di dissentire, Aion» sogghignò Alucard, avanzando a sua volta verso l’avversario.
Rory, Christ, Seras e Joshua trattennero il fiato.
«Mi chiedo che fine abbia fatto colui che assieme a me voleva far scendere il Paradiso in terra, colui che credeva che fosse necessario compiere azioni concrete per poter attirare l’attenzione dell’ipocrita che si limita ad osservare il mondo senza fare nulla, lassù nel cielo» disse Aion, lanciando un’occhiata di disprezzo verso il cielo.
«Non c’è nessuno, né ipocriti né altri. Esiste solo il qui e ora, nient’altro di più. Paradiso? Inferno?». Alucard scoppiò in una risata psicopatica. «Non esiste niente di tutto ciò. L’unica cosa che ha un minimo di valore è ciò che viene costruito con le proprie mani, e il percorso fatto per ottenerlo.»
«Quanto spreco di potenziale… ti ostini a lottare per un mondo corrotto e depravato, sei sceso a patti con gli umani, le creature più meschine che abbiano mai popolato questa Terra!»
«Per quanto possano essere più meschini dei rifiuti come te, gli umani sono le creature che possiedono la più grande forza di volontà esistente, capaci di affrontare la vecchiaia e la morte. Sono stato umano anch’io, ma come la maggior parte di loro, sono stato debole e ho preferito trasformarmi in un mostro piuttosto che accogliere la morte come sarebbe convenuto. È vero, non sono poi così diverso da te, cane rognoso, anche io sono un dannato come te. Ma il destino ha voluto darmi una seconda possibilità, ed in fondo non è stato poi così crudele» disse Alucard. «I mostri esistono, ma ognuno di noi può scegliere cosa essere, anche dei Freak come noi, in questa vita o nell’altra siamo comunque liberi».
Ormai erano ad un metro di distanza l’uno dall’altro, si sorpassarono e si voltarono le spalle.
«Allora io ti distruggerò» affermò Aion. «Senza te tra i piedi, la tua graziosa Rory e gli altri Apostoli saranno nelle mie mani».
«Davvero?» sogghignò Alucard.

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Calò il silenzio, rotto solo dal respiro costante di Rory, Seras, Christ e Joshua. L’aria tutto intorno si poteva tagliare con un coltello.
Aion aprì i palmi delle palmi e nei rispettivi pugni gli comparvero quelle che sembravano due grosse lame. Ma Rory guardò meglio, e si rese conto che non lo erano. Erano troppo tozze e dalla superficie poco lucida, per di più nera come la pece.
Erano corna.
Corna da demone.
Aion lanciò un urlo di sfida e si lanciò contro Alucard tenendo in avanti le braccia, la punta ricurva e appuntita di entrambe le corna puntata in direzione di Alucard.
Il vampiro non si fece prendere di sorpresa ed estrasse Casull, la pistola d’argento, tentando di parare il colpo col dorso di metallo dell’arma.
Ma Aion schivò di striscio la pistola e conficcò le corna dritte nelle costole del vampiro, spillando sangue.
Alucard emise un grido strozzato, facendo trasalire Rory.
Il Conte puntò la pistola sulla fronte di Aion e sparò, scagliandolo via. Aion cadde a terra, supino, sguazzando in una pozza di sangue.

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Alucard estrasse le corna conficcate nelle costole versando altro liquido color rubino, ma senza emettere un gemito.
Poi fu come se un’enorme calamita stesse attraendo con forza le corna; Alucard le lasciò andare e quelle vennero afferrate nuovamente da Aion, di nuovo in piedi.
Questo scomparve all’improvviso e poi si materializzò alle spalle di Alucard, con una risatina lo trafisse alla schiena trapassando la carne con le punte acuminate delle corna, fino a farle sporgere al di fuori petto.
Alucard inarcò la schiena. «Che cosa…» rantolò.
Aion scoppiò a ridere senza ritegno, affondando di più le corna nella carne.
«Alucard!» urlò Rory.
Il vampiro fece uno scatto in avanti e si liberò con un gesto, schizzando sangue, fece un balzo all’indietro, sollevandosi in aria quasi a testa in giù, estrasse Casull e Jackall e cominciò a sparare a ripetizione, colpendo Aion in tutto il corpo e versando torrenti di sangue nero.

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Il demone ululò di dolore, poi Alucard mirò alle corna e gliele spezzo in due con un proiettile a testa; gli scagliò contro e gli sferrò un violento calcio allo stomaco.
Aion barcollò all’indietro e subito dopo Alucard lo colpì un pugno dritto in piena faccia; si sentì l’orrido rumore delle nocche contro la carne e l’osso che si piegava e si spezzava.
Aion fu costretto in ginocchio. «Bastardo…» imprecò, sputando sangue.
Alucard scoppiò a ridere, folle, poi gli puntò Jackall alla fronte.


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«Sei sconfitto, lurido rifiuto» sibilò Alucard.
«Cosa vuoi fare? Uccidermi?» lo schernì Aion. «Non ne hai il fegato».
«Ma davvero?» ghignò il vampiro, togliendo la sicura.
«Fa’ pure se vuoi. Ma in questo modo non riuscirai mai a scoprire dove si trovano tuo fratello e la sua compagna Maria di Magdala».
Joshua sgranò gli occhi. «Rosette!». Si schierò di fianco ad Alucard, puntando la lama di uno dei sai alla gola del demone. «Dov’è mia sorella!? Che cosa le hai fatto!?»
«Non c’è bisogno che tu lo scopra ora, mio caro Joshua» sogghignò Aion, portandosi fuori dalla portata della pistola e del sai e rialzandosi lentamente in piedi. «Perché adesso la raggiungerai. Tu verrai con me!»
«JOSHUA, ATTENTO!!!» strillò Seras.
Aion si tuffò su di lui, ma Seras placcò il demone da dietro.
Alucard premette il grilletto di Jackall e sparò, colpendo Aion in mezzo agli occhi. Rory lo balzò in avanti e infilzò Excalibur nel fianco di Aion, per poi estrarla con forza, spillando sangue.
Aion cacciò una specie di ruggito di puro dolore.
«MALEDETTI!!!» sbraitò, fuori di sé. «ME NE VADO, MA SAPPIATE CHE NON FINISCE QUI!!! IL SIGNORE OSCURO VI PRENDERÀ E VI DISTRUGGERÀ TUTTI!!!»
E poi il demone svanì in un lampo di luce.
Rory ansimò, piantando Excalibur a terra e appoggiandosi ad essa.
Alucard le si avvicinò. «Stai bene, piccola?»
Rory annuì. «È morto?»
Alucard scosse la testa. «Si è teletrasportato via» ringhiò. «Bastardo… io lo ammazzo…»
«Alu, calmati…»
«Non mi calmo!» sbraitò il vampiro. «Quel verme ti ha messo le mani addosso!»
«Non è successo niente, per favore, calmati» lo supplicò Rory.
«Tanto se lo rincontriamo, Alucard, ti giuro che lo ammazzo io per prima» sibilò Christ.
«Joshua, stai bene?» domandò Seras.
«Sì. Per un pelo, mi hai salvato». Joshua le sorrise e Seras avvampò, imbarazzata.
«Se avete finito, piccioncini, possiamo anche tornare all’Hellsing e fare rapporto alla direttrice Integra» borbottò Alucard, schifato.
«A chi hai detto piccioncini!?» sbottò Joshua, e Seras diventò più rossa della sua tuta.
Rory e Christ ridacchiarono.
«Torniamo all’Hellsing, ragazzi» disse Alucard.


***


Un potente ruggito di collera risuonò nella sala del trono, tramortendo quasi Aion, prostrato a terra con la fronte premuta sul pavimento, ancora sanguinante per le ferite.
«RAZZA DI INCAPACE!» tuonò il Signore Oscuro. «TI SEI FATTO BATTERE COME UN IDIOTA!»
Una morsa invisibile agguantò il corpo di Aion, stritolandolo tra le sue spire. Un flebile rantolio gli uscì dalla bocca, mentre il dolore lo dilaniava schiacciandolo con una forza sovrumana. Il demone non riusciva quasi più a respirare.
E poi tutto cessò. Aion si risollevò in piedi, barcollando.
«Sparisci dalla mia vista, inutile verme strisciante» sibilarono gli occhi rossi nell’oscurità.
Aion si inchinò appena e uscì dalla stanza, zoppicando e ansimando.
«Sono terribilmente mortificato per quest’ennesima sconfitta, oh mio potente Signore» disse l’altro uomo che si trovava un attimo prima di fianco ad Aion e aveva osservato in silenzio la sua tortura senza trasalire né intervenire.
Era un uomo apparentemente sulla trentina, basso, tarchiato e grassottello, dai corti capelli biondi e gli occhi gialli. Portava un paio di occhiali tondi ed era vestito con un completo bianco elegante, un paio di guanti ed una cravatta nera.

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«Risparmiati questo falso e patetico rammarico, Maggiore» sibilò il Signore Oscuro. «Hai preparato gli Heartless?»
«Sì, mio Signore, sono pronti» disse il Maggiore. «Al crepuscolo, attaccheremo il Vaticano».
«Lascia pure divertire il Paladino Andersen per un po’» ridacchiò il Signore Oscuro. «Poi neutralizzalo e catturalo. Bada bene, ci serve vivo, non dimenticarlo».
Il Maggiore annuì, sogghignando perfido, mostrando i denti bianchi e splendenti.


***


La Lady di ferro finì di ascoltare il rapporto di Alucard in un silenzio composto.
«Credo che questa faccenda sia molto più grande di quanto ci aspettassimo» dichiarò Integra, mentre accendeva una sigaretta e tirava una boccata. «Questo Signore Oscuro che ha menzionato Aion… per caso lo conosci?»
«No» rispose Alucard. «Ma immagino sia un rifiuto parecchio potente e parecchio rispettato, ma anche un bel po’ arrogante, considerato come si fa chiamare».
«Sicuramente se ha preso sotto il suo servizio individui potenti come Aion o l’Uomo Nero, avremo bisogno di tutto l’aiuto possibile per liberare gli altri Apostoli». Integra fece un segno a qualcuno nascosto nell’ombra, che avanzò finché la luce della luna non illuminò i suoi lineamenti.
Era un ragazzo di circa diciott’anni, dalla carnagione chiara, occhi castani e capelli folti color corteccia d’albero. Indossava un ampio cappello color crema da cowboy, un gilet nero, una camicia bianca con le maniche tirate su lungo il gomito, jeans strappati e stivali in pelle da equitazione con degli speroni.

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«Luke Ramon» esordì Alucard.
«Gabba Gabba Hey, Ally! Come stai?» esclamò il ragazzo, facendo un gran sorrisone smagliante al vampiro, che lo osservava come se fosse sul punto di vomitare.
«Padrona» sospirò Alucard, alzando gli occhi al cielo. «Potresti gentilmente spiegarmi perché
«Luke è uno dei nostri migliori agenti, Alucard, lo sai bene» disse Integra. «Ti sarà molto utile in questa missione».
«Avevo espressamente riferito che più volte è stato molto d’intralcio nelle varie missioni» sbuffò Alucard. «Ma ogni tuo desiderio è un ordine, mia padrona».
«Ehi, Ally! Guarda che io sono qui, eh!» protestò Luke. «Ti pare questo il modo di salutare un vecchio amico!?»
«Dipende chi chiami Ally, sciocco ragazzo» sbuffò Alucard. «Non iniziare cose di cui potresti pentirti. Poi amici è un parolone. Al massimo conoscenti…»
«Anch’io ti voglio bene, Ally» borbottò Luke.
«Chiamami ancora così e io ti…»
«Piantatela, per Dio!» sbottò Integra. «Mi aspetto che collaboriate ed eseguiate correttamente i miei ordini senza alcuna distinzione, sono stata sufficientemente chiara?»
«Certo, mia padrona» sospirò riluttante Alucard, inchinandosi rispettosamente.
«Signorsì, signora!» esclamò Luke, scattando sull’attenti.


   
 
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