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Autore: MysteriousSx    21/04/2016    1 recensioni
"Mi ricordo ancora quel giorno.
Era il 26 giugno ed erano appena le dieci. Faceva un caldo tremendo, che diventava peggiore sotto la tunica che indossavamo noi diplomati. D’altronde, quest’ultima era nera, e si sa, il nero attira il sole. Era il giorno che mi avrebbe cambiato la vita.
Ma non per il fatto che mi stavo appena diplomando e che quindi sarei andato al college e tutto il resto … no, quel giorno lo ricorderò per sempre per un altro motivo.
Era il 26 giugno ed erano appena le dieci, quando mi dissero che Thomas Edison era scomparso."
Un'indagine in corso. Un ragazzo scomparso. Numerosi sospettati. Ognuno ha qualcosa da nascondere. Ma chi sarà il colpevole?
Genere: Introspettivo, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Brenda, Minho, Newt, Teresa, Thomas
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Krystal


Quella mattina, Thomas si svegliò grazie alla vibrazione del suo cellulare. Era certo di non aver messo nessuna sveglia e quindi era implicito che qualcuno lo stesse chiamando. Con riluttanza, stropicciò gli occhi un paio di volte prima di afferrare il telefono e vedere chi lo chiamava. Il numero non era salvato in rubrica.
Il ragazzo guardò la sveglia: erano appena le 8 del mattino. Chi mai poteva chiamare a quell’ora?
Thomas decise che non valeva la pena svegliare Newt così presto, così, a malincuore, spostò con delicatezza il braccio del compagno via dal suo corpo e si mise a sedere. Poi uscì dalla stanza, facendo il meno rumore possibile e si rifugiò in corridoio. Il cellulare vibrava ancora. Thomas rispose finalmente alla chiamata.
-Pronto?- disse cercando di trattenere uno sbadiglio che però uscì fuori ugualmente.
-Buongiorno, parlo con il signor Thomas Edison?- rispose la voce dall’altro capo.
-Si, sono io … - cominciò a preoccuparsi. In pochi lo avevano chiamato per nome e cognome durante il corso della sua vita.
-Salve signor Edison. Sono Hope Millinton, assistente sociale-
-A- assistente sociale?- domandò Thomas confuso.
-Si … non so se ha saputo, ma proprio ieri sera lei è diventato padre!-
Padre … padre … faceva strano sentire quella parola diretta a te. A 18 anni, poi. Thomas rimase imperterrito con il cellulare in mano, senza che il suo cervello riuscisse ad elaborare una risposta decente.
In quei nove mesi aveva avuto altro a cui pensare.
Una volta usciti dall’ospedale, lui e Newt hanno dovuto sottoporsi agli ultimi interrogatori finali richiesti dalla polizia per chiudere definitivamente il caso.
Avevano dovuto affrontare un processo che non è durato tanto a lungo, in quanto il giudice dichiarò che Teresa era malata di mente e che quindi non potevano mandarla semplicemente in carcere. La ragazza era stata portata in una casa di cura per malati mentali.
Quanto a Gally, lui venne spedito in carcere senza tante cerimonie … dopotutto il colpo che aveva dato a Newt era stato intenzionale.
Thomas aveva dovuto spiegare come aveva fatto a mandare il messaggio a Newt. Il ragazzo aveva raccontato che era bastato raggirare Teresa con la scusa di volerle toccare la pancia per sentire il bambino. Poi gli è bastato infilare l’altra mano nella tasca dei jeans e prenderle il cellulare. Lei era uscita un momento per parlare con Gally ed allora il ragazzo era riuscito ad inviare il messaggio vocale. Quando poi è tornata dentro, lo ha legato di nuovo e se n’è andata. Dopo di che … beh … tutti sanno com’è andata.
Parlando di Newt … la loro storia andava a gonfie vele. Ora non avevano segreti con nessuno e potevano vivere la loro storia in santa pace. Il padre di Thomas non si faceva mai trovare in casa quando c’era il figlio e viceversa. Oramai Thomas poteva ritenersi quasi parte integrante della famiglia di Newt. Passava più tempo lì che a casa propria; rientrava sempre a notte fonda oppure non rientrava affatto.
Aveva conosciuto i suoi genitori, che erano la cosa più spettacolare di questo mondo: lo trattavano come i suoi non lo avevano mai trattato, o quanto meno come non lo aveva mai trattato suo padre.
Sua madre era sempre perennemente triste. Non vedeva mai Thomas e quando lui era in casa si respirava un’aria di forte tensione. Il ragazzo si sentiva veramente a casa solo quando era con Newt, ma non poteva dire di odiare sua madre … lei era sempre stata soggiogata da Marcus, non poteva mai dire la sua, era lui che comandava in casa … Thomas pur che dirle di farlo ragionare o di lasciarlo se non lo amava più, non sapeva cos’altro fare.
Aveva completamente dimenticato che Teresa aspettava un figlio da lui.
Un figlio che non avrebbe mai voluto.
-Ah … davvero?- riuscì a dire, semplicemente.
-Si, Teresa Agnes ha partorito ieri sera intorno alle 11-11.30!-
-O-ok … e quindi?-
-Signor Edison, lei comprende che in un caso particolare come quello della signorina Agnes non possiamo certo lasciare che la bambina viva con lei!-
-La bambina?-
-Si, è una splendida femminuccia ed è in ottima forma, anche … la signorina Agnes ha indicato lei come il padre naturale e ci ha dato il suo contatto telefonico. Perfino lei ha capito che non è in grado di badare alla figlia nelle sue condizioni … -
-Quindi, cosa dovrei fare?-
-Lei sarebbe disposto a prendersi l’affidamento della bambina?-
-Altrimenti?-
-Se lei non la riconosce come sua figlia … saremo costretti a metterla in un orfanotrofio!-
Per quanto Thomas odiasse con tutto il cuore Teresa in quel momento per avergli giocato quello scherzetto, non ce la faceva a pensare a quella neonata, sangue del suo sangue, in un posto come un orfanotrofio. Non ce la faceva semplicemente. Forse era troppo buono … in ogni caso era indeciso su che cosa fare. Insomma, prendersi cura di una bambina non era affatto facile … dovevi crescerla, accudirla, istruirla … ma lasciare che a fare tutto questo siano altre persone e che lei non avrà mai contatti con la sua vera famiglia (o parte della sua famiglia, nel suo caso) lo faceva stare male.
Davvero male.
-Signor Edison, è lì?- lo richiamò l’assistente sociale.
-Si … si … potrei … potrei pensarci su, se riconoscerla o meno?-
-Le posso dare ventiquattro ore, ma non di più … lei capisce che è una questione della massima urgenza da risolvere al più presto per il bene della bambina … -
-Certo, si … lo capisco … come la posso contattare per farglielo sapere?-
-Le invio un messaggio con il recapito del mio studio. Mi può trovare lì dalle otto a mezzogiorno.-
-Perfetto, la ringrazio. Arrivederci.-
-Arrivederci, signor Edison!-
Thomas chiuse la telefonata. Doveva vedere la bambina … e anche parlare con Teresa.
E doveva fare tutto quel giorno stesso.
Tornò in camera da letto e vide Newt ancora profondamente addormentato. Sorrise nel vederlo così tranquillo. Ne avevano passate talmente tante che rivederlo al suo fianco ogni mattina era un sollievo per il corpo e l’anima. Si mise a sedere sul letto e gli accarezzò i capelli biondi. Si chinò su di lui e gli baciò la fronte.
-Buongiorno … - mormorò.
-Mmph … - fece l’altro prima di aprire gli occhi –Ma che cavolo di ore sono, Tommy?-
-Tipo … le 8?-
-Perché diamine mi hai svegliato alle 8 del mattino?-
Thomas ridacchiò. Tra tutti e due era sempre stato lui quello più sdolcinato. Newt aveva avuto i suoi piccoli momenti di debolezza durante la loro storia, ma quando la routine ebbe ripreso il suo ritmo quotidiano, Newt era tornato quello di prima: niente più sdolcinatezze o romanticherie che avvenivano solo in rare occasioni (Thomas le considerava SACRE e INVIOLABILI).
-Perché devo andare, piccolo!- gli disse, accarezzandogli di nuovo i capelli.
-Non ti azzardare a chiamarmi piccolo, altrimenti la prossima volta dormi sul pavimento!- lo ammonì l’altro.
-Tanto non ne hai il coraggio … piccolo!-
Thomas gli andò sopra e cominciò a baciarlo.
Newt non si oppose, anzi … iniziò a tirarlo più verso di se.
-Newt … davvero … non posso restare adesso … - disse Thomas tra un bacio e l’altro.
-Seriamente? Hai di meglio da fare che stare con me? Abbiamo anche casa libera … e già ieri mi hai mandato in bianco … - gli disse in tono malizioso l’altro.
-Avevo sonno … - si scusò l’altro.
-Beh … devi rimediare … - e via con altri baci.
-Si … ma adesso non posso proprio!-
Fu la volta definitiva … Thomas si staccò dal fidanzato e cominciò a spogliarsi per indossare i vestiti di ricambio che si era portato.
Newt lo osservò compiaciuto dal letto.
-Per me puoi restare anche così … non mi dispiaci affatto!- gli disse.
Thomas era solo in boxer ed arrossì di tutto punto. Volse lo sguardo altrove sorridendo.
-Dove devi andare?- gli chiese Newt dopo pochi minuti.
-Devo fare delle cose … per mia madre … -
Non voleva non dire a Newt la verità, ma non sapeva proprio come affrontare il discorso.
Gliene avrebbe parlato, certo, ma non in quel momento. Ora doveva schiarirsi le idee. E doveva farlo da solo. Finì di vestirsi, andò dal suo ragazzo e lo baciò dolcemente.
-Ti chiamo dopo, va bene?- gli disse.
-Ok … ma vedi di non sparire come l’ultima volta!-
Thomas rise.
-Beh, in quel caso sai come rintracciarmi, no?-
-Si, ma non voglio essere costretto a farlo … - questa volta fu Newt a baciare lui –Non fare scherzi, promesso?-
-Promesso, a dopo!-
Con la tensione che lo sormontava, Thomas lasciò casa di Newt diretto verso l’ospedale.
 
Era fermo davanti al vetro da più di quindici minuti, la mano premuta contro di esso. Guardò ancora una volta tutti i bambini, cercando di individuare la sua. La sua bambina. Ancora stentava a crederci, eppure era vero … era papà. Si domandò come avrebbe fatto a dirlo a Newt … a dirgli che aveva intenzione di tenerla.
Non ce la faceva a spedire una creatura innocente lontano da lui soltanto perché era venuta al mondo per sbaglio. Era pur sempre sua figlia.
Osservò i loro visi ma comunque non riusciva a trovarla. Bell’inizio … pensò.
-Ciao … - mormorò qualcuno vicino a lui.
Il ragazzo si voltò verso la voce e vide un’infermiera molto giovane dai capelli marroni lunghi e gli occhi azzurri sorridergli.
-Sei qui per Teresa Agnes?-gli domandò.
-Non per lei … - si ritrovò a dire Thomas. Puntò di nuovo verso il vetro.
L’infermiera non sembrò delusa dal tono della sua voce. Aveva capito il motivo per cui Thomas non voleva vedere Teresa; le avevano detto tutto.
-E’ quella lì!- e gli indicò una bambina in una culla centrale.
Thomas la osservò: assomigliava molto a tutte le altre ma aveva qualcosa di diverso … qualcosa di suo.
Gli occhi gli diventarono lucidi nel vedere come si muoveva con quelle piccole mani e gambe.
-Posso … posso tenerla in braccio?-
-Ma certo! Vieni … -
L’infermiera lo condusse all’interno della stanza e andò verso la neonata; la prese cautamente in braccio e poi tornò verso di Thomas con un altro sorriso stampato in volto.
-Eccola … - gli disse, porgendogliela.
Thomas con un po’ di esitazione la prese fra le sue braccia e la bambina socchiuse un pochettino gli occhietti. Erano i suoi. Erano i suoi occhi. Di Teresa nell’aspetto aveva preso pochissimo, forse solo il naso … ma il resto era tutto suo.
Fece alcuni mugolii incomprensibili guardando il padre e gli sfiorò il viso con quelle piccole ditina affusolate.
Thomas non riuscì più a trattenere le lacrime che teneva dentro … alcune scivolarono sulle sue guance. La baciò sulla fronte e poi le porse un dito che la piccola afferrò sicura.
-Ciao … ciao piccoletta! Sono il tuo papà … - le mormorò Thomas ancora piangente.
-Non ha ancora un nome … Teresa ha detto che avrebbe aspettato te per decidere!- gli disse l’infermiera.
Thomas ritornò alla realtà fatta di parole a lui comprensibili ma continuò a cullare quella neonata.
-Dov’è, adesso?- le chiese.
-Stanza 12 secondo piano … -
-Grazie … anche per avermi permesso di vederla … -
-Figurati! Si vede benissimo che siete legati. Sarai un ottimo papà-
Thomas deglutì e fece un cenno di riconoscenza all’infermiera. Le restituì la bambina e salì al secondo piano. La porta della stanza 12 era aperta. Thomas entrò e la vide seduta sul letto che fissava il vuoto.
-Ciao Tom!-
 
-Non pensare che sia venuto qui per te … - mise subito in chiaro lui.
-Se lo avessi fatto, non mi avresti mai lasciata … -
-Appunto … sono solo qui per farti presente che ho intenzione di tenerla-
-Sono contenta che tu abbia scelto questo, Tom. Non ce la facevo a pensarla in un orfanotrofio  … o con me!-
-Se è per questo, la pensiamo uguale … -
-Beh, come va il tuo grande idillio romantico?-
- Va’ alla grande, perché ti interessa?-
-Perché voglio sapere con chi crescerà mia figlia … mpf, come se Newt fosse capace di prendersi cura di lei!-
-Di certo è molto più in grado di te … -
-Se la pensi così … vorrei scegliere il nome con te, però.-
-Va bene, te lo concedo … ma sarà l’ultima cosa che ti permetterò. Non voglio che tu abbia a che fare con lei in futuro … -
-Come vuoi … - Teresa sembrava poco convinta ma accettò. Stare in quell’ospedale psichiatrico l’aveva ridotta malissimo: le occhiaie le cerchiavano gli occhi, la pelle era più pallida e gli occhi rossi e vitrei.
Thomas non se la ricordava così, e non voleva di certo che sua figlia la ricordasse così.
-Allora, come vorresti chiamarla?- le chiese.
-Non lo so … mi piaceva Samantha … -
-A me Krystal … -
-Krystal?-
-Si … non so, mi è venuto spontaneo guardandola, darle questo nome. –
-Non è male … Krystal … mi piace. La chiameremo così! Quando torna l’infermiera glielo dico. Tu passi a prenderla domani, vero?-
-Probabilmente sì, devo vedere quanto ci vuole per il procedimento e tutto … e fino ad allora … non voglio che tu ti avvicini a lei, chiaro?-
-Chiaro papà dell’anno!-
Thomas tornò verso la porta ma Teresa lo richiamò.
-Tom?-
-Cosa?-
-Prenditi cura di lei. E’ la cosa più bella che abbia fatto in tutta questa storia … -
Teresa aveva gli occhi lucidi e piangeva. Thomas odiava il suo lato che gli diceva di perdonarla. Ma lui non poteva perdonarla. Avrebbe smesso di essere buono con chiunque. Sarebbe diventato un padre esemplare per Krystal … un padre di cui andare fieri.
Le fece un mezzo sorriso e poi le disse:
-Che abbiamo fatto, in tutta questa storia … addio, Teresa!-
-Addio Tom!-
 
L’aria di mare gli penetrava nelle narici, il vento gli scompigliava i capelli scuri. Thomas era seduto sul terreno sassoso della spiaggia. Guardava il mare, le onde infrangersi contro gli scogli, i gabbiani che stridevano … non si era mai sentito così confuso in vita sua.
Voleva che Newt sapesse la verità, ma al contempo era preoccupato per la sua reazione … e se non fosse stato d’accordo? Se lo avesse lasciato?
La risposta a tutte le sue domande gli arrivò prima di quanto pensasse … Newt gli mise una mano sulla spalla e si sedette vicino a lui.
-Ti avevo detto che non volevo essere costretto ad utilizzare il ‘Trova Iphone’ per cercarti … - gli disse.
-Scusa se non ti ho chiamato … - rispose Thomas. Poi gli prese il colletto del giubbotto e lo attirò a sé per baciarlo. Voleva far durare quel contatto a lungo. Se ora gli avesse detto la verità, probabilmente questa sarebbe stata l’ultima volta che si sarebbero visti. Ovvio che Newt non voleva essere costretto a diventare padre a 18 anni …
Si staccarono dopo diversi secondi. Newt poggiò la fronte contro quella di Thomas.
-Devi dirmi qualcosa, giusto?-
-Si … ma non ti piacerà … -
-Beh, non può essere peggio di quando mi hanno detto che eri morto … -
Thomas distorse gli angoli della bocca per sorridergli. Ma quel sorriso si spense in un istante e poi il ragazzo tornò di nuovo serio. Sospirò pesantemente prima di dire …
-Teresa ha partorito ieri … -
Newt si scansò per guardarlo negli occhi.
-Sei diventato padre, quindi … - mormorò a mezza voce, voltandosi a guardare il mare.
Thomas annuì pur sapendo che Newt ora non gli prestava alcuna attenzione al momento.
I due stettero in silenzio per un po’, poi Newt prese di nuovo la parola.
-Cosa succede ora?-
-Succede che voglio tenere la bambina … - confessò Thomas tutto d’un fiato.
Oramai era fatta. Ciò che aveva detto era stato detto e non si poteva tornare indietro.
Newt sospirò prima di rispondere.
-Con quale criterio logico hai preso questa decisione? Cioè, voglio dire è una figlia che tu non hai mai voluto avere … che Teresa ti ha obbligato con la forza a mettere al mondo … come mai tu vuoi tenerla comunque?-
-E’ mia figlia, Newt. E’ sempre e comunque mia figlia, io non posso vederla andare in un orfanotrofio solo perché sua madre è una pazza psicopatica … lei non centra niente con tutto quello che è successo tra me e Teresa, non è sua la colpa se è nata. Farà sempre e comunque parte di me. Ma … questa è la mia scelta e capisco che può sembrarti sbagliata, quindi se non vuoi più stare con me chiudiamola qui e basta … -
Aspettò che Newt dicesse qualcosa. Qualsiasi cosa. Odiava vederlo così pensieroso.
Questi dopo un po’ ridacchiò.
E Thomas lo trovò alquanto strano.
-Perché ridi?-
-Lasciarti non rientra nei miei programmi … - Thomas tirò un respiro di sollievo –E comunque … hai ragione sul fatto che non è colpa sua se è nata. Hai ragione su tutto quello che hai detto, è che pensavo non volessi prenderti questa responsabilità.-
-No, in effetti non era una cosa che avevo programmato … ma dovresti vederla, Newt. E’ impossibile guardarla e non commuoversi … è la cosa più bella del mondo … -
-Davvero? Solo lei …?-
-E te … - Thomas sorrise.
Newt lo attirò a sé e lo baciò di nuovo. Gli unici rumori provenivano dall’ambiente intorno a loro. Entrambi stavano così bene da non volere più andarsene.
 
-Senti … e se l’adottassimo?- disse Newt ad un certo punto. I due si erano distesi sulla spiaggia, l’uno a fianco dell’altro, le mani unite come sempre.
-Davvero? Vuoi …  diventare padre?-
-Beh, tanto prima o poi sarebbe successo. A meno che tu non avessi intenzione di lasciarmi durante i prossimi anni … -
Thomas ridacchiò.
-Dai, sono serio. Dividiamo il fardello … -
-Non è un fardello! E’ una bambina … è una responsabilità enorme … -
-Ed io e te siamo in due. Cosa mai potremmo combinare di tanto grosso?-
-Siamo due ragazzi che non sanno niente di bambini … -
-Credi che ci sia un manuale d’istruzioni su come fare il genitore? Impareremo … -
-Sarebbe dovuto toccare solo  a me! Non riesco a crederci che tu voglia prenderti questo incarico … -
-Tommy cosa pensavi? Che sarei rimasto lì a fare la bella statuina mentre tu facevi il padre? Insomma … io e te stiamo insieme, cavolo. E lo rimarremo. Rimarremo insieme per un bel po’ … Teresa ci ha risolto in parte il problema di adottare un bambino, quasi che dovremmo ringraziarla. Io sarei voluto diventare padre, un giorno. E speravo veramente che fosse con te … che avremmo costruito una famiglia insieme. Ora sta’ succedendo per davvero, ok un po’ più presto di quanto pensavamo ma è successo. E visto che non possiamo farci niente, se tu vuoi che io mi prenda cura della bambina con te, mi renderai il ragazzo più felice sulla terra … ora se ti azzardi a chiedermi di ripetere tutto questo giuro che ti butto in acqua!-
Thomas non poteva credere alle parole del suo fidanzato. In fondo aveva ragione. La loro storia sarebbe andata avanti in modo molto più complicato se non avessero fatto questa scelta. Sorrise.
Si voltò verso di Newt e lo guardò, lo guardò come la prima volta che erano usciti insieme. Come quando avevano scoperto di essere innamorati l’uno dell’altro. Come quando si erano ritrovati. Lo guardò con quello sguardo che riservava solo a lui. Al suo Newt.
-Che c’è?- gli chiese l’altro, ridacchiando.
-Ti amo!- rispose Thomas, ridendo anche lui.
Si baciarono ancora una volta, mentre i gabbiano continuavano a strillare, il mare s’innervosiva nel gelido inverno e il mondo intorno a loro continuava la propria vita.
Loro ne avrebbero cominciata una nuova.
  
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