Prompt:
Compasso
Il sole illuminava le due figure
all’interno della palestra.
Natasha teneva le braccia incrociate e stava appoggiata contro una
parete, la
tuta aderente che indossava le premeva contro il seno e le risaltava la
forma dei
glutei. La giovane donna davanti a lei cercava di fare un cerchio
perfetto con
il piede, girando su se stessa con una gamba allungata, tenendosi ritta
sulla
punta dell’altro piede. Il sudore le solcava il viso
allungato e gli occhi le
pizzicavano.
“Non sei un compasso. Non
ti ossessionare, l’importante è la
fluidità del movimento, Elektra” ordinò
l’insegnante. La giovane strinse le
labbra e ci riprovò un altro paio di volte.
“Che senso ha se non sono
perfetta?” ringhiò. La pelle olivastra
di Elektra faceva contrasto con quella candida della russa. Natasha si
staccò
dalla parete.
“Così penalizzi
l’insieme” la rimproverò. Le prese la
gamba
per il polpaccio e le alzò di più la gamba,
Elektra perse l’equilibrio e cadde
per terra.
“Tu sei
perfetta!” strepitò la mora. Natasha
rabbrividì e
sentì un brivido gelido lungo la schiena.
“In Russia ti uccidono, se
non sei perfetta” mentì a metà.
Elektra ansimò e scosse il capo.
“Voglio essere perfetta
come te, anche a costo di diventare
un compasso” brontolò. Natasha si premette il
labbro superiore su quello
inferiore.
“Facciamo una pausa. Ti
va?” chiese. Elektra sbuffò.
“Solo se facciamo qualcosa
di interessante come ieri. Mi è
piaciuto imparare a fare quei nodi impossibili da slegare”
sussurrò. Natasha le
porse una mano.
“Oggi ti lego alla sedia e
ti faccio vedere come saltare da
legata e liberarti, rompendo la sedia” spiegò.
Elektra si fece aiutare a
rimettersi in piedi e ghignò.
“Bellissimo,
così mi farò anche legare da te".
Festeggiò.
Natasha inarcò un sopracciglio vermiglio.
“Più cresci,
più mi preoccupi, piccolo compasso”
borbottò.