Capitolo
16: QUALCUNO
PIÙ ESPERTO
Ravager
rise, poi scattò; fu una scena quasi irreale.
Gettò via la
siringa ormai vuota e sguainò le katana, correndo lungo una
traiettoria
semicircolare che puntava proprio verso di Amalia. Rachel non
riuscì a credere
ai suoi occhi. I proiettili non facevano altro che colpire il punto in
cui un
millisecondo prima si era trovata la luogotenente.
Komand’r
continuò a sparare, fino a quando le fiammate dei proiettili
non si interruppero con un click improvviso.
Nello stesso istante, Ravager si ritrovò di fronte a lei,
con la katana diretta
al suo cuore. Amalia sgranò gli occhi per la sorpresa.
All’ultimo istante cercò
di parare il colpo con il fucile. Ci riuscì per il rotto
della cuffia, ma
l’impatto la fece comunque gridare di dolore.
L’arma le cadde di mano e la
ragazza ruzzolò a terra, del tutto priva di difese.
«Hai
fatto male i tuoi conti!» La lama calò sulla mora
inerme con la
velocità di una saetta... e si abbatté su una
barriera di energia nera, apparsa
dal nulla sopra il corpo della ragazza.
Ravager
sgranò l’occhio. «Ma cosa?!»
«Non
farai ulteriore male ai miei amici.»
La donna
spostò appena lo sguardo su di Rachel, la quale teneva
ancora
la mano sollevata e protesa verso di Amalia. Ringhiò
sommessamente, poi
distolse la sua attenzione dalla mora.
«D’accordo» disse chinando il capo,
trattenendo a stento le vene di irritazione presenti nella sua voce.
«Vorrà
dire che...» Drizzò la testa, folgorandola con lo
sguardo. «... eliminerò prima
te!»
Partì
di nuovo alla carica, questa volta verso di lei. Rachel
serrò la
mascella e concentrò l’energia nei suoi palmi. I
suoi raggi neri sferzarono
l’aria, dirigendosi uno dietro l’altro verso la
soldatessa, ma quella li evitò
tutti quanti, ridendo come se per lei fosse la cosa più
banale del mondo.
Lacci di
energia nera si sollevarono allora dal terreno, da ogni dove,
e si fiondarono sull’albina, ma neppure loro riuscirono a
fermarla; Ravager li
respinse tutti, mozzandoli a colpi di katana o evitandoli con agili
mosse.
«Coraggio
Demone, combatti!» esclamò quando si
trovò di fronte a lei,
con le punte delle spade dirette verso il suo cuore.
Le lame
si avvicinarono, ma incontrarono nuovamente la luce oscura
come ostacolo. Rachel avvolse il suo intero corpo con
l’energia nera e si
trasformò in rapace, allontanandosi
dall’avversaria.
«Che
cosa c’è, mostro, hai paura di
affrontarmi?»
Una
smorfia nacque sul volto di Rachel. Non aveva paura, ma non poteva
lasciarsi avvicinare troppo da lei, o l’avrebbe affettata.
«Che
ne dici di affrontare me allora?» si intromise Lucas,
arrivando alle
spalle della luogotenente.
L’asta
saettò verso di lei, ma la soldatessa si girò di
scattò,
sferzando l’aria con la katana e parando il colpo. Il bastone
del ragazzo si
ritrovò sospeso esattamente a metà tra lui e lei.
Ravager sogghignò. «D’accordo
bel fusto, vi affronterò tutti quanti!»
Ravager e
Red X ripresero il combattimento di poco prima. La prima
attaccava furiosamente, mulinando le katana come se non fossero le
spade lunghe
e difficili da maneggiare che in realtà erano, mentre il
secondo schivava e
parava a denti stretti, evitando per un soffio più e
più volte che le lame gli
strappassero via il naso dal volto. Come se non bastasse, ora
l’albina sembrava
muoversi con molta più agilità e precisione di
prima.
Rachel
scese in picchiata verso la donna per cercare di sbilanciarla,
ma quella respinse un fendente di Lucas e balzò
all’indietro, uscendo indenne
dagli attacchi di entrambi. A quel punto la corvina fece inversione e
cercò di
colpirla più e più volte, lo stesso fece il suo
partner menando fendenti su
fendenti, ma nessuno dei due riuscì nemmeno a sfiorare
Ravager.
La
soldatessa schivava fendenti e raggi neri in contemporanea,
rispondendo anche per le rime. Corvina le si avventò
nuovamente addosso, ma
Ravager questa volta fu più veloce: sferzò
l’aria con la katana un momento
prima che Rachel la raggiungesse.
La
ragazza sgranò gli occhi. La lama si abbatté sul
corpo del rapace e
la conduit percepì un’enorme fitta di dolore, che
le fece perdere il controllo
del volo. Gridò e si schiantò sul suolo, la luce
nera attorno a lei si
affievolì. Non aveva tagli o altro, ma era comunque stata
colpita con una forza
tale da farle provare un lancinante dolore al fianco.
«Muori,
Demone!» Ravager
torreggiò su di lei, sollevando le spade.
Rachel
fece per cercare di generare una barriera protettiva, ma non ce
ne fu il bisogno; una lama a forma di X, rossa, si conficcò
sul braccio
dell’albina, sotto la spalla.
La donna
gridò per il dolore e la katana che teneva da quella parte
le
cadde di mano. Barcollò, cercando di estrarre il corpo
estraneo, ma Lucas si
fiondò di nuovo su di lei brandendo l’asta.
Ravager
parò l’attacco con l’ausilio
dell’altra katana, questa volta
ululando di rabbia. Impugnò la spada con entrambe le mani,
poi lo aggredì con
brutalità.
Red X
sollevò l’asta, ma non calcolò la forza
usata dalla
luogotenente. Le due armi cozzarono tra loro, ma fu quella di Lucas ad
avere la
peggio. Il ragazzo, disarmato, barcollò e Ravager ne
approfittò per estrarre la
lama dal suo braccio. Un fiotto di sangue vermiglio schizzò
fuori dalla ferita,
ma la donna nemmeno ci fece caso; scagliò la stessa lama
contro il suo
proprietario, mirando alla testa.
Lucas
sgranò gli occhi e si scansò per evitarla, ma
quella gli sfiorò
la guancia aprendo un grosso taglio. Il moro gridò e
indietreggiò, abbassando
la guardia e l’albina sfruttò la sua distrazione
per sferrare un altro
fendente. Red X riuscì a tirarsi ancora indietro, ma non
poté non farsi aprire
un ulteriore taglio, questa volta sul petto.
Il
ragazzo si portò entrambe le mani sulla ferita facendo un
verso
strozzato, poi la donna lo colpì con un calcio rotante
sull’addome,
scaraventandolo a terra. Un lampo di luce maligna balenò nel
suo unico occhio,
mentre si avvicinava la punta insanguinata della katana alla bocca, per
poi
leccarne il piatto. «Mhh... niente male.» Un
sorriso sadico si dipinse sul suo
volto, le labbra macchiate della sostanza vermiglia.
Si
avvicinò al moro esanime e sollevò la lama.
«Saluta le tue amiche!»
Lacci di
energia neri spuntarono fuori dal terreno all’improvviso,
immobilizzandole il braccio con cui teneva la katana. Ravager fece un
verso
sorpreso. Cercò di liberarsi con degli strattoni, poi si
voltò verso di Rachel.
La corvina teneva ancora appoggiata una mano sul suolo, severa in volto.
«Questa
me la paghi!» minacciò la donna, tirando con
quanta forza
avesse in corpo.
Si mosse
verso di lei, il laccio si piegò. Rachel gemette, ma tenne
stretti i denti. Ravager non poteva essere più forte dei
suoi poteri, era
escluso.
Altri
fasci di luce nera si sollevarono. Le avvolsero le gambe,
l’altro braccio, il busto. La katana cadde di mano dalla
donna, ma quella non
si arrese ugualmente. Continuò a ringhiare, a gemere per lo
sforzo che stava
compiendo e a camminare verso la corvina.
Più
passi faceva, più i lacci si stringevano attorno a lei,
più Rachel
sentiva le forze abbandonarla. E nonostante tutti i suoi sforzi,
Ravager
riusciva ancora a muoversi.
«Ti...
strapperò via... la lingua...»
minacciò, con un soffio di voce.
Rachel
serrò la mascella e mantenne i nervi saldi. Non le avrebbe
permesso di liberarsi così facilmente.
«Ucciderò...
tutti voi... vi... torturerò... vi...»
Un laccio
si attorcigliò attorno al collo della soldatessa, facendole
emettere un verso strozzato.
«Sono
stanca delle tue minacce.» Rachel gli puntò una
mano aperta,
dopodiché la chiuse a pugno all’improvviso. Il
cappio si strinse ancora più
forte, Ravager tentò di gridare ma uscì solo un
altro verso soffocato. Inarcò
il collo all’indietro e si dimenò, ma i lacci la
immobilizzarono del tutto,
stroncando qualunque suo tentativo di salvarsi.
Puntò
il suo unico occhio verso la corvina e per un momento la ragazza
notò un barlume di paura nel suo sguardo.
«Che
succede, Devastatrice?» domandò allora la conduit
con un ghigno. «Sei
rimasta senza parole?»
Il cappio
si strinse ulteriormente. Un altro grido strozzato provenne
dalla donna.
«Potresti
ripetermi che cosa volevi farci? Volevi torturarci? Davvero,
non ricordo.»
L’unico
occhio di Ravager si chiuse. La luogotenente chinò il capo,
gemendo.
«Scusa,
ma non riesco a capire. Sai, hai qualcosa attorno al...»
«Rachel,
basta!»
Quella
voce la fece trasalire. Lucas si era rialzato in piedi, il
sangue che gocciolava ancora copiosamente dalle sue ferite. La
osservava, quasi
basito. «Che stai facendo?! Lasciala andare!»
La
corvina dischiuse le labbra. Osservò prima il partner, poi
la donna
imprigionata. Qualcosa scattò dentro di lei. I lacci avvolti
attorno a Ravager
si dissolsero e la soldatessa cadde scompostamente a terra, priva di
sensi.
Rachel
rimase in piedi, ad osservarla, con il fiato pesante. La sua
mente rifiutava di collaborare con lei.
Lucas era
ancora lì, con gli occhi fissi su di lei; sembrava stesse
cercando di chiederle spiegazioni.
Spiegazioni
che nemmeno lei era in grado di dare. Sapeva solo che lo
scontro era finito. Gli Underdog erano a terra, tutti privi di sensi,
se non
morti; l’informatore misterioso era svanito come nel nulla, e
con lui qualsiasi
tentativo di scoprire la sua vera identità, e per finire la
vice di Deathstroke
era nelle loro mani. E lei quasi l’aveva uccisa.
«Finalmente
le hai tappato la bocca...» mugugnò Amalia,
arrivando
proprio in quel momento. Si avvicinò al corpo esanime di
Ravager, poi la
punzecchiò con la punta del piede. «Ehi, puttana!
Non ti dispiace se ti chiamo
così, vero? Chi tace acconsente.»
«Dacci
un taglio, Amalia...» borbottò nuovamente Lucas,
distogliendo
l’attenzione da Rachel. «Andiamocene da qui prima
che qualcuno di loro si
riprenda...» disse ancora, indicando alcuni degli uomini
svenuti.
«Guastafeste...»
mugugnò Komand’r. Il suo sguardo cadde poi sulla
siringa ormai vuota usata da Ravager. Si avvicinò
all’oggetto e lo raccolse,
attenta a non toccare l’ago, poi lo esaminò.
«Cos’è questa roba? Droga?»
«Adrenalina»
mugugnò Lucas. «Una volta l’ho vista
girare per il
Dedalo. Inutile dire che quella roba ti distrugge completamente la
testa.»
«Wow...»
commentò la mora, gettando via lo stantuffo vuoto.
«Che
schifo.»
Nel
frattempo Rosso si avvicinò a Ravager, per poi sollevarla e
caricarsela su una spalla. Si rivolse alle due ragazze, accennando poi
con il
mento ad uno dei fuoristrada. «Forza, andiamo a farci un
giro.»
***
Si
liberarono del fuoristrada qualche isolato prima del magazzino, poi
proseguirono a piedi.
Avevano a
malapena qualche ora prima che gli Underdog si accorgessero
di quanto accaduto, dovevano sfruttarle appieno. Un solo minuto
sprecato, e
avrebbero potuto dire addio ai loro piani.
Per tutto
il tempo trascorso osservando la donna svenuta, Rachel non
riuscì a smettere di pensare a ciò che le aveva
quasi fatto. Per poco non aveva
fatto fuori l’unica possibilità di scoprire dove
si trovasse Tara, e di
conseguenza salvarla.
Si
guardò le mani. Erano stati i suoi poteri, ne era certa. Si
era
lasciata trasportare troppo dal momento e aveva perso il controllo su
di loro.
Era riuscita a ritornare in sé, vero, ma cosa le garantiva
che ci sarebbe
riuscita di nuovo? Se avesse perso il controllo nel momento sbagliato,
nel
posto sbagliato, come avrebbe potuto impedire a sé stessa di
fare del male a
delle persone innocenti? O a persone a cui teneva, come i suoi amici?
Non lo
sapeva, sapeva solo che più il tempo passava, più
la battaglia
per il controllo del suo corpo tra lei e i suoi poteri volgeva dalla
parte di
questi ultimi.
Arrivati
al magazzino misero Ravager seduta su una sedia in area relax,
dopo Lucas si occupò di immobilizzarla con degli spessi
strati di nastro
isolante.
Fu
durante quella sua operazione, che la luogotenente riprese
lentamente i sensi. Tossì diverse volte, poi
riaprì l’unico occhio scoperto.
Rachel rimase sinceramente sorpresa dalla velocità con cui
rinvenne.
La donna
parve per un attimo spaesata, quando realizzò di trovarsi
nel
magazzino legata ad una sedia, ma nel giro di poco tempo
riacquistò la sua
spavalderia. Spostò lo sguardo su Lucas. Il ragazzo era
inginocchiato, intento a
rinforzare gli strati di nastro che tenevano incollate le gambe dell'
albina con quelle della sedia. Ravager sogghignò.
«Mi leghi ad una sedia dopo
solo un appuntamento? Tu sì che sai come far breccia nel
cuore di una donna.»
«Me
l’hanno detto in molte» ribatté il moro
senza nemmeno sollevare lo
sguardo. Fece passare il nastro almeno una decina di volte attorno allo
stinco
di Ravager, fino a quando non fu sicuro che da lì non
potesse più muoversi.
Dopodiché
Red X si alzò e levò la bandana dal volto della
donna,
scoprendo il suo altro occhio, chiuso, e la scompigliata frangia di
capelli
bianchi. Osservandola meglio poterono constatare che "donna" non era
proprio il termine migliore per descriverla. Era più vecchia
di loro, certo, ma
probabilmente non superava nemmeno i trent’anni di
età.
«Così
potremo guardarci meglio negli occhi» spiegò
Lucas, gettando via
il tessuto nero e arancione.
«Che
gentiluomo.»
«Lo
so.»
«Perché
non mi liberi, invece? Così dopo potremmo divertirci per
davvero.» L’albina si leccò le labbra,
osservandolo maliziosa. «Sei mai stato
con una più grande di te? Potrei insegnarti un sacco di cose
interessanti, sai?»
«E
perché tu non chiudi quella fogna di bocca,
invece?» domandò
Amalia, puntandole una pistola alla tempia.
«Qual
è il problema, ragazzina?» la interrogò
Ravager, per nulla
intimidita. «Sei gelosa? Puoi unirti a noi se vuoi, io non ho
pregiudizi.»
Komand’r
sgranò gli occhi udendo quella frase, poi fece una smorfia.
«Bleah.
Te lo puoi scordare.» Abbassò il cane della
pistola. «Semplicemente voglio che
tu la smetta di parlare.»
«E
allora perché non avete permesso a quel mostriciattolo di
uccidermi?» chiese ancora la soldatessa, accennando a Rachel.
«Così almeno
sarei rimasta zitta per sempre.»
Quelle
parole ferirono la corvina, e non poco, ma lei cercò
comunque
di non darlo a vedere.
«Perché
prima devi rispondere ad alcune nostre domande» disse Lucas,
rispondendo al posto di Rachel, con tono scocciato.
«Oh,
ma davvero?» Ravager parve quasi divertita. «E cosa
ti fa pensare
che io sarò disposta a collaborare? Come intendi avere
queste risposte? Con la
forza? Tu non picchierai mai una donna legata ad una sedia.»
«Lui
forse no, ma io sì!» Amalia le sferrò
un poderoso ceffone con la
mano rivolta dalla parte delle nocche, producendo un suono orribile.
Ravager
piegò il capo, gemendo, ma non ci mise molto a ridacchiare e
a
rialzare lo sguardo, verso la mora. «Tutto qui?»
domandò, con la guancia
arrossata.
«Posso
andare avanti tutta la notte, se vuoi.»
«Ma
certo, così nel frattempo gli Underdog vi
scoveranno.» L’albina fece
correre lo sguardo lungo le pareti della stanza. «Carino
questo posto, davvero,
assomiglia proprio a quello in cui vi abbiamo trovate
l’ultima volta. Chissà
quanto tempo ci metteranno per capire che siete stati così
idioti da tornare
qui. Io dico un’ora.»
«Vorrà
dire che ci dirai subito dove hanno portato Tara»
asserì Lucas,
con tono fermo.
«Tara?
Chi è Tara?»
Red X
strinse con forza i pugni. «La ragazza bionda che avete
rapito.»
«Ah,
già, lei. Un bel tipetto. Non ha smesso un attimo di urlare,
lo
sapete?»
«Sì,
l’hai già detto...» mugugnò
Rosso, infastidito.
Ryan
sussultò. «Che cosa le avete fatto?»
Ravager
rispose con un altro ghigno. «Che cosa non
le abbiamo fatto, vorrai dire.»
Amalia
ringhiò per la rabbia. «Ora mi hai davvero
rotto!»
Sollevò
di nuovo una mano per colpirla, ma Lucas la fermò,
arrivandole
all’improvviso di fianco e afferrandole il braccio.
«Non farlo. Picchiarla non
serve a niente.»
«Se
permetti, voglio essere io a deciderlo!» esclamò
Amalia
liberandosi con uno strattone.
Tuttavia,
prima che potesse davvero infierire su di lei, Ravager parlò
nuovamente, con un sorriso sadico in volto: «Mettiamo in caso
il fatto che io
decida davvero di aiutarvi, che vi dica dove hanno portato la vostra
amichetta,
voi cosa fareste? Eh? Andreste a cercarla nella tana del
ragno?»
I quattro
ragazzi rimasero in silenzio. Solo in quel momento Rachel
realizzò che prima di allora non aveva ancora pensato a cosa
avrebbero fatto
dopo aver catturato Ravager.
«Mettiamo
in caso che riusciate ad attraversare la città, evitando le
centinaia
di pattuglie che presto verranno a cercarmi. Mettiamo in caso che
riusciate ad
arrivare alla base, dove hanno portato la vostra amichetta. Dopo che
cosa avete
intenzione di fare? Combattere, voi quattro soli, anzi...»
Ravager
osservò Ryan, ridacchiando. «Facciamo tre e
mezzo... contro un
intero esercito di uomini armati fino ai denti, tra cui alcuni
sottoluogotenenti? Davvero credete di potercela fare? Ma voglio essere
fiduciosa, mettiamo anche in caso che riusciate davvero a superare le
guardie e
riusciate ad arrivare alla vostra amica, in una stanza che è
sorvegliata con
delle videocamere da Deathstroke in persona. A quel punto che cosa
farete?
Affronterete anche lui? Da soli?»
La
luogotenente ridacchiò nuovamente, scuotendo la testa con
aria di
sufficienza. «A stento siete riusciti a sconfiggere me...
cosa vi fa credere di
poter battere uno come lui? Se è il nostro capo un motivo
c’è, d’altronde.»
«Dimentichi
una cosa» fece Lucas, severo, per poi spostare lo sguardo
su Rachel. «Noi abbiamo un conduit dalla nostra
parte.»
La
corvina incrociò gli occhi del ragazzo. Realizzò
che, in quel
momento, egli stava riponendo in lei una fiducia che probabilmente mai
aveva
risposto in altre persone. Non seppe se sentirsi onorata oppure
spaventata da
quel pensiero.
Un’altra
risata proveniente dalla gola di Ravager la convinse a
lasciar perdere quel dubbio. «Certo, avete la
demonietta...» cominciò a dire,
osservando la diretta interessata senza alcun timore. «... ma
lei non potrà
proteggervi da sola da centinaia e centinaia di uomini con i suoi scudi
magici.
E di certo, lei non riuscirà mai a sconfiggere
Deathstroke.»
La
soldatessa distese il suo sorriso, spostando lo sguardo sui
compagni di Rachel. «Forse penserete che lei è la
vostra unica possibilità di
successo, ma vi posso assicurare che la realtà è
ben diversa. Credete che sia
sicuro stare in sua compagnia? Vi basti pensare a quello che ha fatto
poco fa’,
durante il nostro scontro. Cosa vi fa pensare che un giorno non sarete
voi
quelli con il cappio nero legato attorno al collo?»
Rachel si
irrigidì come un chiodo. E la situazione peggiorò
quando
Ravager spostò lo sguardo su di lei. «Voi conduit
siete la peggior piaga che
questo mondo abbia mai visto. Sviluppate i vostri poteri, pensate di
averli
sotto il vostro controllo, di avere il mondo in pugno, quando in
realtà sono
loro ad avere il controllo su di voi e sul mondo.
«Nessun
essere umano può tenere dentro di sé tanto
potere, nessuno.
Perché il potere dà alla testa. È come
una droga, più ne hai, più ne vorresti.
E più la usi, più il tuo corpo si deteriora... ma
tu sei troppo assuefatto per
accorgertene. E lo stesso accadrà a te, Demone. Userai i
tuoi poteri fino a
quando non ti ritroverai ad uccidere con le tue mani tutti i tuoi cari
amici,
quelli per cui hai tanto lottato, e chiunque ti capiterà a
tiro. O magari
creerai anche tu la tua banda di psicopatici, come è
successo ad Empire, chi
può dirlo.
«Mi
hai visto mentre mi facevo l’iniezione di adrenalina, giusto?
Bene, sappi che le differenze tra me e te non esistono. Entrambe
dipendiamo da
qualcosa, con l’unica differenza che io
dell’adrenalina posso liberarmi se
davvero lo vorrei, mentre l’unico modo che tu hai per
liberarti dei tuoi poteri
è smettere di respirare. Per sempre» concluse
Ravager, con il suo sorriso di
superiorità. Come se volesse in qualche modo dire che,
nonostante fosse legata,
era lei quella che aveva in pugno la situazione.
E infatti
era così, per Rachel. Tutte quelle parole erano state come
una doccia gelata, per lei. Poteva non sembrare, ma la parlantina di
Ravager
era molto persuasiva.
Corvina
pensò a Sasha e ad Alden. Loro erano dunque finiti a
controllare due bande come quelle dei Mietitori e degli Spazzini
perché
ubriachi di potere? Anche loro avevano perso il controllo,
però in maniera
definitiva? Anche loro avevano dovuto convivere tutti i giorni con un
qualcosa
che tentava costantemente di prendere possesso dei loro corpi, qualcosa
che
alla fine era riuscito davvero ad avere la meglio?
La
ragazza cominciò a tremare e deglutì. Il suo
destino era segnato,
dunque? Avrebbe fatto del male ai suoi nuovi amici? Gli stessi che lei
avrebbe
difeso fino alla morte? Lucas, Ryan, Amalia e anche Tara... erano
davvero in
pericolo, con lei?
«Smettila
di dire stronzate.»
Rachel
sgranò gli occhi. Spostò lo sguardo di scatto, su
Lucas, colui
che aveva appena parlato. Osservava con aria quasi truce la donna
legata. «Rachel
non farà mai nulla di tutto ciò.»
Lucas...,
pensò
Rachel, con un moto di gratitudine, ma anche con l’amaro in
bocca. Ammirò il
coraggio con cui la difese, tuttavia... Ravager aveva ragione. I suoi
poteri
erano pericolosi, e su quello non ci poteva piovere. Ma di una cosa,
ora Rachel
era certa: avrebbe lottato fino allo stremo, pur di non perdere il
controllo a
causa loro.
Nessuno
avrebbe sofferto, nessuno dei suoi cari sarebbe mai morto, a
causa sua.
Nessuno.
«Tsk,
uomo avvisato mezzo salvato...» borbottò intanto
la prigioniera,
roteando gli occhi.
«E
adesso...» Red X si posizionò di fronte a lei, con
i pugni serrati.
«... ci dirai ciò che ci serve sapere!»
«Mh...
che ne dici di... no?» Ravager sogghignò per
l’ennesima volta. «Potete
anche uccidermi per quello che mi riguarda. Io non dirò
nemmeno una parola. E
poi, anche se lo facessi... quante possibilità pensate di
avere di salvare la
vostra amica? Senza un esercito dalla vostra, non avete nessuna
possibilità,
nemmeno con la demonietta. Vi consiglio di rassegnarvi e di abbandonare
questo
posto prima che i miei compagni arrivino. Così potreste
guadagnare qualche ora
di vita in più.»
«D’accordo.»
Amalia tirò indietro il carrello della pistola, il
proiettile entrò nella canna, poi premette l’arma
con forza sulla tempia dell’albina.
«Sei tu che l’hai detto.»
Ravager
per tutta risposta rise. A quel punto Komand’r la
colpì con
forza sul naso, gridando di rabbia. Rivoli di sangue scivolarono lungo
le
narici della soldatessa, ma questo non fece altro che aumentare la sua
ilarità.
«Smettila
di ridere!» La mora la colpì ancora, ma di nuovo,
non ebbe i
risultati sperati. Grugnì di frustrazione, e
sferrò un altro destro alla
prigioniera, seguito poi da un’altra scarica di pugni e
schiaffi.
Così non
funziona, pensò
Rachel osservando la scena.
La vice
di Deathstroke non sembrava in alcun modo intenzionata a
collaborare con loro e le minacce verbali e fisiche di Amalia erano
inutili.
Tutto ciò le era parecchio familiare, ora che ci faceva caso.
Inoltre,
come detto dalla stessa Ravager, Tara si trovava in un luogo
non poco sorvegliato, in cui anche lo stesso Deathstroke era presente.
Da soli
non potevano spuntarla. Ma questi pensieri erano superflui, se
tanto nemmeno riuscivano a farsi dire dove andare a cercare la loro
amica.
La
personalità di Ravager era troppo forte per loro. Perfino
Lucas non
sembrava più sapere che pesci pigliare. Amalia cercava di
fare del suo meglio,
ma era tutto inutile.
Loro non
le avrebbero cavato nemmeno una parola di bocca. Soprattutto
usando la violenza come Komand’r stava facendo. La forza era
completamente
inutile con una come Ravager. Più veniva colpita,
più era spronata a resistere.
L’unica vera arma esistente per fronteggiare persone come
lei, a volte, erano
le parole. Le parole mettevano in risalto lati delle persone che nessun
pugno
sarebbe mai riuscito a tirar fuori.
L’unico
modo per avere la meglio su di lei era persuaderla in qualche
modo. Ma come?
Rachel
non era certo una cima in quello, e nemmeno i suoi compagni. E
il tempo stringeva. La corvina rimpianse di non aver chiesto ulteriori
informazioni a Kevin, quando ne aveva avuto l’occasione.
L’aveva lasciato
andare, senza nemmeno lasciarsi dire come interrogare Ravager.
Solo una
cosa aveva detto il ragazzo, che avrebbero avuto bisogno di
un esperto.
Corvina
capì solo allora cosa intendesse dire: ci voleva qualcuno
che
con le parole ci sapeva fare, qualcuno in grado di persuadere Ravager,
di
metterne a nudo la coscienza.
E ci
voleva anche un esercito in grado di attaccare la base in cui
Tara era stata portata.
Un’altra
risata della soldatessa portò la conduit ad osservarla. Il
suo volto era quasi una maschera di sangue, ma non accennava a smettere
di
ridere sotto i colpi di Amalia. Tutt’altro, la incitava
perfino a fare di
peggio.
Improvvisamente
Rachel ebbe un flashback. Osservava quella scena... ma
in realtà ne vedeva tutta un’altra. Qualcosa nella
sua mente scattò, come un
interruttore che da OFF passava ad ON.
Sgranò
gli occhi e realizzò cosa dovevano fare per avere la meglio
non
solo su Ravager, ma anche sugli Underdog.
Ci voleva
un esperto, uno che con le parole ci sapeva fare... e ci
voleva anche un esercito.
Era
rischioso, ma ormai erano quasi con le spalle al muro. Occorreva
un’idea drastica, avventata, e quella che le venne in mente
rispecchiava al
meglio questi due aggettivi.
«Ragazzi...»
chiamò, con cautela. Lucas e Ryan si voltarono verso di
lei, anche Amalia smise di fare la boia di Ravager. I tre la
osservarono con
aria interrogativa, quasi aspettandosi che le sue parole avessero
vitale
importanza. E in parte era anche così.
«Io...
credo di avere un’idea.»
***
«Sei fuori
di testa! È una follia!» gridava Amalia nella sua mente.
«Non
abbiamo altra scelta...» questo era Lucas, che era intervenuto in sua
difesa dopo un’attenta riflessione.
«Lo
facciamo per Tara, Komi. Dobbiamo salvarla, costi quel che costi. Siamo
suoi
amici, e correremo qualsiasi rischio pur di riaverla con noi. Sento che
le cose
andranno bene» per
finire, anche Ryan aveva dato il suo
appoggio a Rachel.
E
così, la corvina aveva ottenuto il via libera. Ma
più si avvicinava
in volo alla sua destinazione, più anche lei credeva che,
forse, la sua scelta
era stata davvero troppo avventata.
Ma ormai era nel ballo, e doveva ballare.
Non
appena giunse al luogo in questione, scoprì che la stavano
già
aspettando. Non fu accolta in maniera clamorosa, certo, ma nessuno le
sparò, il
che era comunque un buon segno.
Fu
condotta in quei corridoi che già l’avevano
ospitata una volta.
Quell’ambiente le faceva venire la claustrofobia.
Più avanzava con i passi, più
sentiva i nervi a fior di pelle.
Si
sorprese di ricordare quasi a memoria la strada, mentre seguiva le
sue guide.
Infine,
giunse nella grossa sala. Qui, accanto a grosse custodie per
strumenti musicali e casse, si trovava una specie di grosso trono.
Sopra di
esso, stava seduto un ragazzo vestito di nero. Non appena lo rivide in
faccia,
Rachel sentì un brivido percorrerla. Ma ormai era tardi per
tornare indietro.
«Ciao
Rachel» disse Dreamer, sorridendole come se fosse il suo
migliore amico. «È bello rivederti.»