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Autore: Olympia_124a    23/04/2016    0 recensioni
Tratto dal prologo:
"Au Maite fluttuando leggiadra discese dalla cima dell'albero, gli occhi aperti e accesi della stessa luce che irradiava attorno a se.
-Il patto è stato infranto e l'equilibrio spezzato. Non meritate il Dono, nessuno ha in potere di soggiogare qualunque altra vita- disse allargando le braccia - e se pietra avete nei vostri cuori, pietra sarà tutto ciò che controllerete- la luce si fece più forte ed intensa per poi svanire insieme alla Dea e tutto ricadde nel buio."
Lydia ha 16 anni, ama la musica, le converse e i libri fantasy e di avventura, ma mai avrebbe pensato di viverne una in prima persona. Eppure da quando l'auto del padre esce fuori strada una serie di eventi la catapultano in un mondo parallelo dove le persone riescono a controllare la terra, il Regno della Foresta impadronitosi di un antico potere sta tentando di conquistare l'intera Ddaear Arall, tutti le dicono che lei è l'ultima speranza rimasta capace di contrastarlo e ahimè non ci sono le prese per ricaricare l'iPod...
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LYDIA

-Lydia abbassa la voce- 

Tolsi la cuffietta dell'iPod e mi voltai verso mia madre.

-Stavi cantando- rispose lei senza distogliere lo sguardo dal libro che stava leggendo. 

Come facesse a non avere la nausea mentre leggeva in macchina per me resterà sempre un mistero. Eppure era già da due ore che si gustava le pagine del suo giallo senza batter ciglio.
Avrei dato qualsiasi cosa per poter avere un passatempo del genere in quegli interminabili viaggi che mio padre adorava fare tagliando per i paesini e le strade più sperdute pur di non passare per la "trafficata e ansiogena autostrada". Molto meglio guardare il panorama e ammirare le piccole baite di montagna. 
Ma a me non importava un fico secco dell'alberello innevato vagamente piegato su se stesso sotto il peso della neve. Volevo solo tornare a casa e buttarmi sul letto per chiamare Ally su Skype, o almeno per essere in grado di leggere un libro senza avere conati di vomito. 

Quelle stradine erano così strette e piene di curve che a stento riuscivo a leggere i messaggi sul cellulare, tanto che dopo poco ci avevo rinunciato. 
Fortunatamente il fido ipod era sempre lì, pronto all'uso. Meglio non pensare a nulla e lasciare che le parole di altri penetrino in testa liberando la mente da ogni pensiero; era il miglior modo per scappare dalla realtà.

Stavo nella mia piccola bolla di sapone personale, e nessuno, dico nessuno avrebbe dovuto farla scoppiare, e invece ... puff. Stava giusto per cominciare il ritornello di Comes and goes quando una violenta sterzata accompagnata da un disperato tentativo di frenata mi catapultò in avanti. 
Rigettando in dietro la valigia che mi era caduta in testa guardai fuori dal finestrino: mio padre aveva preso una lastra di ghiaccio ed aveva sbandato andando fuoristrada. 

Ecco cosa succede a prendere stradine dimenticate dal mondo, e soprattutto dagli spazzaneve pensai roteando i miei grandi occhi. 

Dopo sei tentativi di tirare fuori la macchina, seguiti da altrettanti fallimenti, e venti minuti di attesa nella speranza sempre più vana di incontrare qualcuno, fu deciso un nuovo piano d'attacco: mio padre sarebbe tornato indietro mentre io sarei andata avanti in cerca di una baita; nel mentre mia madre sarebbe rimasta a guardia dei bagagli. 

Come se ci fosse pericolo di scippo in questa metropoli tentacolare pensai mentre mi allontanavo Sarebbe almeno il segno dell'esistenza di qualche essere vivente in zona.

Si era già fatto tardo pomeriggio ed il sole stava calando dietro i monti allungando tutte le ombre in maniera irreale.

 Neve, neve, neve, non c'era altro che neve tutto attorno. 
Camminando iniziai, presa dalla noia, a guardare la mia ombra proiettata sui bianchi bordi della strada: le mille schegge di vetro in cui la luce sembrava rifrangersi sulla superficie nevosa scomparivano immediatamente al passaggio dell'ombra per poi tornare a risplendere subito dopo. Ero così presa da questo gioco di luci e ombre che quasi non mi accorsi del luccichio che la mia ombra non riuscì a spegnere ... Quasi... Perché come in una composizione musicale una singola nota sbagliata ti prende allo stomaco lasciandoti con una strana sensazione di scomodo, così quel breve bagliore confuso nel turbinio di note solari che non si spense al passaggio dell'ombra ruppe l'incantesimo che si era creato riportandomi alla realtà. 
Feci un passo indietro e guardai con più attenzione, ma niente, nessun bagliore. 

Concentrati! Stai cercando una baita, e di sicuro non la troverai guardandoti i piedi
Continuai a camminare sollevando lo sguardo oltre gli alberi con il fermo obbiettivo di trovare una baita-della-salvezza. Eppure, tra una curva e l'altra, continuavo a gettare lo sguardo indietro alla ricerca di qualcosa che neanche io sapevo spiegare, ma che più camminavo e più diveniva inquietantemente presente e reale.

Stavo camminando ormai da molto tempo e il sole era quasi scomparso dietro i profili scuri delle montagne. 
Meglio tornare indietro 
Decisi di arrivare fino alla curva successiva per vedere se al di là di essa si nascondesse una casa. 

Ero quasi arrivata alla curva quando sentii un rumore. Mi voltai di scatto ma ciò che vidi fu solo la scia lasciata dalle mie impronte sulla neve. Rimasi ferma in ascolto, eppure tutto ciò che riuscii a sentire fu solo il mio cuore batter forte come un martello sull'incudine. 
Non lo avevo notato fino ad allora, ma attorno a me era calato un silenzio quasi irreale.Sembrava che nulla si muovesse nella foresta. Solo il vento pareva essere immune a quella magia continuando a sferzare le fronde degli alberi e scompigliare i miei capelli ramati. 

Una persona sana di mente sarebbe tornata subito indietro, ma non io. Io sono cocciuta. Mi ero ripromessa di arrivare fin'oltre la curva e così avrei fatto. 

Mi rivoltai per riprendere a camminare e allora lo vidi: un grosso lupo stava uscendo da uno dei cespugli a bordo strada. Aveva il pelo ispido e nero, il muso distorto in un ringhio che mostrava i denti ingialliti e due occhi gialli che riflettevano gli ultimi bagliori del giorno.

Calma Lydia, stai calma, i lupi non attaccano gli umani, magari c'è una lepre dietro di te, dovrebbe essere davvero davvero affamato per cercare di attaccarti feci un passo indietro Però in effetti sembra davvero davvero affamato. 

Schivai per un pelo il lupo che nel frattempo aveva fatto un balzo in avanti.
Che fare? Provare a scappare era inutile, mi avrebbe raggiunta in un batter d'occhi. 
Attaccare? Ok dai non scherziamo, in tasca avevo soltanto un pacchetto di gomme. 
Urlare era l'unica cosa che avrei potuto fare nella speranza che qualcuno mi sentisse, ma chi? 

Nel frattempo il lupo aveva spostato il peso all'indietro caricando sulle zampe posteriori la spina per il seguente balzo. 
Era la fine. Chiusi gli occhi pronta all'impatto che non tardò ad arrivare. 

Sentii tutto il peso del corpo che mi buttò a terra violentemente, ma non sentii dolore. 
Una volta avevo visto un documentario su di un uomo che era stato attaccato da dai leoni che sosteneva di non aver sentito dolore nel momento in cui la morte doveva essergli più vicina. Ma così era troppo! L'unica fitta che sentivo era all'anca nel punto in cui avevo sbattuto contro il suolo. 
Mi costrinsi ad aprire gli occhi e ciò che vidi non furono i denti famelici dell'animale, ma due occhi verdi che mi fissavano nascosti in parte da ciocche di capelli castani.

Angolo autrice
Ciao a tutti miei cari lettori! Questa è la prima storia che scrivo, vi prego quindi di essere clementi! Mi farebbe molto piacere se commentaste i capitoli scrivendo cosa ne pensate della storia ed eventualmente correggendo i miei errori 
Grazie a tutti

 

   
 
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