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Autore: HarleyHearts    23/04/2016    1 recensioni
Lyla ha sempre avuto una vita normale, come tante sue coetanee ventitreenni.
Viveva con la madre e la sorellina minore, in una piccola casetta a schiera a Washington, e divideva le sue giornate tra l’Università e i migliori amici Rebekka e Robert. Andava tutto bene nella sua quotidiana monotonia.
Almeno, era così prima di incontrare in ospedale il nuovo medico pediatra Ciel O’Konnor; 27 anni di pure bellezza canadese, e un passato traumatico alle spalle.
Da quel giorno, da quel lieve sfioramento di mani, tutto è cambiato drasticamente.
L’esistenza di un mondo che credeva impossibile, una guerra sanguinosa che durava da decenni, creature straordinarie... persino Alpha; tutte cose che travolgeranno la sua vita, come un fiume in piena.
Prima storia della serie “Diversi, Simili ed Uguali”
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 14
Capitolo 14
Mai aspettare sul ciglio della strada.


- Ciel, provo un forte rispetto nei tuoi confronti. Davvero. Ma non andremo a vedere quel film horror. Nemmeno se mi ci trascini di peso -
Niente e nessuno sarebbe riuscito a farle cambiare idea.
Nemmeno gli occhioni da cucciolo bastonato di Ciel.
" Santissimi numi, questo uomo dovrebbe essere illegale in 53 stati. Più le isole" pensò la ragazza.
- Preferisci la commedia romantica? - chiese lui, divertito, incrociando le braccia al petto.
Lyla sentì un brivido percorrerle la schiena, di disgusto.
- Nemmeno per sogno - si limitò a dire, scrollando le spalle.
Se doveva scegliere tra un film con zombie mangia budella, ed un filmetto rosa con due cretinetti sdolcinati... la scelta le risultava alquanto ovvia.
- Vada per il film horror - si arrese alla fine, facendo sorridere vittorioso Ciel.
Anche il suo sorriso dovrebbe essere illegale. Troppo luminoso.
- Non fare quella faccia, Lyla. Vedrai, sarà divertente -
La corvina lo osservò dubbiosa - Come può essere divertente un film horror? -
In risposta ridacchiò lievemente - Un giorno te lo spiegherò - disse enigmatico, accompagnandola all'interno del multisala con mano stretta al suo fianco.


Le due ore di proiezione passarono molto velocemente.
Alla fine il film non era stato così orrendo come la ragazza pensava.
Non si era divertita come Ciel, che aveva stranamente ridacchiato ogni volta che compariva un mostro, ma aveva trascorso una bella giornata in sua compagnia.
Quando uscirono dal cinema erano già le 5:30 del pomeriggio, e Lyla aveva promesso alla madre che sarebbe tornata per cena.
- Abbiamo ancora un po' di tempo prima di riaccompagnarti a casa. Ti va di andare a bere qualcosa di caldo? - le chiese dolcemente Ciel, passandole un braccio intorno alle spalle con fare premuroso, e lievemente possessivo.
Il dottore aveva notato, non appena si erano ritrovati fuori, che la ragazza si era stretta maggiormente nel cappotto; segno che aveva freddo.
Per tale motivo le si era avvicinato maggiormente per riscaldarla.
Il suo senso iper-protettivo si faceva sentire con prepotenza, soprattutto se era in compagnia di Lyla.
La voleva proteggere, ad ogni costo.
Lyla annuì, in risposta alla proposta di Ciel.

- Aspettami un secondo qui. Vado a prendere la macchina e torno subito - queste furono le parole di Ciel, poco prima di sparire dalla sua vista e lasciandola ad aspettare all'angolo della strada del multisala.
Due ore prima, Ciel aveva faticato non poco nel trovare un parcheggio libero, e sfortunatamente l'unico che era riuscito a trovare non era molto vicino.
Per lui la distanza non era minimamente un problema, era allenato per sopportare distanze ben più lunghe; la sua preoccupazione era per Lyla. Non voleva che si affaticasse troppo, o che prendesse troppo freddo.
A Lyla non dispiaceva doverlo aspettare, lì vicino al cinema.
Non credeva che sarebbe successo chi sa quale cosa, rimanendo lì.
Purtroppo, e non era la prima volta, Lyla si sbagliava.


Intorno a lei, all'aperto e fuori dal cinema, non c'era più nessuno. Era rimasta unicamente lei, e questo la lasciò stranita.
In una città grande come Washington, in una zona come quella, era bizzarro che non ci fosse nessuno per le strade.
Lyla sentiva una strana sensazione, all'altezza della colonna vertebrale.
Un brivido gelido che le entrava fin dentro le ossa.
Aveva un brutto presentimento, e capì che c'era qualcosa che non andava in tutta quella situazione.
- Come mai una così bella fanciulla è qui, sola al freddo, in un posto come questo? -
Lyla si voltò, per osservare colui che le aveva rivolto la parola poco prima.
Era un ragazzo: molto alto, dalla corporatura snella ma atletica, capelli biondo scuro che arrivavano sopra le spalle e... gli occhi ambrati.
" Ma è davvero diventato di moda usare lenti colorate?" si chiese, perplessa, osservando il bizarro colore delle iridi dello sconosciuto.
Non era la prima volta che qualche cretino le si avvicinasse facendo lo scemo, era abituata a gestirli e mandarli al loro posto.
- Senti, è meglio se cambi aria. Sto aspettando il mio ragazzo - lo liquidò, con freddezza, tornando a guardare la strada.
Ma quanto ci metteva Ciel?
Purtroppo lo sconosciuto non lasciò perdere tanto facilmente.
- Tranquilla, non ho quel genere di intenzioni - ridacchiò il biondo, avvicinandosi pericolosamente a Lyla.
La corvina non capiva cosa volesse da lei quel ragazzo, ma nella sua testa scattò un campanello di pericolo. Un campanello che si trasformò in un vero e proprio allarma quando rivide gli occhi del ragazzo.
Non erano più ambrati, come pochi secondi prima, ma di un rosso intenso. Con tanto di pupilla verticale nera e... Porca puttana! Quelle erano zanne!
Quello fu il suo ultimo pensiero razionale, poi l'istinto prese possesso del suo corpo.
Corse via, sentendo dietro di lei la risatina divertita del ragazzo.
Dire che era terrorizzata, sarebbe risultato un eufenismo. Dentro di lei percepiva un misto tra terrore, confusione, paura e... adrenalina, seppur in minima quantità rispetto alle altre emozioni.
Ormai era scesa la sera, e la strada che stava percorrendo era illuminata dai lampioni, posti a distanza regolare.
Si girò un paio di volte e, non vedendo nessuno alle sue spalle, si fermò.
Lo aveva seminato.
Tirò un sospiro di sollievo, ma la sensazione di pericolo non spariva.
Il motivo lo capì subito.
- Sei davvero buffa, ragazzina - rise il biondo, apparendo al suo fianco.
Con una velocità disumana, le bloccò con un braccio il busto, con la mano dell'altro le tappò la bocca, e la trascinò in un vicolo.
Lyla si ribellò con tutte le forze che possedeva, ma quel ragazzo sembrava essere fatto di pietra.
Come era possibile?
- Tranquilla, vedrò di fare il più velocemente possibile. Dopo non ricorderai più nulla... - le sussurrò il biondo, avvicinandosi al suo orecchio sinistro.
Lyla voleva piangere.
Dove diavolo era finito Ciel?
Sentì l'alito freddo dello sconosciuto sul collo, e strinse gli occhi di riflesso tanto da farle male.
" Che qualcuno mi aiuti" pregò.
- Mollala, vampiro -
Lyla riconobbe immediatamente colui che ringhiò tali parole.
Ciel era davanti loro; il viso sfigurato dalla rabbia e dalla furia.
Vampiro? Aveva detto davvero quella parola?
Il ragazzo biondo obbedì subito, lasciandola libera, e la ragazza cadde in ginocchio. Era ancora profondamente sconvolta, e soprattutto scossa.
Non riusciva a reggersi in piedi.
- Scusami, amico. Non sapevo che fosse impegnata con uno di noi - si scusò il ragazzo, alzando entrambe le mani in segno di resa - Potevi dirmi che stavi con un lupo, ragazzina. Mi sarei andato a cercare qualcun'altra. Non sono il tipo che cerca rogne, per Dracula -
"Lupo?"
Lyla ne era sicura: sarebbe svenuta da lì a poco.
O era completamente impazzita, e quello che sentiva era frutto di un'allucinazione uditiva, o erano quei due ad essere impazziti.
Vampiri? Lupi?
Cosa diavolo stava succedendo?
- Sparisci - la freddezza con cui Ciel pronunciò quell'ordine, la fece rabbrividire.
Lyla non aveva mai visto Ciel in quella maniera.
Trasudava ira e pericolosità da ogni poro.
L'assalitore non lo fece ripetere una seconda volta; come era apparso, sparì nel nulla il più velocemente possibile.
Lo sguardo, e la posa di Ciel rimasero rigidi per alcuni minuti. Minuti che Lyla impiegò per rialzzarsi ed osservare con più attenzione quello che, dopottutto, era e restava il suo ragazzo.
Da quando lo conobbe, quel giorno in ospedale, la ragazza aveva percepito qualcosa che non quadrava.
La prima volta, stringedogli la mano, aveva provato paura. Una paura che, quel giorno, la spinse a fuggire.
La nebbia di mistero che circondava Ciel O'Konnor era destinata a dissolversi.
- Ciel, voglio una spiegazione -
La voce ferma di Lyla riuscì ad attirare l'attenzione del dottore, che corse da lei.
In quel momento lo sguardo del corvino tornò sereno e limpido; lo stesso sguardo che Lyla conosceva ed amava.
- Ti spiegherò tutto Lyla, adesso. Prima però ci conviene andarcene da qui; non è sicuro - le spiegò lui, prendendola sotto braccio ed accompagnandoa via da quel vicolo.
Lei, stranamente, si fece condurre via con tranquillità e passivamente.
Riuscì a chiedergli solo una cosa, prima di salire nella sua macchina - Dove stiamo andando? -
- A casa mia -

   
 
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