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Autore: KakashinoSharingan    23/04/2016    3 recensioni
Due stirpi reali si avvicendano per il controllo di un Regno rimasto senza una guida sicura. L'erede al trono è fuggito per avere salva la vita e questo ha dato avvio ad una sanguinosa guerra. Tra combattimenti, amori e ombre del passato, Silene non vuole smettere di lottare per poter un giorno fare ritorno a Chanast.
Aggiornamenti momentaneamente sospesi per revisione completa della trama
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Questa storia ho iniziato a scriverla parecchi anni fa, e la pubblicavo sul mio vecchio account di EFP. Però avevo cancellato sia storia che account perché a quel tempo non mi interessava continuare a scrivere. Ora ho deciso di riprendere in mano la storia e proseguirla, e ho modificato i nomi dei personaggi, che prima erano in giapponese, per aderire meglio al contesto fantasy in cui vorrei inserirla.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fuoco ingannatore


Quando mi trovo davanti alla colonna di fuoco mi rendo conto che non ho la minima idea di cosa fare. Il fumo mi ha già invaso i polmoni, nonostante mi sia messa l’orlo del grembiule davanti alla bocca e ho la vista offuscata. Sento una mano afferrarmi il braccio e trascinarmi indietro.
‹‹Dì un po’, sei impazzita per caso?›› mi tossisce contro Odelin che, più saggiamente di me il suo grembiule l’ha inzuppato da qualche parte. ‹‹Torniamo indietro, non possiamo fare niente qui.››
‹‹No!›› quest’unica parola mi causa un attacco di tosse che placo a fatica. Faccio per incamminarmi nuovamente verso le fiamme, quando Odelin mi strappa di mano il bastone e me lo picchia sulla testa.
‹‹Cosa devo fare per farti rinsavire? Moriremmo entrambe.››
Mi massaggio il punto in cui mi ha colpita, ripromettendomi di restituirgli quella bastonata con gli interessi: ‹‹E Loeane allora? Lei quindici anni fa mi ha salvata e oggi lo farò io.››
Un’altra bastonata segue la prima, poi Odelin mi prende per il colletto: ‹‹Silene, piantala di dire cavolate.›› distolgo lo sguardo, come sempre quando mi rimprovera. Nonostante sia più piccola di me di qualche mese, Odelin si dimostra sempre essere la più matura tra noi due. Mi prende il viso fra le mani, costringendomi a guardarla negli occhi. Quel verde muschio mi avvolge completamente mentre lei mi dice, parlando piano per essere sicura che, nonostante i colpi in testa, potessi seguire il suo ragionamento: ‹‹Loeane non ti ha salvato per avere qualcuno su cui fare affidamento nel caso in cui fosse finita nei guai. È da pazzi.››
‹‹Ma io sono pazza.›› sussurro, accasciandomi tra le sue braccia. Inizio a piangere, e stavolta non per il fumo che continua a pungermi le narici. Odelin mi accarezza la testa: ‹‹Andiamo via di qui. Vedrai che se la caverà.››
Annuisco, tirando su col naso. Volgo un ultimo sguardo alla colonna di fuoco, prima di prendere la via verso casa.
 
Non appena siamo abbastanza lontane dall’incendio, aspiro più aria pulita che posso, dando avvio ad un nuovo attacco di tosse. Ci fermiamo a prendere fiato e non riesco a non guardare in direzione del centro del villaggio. Vedo del movimento nelle vie principali, quelle ancora non lambite dalle fiamme, e non riesco a non pensare che anche Loeane si trova in mezzo a quel caos. Mi sento in colpa ad essere scappata in questo modo, ma se stanno organizzando dei soccorsi forse io e Odelin saremmo solo d’intralcio: io sono di statura bassa e il massimo peso che riesco a trasportare è un sacco di pane o di uvetta, mentre Odelin sviene ogni volta che vede una ferita.
Forse leggendomi nel pensiero mi posa una mano sulla spalla dicendomi: ‹‹Non è la prima volta che accade. Ricordi quando prese fuoco il carro di un mercante?››
Faccio cenno di sì con la testa: ‹‹Però quella volta l’incendio coinvolse solo poche case. Lo spensero in meno di un’ora.››
‹‹Si stanno già dando da fare tutti. Certo dei danni ci saranno, ma vedrai che Loeane tornerà.››
Mi posa una mano sulla spalla. Io di Odelin mi fido ciecamente, quindi non posso fare a meno di crederle.
Ci incamminiamo verso casa sua, per avvisare sua madre di ciò che abbiamo visto.
 
Non appena varchiamo la soglia di casa, qualcosa ci travolge come una furia e inizia ad emettere strani versi: ‹‹Ragazze non sapete quanto fossi in pensiero. Ho visto le fiamme, così sono andata a casa di Loeane ma non vi ho trovate. Grazie al cielo state bene.››
La madre di Odelin ci scoppia in lacrime fra le braccia mentre noi tentiamo rozzamente di consolarla. È una scena alquanto buffa, di solito era lei a consolare noi quando ci sbucciavamo un ginocchio cadendo da un albero.
‹‹Loeane era al mercato, non è vero?›› mi fissa, e annuisco piano. Lei si tira su, prende un vasetto di marmellata e ci tuffa un cucchiaio: ‹‹Loeane è forte. Se la caverà, non ci dobbiamo preoccupare per lei. Vero, Silene?›› nonostante si sforzi di trattenersi le lacrime continuano a inondarle il viso. Ci abbracciamo piangendo, mentre Odelin ci da pacche sulle spalle per farci forza.
Passata quasi un’ora, qualcuno bussa alla porta. Ci affrettiamo a vedere di chi si tratta, e troviamo una Nirea alquanto bruciacchiata, dai vestiti ai capelli. Gli occhietti piccoli e grigi sono spalancati dal terrore: ‹‹Una lingua di fuoco si è mangiata i miei fiori.›› condisce la frase con un’imprecazione e si butta su una sedia.
‹‹Gren come sta?›› chiede la madre di Odelin, mentre mette l’acqua a scaldare per il tè.
Nirea sbuffa, come sempre quando si parla di suo marito: ‹‹Oh, e chi lo ferisce quello? Sta dando una mano a domare le fiamme.››
‹‹Adesso quindi si può andare in città?›› chiedo, speranzosa. Mi trovo gli sguardi torvi di tutte e tre puntati addosso.
‹‹Non ci pensare nemmeno, piccoletta. L’incendio non l’hanno ancora spento. E comunque saresti solo d’impiccio in mezzo a quel trambusto.›› Nirea mi fissa, poi torna a concentrarsi sul fuoco che sta scaldando l’acqua sul fornello.
Abbiamo appena finito di mangiare lo stufato avanzato il giorno prima quando bussano alla porta. Le padrone di casa stanno lavando i piatti e Nirea è crollata addormentata, perciò vado io ad aprire.
Quasi caccio un urlo nel trovarmi di fronte il ragazzo con la spada alla cintola. Però riesco a controllarmi, cerco di assumere un’espressione contrariata ed esclamo: ‹‹E tu che cosa ci fai qui?››
Odelin probabilmente sente la puzza di guai, quindi si avvicina per non perdersi una scena memorabile, e squittisce di gioia nel rivedere quel ragazzo.
‹‹Sono solo venuto a dirti che tua madre sta bene. Si trova in una locanda dall’altra parte di Chanast, dove hanno portato tutti i feriti, ma al momento attraversare il villaggio è pericoloso. Si pensa che il fuoco sia stato appiccato volontariamente.››
Non so come reagire a questa notizia. Sento il forte istinto di sbattergli la porta in faccia, se non fosse per un particolare: ‹‹Mia madre è ferita?››
‹‹Non so i dettagli, comunque riesce a parlare per cui credo sia una cosa lieve.››
Dalla cucina arriva la voce della madre di Odelin: ‹‹Vieni dentro, ragazzo, che ci racconti quello che sai.››
‹‹Ma lascia fuori la spada.›› ringhio io, mentre varca la soglia. Lui se la sfila e la posa sull’erba, poi mi fissa negli occhi: ‹‹Non ti facevo così scaltra.››
 
Stasera mi fermo a dormire da Odelin. Sua madre ha detto che non poteva pensarmi da sola in quella casa grande e sperduta, perciò mi ha praticamente obbligata a restare. Nirea se n’è andata qualche ora fa, così come ha fatto il ragazzo della spada. Ancora non riesco a digerire tutto ciò che ci ha raccontato, così mi alzo dal letto e mi affaccio alla finestra, guardando la luna.
Il ragazzo ha detto di chiamarsi Allyn, e di essere il figlio di un mercante che si trova a Undran, dove avrebbe dovuto raggiungerlo. Stando a quanto dice lui, nel pomeriggio ci sarebbe stata una lite nella locanda accanto a quella in cui pernotta e, in qualche modo, i due litiganti sarebbero riusciti ad appiccare il fuoco. Essendo la locanda vicina alla piazza del mercato avrebbe permesso al fuoco di inglobare tutta quell’area.
Tuttavia Allyn ha premuto nel dire che, secondo lui, quell’incendio non è avvenuto per caso. Ma chi, a Chanast, vorrebbe mai appiccare un incendio di proposito? Forse lui viene da un luogo in cui la violenza è la normalità, visto che gira con una spada sempre a portata.
 
Il sonno non vuole venirmi a distrarre dai terribili pensieri che mi affollano la mente. Vedo muri di fiamme, fumo, persone che corrono a destra e a sinistra cariche di secchi d’acqua e persone che vengono carbonizzate. Poi vedo il viso sorridente di Loeane sparire tra lingue di fuoco, e mi sveglio urlando in un bagno di sudore.
Vado nella stanza in cui dorme Odelin, e mi infilo nel suo letto senza svegliarla, stringendomi in un angolino per non darle fastidio. Nonostante le parole di Allyn, finché non vedrò Loeane con i miei occhi non smetterò di essere preoccupata per lei. Dopo essere rimasta a pensare per ore crollo addormentata, esausta.
 
Mi sveglia Odelin, scuotendomi gentilmente. La testa mi fa male, un po’ per aver dormito poco e un po’ per le legnate che mi sono presa ieri.
‹‹Se avevi bisogno di parlare potevi anche svegliarmi!›› mi dice, visibilmente offesa, mentre prepariamo un cestino di leccornie da portare a mia madre.
Ormai si può andare in piazza senza problemi, hanno messo da una parte tutte le macerie per permettere il passaggio anche ai carri. Ci avviamo verso la locanda in cui Allyn ha detto che sono stati portati i feriti, la quale si trova a una ventina di minuti di strada a piedi. Io sono parecchio nervosa e faccio schioccare di continuo la lingua contro il palato.
Camminiamo in silenzio. Odelin ha creduto senza problemi a quanto ci ha raccontato Allyn, ma io non sono così facile da convincere.
Quando giungiamo in vista della locanda deglutisco. Odelin mi prende la mano e la stringe forte tra le sue, ed entriamo.
 
Al bancone una ragazza ci accoglie col sorriso. Deve avere appena qualche anno più di noi, porta i lunghi capelli biondi legati in due trecce e indossa un vestitino succinto che lascia ben poco alla fantasia.
Inizio seriamente a chiedermi se Allyn non sia solamente un poco di buono che frequenta locali il cui grado di moralità può essere messo in discussione quando davanti a me compare un uomo con un braccio al collo.
‹‹Siete qui per le visite?›› chiede, con un tono di voce che ricorderebbe quello di Cor se non fosse per la voce roca.
Noi annuiamo, e quello ci conduce in una sala molto grande, ma quasi interamente spoglia. Ci sono solo innumerevoli materassini affiancati, ognuno dei quali ospita una persona. Alcuni di loro hanno il volto reso irriconoscibile dall’azione delle fiamme, altri invece sembrano stare bene. Ci sono molti familiari accanto ai letti improvvisati e mi rendo conto come molte di quelle facce io in realtà non le conosca già.
‹‹Il nome?›› ci chiede l’uomo.
Rispondo prontamente: ‹‹Loeane Nirmung››. Ci fa cenno di seguirlo, e ci conduce al letto di Loeane.
Mentre ci avviciniamo al letto noto come Odelin cammini guardandosi i piedi: non deve essere piacevole per lei trovarsi qui, e le sono grata di avermi accompagnata.
Non appena la vedo le salto al collo, e mi allarmo sentendola gemere. Lei se ne accorge e sorridendomi mi dice: ‹‹Tranquilla, ho solo preso un colpo alla schiena. Sono caduta durante la fuga, e per qualche giorno hanno detto che faticherò a muovermi.››
Scoppio a piangere dal sollievo, e lei mi posa una mano sulla testa. A quel punto è il mio turno di gemere dal dolore e adesso è Loeane a fare una faccia strana. Le racconto delle bastonate che mi ha dato Odelin e, quindi, anche del fatto che ci siamo recate al villaggio. Mi guarda con aria severa, e mi dice in tono grave: ‹‹Non ti vergogni di avermi disubbidito così?››
‹‹Che altro potevo fare?›› abbasso lo sguardo, riprendendo a piangere. La voce di Loeane si fa più dolce mentre mi consola, dicendomi che non devo sottovalutare la sua forza.
Poi le racconto di quanto ci ha detto Allyn, e la vedo rabbuiarsi nuovamente. Dopo che ho finito di parlare sta in silenzio qualche minuto, prima di dirmi : ‹‹Ho mandato io quel giovane da voi.››
‹‹Che cosa?›› urliamo io e Odelin in coro, attirando su di noi gli sguardi degli altri pazienti. Ci stringiamo attorno a Loeane per rendere quella conversazione nuovamente privata, e lei ci sussurra: ‹‹Sono stata io a dirgli di aver visto qualcuno appiccare il fuoco di sua volontà. Era un uomo incappucciato. Quando è scoppiato l’incendio però è sparito, e nella fuga l’ho perso di vista. Quando sono riuscita ad allontanarmi dalle fiamme ho visto Allyn, e gli ho chiesto di aiutarmi ad arrivare fin qui. Poi l’ho mandato a recapitarvi il messaggio.››
Si guarda attorno circospetta, poi ci fa avvicinare a lei ancora di più: ‹‹Secondo me sta per scoppiare una nuova guerra civile. Quando hanno ucciso la principessa Eluana l’hanno detto, che per loro quello era solo l’inizio. Ragazze, Chanast è fin troppo vicina al confine con il deserto. Voglio che lasciate questo villaggio il prima possibile.››
Sia io che Odelin spalanchiamo gli occhi e la bocca. Credo che, se la situazione non fosse così grave, Loeane scoppierebbe a ridere per le nostre espressioni. Invece si limita a fissarci, in silenzio, salvo interrompermi quando sto per protestare.
‹‹Allyn vi accompagnerà.››
   
 
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