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Autore: KiarettaScrittrice92    24/04/2016    4 recensioni
Dopo la conclusione della prima stagione, mi sono finalmente decisa a scrivere e pubblicare la mia prima long su questo fandom...
Avviso che ovviamente se mai la serie continuerà la mia storia non avrà più nulla a che fare con gli avvenimenti che accadranno dopo la comparsa di Volpina.
Questa storia perciò la potete considerare come un seguito alternativo che mi sono immaginata io, oppure semplicemente come una fic in più da leggere che spero vi emozionerà.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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Il cieco

«Tikki, trasformami!» disse convinta la ragazza scostandosi i capelli dall’orecchio sinistro, appena trasformata si buttò giù dal balcone, lanciando il filo di metallo del suo yo-yo al comignolo di fronte.
Poco prima aveva visto sul suo computer il notiziario: un nuovo nemico minacciava la città di Parigi. A quanto sembrava l’akumatizzato, attraverso il suo bastone rendeva le sue vittime ceche. Nel servizio la giornalista aveva annunciato che Chat Noir era già sul posto e la giovane Marinette aveva visto il suo compagno combattere contro il nemico ed evitare i suoi raggi. Non l’avrebbe lasciato da solo, non avrebbe fatto lo stesso errore. Chiese, tra sé e sé, con tutto il cuore all’eroe gatto di resistere.
Arrivata sul posto, Chat stava ancora combattendo, allo stesso modo di come l’aveva visto fare poco prima attraverso il monitor. Sembrava talmente preso nel combattimento da non essersi neanche accorto dell’arrivo della ragazza.
«Eccomi, scusa il ritardo…» intervenne, attirando la sua attenzione.
«Vuoi unirti alla festa, my lady?» chiese il ragazzo, continuando a parare i colpi che gli arrivavano dal nemico.
I due stavano combattendo l’uno contro l’altro, bastone contro bastone. Però era strano. Se l’akumatizzato faceva attacchi precisi e convinti, Chat Noir sembrava invece combattere al minimo delle sue capacità, parando solo i colpi che gli arrivavano. Ad ogni attacco il nemico si avvicinava sempre di più all’eroe gatto, finché la sua mano libera non si avvicinò pericolosamente all’anello. 
Ladybug, si sentiva inutile, ma appena vide cosa stava cercando di fare la vittima di Papillon, rimase per poco paralizzata dal terrore. Chat Noir, continuava a combattere, come se niente fosse, possibile che non si fosse accorto che l’uomo gli stava per sfilare l’anello dal dito?
Furono pochi millesimi di secondo, poi la giovane eroina lanciò il suo yo-yo contro la mano del nemico, si lanciò sul suo compagno e lo afferrò alla vita, per poi portarlo di peso su un tetto, aiutandosi sempre con il filo metallico della sua arma.
«Si può sapere che ti è saltato in mente? Ti rendi conto che ti stava per togliere il Miraculous?» chiese furiosa, non appena furono al sicuro sul tetto.
«Ops, credo di non essermene accorto…» disse il giovane, con la sua solita voce innocente e tranquilla.
Ladybug però a quella risposta, finalmente capì.
«Chat Noir tu…»
Il suo sguardo verde era perso nel vuoto, non la guardava negli occhi, mentre parlava con lei.
«È successo poco prima che arrivassi tu.» rispose il ragazzo gatto alla domanda muta della sua compagna e la rabbia le montò in cuore.
«Maledizione Chat! Saresti dovuto scappare ed aspettare che arrivassi appena fosse successo. Se ti avesse preso il Miraculous saresti stato senza poteri.»
«E allora? L’altro giorno ho visto combattere una ragazza senza poteri al mio fianco e t’assicuro che non è stata affatto male.»
Ladybug, a quel complimento, arrossì, per fortuna in quel momento lui non poteva vedere le sue guance che diventavano del colore della sua maschera. Non appena si riprese dall’imbarazzo fece un sospiro e poi parlò.
«Ora tu non ti muovi di qui! Ci penso io al nemico.»


«Ladybug aspetta…» tentò di chiamarla, ma a quanto pareva lei era già andata via.
Maledizione, possibile che fosse così testarda? Faceva tanto la predica, ma ora anche lei era andata a combattere senza di lui. Era davvero… davvero, fantastica. Non c’era niente da fare, qualsiasi cosa facesse quella ragazza lui la trovava sempre meravigliosa. Persino in quel momento, che testardamente si era buttata nella battaglia da sola, non riusciva a pensare male di lei. In fondo lo stava facendo per lui, per aiutarlo.
Avrebbe voluto con tutto il suo cuore andare a darle una mano, ma la sua cecità momentanea gli impediva di muoversi più di tanto. Inoltre si rendeva conto di essere su un tetto e, non sapendo precisamente dove si trovasse, avrebbe anche rischiato di rompersi l’osso del collo cercando di scendere.
Avrebbe almeno voluto capire se Ladybug stesse bene, se la battaglia fosse ricominciata, avrebbe voluto sapere chi stesse avendo la meglio. Cercò di tendere le orecchie, ma il rumore della città attorno era troppo chiassoso, soprattutto dopo che l’akumatizzato aveva reso cieco l’intero quartiere.
Rimase fermo immobile, appollaiato sul tetto, per quella che gli sembrò un’eternità, poi finalmente, tra il caotico rumore di Parigi, riconobbe la voce della sua dolce metà che usava il suo potere.
Passò poco più di un minuto, poi la sentì di nuovo.
«Chat!» a quel richiamo il ragazzo si mise sull’attenti, come fosse un bravo soldatino che fino a quel momento aveva eseguito gli ordini del comandante.
«Ci sono, my lady!» rispose.
«Ho bisogno del tuo aiuto… Ma devi ascoltarmi bene…» sentì la sua voce decisa, interrotta ogni tanto da qualche verso di protesta, probabilmente stava ancora combattendo contro l’uomo.
«Quello che la mia signora comanda!» rispose lui con un semi inchino, sperando che lei lo vedesse.
«Proprio sotto a dove sei tu c’è un cartellone pubblicitario. Devi rompere le giunture che lo tengono attaccato alla parete dell’edificio, e poi saltarci sopra.» disse.
«Sarà fatto… Cataclisma!» urlò il giovane eroe gatto.


Ladybug, vide il suo compagno fare quello che gli aveva chiesto e pregò con tutte le sue forze che andasse come si aspettava e che Chat Noir non si facesse male. 
Lo vide rompere l’enorme insegna di metallo e balzarci sopra, ma poi ovviamente nella caduta del cartellone non seppe più come muoversi. Rimase su per qualche secondo, poi mentre il cartellone andava a incastrarsi proprio nel vicolo, bloccando l’avversario, lui perse l’equilibrio. 
Fu un attimo, la ragazza lanciò il suo yo-yo, avvolgendo il filo metallico intorno alla vita fasciata nella pelle nera della tuta del ragazzo e lo tirò a sé. In pochi secondi se lo ritrovò addosso, sopra di lei, ma almeno era salvo.
«Uuuh, allora ci tieni a me, my lady…» disse il giovane mascherato, sebbene il suo sguardo fosse ancora perso nel vuoto, riusciva sempre a usare quel tono malizioso che la faceva innervosire.
«Non è il momento Chat, ho seriamente bisogno del tuo aiuto. – iniziò aiutandolo ad alzarsi – Dovrai usare il Lucky Charm.»
«Cosa?!» chiese il ragazzo mentre la compagna gli metteva in mano ciò che era comparso poco prima.
«È semplice, io ti dico la posizione in cui devi metterti e la direzione verso cui devi tirare, a quel punto usi la fionda. Al resto ci penso io.» disse decisa la ragazza.
«Ok…» rispose il ragazzo sebbene sembrasse un po’ dubbioso.
Ladybug lo accompagnò in un punto in cui il cartellone si apriva in una fessura verso il vicolo in cui era rimasto bloccato il nemico, dopodiché gli disse da che parte usare la fionda e saltò sul cartellone.


«Ora!» sentì dire dalla voce di Ladybug da lontano.
Chat Noir tirò l’elastico della fionda e fece volare la pallina da qualche parte e, sperando con tutto il cuore che fosse andato tutto bene, trattenne il fiato fino a che non sentì di nuovo la voce dell’eroina.
«Niente più malefatte piccola akuma. Ladybug sconfigge il male!» poi la sentì salutare la farfalla, come al solito e più niente.
Poco dopo era di nuovo vicino a lui, prese dalle sue mani la fionda ed il ragazzo capì che la stava lanciando in aria.
«Miraculous Ladybug!»
Ci mise un po’ a riabituarsi: all’inizio la luce gli ferì gli occhi, quindi li chiuse subito.
«Chat Noir, stai bene?» percepì la sua mano leggera che si poggiava sulla sua spalla.
Aprì lentamente gli occhi e finalmente la vide. Gli sembrava quasi di vederla per la prima volta: bella, stupenda, nella sua tutina aderente rossa a pois neri.
«È bello rivederti, my lady…»
La vide tirare un sospiro di sollievo, rivolgergli un leggero sorriso e poi dargli le spalle per parlare con la vittima dell’akuma.
«Signore si sente bene?» chiese porgendogli una mano per rialzarsi e mettendogli in mano il bastone bianco.
«Grazie signorina, e mi scusi…» rispose l’uomo per poi allontanarsi lentamente battendo il bastone sul cemento per evitare gli ostacoli.
«Probabilmente qualcuno l’avrà trattato male perché era cieco, ecco perché è stato akumatizzato.» disse convinta la ragazza, voltandosi nuovamente verso di lui che però l’ascoltava a malapena, mentre la stava ancora ammirando dalla testa ai piedi.
«Beh, ci vediamo Chat…» lo salutò.
«Aspetta! – disse appena in tempo, prendendola per il polso e facendola voltare con aria interrogativa – Grazie…» aggiunse in un sussurro.
«Chat… Siamo una squadra, tu per me avresti fatto lo stesso.» disse, dopodiché sparì tra i tetti di Parigi.

  
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