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Autore: Elle Douglas    24/04/2016    1 recensioni
We don’t meet people by a c c i d e n t.
They are meant to cross our path for a r e a s o n
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‘Nell’istante stesso in cui ti ho incontrata, in un caso del tutto fortuito e inaspettato, ho sentito che in te c’era qualcosa di cui avevo bisogno. Ma non era un qualcosa. Eri tu. Sin dall’inizio ho capito che tu eri una parte di me, ed e’ per questo che non ho piu’ intenzione di lasciarti andare. Io senza te sono incompleto e non voglio più esserlo.’
La ragazza non poteva credere a simili parole, a un simile sentimento tutto per lei.
Lei a cui era stato tutto negato.
Sorrise con gli occhi lucidi e il cuore che dentro il petto sembrava avere finalmente vita. Sorrise e sprofondo’ il viso nel suo petto e si ritrovo’ a sentirsi completa, dopo lunghi, estenuanti secoli.
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Seconda parte di ‘I thought I’d lost you forever.’ | Gli avvenimenti narrati avvengono dopo la 4x11.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'I thought I'd lost you forever'
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CAPITOLO XVI
 
Aveva deciso di uscire e prendere un po’ d’aria. Almeno un po’ prima dell’ultimo saluto che tutti le avrebbero dato.
L’aria stantia e muta di quella sala iniziava a dargli alla testa insieme a tutto il resto e oltretutto era abbastanza provato e scosso per restare ulteriormente. Aprire il suo cuore e rivelarle tutto quando ormai non poteva più sentirlo era vano, pensò.
Perché non era stato in grado di farlo prima? Perché lo sapeva, pensò. Esmeralda in cuor suo sapeva quanto lui l’amasse anche se non gliel’aveva mai detto. Glielo aveva dimostrato un sacco di volte, no? E allora perché non si sentiva apposta con se stesso? Perché sentiva che non era stato abbastanza ciò che aveva fatto?
Killian si fermò un attimo nella fitta boscaglia in cui era finito, senza pensarci. Aveva camminato fino a lì, quasi a non rendersene conto, fino al suo posto. Quel luogo in cui aveva alloggiato più volte e in cui lui era andato a farle compagnia supplicandole di ritornare in locanda.
Killian si adagiò piano su quel tronco d’albero adibito a panca e gli sembrò di rivederla: rannicchiata lì, con le ginocchia sotto il mento, chiusa tra i suoi pensieri.
Per un attimo Killian fermò i suoi lamenti, che non si erano arrestati nemmeno per un attimo, e si fermò ad ascoltare ciò che aveva intorno.
Tutto sembrava così vuoto e silenzioso senza di lei. Tutto era così tetro senza di lei.
Killian si prese la testa tra le mani e iniziò a piangere come un bambino, senza freni. Lontano da tutti.
Che cosa ne sarebbe stato di lui? Sarebbe caduto in quel vortice come secoli prima. Quell’evento l’avrebbe spinto a cambiare.
Lo supererai, come lo hai già superato. Aveva detto, tempo prima. Come lo credeva possibile? Come lo credeva anche solo immaginabile? Esmeralda non capiva quanto solo quell’idea, allora, lo straziasse. Figurarsi ora che quella situazione si era avverata in maniera imprevedibile.
Cosa doveva fare? Come poteva superare tutto questo. Come hai già fatto. Gli suggerì una voce nella sua testa. Quasi fosse la sua. Aveva il suo stesso timbro.
Un risata nervosa ne scaturì dalla gola del pirata. Si passò una mano tra i capelli, stizzito.
‘Come credi sia possibile?’ chiese come ci fosse qualcuno ad ascoltarlo. ‘Come credi sia possibile che io possa andare avanti ora? Dopo mesi ecco che si avvera ciò che tu mi hai detto tempo fa: sei morta, ma io non riesco a muovere un passo senza di te. Sono perso, e no. Non è vero che ci sono già abituato. Ti confermo che non è così. Mi trema la terra sotto i piedi e non so che fare senza te intorno. NON SO CHE FARE.’ Spolmonò esausto.
Un fruscio di siepi e un rumore tra i cespugli attirò la sua attenzione.
Si voltò di scatto immaginando il suo delirio materializzarsi e mostrarla ai suoi occhi. L’ansia dentro di lui cresceva a dismisura. Aguzzò la vista per vedere chi fosse e ne restò sorpreso più del dovuto: era Pierre.
Ne uscì sollevato, in parte, per aver constatato di non essere impazzito completamente.
'Scusa, se ti ho spaventato.' Disse Pierre sbucando da dietro i'erba fitta.
Killian si rimise in sesto dandogli le spalle e asciugando le lacrime dal viso umido.
'Nessuno spavento, tranquillo.' Rispose con voce incolore. 'Anzi, magari eri qui da prima e sono io che ho disturbato te.'
Pierre gli fece cenno di no con la mano, poi si avvicinò non sapendo bene come comportarsi. I due non erano mai stati in buoni rapporti, lo sapevano bene. Killian era abbastanza restio a lui. Da quando si era messo con Esm e quest'ultima si era allontanata da lui tenendolo all'oscuro della loro relazione non l'aveva visto di buon occhio.
E Pierre, d'altro canto, viveva con Esm con il suo paragone sempre accanto a tormentarlo. Non che fosse lei a palesarglielo, Killian bastava da se con i suoi sguardi rivolti alla loro relazione o a lei per fargli intendere che non gli andava a genio e che nella sua vita ci sarebbe sempre stato come un ombra, anche quando le aveva chiesto di scegliere. Killian sarebbe sempre stato lì anche se Esm gli avesse detto di starle lontano. E la cosa era reciproca, ma in quella situazione, ritrovati insieme nello stesso posto che si poteva dire? Che si poteva fare? Entrambi avevano amato la stessa donna ed entrambi ora si trovavano a pezzi.
'Non ce la facevo più in quella situazione, volevo prendere una boccata d'aria.' Si giustificò al pirata.
Killian annuì, senza darci troppo peso. L'ultima cosa che voleva fare era avere una conversazione. Non si riusciva mai a star soli, nemmeno nei boschi.
Eppure avrebbe dovuto pensarci. Magari era un ricordo di lei anche per lui. Magari quel posto era stato un loro posto, o forse si erano ritrovati lì di tanto in tanto.
'Mi dispiace.' Continuò il poeta con sguardo fisso davanti a se, per infastidirlo meno.
'Non ti crucciare, amico. Non mi hai disturbato.' Chiarii nuovamente il pirata stavolta più irritato. Perché continuava a parlare? Perché non se ne stava nel suo dolore in silenzio? Non era tanto difficile, porca miseria. Perché quel giorno non riusciva a star solo per un momento? Aveva voglia di urlare.
'Mi dispiace di non averla salvata.' Rivelò Pierre con voce sul punto di rompersi. E allora Killian capi. Quel bacio. Quello che avrebbe dovuto salvarla, perché era il bacio del vero amore, non aveva avuto esito. Non si era risvegliata come previsto e allora immaginava ora il modo in cui poteva sentirsi Pierre: aveva creduto di non esserne capace, di non amare abbastanza Esmeralda, o peggio ancora: aveva creduto che fosse lei a non amarlo abbastanza, e questo era qualcosa che lo stava logorando nel senso di colpa nel modo più meschino.
Per questo teneva lo sguardo basso o lontano, per questo non lo incrociava al suo: si sarebbe innescata una reazione inevitabile se l’avesse fatto condita di rabbia in quel pensiero e rancore.
'Esmeralda ti amava.' Gli disse, forse per consolarlo, forse perché era vero, forse perché era l'unica cosa da dire in quella situazione per non farlo sentire male ulteriormente.
'Ma non era abbastanza, giusto?' E sembrava più un affermazione che una domanda. Quella rabbia che iniziava ad impadronirsi di lui. 'D'altronde Frollo l'ha detto: io sono stato facile da eliminare per lei. Mi ha rimosso subito nella sua mente. Non ho lasciato radici. Io l'ho amata con tutto me stesso, e sento in cuor mio di averla amata più di ogni altra cosa, e lei invece... Niente.' Era furioso mentre ci ripensava. Quasi isterico. 'Cosa che non è successa con te. Perché tu sei rimasto? Tu sei ciò che lei voleva e che non ha potuto avere. Perché avevi radici in lei più radicate delle mie?!' Chiese. Gli occhi rossi di chi non si spiega. La rabbia di chi non accetta ed ha il nemico davanti.
'Amico, non lo so. Io e lei siamo sempre stati uniti. Sempre stati un tutt'uno... Ma ascolta, tu non hai nessuna colpa, non devi arrovellarti in questo pensiero contorto.’
‘E invece non riesco a togliermelo dalla testa. Se mi avesse amato…’
‘Senti Pierre, non voglio vantarmi di saperne di più su di lei ma è così: Non avrebbe mai scelto di stare con te se non ti avesse amato, se per te non avesse provato nulla. Esmeralda non era così. Non lo è mai stata.’
‘… o forse ero un rimpiazzo al fatto che non poteva averti.’ Lo sguardo sul pirata in cerca di conferma a quel pensiero, Killian gli diede le spalle.
Non rispose.
Forse perché non lo sapeva, forse perché un po’ era vero, o forse perché egoisticamente l’aveva sperato, ma non fin al punto di non farla risvegliare quello no. Era molto contrariato, ma se Pierre l’avesse risvegliata da quel sonno eterno per il suo amore, Killian lo avrebbe ringraziato a vita senza pensarci di più. E invece non era successo e tutte le speranze erano svanite e andate via con lei insieme alle sicurezze del poeta che ora passava il tempo a crogiolarsi.
‘Dovremmo tornare indietro.’ Ponderò Killian voltandosi. ‘Tra un po’ ci sarà la sepoltura e…’ le parole gli si fermarono a metà. Non ce la faceva, non ce l’avrebbe mai fatta a dire o sostenere quella parola. Quella parola, quella condizione non si addiceva a lei, al suo essere e da lì a poco sarebbe stata sepolta. Chiusa in una bara sotto cumuli di terra senza vedere più la luce. Il suo corpo sarebbe scomparso e i suoi occhi non avrebbero più visto quel cielo che amava tanto. A Killian venne un conato al sol pensiero.
Pierre annuì, mite, senza più proferir parola.
 
 
Killian e Pierre raggiunsero la cripta poco dopo il tramonto. A Killian pulsavano le membra dalla sera precedente ormai e tutto non sembrava cessare.
Un deciso movimento e confusione si trovarono davanti quando tornarono alla cripta.
I due non ne capivano il motivo mentre, davanti a loro, sfilavano sorrisi e lacrime di gioia quasi come se fosse festa. Urla e versi di giubilo sembravano riecheggiare nell’area tutta intorno. A Killian irritò quell’atteggiamento in merito alla situazione, quasi come se si stessero divertendo nel sapere che Esmeralda era morta. Quasi come se Esmeralda non fosse nessuno o poco niente.
Forse quel sentimento era una cosa solo sua e dell’uomo che gli era dietro e lo seguiva, ma trovava irrispettoso tutto quello. Cosa c’era tanto da ridere e da festeggiare? Avevano aspettato che si allontanasse per gioire e fare festa? Ciò che aveva avuto davanti prima di allontanarsi era stata tutta una messa in scena per far credere che importasse qualcosa a loro di Esmeralda? Killian era irritato e quasi rabbioso per quegli atteggiamenti così repentini e diversi da come li aveva lasciati.
Percorse solo pochi passi e poi si fermò. Guardò il poeta alle sue spalle per comprendere se era il solo a non capire, ma quello alzò le spalle con la stessa irritazione.
Riprese a camminare, sentendo che qualcosa era cambiato. Accelerò il passo sempre di più, mentre intorno a loro si levavano grida gioiose sempre più forti.
E la cosa che più lo sorprese, andando avanti, fu Emma che pareva esser quasi contenta con David e Mary Margaret appena fuori dalla sala in cui giaceva Esmeralda. David aveva manifestato il suo timore e il suo desiderio di lasciar perdere Esm quando avevano l’occasione di salvarla da Frollo, ma Emma? Killian non sapeva come porsi. Come presentarsi davanti a lei.
‘Come potete ridere ed essere così gioiosi di fronte ad un lutto?’ intervenne Pierre ferocemente irritato, dando voce anche a Killian. ‘Non aspettavate altro che sbarazzarvi di lei, no?’
Il sorriso dai loro volti si spense di colpo appena incrociarono quei due paia di occhi. Come doveva esser sembrato quell’atteggiamento? Come dovevano essere sembrati freddi e meschini per loro che ancora non osavano immaginare nulla di ciò che era accaduto durante la loro assenza?
‘No.’ Si interpose Emma decisa, cercando di scusarsi. ‘Non è come pensate.’ Scosse la testa per affermare ancora di più la sua posizione. Percepiva anche lo sguardo di Killian addosso e, in quell’attimo, si senti davvero uno schifo.
‘Vi dovreste solo vergognare!’ fece Pierre con pieno disprezzo, avanzando e sorpassandoli per raggiungere la bara dell’amata e lasciarsi alle spalle quello spettacolo indegno. Emozione che sembrava essere in parte contenuta sul volto di Killian.
Emma gli toccò un braccio, quasi a fermarlo, mentre proseguiva dietro Pierre.  ‘Killian, ascoltami. Ho una giustificazione a tutto questo. Non stavamo ridendo per la morte di…’
‘Esmeralda!’ aveva urlato Pierre in preda ad un emozione indefinita che arrivò fino a dove Killian e gli altri erano fermi. Che significato aveva quell’urlo? Perché aveva urlato? Killian lasciò Emma lì dov’era e si precipitò a constatare il motivo di una simile agitazione e quando lo vide fece fatica nel crederci.
Non poteva.
Era completamente uscito di senno, ora?
Spalancò gli occhi e si appoggiò alla parete più vicina, con la mano buona, alla visione che ebbe dinanzi ai suoi occhi. Era incredulo. Stava davvero impazzendo? D’altronde aveva parlato da solo nei boschi, d’altronde ci era già passato anche all’inizio. Prima che tutto ciò si ripetesse.
Ricordava ancora quando si cibava della sua presenza fittizia dopo i primi tempi e il timore che la cosa si riproponesse anche ora era il suo incubo peggiore pronto a ripercuotersi nuovamente su di lui.
Ma un verde pieno e brillante era davanti ai suoi occhi e le si parava davanti con un sorriso enorme e rassicurante pronto a fargli esplodere il cuore e a fargli credere che fosse davvero lì. Un sorriso più grande del normale, un sorriso che era nato apposta per lui appena l’aveva visto entrare di corsa.
‘Killian.’ Aveva sospirato divertita e così colma di gioia da non saperla trattenere pienamente. ‘Killian…’ aveva continuato a nominarlo, tenendo gli occhi fissi su di lui sin da quando era entrato in sala. Quasi come se, distogliendo lo sguardo, fosse lui a svanire. Era bastato un attimo, un battito di ciglia per volare da lui, tra le sue braccia che erano la cosa che più bramava per ritornare in vita per davvero. Aveva abbandonato le braccia di Pierre in un istante e, completamente presa dal suo pirata, gli era corsa incontro preoccupandosi poco del fatto che dovesse stare calma e quieta perché era ancora debole.
Killian la guardava come chi non crede ai propri occhi e sta lì a chiedersi se ciò che gli è dinanzi sia reale o sia frutto del suo enorme dolore. Appena la consapevolezza lo invase non aveva perso altro tempo ad indugiare: l’aveva incontrata a metà strada. Era corso da lei appena aveva realizzato che la sua presenza era vera e tangibile ai suoi occhi.
Entrò nelle sue braccia con una veemenza tale da rischiare di farlo cadere e cadere insieme a lui. Quell’abbraccio fu la cosa più sentita che riusciva a cogliere. La riportò in vita e risanò tutte le loro ferite. Le lacrime versate, la rabbia, il rancore, la paura, il buio che li aveva divorati entrambi, ma in modi diversi, erano tutti stati spazzati via mentre l’uno si trovava nelle braccia dell’altro. Era come se si stesse rinvigorendo e rigenerando. Killian l’abbracciò più forte del dovuto mentre Esm si teneva stretta a lui come ad un ancora, che non era pronta ad abbandonare.
E pianse. E piansero. Anche Killian che, con lei, era sempre vulnerabile.
‘Credevo di averti perso…’ fiatò Killian tra i suoi capelli neri.
‘No. Sono qui… sono qui.’ E non riuscì a dire altro Esmeralda, anche se avrebbe voluto. L’emozione di rivederlo le bloccava le corde vocali rendendola incapace di aggiungere altro. Ma non voleva riempire quell’abbraccio di altro se non del loro ritrovo e dei loro corpi stretti l’uno nell’altro. Ad Esmeralda erano mancati i suoi abbracci come aria e voleva riprenderseli tutti in un attimo mentre non riusciva, e non voleva, staccarsi da lui.
Lui era la sua casa e quello era il suo ritorno.
Poi scostò il viso dal suo, giusto il tempo di rimirarla ancora meglio, senza lasciarla andare. Come se quell’abbraccio non fosse durato abbastanza.
‘Mi hai detto che ci ero già passato e che il dolore non sarebbe stato così terribile, che mi sarei abituato perché in fondo ci ero già passato. Che tutto questo, stavolta, sarebbe stato diverso, beh ti sbagliavi. Ti sbagliavi di grosso.’ La ammonì Killian con un sorriso. Ad Esmeralda scappò un lieve risata a quell’ammonimento.
‘Sono felice di essere qui a sorbirmi il tuo “Te l’avevo detto!”’ e scoppiò in una risata, mentre il pirata le carezzava il volto cercando di asciugarle le lacrime che le avevano bagnato il viso.
‘Stai bene?’ chiese subito dopo. Esmeralda cercò di tirar fuori l’affermazione che serviva a tranquillizzarlo, ma infine annuì.
‘Vorrebbe farti credere che sia così ma deve stare calma, almeno fin quando non arriverà il dottor Whale a visitarla e a confermare che può andarsene in giro come se nulla fosse accaduto.’ Intervenne Belle mettendole le mani sulle spalle, cercando di riportarla seduta al suo posto.
La felicità e il sollievo di Belle nel riavere la sua amica accanto era pari all’indicibile. La bibliotecaria non aveva fatto altro che starle accanto durante l’assenza di Killian al suo capezzale ed era stata la prima persona che Esmeralda si era trovata davanti quando riaprì gli occhi facendo sobbalzare Belle nel terrore poi tramutato in gioia.
‘Belle, come è successo? Che hai fatto?’ domandò Killian che non riusciva a comprendere del tutto la vicenda.
‘Io?’ chiese Belle indicandosi con stupore. ‘Assolutamente nulla, credimi. Mi ero ormai rassegnata e sono stata con lei pochi minuti prima che aprisse gli occhi e mi trovasse in una valle di lacrime. Ray era poco più lontano.’ Chiarii indicando il fratello della fanciulla che era lì accanto a loro e annuì nel confermare la sua storia.
 ‘Cosa è stato a riportarti in vita, allora?’ chiese Regina più tra sé che agli altri, spuntando dalla porta, sorpresa e felice quanto gli altri, ma anche con il solito sguardo di chi cerca di capire. Aveva ascoltato ogni singola parola e non ne veniva a capo. Nel tempo anche lei aveva imparato ad avere intorno quella zingara dall’anima perduta ed ad amarla per le poche volte in cui avevano avuto a che fare.
La verità era che non c’era un solo essere lì a Storybrooke che non fosse stato coinvolto dalla sua personalità.
‘Non lo so, in verità.’ Esmeralda scosse il capo. ‘Non so cosa sia stato. Cosa mi abbia riportato indietro, in realtà non ricordo quasi nulla se non gli ultimi istanti che ho vissuto.’ La fanciulla non sapeva davvero cosa l’avesse risvegliata dal suo sonno eterno. Durante quelle ore non aveva udito né percepito nulla. Era davvero morta, quindi come poteva sapere cosa fosse successo? L’ultima cosa che ricordava era lei che beveva quella pozione che le era stata data mentre intorno a lei regnava il caos con Frollo che la pregava di fidarsi e non farlo. Sapeva solo che ora era viva, ma non sapeva e non ricordava in che modo fosse accaduto.
Regina dedicò un minimo sospetto ad entrambi gli uomini che se la contendevano, percependo che il merito fosse di uno di loro anche se non immaginava di chi in realtà. Era stato il pirata, che ancora la teneva stretta a sé o il poeta che, agli estremi della sala, faceva da spettatore ad una scena quasi come un estraneo afflitto e deluso? La regina incrociò le braccia al petto e cercò di pensarci senza dare ulteriormente a vedere le sue indagini mentali.
Il sentore di qualcosa di magico tutt’intorno si faceva sentire in maniera forte e tangibile in un modo che sua maestà riconosceva in modo innato ormai, perché sì, Esmeralda era morta ed era ormai prossima alla sepoltura prima di risvegliarsi completamente, quindi cosa o chi l’aveva riportata indietro? Era successo anche in passato d’altronde e in ogni favola che si potesse rispettare ormai Regina sapeva che c’era solo un modo per risvegliare un’anima condannata a un sortilegio o al sonno eterno: il vero amore. E se il vero amore che l’avesse risvegliata fosse stato il sentimento del poeta le cose sarebbero filate completamente lisce: entrambi avrebbero avuto il loro lieto fine senza toccare la vita di terzi, ma che accadeva se a darle quel bacio fosse stato Killian Jones? Tutto si sarebbe complicato più del dovuto. In Regina il sospetto che fosse stato proprio lui a fare quella mossa la premeva più di ogni altra cosa.
Chi sembrava amarla sopra ogni cosa e chi sarebbe stato capace di morire per lei?
Il legame che legava entrambi quegli esseri era la cosa più pura e vera che esistesse, ed era evidente. Qualcosa che non si era mai visto né sentito nemmeno tra le storie d’amore più leggendarie. Sembrava essere qualcosa di mitico, quasi, di cui Regina aveva solo letto e a cui non aveva mai davvero data troppa attenzione perché non ne aveva mai avuto prova.
L’uno veniva spinto verso l’altro con una naturalezza che era da pochi. Erano due calamite. Regina l’aveva visto di rado quell’amore nei secoli, ma nessuno a quei livelli: quell’amore pronto a tutto, che vive nei secoli anche a distanza e che brucia anche nelle tenebre più oscure.
Che il bacio datole fosse quello? Quello dell’amore che tiene vivo entrambi per riflesso, quello che non sarebbe mai morto se non congiunto?
 
I due amanti che provano un sentimento simile saranno forgiati da mille disavventure con la quale il loro amore verrà messo alla prova.
Niente sarà facile.
Esso li condurrà nella morte o in prossimità di essa, li porterà agli estremi della vita. Ci saranno eventi e persone che cercheranno di dividerli sempre e li porteranno ad allontanarsi ma mai saranno lontani dal pensiero dell’altro. Fin quando l’uno non smetterà di vivere in concomitanza dell’altro i due amanti saranno destinati a vivere per l’eternità l’uno accanto all’altro, nella gioia e nel dolore fin a quando le loro anime non si ricongiungeranno così com’era stato scritto.
Essi potranno vivere o morire solo per mano dell’altro.
 
Il libro di Cora parlava chiaro e in quelle parole non c’erano altro che loro: Esmeralda e Killian, uniti e intrecciati nell’eternità sempre e per sempre. Oltre gli ostacoli di quella vita.
Come aveva fatto Regina a non accorgersene prima?

 
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