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Autore: Rebecca04    24/04/2016    7 recensioni
Merlin, nuovo studente all'Albion High School, viene continuamente preso di mira dalle cheerleader della scuola.
Tentando di vendicarsi finirà ancor più nei guai, venendo obbligato a impersonare la mascotte della squadra di basket, capitanata dall'insopportabile Arthur Pendragon.
Tra i due sarà scontro al primo sguardo...
[6° classificata alla seconda edizione del contest "AU - Wherever we are" indetto da EmmaStarr sul Forum di EFP]
Genere: Commedia, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gaius, Merlino, Morgana, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Gwen/Lancillotto, Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Eccomi qua! Stranamente puntuale...
Un bacione a chi ha recensito il primo capitolo: TheGreedyFox, Relie Diadamat, GiuliaGiulia88, thegirlwholovesbooks, Miky_Holmes, Anna_Vik e Y u z u k i. 
Ringrazio anche chi ha inserito la storia tra le preferite, ricordate o seguite!
E un ringraziamento a mary del, che mi ha dato preziosi consigli per la FF.
Buona lettura a tutti!


Black Snakes

“Ieri sera non mi hai chiamato per dirmi come è andata.” Will guardò storto l’amico, mentre si adoperava a sbucciare la sua mela.
“Scusa, ieri è stata una giornataccia” mugugnò Merlin.
“Te l’avevo detto. Gli atleti sono solo un branco di citrulli.”
“Ho litigato col capitano, penso mi renderà la vita un inferno.”
“Col capitano?? Ma non hai nemmeno un po’ di senso di preservazione, Merlin??”
“Forse non è tanto grave, gli ho dato della testa di fagiolo.”
“Testa di fagiolo..?” Will scoppiò a ridere. “Solo tu puoi inventarti certi insulti.”
“Meglio fagiolo che altro, non stavo proprio connettendo mentre gli urlavo contro.”
L’amico cercò di tornare serio. “Oggi farai il tifo fra le cheerleader?”
“Già” borbottò l’altro, “se penso che dovrò ballare anche con Vivian… ”
“Guarda il lato positivo, potrebbe inciampare nella tua coda.”
“Spiritoso.” Il ragazzo addentò l’ultimo pezzo del suo panino. “Pensavo di andare in biblioteca, vieni anche tu?”
“Non posso, ho il corso di storia. Ci vediamo alla partita.”
“Non azzardarti a venire. Non voglio aggiungere un’altra persona alla lista di chi mi vedrà fare una figuraccia.”
“Ok, ok.” Sorrise. “Vedi di tirarti su.”
“Certo. Grazie Will.” Merlin lo salutò e uscì dalla mensa, andando verso il secondo piano, ma quando si avvicinò alle scale una mano afferrò il suo braccio.
“Merlin.” Gwen allentò la presa. “Ho bisogno di parlarti.”
“Oddio Gwen, mi hai fatto prendere un infarto..!”
“Scusa, però devi venire con me.” La ragazza gli sorrise e iniziò a spingerlo per le scale. “Morgana ci sta aspettando nel seminterrato.”
“Morgana? Non vorrai portarmi in quell’aula vicino le caldaie??”
“Esattamente!”
“Io verrei volentieri Gwen, ma devo fare altre cose.” Rallentò, tentando di ancorarsi alla ringhiera.
“Sono sicura che possano aspettare.” Gwen lo continuò a tirare, sarebbe venuto con lei a costo di prenderlo in braccio.
I due arrivarono alla fine delle scale e la ragazza lo trascinò davanti alla porta centoquattro. Bussò due volte e dopo qualche secondo un’ultima volta.
Morgana aprì la porta sorridente, facendo oscillare la mantella che la fasciava. “Ottimo lavoro Gwen.” Uno strano luccichio avvolse il suo sguardo. “Vieni dentro Merlin.”
Il ragazzo entrò lentamente nella stanza e Gwen si assicurò di chiudere la porta dietro di lui.
Nell’ex aula tutte le sedie e i banchi erano stati portati via, solo la cattedra era stata lasciata lì, anche se non era in ottime condizioni. Merlin si accorse di essere finito coi piedi in un cerchio disegnato per terra, con una stella incastonata all’interno e subito saltò sulle punte, appiccicandosi alla parete piastrellata.
“Non vorrai farmi una fattura” vociferò verso la strega.
Morgana scoppiò a ridere. “Te l’ho detto Gwen, il Wicca club è stato un’idea geniale.”
“Che significa?” Merlin le guardò perplesso.
Gwen accese la seconda lampada per illuminare meglio la stanza e la mascotte notò tre tavoli coperti da un lenzuolo bianco nell’angolo più remoto.
Morgana si avvicinò e lentamente spostò il tessuto, scoprendo ciò che vi era sotto.
Merlin fissò le ampolle e i vari recipienti sul primo dei tavoli, passando poi al microscopio presente sul secondo e infine alla sottospecie di serra presente sul terzo.
“Sono le tue erbe magiche..?” chiese confuso.
“Non c’è alcuna magia, anche se un paio di incantesimi sono andati a buon fine… ”
“Mi ricordo ancora quando Sophia ha sbagliato tinta venendo a scuola con i capelli blu” commentò Gwen.
“Quella maledizione è stata memorabile.”  Morgana arricciò le labbra in un sorriso malefico. “Comunque… La verità è che questo è tutto un piano per vendicarci del professor Sarrum.”
“Il professore di chimica..?” domandò stranito il moro.
“Proprio lui. Al sol pensarci quell’uomo mette i brividi.”
Da quel punto di vista Merlin non poteva darle torto: se qualcuno gli avesse detto che il professore aveva rapito una cucciolata di dalmata, come Crudelia Demon, gli avrebbe creduto senza dubbi.
“Non starete cercando di fargli venire un malore, vero?” chiese comunque, non poteva diventare complice di un omicidio.
“No..!” pronunciò inorridita Morgana. “Noi vogliamo battere la sua squadra al concorso di scienze annuale. Quel vecchio ha rubato le mie idee per due anni di fila, sempre escludendomi al momento delle premiazioni. Avrebbe fatto la stessa cosa a Gwen se non l’avessi avvisata.”
“Quindi?” Merlin era decisamente confuso.
“Quindi parteciperemo e vinceremo. Si mangerà le mani dalla rabbia.”
“Non capisco la necessità di sequestrarmi” disse indispettito il moretto.
“Beh, ci servirebbero un paio di cose dal laboratorio di biologia e tu lì puoi entrare senza problemi, occupandoti di Kilgharrah.”
“Volete che rubi delle attrezzature?? Voi due siete matte. Io me ne vado.” La mascotte si avviò verso la porta, ma Gwen ci si piazzò davanti.
“Avanti Merlin, ci sarà qualcosa che possiamo offrirti.” Morgana lo afferrò per le spalle, avvicinandosi al suo orecchio. “Forse vorresti sapere dello scherzo che Arthur ha organizzato per vendicarsi?”
“Come?? Che scherzo?” Merlin si irrigidì.
“Arthur non ama essere contraddetto e nemmeno insultato, se poi gli salvi il fondoschiena sei proprio nei guai.”
“Che ha architettato??”
“Ah, ah, ah! Ti costerà quella vecchia centrifuga che c’è in laboratorio.”
“Questo è ricatto!”
“Penso di sì.” Si intromise Gwen, mentre annuiva alle sue parole.
“Mi farete espellere.”
“In fondo non è furto, finito l’esperimento la restituiremo” replicò Morgana.
“Lance mi ha detto che Arthur si è davvero impegnato.” Gwen sorrise al moro. “Hai deciso?”
“Siete davvero due streghe..!” sbuffò, guardandole innervosito. “Va bene, vi porterò la centrifuga.”
“Grazie Merlin.” La strega si gettò ad abbracciarlo, sbattendo innocentemente gli occhi. “Devi essere qui prima dell’allenamento.”
“Sicuramente il bidello mi scoprirà di nuovo.”
“Non preoccuparti di Sigan, lo distrarremo noi.“ Morgana ghignò. “Ti consiglio di agire finita la pausa pranzo, avrai via libera.”
“Sicuramente… ”
Gwen si spostò e lui imboccò la porta borbottando, si sarebbe senz'altro messo nei guai.
“Mettiamo fuori gioco Sigan.” Morgana si tolse rapidamente la mantella. “A quest’ora sarà senza dubbio rintanato nel suo sgabuzzino.”
 
 
Morgana sorrise e si posizionò esattamente davanti alla porta dello sgabuzzino.
“Hai sentito Gill, sembra che i ragazzi del secondo anno si siano organizzati per intasare tutti i bagni dell’ala est al primo piano.”
“Cosa?? Non dirai sul serio Vanessa!” rispose Gwen, trattenendo a malapena le risate.
“Certo. Oggi alle due precise. Adesso andiamo però, la pausa pranzo è quasi finita.” La ragazza sghignazzò ed entrambe si allontanarono, percorrendo il corridoio e nascondendosi dietro gli ultimi armadietti che facevano da angolo.
Come previsto le ragazze dovettero aspettare solo alcuni minuti e il bidello uscì rapido dallo stanzino, inforcando a tutta velocità la strada verso l’ala est.
“Sbrighiamoci.” Morgana camminò svelta verso lo sgabuzzino e ci si infilò, mentre l’amica faceva da palo.
La wiccan scavalcò il secchio dello spazzolone piazzato in mezzo alla stanza, per poi spostare la sedia pieghevole che bloccava l’accesso alla scaffalatura da parete.
Osservò i vari ripiani, analizzando i vari oggetti sopra di essi: sembrava che tutti i manufatti scomparsi nella scuola fossero finiti lì.
Non trovando ciò che stava cercando iniziò a guardarsi intorno. Sulla sinistra un armadio in metallo lasciato socchiuso conteneva solo detersivi e kit per pulizie, mentre sulla destra un piccolo armadietto era appeso alla parete.
Morgana notò il lucchetto sganciato e aprì rapidamente il mobiletto, esultando in silenzio quando vide tutte le chiavi della scuola.
Afferrò la chiave sotto l’etichetta ‘bagni/ala est’ e uscì alla svelta.
“Trovata?” chiese Gwen agitata.
L’amica sventolò la chiave sotto gli occhi dell’altra. “Andiamo a chiudere qualcuno in bagno.” Ghignò e iniziò a camminare spedita verso l’ala est con Gwen a fianco.
Sigan si era appostato dentro uno dei bagni, sfregandosi in modo compulsivo le mani. Avrebbe colto quei ragazzini sul fatto e li avrebbe scortati dritti in presidenza.
Erano passati alcuni minuti dal suo arrivo quando sentì la chiusura della porta scattare due volte, in contemporanea con il suono della campanella.
Balzò dal wc e si diresse verso la porta d’ingresso della toilette, abbassando con forza la maniglia, ma non riuscì ad aprirla.
Morgana, dall’altra parte del compensato, sorrise, vedendo la maniglia muoversi freneticamente.
“Credo che rimarrà qui per un bel po’” sussurrò a Gwen, impegnata ad attaccare sulla porta il foglio stampato poco prima, che segnalava il bagno come in manutenzione.
“Chiunque voi siate, sappiate che appena vi prenderò vi farò espellere!” urlò Cornelius da dentro, ma con la fine della pausa pranzo sarebbe rimasto lì per una buona oretta.
Morgana prese Gwen sottobraccio e si allontanarono per i corridoi deserti, visto che i corsi pomeridiani erano iniziati.
“Ottimo lavoro. Speriamo che Merlin non si saboti da solo.”
“Ne sarebbe capace… ” concluse Gwen sorridendo.
 
Merlin arrivò correndo nell’aula centoquattro circa dieci minuti dopo, sbattendo dietro di sé la porta.
“Guarda che non penso ti stia inseguendo nessuno.” Gwen lo guardò perplessa.
“Arriverò in ritardo agli allenamenti” chiarì e appoggiò la sua tracolla sulla vecchia cattedra, sfilando la centrifuga che Morgana e Gwen desideravano.
“Ecco qua, avete fatto di me un criminale.”
“Non esagerare Merlin, finita la mostra rimetteremo tutto a posto.” La wiccan si avvicinò felice all’attrezzo, ma il moro la fermò.
“Abbiamo un patto.”
“Ah già, lo scherzo.” Morgana sorrise. “Non aprire l’armadietto.”
“Come?”
“Non aprire l’armadietto. Lascialo chiuso.”
“Se no..?”
“Dipende come reagisci alla salsa di tabasco della mensa.”
“Un gavettone di salsa.” Merlin rimase imbambolato per alcuni secondi. “Tuo fratello è… ”
“Un cretino. Lo so.”
“Non eri in ritardo?” riprese Gwen.
“L’allenamento!” Merlin riafferrò la tracolla e corse via dopo un ‘ciao’ striminzito.
“Mi piace quel ragazzo” mugugnò Morgana.
“Ha qualcosa di unico” aggiunse l’amica.
“Già. Speriamo che il stare con Arthur non lo rovini.” La ragazza ridacchiò, seguita da Gwen.
 
 
Merlin si infilò rapido il costume, come suo solito era in ritardo. Aveva lasciato tutte le sue cose sulla panca, non azzardandosi ad aprire l’armadietto. Se non avesse avuto altre mille cose da fare avrebbe avuto il tempo di richiedere un altro lucchetto, evitandosi lo scherzo.
Corse verso la luce che proveniva dalla fine del corridoio, sbucando in palestra.
“Finalmente Me-Merlin!” Alator gli camminò incontro, agguantando la testa del costume che il ragazzo teneva fra le mani. “Le cheerleader ti stanno aspettando da dieci minuti.”
Anche l’intera squadra si era voltata al suo ingresso, Arthur leggermente deluso, forse perché non era ricoperto di salsa piccante.
“Ah… Mi spiace. Io… ”
Il coach posizionò la testa del drago su quella di Merlin, dando poi uno scappellotto al ragazzo. “Meno parlare, più lavorare.”
Il ragazzo emise uno sbuffo di protesta alla pacca del coach, ma si sbrigò a raggiungere le cheerleader che si stavano riscaldando a bordo campo.
Con grande sorpresa le ragazze erano solo due e di Vivian non c’era traccia.
“Mm, ciao.” Si abbassò, rivolgendosi a una a caso tra loro, visto che erano intente a fare stretching.
La ragazza alzò di colpo la testa, sfiorando di poco Merlin.
“Ciao, sei la nuova mascotte?” La biondina si spinse contro il drago, quasi entrando col naso nella fessura del costume.
“Elena!” Mithian la fece arretrare afferrandola per la divisa. “Non ti sei messa di nuovo le lenti a contatto, vero?”
“Mi fanno bruciare troppo gli occhi.”
“L’ultima volta che non le hai messe hai dato un calcio a Vivian, per questo sei finita tra le riserve.”
“Veramente quel giorno le avevo… ” Ridacchiò.
Mithian sospirò, fissando poi la mascotte. “Tu sei Merlin?”
“Si, si.” Il ragazzo fece un passo verso di loro. “Dobbiamo provare il balletto?”
“Hippie Merlin!” urlò in estasi Elena, “adoro quel furgone!” Strinse gli occhi per focalizzare meglio la mascotte mentre si alzava.
Merlin non riusciva a capire se lo stesse prendendo in giro o se fosse seria, ma non si ricordava della ragazza nel gruppetto di Vivian.
“Scusala.” Anche la sua amica si era tirata su da terra. “Elena è un po’... Spontanea.”
“No, nessun problema.” Il moro osservò entrambe, notando come le divise rosse e oro fossero perfettamente stirate.
“Noi facciamo parte della squadra di riserva: quando nello stesso giorno c’è una partita di football e una di basket noi sostituiamo le cheerleader ufficiali.” Elena gli sorrise. “E se te lo stai chiedendo, Vivian non ci piace per niente” concluse nuovamente la ragazza.
L’altra cheerleader roteò gli occhi. “Hai domande sul balletto?”
Merlin la fissò a lungo. La prima parte non era difficile, doveva solo stare attento a non inciampare da solo per le scale recitando lo slogan, mentre per la seconda doveva seguire le cheerleader al centro del campo, sempre inneggiando.
“No, penso di no” rispose titubante.
Elena gli si accostò, accarezzandogli le scaglie della schiena. “Non devi farti problemi, se qualcosa non ti è chiaro te lo spieghiamo.”
Merlin si immerse nel limpido azzurro degli occhi della ragazza; tutti i tratti del viso della cheerleader ispiravano tranquillità.
“Comunque, io sono Elena e questa scorbuticona qui è Mithian.”
“Siete solo voi due la squadra di riserva?”
“Ma no, schiocchino.” Elena sorrise. “Siamo in sei, le altre le vedrai stasera. Vuoi che ti aiutiamo con lo stretching?”
“No, no” mugugnò imbarazzato, non aveva alcuna intenzione di rendersi ridicolo davanti a tutti.
“Come vuoi.” Si avvicinò all’orecchio del moro. “Mi faresti fare un giro sul furgoncino? Lo trovo adorabile.”
“… Certo, quando vuoi” rispose confuso.
“Grazie!” La ragazza lo abbracciò, voltandosi poi verso Mithian. “Sembra che non ci sia bisogno di noi.”
Mithian lo squadrò. “Ci vediamo stasera Merlin.” Si accostò a lui, appoggiandogli una mano sulla spalla. “Cerca di rilassarti, ripassa lo slogan e ricordati di non fare figuracce. Te la caverai alla grande.”
Il moro annuì mentre le cheerleader si allontanavano, di certo non avevano niente a che fare con Vivian e il gruppetto di arpie.
La mascotte tornò a sedersi sulla panchina accanto a Elyan, evitando lo sguardo del coach, intento a urlare contro Percival.
“Alator oggi non scherza” commentò Merlin, sgomitando contro l’altro.
“Non ha tutti i torti. Percival si deconcentra quando c’è Elena in giro.” Elyan tossicchiò.
“Vuoi dire che a lui piace lei??” chiese entusiasta la mascotte.
“Si, amore al primo colpo.”
“Non è al primo sguardo?”
“Oh, no. La prima volta che si sono incontrati Elena l’ha colpito in pieno viso con una mano. Stava provando vicino gli spogliatoi e non si è accorta dei giocatori che arrivavano.”
“Ma non si sono fatti male, giusto?”
“Non più di tanto, a lui sanguinava un po’ il naso e lei penso abbia ancora i segni dei denti di Perci sulla mano. Lui stava parlando quando ha preso il colpo.”
Merlin fece una strana smorfia, ma andò avanti. “E da allora? Più niente?”
“Perci è un timidone, ma ci penseremo noi ad aiutarlo.”
“Posso provare a mettere una buona parola anche io, visto che vedrò Elena alle partite.”
“Sono sicuro che Perci apprezzerebbe.”
“Perfetto! Mi sembrano già una bella coppia.”
Merlin ed Elyan continuarono a chiacchierare per gran parte dell’allenamento, mentre i ragazzi ripassavano gli schemi per la partita. La mascotte riuscì pure a scoprire che Mithian e Leon si stavano frequentando.
“Ok, ragazzi. Tutti qui, forza!” Alator fece un passo verso il campo e i ragazzi rapidamente si disposero a raggiera intorno a lui.
“Scusa Merlin, ma devo andare.” Elyan raggiunse gli altri, accolto felicemente da tutti i compagni.
“Chi vince stasera?” urlò il coach.
“Red Dragons!”
“Non mi pare di aver sentito.”
“Red Dragons!” ripeterono i ragazzi in coro.
“Così vi voglio alla partita e ora andate. Parcheggio della scuola alle diciotto, mi raccomando!” Si girò, puntando lo sguardo dritto alla mascotte. “Vale anche per te.”
Merlin deglutì e annuì, seguendo la massa verso gli spogliatoi.
 
“Stasera gliela faremo vedere!” Gwaine salì su una delle panche, gettando in aria la canotta.
“Smettila di sventolare quelle ascelle, non vogliamo morire qua sotto.” Leon si tappò il naso, allontanandosi per precauzione.
“Siete tutti dei guastafeste!” Gwaine scese, sfilandosi anche i pantaloncini.
“Che stai aspettando?” Elyan spinse Merlin, fermo sulla porta, dentro la stanza.
“Guarda chi c’è, la nostra mascotte… ” Arthur si avvicinò, indicando la pila di indumenti dell’altro. “Non hai usato il tuo armadietto.”
“Ah, ero di fretta.” Merlin gli girò intorno, posizionandosi poi di fronte ai suoi vestiti, cercando di raccoglierli tutti insieme.
“Perché non ti cambi qui? Dovresti anche docciarti.” Lance gli prese le scarpe di mano, prima che gli cadessero.
“Sei timido?” Gwaine piombò nella sua visuale, già in mutande.
“Con un furgone del genere non penso sia un problema per lui, la timidezza.” Il capitano sogghignò.
Merlin lanciò un’occhiataccia nella sua direzione, per poi riafferrare le scarpe. “Preferisco fare la doccia a casa, tutto qui” mugugnò.
Il moro era abituato a docciarsi con altri ragazzi, aveva dovuto fare due anni obbligatori di educazione fisica per avere i crediti necessari al college che voleva frequentare, ma lì era in territorio nemico.
“Quindi non ti cambierai neppure e andrai in giro così?” continuò Arthur.
“Mi cambierò in bagno.”
“Così rischierai di sporcare il costume, Alator ci tiene parecchio.”
“Disse quello che voleva rovesciarci della salsa sopra” replicò tutto d’un fiato Merlin, voltandosi verso di lui.
Arthur si bloccò all’istante, ma tentò di non darlo a vedere. “Come?”
“Il gavettone di salsa piccante che mi aspetta nel mio armadietto” ripeté la mascotte, soffiando col naso. “Non credere che non lo sappia!”
“Non so di cosa stai parlando.” Il biondo fece il finto tonto, mentre tutti restavano immobili.
“Allora perché non lo apri..?” Merlin lasciò cadere le scarpe e si tolse la testa del costume, guardandolo fisso. “Forza, capitano!”
Arthur rimase impalato senza reagire, cosa non proprio da lui.
“Direi che lo scherzo è rovinato, eh Arthur?” Lance si infilò tra i due per sdrammatizzare, voltato verso il biondo.
“Già… Peccato” esalò il capitano, contenendo la rabbia.
Merlin storse il naso e se ne andò, riprendendo alla meno peggio tutta la sua roba. Sospirò mentre si infilava nella toilette, Arthur l’avrebbe ucciso alla prima occasione.
“Ma come ha fatto a scoprirlo??” Gwaine si avvicinò all’armadietto, cercando di intravedere il gavettone dalle sottili fessure del metallo. “Io non vedo niente.”
“Prova così.” Percival spalancò la porticina e un’onda rossa si rigettò sull’amico, colpendolo per metà in viso.
Tutto la squadra iniziò a ridere, escluso Gwaine, intento a tirare accidenti e a togliersi il liquido dal volto.
“Questa non è salsa piccante, comunque” mormorò il giocatore, leccandosi un dito.
“È solo ketchup” chiarì Arthur, “la salsa piccante sarebbe stata troppo…  Troppo” borbottò.
“Ah.” Gwaine sorrise. “Meglio che vada a lavarmi.” Se ne andò con il sorriso stampato in faccia, mentre Arthur lo guardava preoccupato.
 
 
Merlin aveva passato tutto il pomeriggio in ansia, sperando che non arrivasse mai l’ora della partita.
“Sembri preoccupato.” Gaius parcheggiò e spense il motore, osservando il nipote già vestito da mascotte.
“Non è niente zio, sono solo un po’ in agitazione per la partita.”
“Vuoi che rimanga a fare il tifo?” L’uomo sorrise e gli passò una mano sulla schiena squamata.
“No, zio. Torna pure a casa. Ti chiamo quando devi venirmi a prendere, ok?”
“Certo, tu lascia squillare, sai che sono lento.”
Merlin sorrise e scese con la sacca del cambio, avviandosi verso le auto parcheggiate nelle prime file.
“Felice di vederti in orario, Merlin.” Alator lo intercettò prima che raggiungesse gli altri. “Vedo che stai entrando nell’atmosfera.”
“Già, coach.”
“Bene così ragazzo!” strillò l’uomo, mentre gli altri si avvicinavano.
“Avete preso tutta la roba? Lo sapete che non possiamo tornare indietro.”
“In che senso..?” Il moro alzò un sopracciglio.
“Abbiamo quaranta minuti di strada, non voglio fare dietro front durante il tragitto.”
“Ma la partita… Non è, cioè… ”
“Non preoccuparti Merlin.” Percival gli sorrise. “Andiamo tutti col pulmino del coach.”
“Nessuno vedrà il tuo furgoncino hippie” concluse la voce di Arthur.
La mascotte si girò indispettita, ma preferì non replicare. “Se lo avessi saputo mi sarei fatto portare direttamente lì.”
“Oh, no! È una delle regole dei Red Dragons, si va e si torna insieme. Non ho comprato questo pulmino per nulla.” Alator aprì lo sportellone laterale e fece cenno a tutti di salire.
Merlin si infilò nell’ultima delle tre file da tre del bus, per stare da solo, ma Gwaine lo pedinò comunque.
“C’è ancora posto davanti” suggerì la mascotte, ma l’altro si appiccicò di più.
“Mi stai simpatico, sai? Non credevo ci fosse qualcuno in grado di far incavolare Arthur così tanto.” Il ragazzo sorrise, masticando vorticosamente una gomma. “Voglio proprio vedere cosa accadrà stasera hippie Merlin.”
Il moro cercò di non badare al soprannome e si concentrò sul resto delle parole. “In che senso? Non avrà organizzato un altro scherzo?”
“Oh no, ma sono sicuro che tu lo manderai di nuovo su tutte le furie.” Gwaine si stravaccò sul sedile, mentre Merlin sbatteva ripetutamente la testa contro il finestrino.
“Vedi il lato positivo, almeno ti fa compagnia il più simpatico della squadra, no?”
Merlin si arrestò per un secondo e gli sorrise timidamente. “Grazie Gwaine.”
Il giocatore gli allungò la confezione di gomme. “Di niente, Merlin.”
 
 
I primi due tempi contro i Black Snakes erano andati bene e i Red Dragons erano in vantaggio di ben dodici punti.
Merlin aveva fatto il suo balletto senza ruzzolare per le scalinate ed era riuscito pure a non far cadere la palla durante i palleggi.
La mascotte, però, non aveva prestato molta attenzione alla partita, si limitava a urlare ogni volta che Alator alzava un sopracciglio nella sua direzione.
L’intervallo tra secondo e terzo tempo era arrivato e il moro si era nascosto negli spogliatoi, cercando di rilassarsi per il balletto con le cheerleader.
Merlin alzò al massimo il volume dell’mp3 sospirando, doveva rimanere tranquillo.
“Merlin? Merlin?” Mithian diede una leggera spinta alla mascotte.
Il moro, spaventato dalla scossa, fece scivolare il lettore che aveva tra le mani all’interno del costume.
Alzò di colpo gli occhi sulla ragazza, mentre sentiva l’aggeggio scorrere sul suo addome.
“Andiamo, è ora! Sono dieci minuti che ti cerco.” La ragazza lo afferrò per un braccio e iniziò a trascinarlo fuori dagli spogliatoi.
“Mithian, ho perso l’mp3… Aspetta!”
“No, siamo già in ritardo. È ora dello spettacolo.” Raggiunse il centro della palestra, posizionando l’altro dietro le cheerleader.
Merlin percepì la scatoletta musicale fermarsi alla base del costume, proprio contro al suo sedere; l’importante era che non cadesse nelle gambe del drago.
“Forza Red Dragons!”
Le ragazze iniziarono a muoversi, ma Merlin era troppo impegnato a cercare di far muovere l’mp3 verso la coda cava, in modo che rimanesse intrappolato lì.
“Perché Merlin si sta grattando il sedere..?” Percival lo scrutò preoccupato. “Non avrà una reazione allergica al costume?”
“Ma che dici Perci, sarà una nuova mossa nella coreografia.” Gwaine ridacchiò. “Dovrebbe concentrarsi, tra poco tocca a lui.” 
Merlin si spostò, tentando di raggiungere il lettore, ma finì per schiacciare involontariamente ‘Play’ e American Idiot cominciò a pulsare nella cuffietta sinistra, l’unica delle due rimasta alle sue orecchie.
Le cheerleader si aprirono a ventaglio, allungando le braccia nella sua direzione e il ragazzo si bloccò quando notò gli occhi fissi su di lui.
“Forza Red Dragons!” ripeté Mithian, intimandogli con gli occhi di continuare lo slogan.
Che cacchio faccio?? Quali erano le parole??
Scrutò le cheerleader in preda al panico, non sapendo cosa fare, in quel momento aveva il vuoto in testa.
 
And can you hear the sound of hysteria?
 
“Ehm... Puoi sentire il suono dell’isteria-ah???”
 “Isteri-che?” Gwaine storse il naso. “Non abbiamo parole così complicate nello slogan.”
 
Welcome to a new kind of tension
 
“Benvenuta a una nuova forma di tensione-ah!”
“Tutti intorno al campione-ah!”
Sugli spalti i genitori si guardavano perplessi, mentre le cheerleader erano rimaste pietrificate.
“Tutti intorno al campione, forza!” Elena ripeté un paio di volte, prima di volteggiare con due rapide ruote fino alle panchine, prendendo Arthur accanto a sé.
“Che fai Elena??” sussurrò il biondo, cercando di nascondere la paura.
“Tu sei il nostro campione, no??”
Le ragazze si sistemarono su due file davanti alla mascotte, mentre il capitano veniva collocato vicino a Merlin.
“Che diamine stai facendo??” Arthur lanciò un’occhiataccia alla mascotte.
“Mi è caduto l’mp3, sto cantando i Green Day.”
“Che..?” Il biondo lo guardò allibito.
 
Now everybody, do the propaganda
 
“Adesso tutti insieme, fate propaganda-ah!” Merlin ricominciò senza rispondere al capitano, non poteva perdere il ritmo.
“Forza Red Dragons!” Le cheerleader urlarono in coro, alzando le braccia per esultare.
Merlin sentì la scatoletta vibrare lungo le sue cosce. “Sta cadendo.”
Zampettò sulla gamba destra, cercando di fermare la discesa dell’mp3, ma riuscendo solo a stopparlo.
Le ragazze ripresero il controllo dello slogan, ripetendo a ritmo le prime battute dette dalla mascotte.
“Benvenuta a una nuova forma di tensione-ah!”
“Tutti intorno al campione-ah!” Acchiapparono un Merlin zoppicante, girando intorno ad Arthur.
“È orecchiabile.” Lance fissò il povero Pendragon preso in ostaggio.
“Lo sapevo che quel ragazzo aveva talento!” commentò Alator entusiasta.
“Forza Red Dragons!” Continuarono le cheerleader, per poi spingere Merlin contro il capitano.
“Se esco vivo da qui ti uccido, Merlin!” Arthur lo afferrò prima che cadesse, destreggiandosi in un goffo casquè.
Le ragazze svolsero una giravolta dopo l’altra. “Tutti insieme!”
“Forza Red Dragons!” rispose la tifoseria sulle scalinate.
“Direi che è un successo.” Merlin strinse una mano sulla sua gamba, dove sentiva che il lettore si fosse posizionato, mentre con l’altra teneva saldamente la spalla del biondo.
Le cheerleader li avvolsero di nuovo, costringendoli a inginocchiarsi ai piedi della piramide che stavano costruendo.
“Forza Red Dragons!” urlò Elena in cima, chiudendo il balletto.
Le ragazze tornarono in formazione per i saluti e Merlin si rimise in piedi, salutando la folla con la mano libera; persino il coach stava applaudendo.
Quella improvvisata era piaciuta, anche se sentiva come se il cuore gli stesse uscendo dal petto.
Elena gli si avvicinò e gli fece cenno di scomparire con loro dietro le quinte e il moro rapidamente ubbidì, seguito dal capitano.
“Merlin, che accidenti ti è preso?” Mithian aveva un’espressione di certo non felice.
“Ho improvvisato.” Afferrò il cavo delle cuffie e recuperò il lettore. “Con un piccolo aiuto.” Sorrise.
“Togliti quel costume così posso strozzarti!“ Gli occhi di Arthur lampeggiarono pericolosamente.
“Guardate che è stato un grande successo, alla gente è piaciuto.” Elena guardava felice gli spalti.
“Niente più improvvisazioni… ” Mithian puntò il dito a un centimetro dal naso di Merlin. “Sono stata chiara?”
“Mm, limpida” rispose, alzando le mani in segno di resa.
“Andiamo ragazze.” Salutò con un cenno Arthur e si avviò verso gli spogliatoi accompagnata dalle altre.
“Non le credere Merlin, hai una bella voce.” Elena gli fece l’occhiolino e se ne andò.
“I Green Day? Sul serio?” Arthur lo continuava a fissare in fiamme.
“Qualcosa contro di loro..?”
“No, ma non credo che avessero in mente questo mentre scrivevano la canzone. Poi gli slogan non vanno cantati, ma recitati.” Il biondo annuì da solo al suo discorso.
Dio, quanto sei pieno di te…
“Ero nel panico, ok? Non volevo rompere l’mp3 e non mi veniva in mente nulla. Non c’è bisogno delle tue sterili polemiche.”
Arthur assottigliò lo sguardo. “Comunque io sarei riuscito a fare meglio di te.”
Trattieniti! Non insultarlo o ti ucciderà! “Non avevo dubbi…” Merlin indietreggiò verso gli spogliatoi, la via di fuga più rapida al momento.
“Dove stai andando?” Il capitano arricciò le labbra.
“A cambiarmi.”
“Non puoi, devi fare il tifo.”
“Scommetto che fai meglio di me anche quello!” sbraitò in risposta la mascotte, mentre si defilava.
Arthur sbuffò e dall’imbocco del corridoio si diresse rapido alle panchine della squadra, mentre le cheerleader dei Black Snakes iniziavano il loro balletto.
“Dov’è Merlin?” Alator scrutò il biondo con fare perplesso.
“Ha detto che andava a cambiarsi” sbiascicò Arthur.
Prima il coach non si ricordava nemmeno il suo nome e ora sembrava essere il suo favorito.
“Deve fare assolutamente il tifo, vallo a riprendere. Poi il pubblico lo adora” sentenziò Alator, con uno sguardo che non accennava a repliche.
“Potrebbe andare Perci o Gwaine.” Arthur fissò il coach speranzoso, ma l’uomo puntò il dito verso gli spogliatoi.
“Tu sei il capitano Arthur, è tuo compito tenere unita la squadra.”
Il biondo sgranò gli occhi e fece dietrofront, mentre i ragazzi lo osservavano curiosi.
“Per me Merlin tornerà a pedate” sussurrò Gwaine.
“Non credo, Arthur non darebbe mai spettacolo in pubblico” replicò Leon.
“Non hai visto come pulsava la vena sul collo del capitano oggi?? Quando gli ha mandato all’aria lo scherzo non l’ha presa bene.”
“Non è per lo scherzo, Merlin l’ha sfidato e sappiamo tutti come Arthur prenda le sfide.” Lance sospirò.
“Speriamo che entrambi trovino un accordo o saranno mesi lunghissimi per tutti” disse infine Perci.
 
Che tipo insopportabile… Pensò la mascotte, mentre stringeva l’mp3 sano e salvo.
Si imbucò nello stanzino deserto, non accorgendosi di essere entrato in quello degli sfidanti.
“Sei sicuro Mordred? Potresti rischiare l’espulsione se l’arbitro ti vedesse.”
Uno degli attaccanti dei Black Snakes stava parlando col proprio capitano e Merlin si appiccicò agli armadietti per non essere visto.
Aveva ascoltato i Red Dragons parlare di quel ragazzo, era solo del primo anno ma estremamente dotato, tanto da soffiare la carica di capitano a uno dell’ultimo; gli sembrava di ricordare che il suo nome fosse Mordred.
“Voglio che quel Pendragon sparisca, il record di punti del torneo deve essere mio e con lui in panchina la nostra squadra avrà via libera.”
“Mi assicurerò di distrarre i suoi compagni mentre tu lo colpirai.”
“Uno sgambetto veloce e avremo risolto.”
Oddio! Oddio! Oddio! Il moro corse più veloce che poté fuori da lì, precipitandosi nel corridoio.
Non si sarebbe nemmeno accorto di Arthur, se il biondo non l’avesse afferrato. “Ti stavo cercando hippie Merlin.”
“Vogliono farti del male!”
“Come?” Il capitano lo guardò confuso.
“Mordred vuole farti cadere!” urlò Merlin, guardandosi intorno come un pazzo.
Il biondo lo prese per un bracco e lo tirò nei bagni di fronte a loro.
“Che stai blaterando??”
“Io non blatero! Ho sbagliato spogliatoio e c’era Mordred con uno dei giocatori, quello alto e col nasone.”
“Alvarr..?” chiese Arthur.
“Non l’ha detto il nome… E parlavano di distrarre gli altri e poi farti lo sgambetto e… ”
“Wooh, calmo. Sei sicuro di quello che dici?” Arthur gli tolse la testa del drago, fissandolo serio.
“Si, si. Mordred vuole rubarti il titolo, quello di chi fa più punti nel campionato.”
Arthur fece un paio di passi avanti e indietro lungo il bagno, con la testa del costume fra le mani.
“Non credevo che sarebbe ricorso a certi trucchetti, mi sembrava un bravo ragazzo.”
“Quindi ora andrai a dirlo al coach.”
“No, giocherò e dirò a ragazzi di guardarmi le spalle.”
“E se ti infortuni?”
“Strano, sembra che ti importi molto della mia salute.” Arthur si rivoltò verso il moro.
“Non fraintendere. È che alcuni dei ragazzi mi stanno simpatici e mi dispiacerebbe se la squadra perdesse.” Girò il volto verso la parete e incrociò le braccia al petto, tentando di non sembrare interessato al capitano a un passo da lui.
“Sai Merlin c’è qualcosa in te, oltre all’essere irrispettoso e fastidioso all’inverosimile.”
Alla mascotte rotearono gli occhi. “Tu sei, tu sei un… ” Si arrestò quando si rese conto di star tamburellando il suo indice contro il petto dell’altro.
Il biondo sorrise, avanzando verso Merlin e infilandogli la testa del costume all’incontrario. “Così sta molto meglio.”
“Se potessi andarmene da questo ruolo l’avrei già fatto!” Il moro si rimise a posto il costume, sbuffando sonoramente.
“Invece dovrai sopportarmi.” Arthur allargò ancora di più il sorriso che aveva stampato in faccia. “E adesso che ne dici tornare a fare il tifo per la tua squadra, mm?”
“Lo faccio, ma di certo non per te.” Uscì furibondo dal bagno, senza aspettare il capitano, che lo seguiva poco distante.
Appena fu vicino alla panchina dei giocatori il mister gli arruffò il pelo del costume. “Mi raccomando ragazzo, voglio un bel tifo da qui alla fine della partita.”
Merlin non replicò e si sedette sulla panchina, mentre Arthur si avvicinava agli amici, probabilmente per raccontare di Mordred.
Il moro sentì gli sguardi degli altri su di sé per alcuni secondi e infine l’arbitro fischiò la fine dell’intervallo.
I ragazzi si gettarono immediatamente in campo sotto le urla della tifoseria. A differenza dei tempi precedenti la mascotte seguì ogni azione e ogni passaggio, facendo particolare attenzione al capitano della squadra avversaria.
Anche il terzo tempo finì velocemente e i Black Snakes avevano recuperato gran parte dello svantaggio. Percival stava per segnare quando un giocatore lo buttò poco regalmente a terra.
Merlin si alzò in piedi per protestare, come tutta la tifoseria dopo tutto, ma quell’accenno di vitalità non passò inosservato ad Arthur. Gli occhi azzurri si spostarono sul drago lamentoso e le labbra si aprirono in un sorriso.
“Fallo antisportivo.” L’arbitro fischiò e allungò la palla a Percival, già posizionato per i due tiri liberi dovuti alla scorrettezza.
Al primo canestro tutti i tifosi si alzarono in piedi, ma il secondo mancò di poco l’obbiettivo e Mordred prese il possesso della palla con i Red Dragons all’inseguimento.
Lance agì in un secondo e la palla scivolò dalle mani dell’altro alle sue, palleggiò per alcuni passi e poi la alzò per passarla al capitano.
Una finta a destra e Arthur avanzava verso il canestro, con i Black Snakes alle calcagna. Ancora poco e avrebbe segnato.
Merlin iniziò a urlare, a incitarlo, ma si fermò di colpo quando intravide il ragazzo alto degli spogliatoi bloccare la strada a Perci. Un ciuffo corvino si fece strada alle spalle di Arthur e Merlin iniziò a sbracciarsi.
“Vai da qualche parte?” Gwaine tranciò di netto la strada a Mordred. Gli occhi di ghiaccio del capitano avversario raggiunsero quelli del difensore, ma Gwaine non si mosse di un millimetro.
“Noi giochiamo pulito” sussurrò a un pugno dall’altro, mentre il biondo continuava ad avanzare.
Un rapido giro su sé stesso per evitare un difensore nemico e Arthur tirò, segnando un canestro da due punti.
Nemmeno il tempo di esultare e la palla era passata ai Black Snakes, che come schegge volavano verso il canestro dei Red Dragons.
La mascotte continuava a urlare, osservando il timer sul tabellone ogni due secondi.
Cinquantotto a cinquantasei per i Dragoni ed era l’ultima azione.
Lancelot cercava in tutti i modi di rubare palla, ma senza successo, e Percival di fermare l’avanzata delle Serpi con l’aiuto di Gwaine.
I due capitani erano faccia a faccia, la palla in mano a Mordred.
Arthur incontrò il suo sguardo per pochi secondi e in un lampo la mano a condurre la palla era quella del biondo. Corse rapidamente verso il canestro avversario, scortato da Tristan e agli ultimi secondi tirò, mentre gli avversari cercavano di bloccarlo.
Gli spalti si alzarono all’ennesimo successo del capitano.
“Sessanta a cinquantasei” commentò Elyan, “di sicuro Arthur non sarà contento.”
“Abbiamo vinto, no?” Merlin esultò davanti alla panchina, mentre i giocatori, dopo essersi scambiati i saluti con l’altra squadra, raggiungevano il coach.
“Bravi i miei ragazzi!” Alator li accolse sorridente e si congratulò con tutti. “Ora andate di corsa a cambiarvi!”
Merlin seguì i ragazzi verso gli spogliatoi, ma si fermò nel corridoio quando una voce famigliare lo raggiunse.
“Qualcuno è su di giri… ” Elena lo osservò da capo a piedi.
“Elena! Sei la persona che volevo giusto vedere.” Merlin le sorrise girandole intorno.
“Io?”
“Si, si. Ti interessa ancora quel giretto sul furgoncino di mio zio?”
“Faresti di me la cheerleader più felice della scuola!”
“Allora alla prossima partita ti accontenterò.”
La ragazza si gettò ad abbracciarlo. “Grazie! Vado subito a dirlo a Mithian!” La biondina corse via, sgambettando felice.
Perfetto, ora devo solo coinvolgere Perci. Il drago sorrise tra sé e sé, aprendo la porta della stanzetta dove i giocatori si stavano cambiando.
“Siete stati grandi!” La mascotte urlò, mentre si avvicinava al suo armadietto.
“Inizia a piacerti il basket, Merlin?” Lance sorrise, mentre finiva di riempire la sua borsa.
“Non credevo ci fosse tutta questa adrenalina… ” commentò.
I ragazzi sorrisero divertiti e si diressero alla porta, visto che tutti, a parte il capitano, avevano deciso di docciarsi una volta a casa.
“Ti aspettiamo sul pulmino, così potrai cantarci di nuovo il nostro ultimo slogan.” Gwaine gli ammiccò e uscì seguito dagli altri.
Merlin sbuffò, ma fece finta di niente e iniziò a spogliarsi, notando la borsa del capitano su una delle panche.
“Ti ho sentito.” Arthur uscì dall’ala docce, con solo un asciugamano in torno alla vita. “È stata una partita come le altre.” La voce monotono del biondo echeggiò nello spogliatoio.
Il sorriso di Merlin si trasformò in un broncio. “Me l’aveva detto Elyan che non saresti stato contento.”
Il biondo fulminò mentalmente l’altro giocatore. “Dovrò scambiarci due paroline… ” sussurrò.
“A quest’ora avresti potuto avere una caviglia slogata o peggio. Dovresti essere più felice.” Il moro si spostò davanti al capitano.
“Vuoi forse aiutarmi ad asciugarmi?” domandò ghignando Arthur.
“Eh?? No!” Le guance della mascotte divennero rosse, per fortuna aveva ancora la testa del drago indosso.
Voltò le spalle al capitano e cominciò a spogliarsi del costume, facendo attenzione a non allungare lo sguardo.
“Il coach ha detto che i Black Snakes erano gli avversari più temibili del campionato” ricominciò a bassa voce, “dovreste essere contenti del risultato, soprattutto tu!”
“Perché soprattutto io?”
“Beh, sei il capitano, è la tua squadra. Devi motivare gli altri!”
“Abbiamo vinto per quattro punti e abbiamo rischiato il pareggio o addirittura la sconfitta fino all’ultimo secondo. Non ci vedo nulla per cui essere felice.”
“Sbagli.” Merlin si voltò e per fortuna Arthur si era già rimesso i boxer. “Io non avrò visto decine di partite, ma si vede lontano un miglio quanto voi siate affiatati. Non avete nemmeno bisogno di parlarvi. Hai visto come Gwaine ha bloccato Mordred?”
Il biondo non riuscì a trattenere un sorriso, ma lo nascose subito sotto un sospiro. “Vedrò di ricompensarli come meritano. Sai… Sembra che tu abbia già abbindolato metà dei ragazzi.” Si infilò i jeans e allungò una mano dentro l’armadietto per cercare la maglietta.
Merlin si fissò alcuni secondi sulle spalle del biondo, per poi riprendere a parlare.
“Di certo tu non sei tra questi.”
“No, ma non si sa mai, potrei sempre cambiare idea.” Arthur gli ammiccò e si avvicinò alla porta. “Sbrigati o ti lasciamo qui.”
Il moro si svegliò e iniziò a indossare velocemente il cambio, quasi rotolando quando fu la volta delle scarpe.
Arthur osservò la scena sorridente, uscendo nel corridoio un attimo prima della mascotte e ridendo per gran parte del tragitto.
Merlin sbuffò, vedendolo scomparire dalla stanza, ma sentendo le risate in lontananza.
Come se a me interessasse uno zuccone, sbruffone, asino, condottiero con un fisico da Dio greco..!


Note:
Volevo precisare che il capitolo originale non era così.
Merlin, infatti, cantava più strofe della canzone, modificandole. Purtroppo mi sono accorta che così avrei violato il regolamento di EFP (“È VIETATO pubblicare filk, ovvero testi che modificano le parole di una canzone già esistente, solitamente in modo divertente.”).
Quindi ho mantenuto solo i pezzi che Merlin traduce, non modificando le parole.
La canzone che canta è “American Idiot” dei Green Day.
Mi è dispiaciuto dover tagliare il pezzo, ma non ho potuto fare altrimenti.
Se vi state chiedendo perché io l’abbia usata vi informo che era una delle “condizioni” del pacchetto del contest.
Comunque, in questo capitolo sono apparse Elena e Mithian. La bionda l’ho sempre immaginata un po’ svampita, Mithian, invece, più schietta.
Penso che la mia antipatia per Mordred si possa notare dal suo piccolo ruolo… Anche qui tenta di fronteggiare Arthur, ma finisce per fallire (miseramente).
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e se vi va lasciate un commento :)
 
Allego nuovamente foto dei personaggi secondari che appaiono nel capitolo.
 
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Sarrum (professore di chimica): sovrano di Amata. Ha imprigionato per due anni Morgana e Aithusa in un pozzo. Giunge a Camelot per siglare un’alleanza con Arthur, stringendo poi un patto con Gwen, segretamente controllata da Morgana, per uccidere il re. Fallirà grazie all’intervento di Merlin.
(L’attore ha anche interpretato il “Signor Scortikon” nella Carica dei 101, da qui il riferimento a Crudelia nel capitolo.)
 
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Alvarr (giocatore dei Black Snakes): possiede poteri magici ed è capo di un gruppo di banditi decisi a uccidere Uther e far cadere Camelot. Per un breve periodo si prenderà cura del piccolo Mordred, dopo la sua fuga da Camelot.
  
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