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Autore: Felix_Felicis00    25/04/2016    1 recensioni
INTERATTIVA - ISCRIZIONI CHIUSE!
La storia può essere seguita anche se non si hanno tributi.
***
Dalla storia:
Tutto era pronto ormai.
Le telecamere erano state inviate ai distretti, con gli accompagnatori e la troupe televisiva.
I nomi, scritti su foglietti di carta, erano nelle bocce.
Le piazze erano state abbellite da stendardi colorati.
I ragazzi dai dodici ai diciotto anni erano stati radunati all’interno di zone delimitate da funi e contrassegnate a seconda dell’età, i più grandi davanti e i più piccoli dietro.
Ogni cosa era preparata, i trentesimi Hunger Games stavano, finalmente, per iniziare.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Strateghi, Tributi di Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lo scontro

Alexia Black (5) e Matthew White (11) – vicino alla Cornucopia, quarto giorno
Matthew aveva pensato e ripensato a un modo per uccidere Elaine e finalmente aveva avuto un’idea. Aveva esposto il suo piano ad Alexia la quale - dopo aver provato nuovamente a dissuaderlo – aveva accettato. Per questo ora erano nascosti dietro gli alberi poco lontani dalla Cornucopia, dove si trovavano i Favoriti. Il piano prevedeva che gli alleati di Elaine si allontanassero da lei, altrimenti non sarebbero mai riusciti nella loro impresa e quindi stavano aspettando lì da ormai un’ora. Non erano così vicini da intendere tutte le loro parole, ma erano riusciti a capire che uno di loro, il ragazzo dell’1, li aveva lasciati e aveva rubato anche alcune loro armi e delle provviste durante la notte e che loro erano molto arrabbiati per questo.
- Matthew, forse è meglio se ce ne andiamo. Non lasceranno mai Elaine da sola, non dopo quello che è successo. Molto probabilmente non si fidano più l’uno dell’altro! – sussurrò Alexia, ma invano, poiché il ragazzo era convinto dalle sue idee e bruciava dal desiderio di vendicarsi, perciò non le rispose.
La ragazza continuava a guardarsi in giro preoccupata e disse ancora:
- Possiamo tornare domani. Se stiamo qui, rischiamo che ci vedano! –
- Aspetta, guarda! – rispose lui, indicando Merian e Cornelia che si allontanavano da Elaine, lasciandola sola.
Matthew sembrava al settimo cielo, mentre Alexia era quasi delusa. I due cominciarono ad avvicinarsi piano e silenziosamente alla ragazza, che dava loro le spalle. Erano ad un paio di metri di distanza, quando lei si girò, ma non sembrava spaventata, né tanto meno sorpresa, anzi, sorrideva.
- Credevate davvero che non ci saremmo accorti di voi? Siete due sciocchi ingenui! – esclamò prima di scoppiare a ridere.
Matthew non ci vide più dalla rabbia, emise un suono che sembrava quasi un ringhio e si scaraventò addosso a lei, brandendo il suo coltello. Elaine si spostò in fretta e lui cadde a terra. Alexia li guardava spaventata, mentre pensava a cosa fare per aiutare l’amico. Merian, che si era nascosto tra gli alberi insieme a Cornelia, nel frattempo li aveva raggiunti, mentre l’alleata stava camminando verso di loro, ma non sembrava che volesse sbrigarsi, forse perché era convinta che gli altri due li avrebbero uccisi in fretta, senza  bisogno di altri aiuti. Anche Alexia la pensava così: non avevano speranze di uscire vivi da quello scontro. Merian sorrise sadicamente, roteando la sua spada tra le mani. Non fece nemmeno a tempo ad urlare che lui l’aveva già colpita. Cadde a terra con un rantolo, riuscì a vedere in maniera sfuocata Matthew guardarla con aria colpevole e dispiaciuta prima che tutto divenne buio ed un colpo di cannone risuonasse nell’arena.
Il ragazzo dell’11 sapeva che era colpa sua, era tutta colpa sua. Alexia era morta e l’unico responsabile era lui. Non gli importava di uscire vivo da quella lotta, l’unica cosa che voleva era che Elaine morisse e che la sua alleata non si facesse male. Uno dei suoi obiettivi, però, non era andato a buon fine e sperava solo di riuscire a portare a termine l’altro. Aveva solo un arma e solo un tiro. Incrociò le dita della mano sinistra, mentre con la destra tirava il suo coltello verso l’avversaria. Poi iniziò a correre, il più veloce possibile. Non sentì nessun grido e nemmeno un colpo di cannone, l’aveva mancata. Qualcosa lo colpì al fianco sinistro, un coltello, o una lancia, non lo sapeva, ma faceva male, tanto male.
Si fermò solo quando fu abbastanza certo di essere al sicuro nascosto dagli alberi. Aveva perso molto sangue e sapeva che non sarebbe riuscito a curarsi la ferita, anche perché nessuno sponsor gli avrebbe mai mandato qualche medicina o delle fasce. Sarebbe morto dissanguato, una fine brutta e dolorosa, che forse meritava, ma non voleva che andasse così. Improvvisamente si ricordò del laghetto in cui Nigel era morto misteriosamente. Quindi si tirò in piedi e si trascinò fino alla meta prefissata. Guardò l’acqua, che in quel momento gli sembrava spaventosa. Poi puntò il suo sguardo in alto, pensò ad Alexandra e ai genitori di lei, che ormai considerava come suoi. Sussurrò uno “scusatemi” e poi si lasciò cadere nel laghetto. Delle creature, che gli sembravano sirene, lo trascinarono giù, sempre più giù. L’acqua gli entrava nei polmoni e lui non riusciva più a respirare. Pochi secondi dopo un colpo di cannone rimbombò nell’arena.

Kathleen Vince (3) e Riven Cole (3) – Primavera, quarto giorno
Da quando Jake era morto, per Kathleen era molto difficile andare avanti. Riven aveva bisogno di essere continuamente controllato, lei era a conoscenza dei suoi problemi, quindi cercava di proteggerlo, ma ora si sentiva sempre più stanca. Non dormiva da tempo: non poteva permettersi che fosse Riven a fare i turni di guardia di notte e quindi toccava sempre a lei. Di giorno non poteva riposare: se lo lasciava solo, rischiava che il ragazzo si allontanasse o che mangiasse uno di quei frutti dall’aria gustosa, ma che Kathleen era convinta fossero velenosi.
Fortunatamente era molto tranquillo: parlava poco e quando lo faceva era solo per discutere sugli Hunger Games, la sua era una fissa quasi inquietante, sapeva ogni dettaglio su tutte le edizioni e conosceva le tecniche degli strateghi; il resto del tempo lo passava in silenzio, assorto in chissà quali pensieri, si fermava a fissare il suo orologio da polso o a guardare nel vuoto.
Kathleen non aveva idea di cosa stesse pensando, forse semplicemente a niente.
Le sarebbe piaciuto non preoccuparsi di nulla, almeno per un po’; invece nella sua testa c’erano continui pensieri rivolti alla sua famiglia, ai suoi amici, al suo fidanzato, Jonathan, alla sua vita, all’arena. Non riusciva – non poteva – smettere di pensare. Si aggrappava ai ricordi, alle immagini dei suoi cari per non lasciarsi andare, per andare avanti. Forse se avesse avuto per qualche minuto la mente libera sarebbe riuscita a dormire, perché il problema in fondo non era Riven: erano in una zona isolata, non vedevano altri tributi dal bagno di sangue, si sarebbe quindi potuta concedere qualche ora di sonno, ma non riusciva. I pensieri che le vorticavano in testa le impedivano di chiudere gli occhi.
Aveva paura, tremendamente paura. Aveva paura di morire, di non tornare a casa. Aveva paura di dover uccidere qualcuno. E aveva anche paura di vincere. Non sapeva se sarebbe mai riuscita a sopravvivere con il pensiero di aver privato qualcuno della propria vita. Gli incubi l’avrebbero perseguitata a vita.
Forse non doveva preoccuparsi di questo, era convinta che non avrebbe mai vinto. L’avrebbero uccisa prima. Non era forte, era solo una ragazza proveniente dal distretto 3. Come avrebbe potuto vincere? Era impossibile. Avrebbe dovuto rilassarsi, dormire un po’, tanto a cosa serviva restare sveglia se poi sarebbe morta comunque?
“No, Kathleen. Non devi pensare così. Devi essere forte e coraggiosa. Ce la puoi fare, puoi tornare a casa”.
Era come se dentro di lei vivessero due anime differenti: una che la spronava a farsi forte e l’altra che le consigliava di arrendersi. Più passava il tempo, però, e più la voce della prima diventava fioca e debole e più dentro di lei risuonava quella che le diceva di lasciarsi andare, di smetterla di pensare. E forse prima o poi l’avrebbe ascoltata.

Cornelia Banks (1) – Primavera, quinto giorno
Era ormai giunta la mattina del quinto giorno nell’arena. Elaine era stata ferita ad un braccio dal ragazzo dell’11, non era nulla di grave, ma la principessina voleva fare la malata e starsene seduta. Merian era quindi rimasto con lei per fare da guardia alle provviste, perciò Cornelia era andata a caccia di tributi.
Questa era l’occasione che tanto aspettava per uccidere la sua preda, Felicity. S’avventurò per un po’ nell’arena in cerca della ragazza. Non aveva idea di dove fosse, perciò si era portata delle provviste e un sacco a pelo nel caso le fosse servito più di un giorno.
Verso sera sentì delle voci poco distanti, una di esse apparteneva a una ragazza. Si avvicinò al luogo da dove provenivano e,  da dietro un albero, riuscì a scorgere due figure sedute vicino a un fuoco. La femmina era proprio la sua vittima, mentre l’altro era il ragazzo del 12, Blake.
Cornelia sorrise vittoriosa e uscì dal suo nascondiglio.
- Bene, bene, bene. Guarda un po’ chi abbiamo qui. Felicity! –
La ragazza trasalì e la guardò spaventata, mentre Blake afferrò la sua lancia e si alzò immediatamente in piedi.
- Oh, cara, ti sei fatta il fidanzatino? – la provocò. – E tu, sei sicuro di volerti mettere in mezzo? Potresti farti male, sai? –
- Non ho paura di te – rispose lui.
- E nemmeno io, Cornelia – aggiunse la ragazza che si era alzata e aveva impugnato un coltello.
- Beh, di certo io non ne ho di voi! – esclamò, prima di scoppiare a ridere. Era una risata priva di allegria, rappresentava solo odio e cattiveria. Voleva ucciderli e non aveva certo paura di farlo. Lei adorava vedere la luce spegnersi negli occhi delle sue vittime, adorava vederle pregare prima di risparmiarle e poi di ucciderle, mettendo così fine alle dolorose torture che praticava su di loro. Uccidere le faceva dimenticare i suoi problemi, le sue debolezze. Non le importava di vincere: soffriva di una malattia che l’avrebbe portata a morire comunque, l’unica cosa che voleva era uccidere.
Cornelia afferrò un coltello e lo lanciò verso Felicity, non riuscì però a vedere se l’avesse colpita, perché cadde a terra, ferita dalla lancia di Blake. L’aveva colpita al centro del petto, di lì a poco sarebbe morta. Per una volta poteva sapere anche lei com’era il dolore, cosa provavano le sue vittime, poteva sentire in prima persona la vita sfuggirle dalle mani. Pensava a questo prima che un colpo di cannone rimbombò nell’arena.
Blake la fissò finché chiuse gli occhi, poi si voltò con un sorriso verso l’alleata, che però giaceva a terra, ferita, con un coltello conficcato nello stomaco.-
- No! – urlò, prima di inginocchiarsi accanto a lei con gli occhi umidi di lacrime. – No, resisti, Felicity. Gli sponsor ci manderanno qualcosa che ti possa curare. Resisti, non lasciarmi! Non anche tu! –
- Blake, sai benissimo che, anche se ne avessimo di sponsor, non avrebbero niente che possa curare questo – sussurrò lei, afferrandogli una mano, mentre con l’altra gli asciugava le lacrime che gli rigavano le guance.
- No, non dire così. Non è vero! – diceva lui, continuando a scuotere la testa.
- Ascoltami: grazie, grazie di tutto. Sei stato un buon amico e un ottimo alleato. Ti auguro di essere il vincitore e di tornare a casa. –
- Ti voglio bene, Felicity – disse, ma lei non riuscì a ricambiare il suo affetto. Era morta.  

SPAZIO AUTRICE
Ehi, ciao!
So di essere in un ritardo tremendo, ma avevo già scritto il capitolo da tempo, il problema è che mi si era cancellato :( Poi non ho più avuto tempo di riscriverlo – causa scuola – fino a ieri! Spero che mi perdoniate e che ci sia ancora qualcuno disposto a leggere questa storia (esclusa mia sorella XD).
Anyway, ho deciso chi sarà il vincitore ... RULLO DI TAMBURI … SQUILLO DI TROMBE … PREPARATEVI SIGNORE E SIGNORI … IL VINCITORE SARA’… no, non ho intenzione di dirvelo XD
Se tutto va bene dovrebbero esserci altri cinque capitolo più l’epilogo, che non so ancora bene come sarà. Idee/consigli/suggerimenti sono ben accetti.
Mancano ancora 10 tributi!! Se il vostro/a/i/e è/sono tra questi: congratulazioni, avete superato la metà!
Vi lascio i nomi dei tributi rimanenti e alcune domande alle quali mi piacerebbe rispondeste con una recensione. Grazie <3

Alvin Lorcan Theroux – distretto 1
Merian Oleg – distretto 2
Kathleen Vince – distretto 3
Riven Cole – distretto 3
Elaine Claythorne – distretto 4
Allison Thomas – distretto 7
Reylen Sheed – distretto 8
Vegas Ghellow – distretto 8
Jack – distretto 10
Blake Dawnson – distretto 12

DOMANDE:

1)    Qual è il vostro tributo maschio preferito? Tributo femmina? E tra i due chi preferite?
2)    Qual è il tributo maschio che meno vi piace? Tributo femmina? E tra i due chi vi piace di meno?
3)    Chi pensate che vincerà?
4)    Qual è l’alleanza che preferite?
5)    Per quale tributo morto vi siete dispiaciuto di più?
6)    Il vostro tributo è ancora in vita? Se sì, chi è? Pensate che potrebbe vincere?

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e di aggiornare presto!
Un bacione,
Felix
  
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