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Autore: Ink Voice    25/04/2016    1 recensioni
Niente sarà più come prima. Forse è meglio così, pensa Eleonora, mentre si chiede esasperata quale sia il prossimo compito da portare a termine. È una domanda retorica che si pone solo per rispondersi subito dopo: “Salvare il mondo”. Una frase da supereroe, da film, che invece le tocca pronunciare per autoconvincersi che il momento è giunto e che lei, fino a qualche anno prima una ragazzina normale che non conosceva la realtà in cui è improvvisamente finita, è una delle più importanti pedine nel triste gioco della guerra.
Dalla parte di chi schierarsi e perché, quando ogni fazione ha numerosi difetti, che rendono l’una indistinguibile dall’altra? Troverà mai dei motivi che la spingeranno a non chiudersi in sé stessa e a non tirarsi indietro? Perché dover rischiare la propria vita per una causa che non si conosce davvero e per una verità svelata sempre poco per volta?
Queste domande l’accompagneranno mentre cercherà la forza per non arrendersi. È l’ultima parte di Not the same story.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Manga, Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Not the same story'
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IX
Convivenza

«E chi sarebbero costoro?»
La domanda che Sara mi pone appena le comunico la gradita novità - due nuovi compagni di Legame - è più o meno la stessa che mi sono fatta io appena Hei Feng, il capo di questo posto, mi ha detto di tali Lewis e Laura. «Non lo so. I Legati di Latios e Latias, comunque» le preciso.
È ancora mezza addormentata e averla trovata così mi ha stupita un po’ - non mi sono nemmeno preoccupata di controllare, quando sono entrata, se fosse sveglia o meno. Ho girato la maniglia e sono entrata normalmente, senza fare eccessivo rumore, ma la signorina ha il sonno fin troppo leggero: il primo sguardo della giornata l’ha rivolto a me ed è stato inceneritore. Le ho risposto con un sorriso innocente, sapendo che non è colpa mia se non dorme pesantemente come, ad esempio, la sottoscritta. È da quando siamo andati alla Torre Bruciata che continua a stare nella Forma di Mezzo: la normale espressione del suo viso è seria quanto la mia.
«Latios?» borbotta: si mette a sedere sul letto e si stiracchia, sbadigliando vistosamente.
«E Latias.»
«Il Legato di Latios…» insiste lei, pensierosa. «Tu sai chi è?»
«Sara, svegliati, ti ho detto neanche un minuto fa che non so chi sono questi due ragazzi.»
Lei mi lancia un’occhiata di traverso. «Intendo dire che Gold è il Legato di Latios.»
Quest’affermazione mi lascia subito attonita. Sapevo che Gold è Legato a qualcuno ma non mi sono mai chiesta chi fosse il suo Leggendario - anche perché sarà almeno un mese che non lo vedo, a causa degli allenamenti con il Legame e il bisogno, ancora prima, di conoscere il mondo dei Leggendari e di noi contraenti… mi sembra davvero strano, però, che sia stato così impossibile vedermi con lui, anche solo per scambiarci un saluto. Se non l’ho mai visto nemmeno per caso vuol dire che Gold dev’essere stato lontano dalla base segreta del Monte Corona.
«Allora Gold, ovvero Lewis, è partito per Hoenn almeno un mese fa, andando a prendere la forma materiale del suo Legame. E lì ha trovato anche la sua… controparte, questa Laura, Legata a Latias.»
«Cosa significa “Gold ovvero Lewis”?»
«Non lo sai? Il nostro Goldino ha sempre avuto paura a dire il suo nome vero perché non gli piaceva, e perché amava identificarsi con il Campione Gold. Mi auguro che averci fatto sapere come si chiama veramente significhi che ha superato questa fase infantile.» Lewis non è neanche un nome brutto. Mi chiedo perché abbia continuato a farsi chiamare così per anni… forse ci si è abituato talmente tanto che si sarà convinto, pian piano, di chiamarsi in un modo e non in un altro.
«Non lo sapevo. Wow» dice Sara a bassa voce.
«Comunque, non sono venuta qui per questo: Hei Feng mi ha informata della novità poco fa, ma prima volevo parlarti per confidarti un paio di cose.» Sara si fa più attenta, sembra che il mio tono serio l’abbia svegliata del tutto. Mi guarda intensamente e i suoi occhi cremisi ricevono una risposta del medesimo colore. Apro bocca per parlare e all’improvviso mi rendo conto di quanto sia difficile riversare all’esterno di me i pensieri un po’ angosciati, sicuramente molto turbati, che stamattina affollano la mia mente. Le mie labbra si serrano un’altra volta e Sara corruga le sopracciglia, capendo che c’è qualcosa che mi ha di colpo bloccato le parole in gola. Aspetta senza mettermi fretta, mentre io cerco un modo per esprimermi nel modo che mi metta meno a disagio. Alla fine riesco a dire, quasi balbettando: «Credo di avere una crisi d’identità.»
Adesso le sopracciglia azzurre della mia compagna si inarcano di sorpresa. «Spiegati meglio.»
Un’altra lunga pausa segue la sua richiesta. Mi tormento imbarazzata le labbra sottili, non ritrovando quelle più grandi e dolci a cui ero abituata, e se possibile il mio disagio aumenta. In qualche modo però capisco cosa mi sta così fortemente preoccupando, perché fino a poco fa non sapevo bene come spiegarmi tanto malessere, e parlo a bassa voce: «È come se in me, ora, abitassero due personalità. Una è quella di sempre, umana, e fino alla rivelazione del Legame era l’unica che avessi. Poi quando Ho-Oh prendeva possesso di me, momentaneamente, mi trasformavo in una persona completamente diversa nel modo di pensare, di parlare, di agire… e adesso che ho la forma materiale del Legame, queste due personalità, quella umana e quella più vicina a Ho-Oh, si alternano. In un momento, ora per esempio, mi comporto come la ragazza di sempre, quella che sono stata per più o meno sedici anni e mezzo. Ma fino a poco fa… stamattina, quando ho parlato con Luke, in particolare… ero una persona completamente diversa. Più fredda e meno insicura di adesso, più severa e matura, adulta. Avendo cambiato anche aspetto è impossibile collegare questa persona» contemporaneamente mi porto una mano al petto, «alla ragazza di nome Eleonora. Dovrei essere sempre la stessa, però… sento che non è assolutamente così. Da una parte c’è una personalità, dall’altra la seconda. Non capisco più chi sia quella che dovrebbe predominare, se l’una o l’altra. Non so nemmeno quale vorrei io!» esclamo all’improvviso, esasperata. «C’è quella di sempre che è mia, la percepisco come unico mio carattere, modo di pensare e di fare, e non posso credere di poter vivere senza dar retta a questa personalità: ci ho convissuto per troppo tempo. Però l’altra è più conveniente, perché è caratterialmente più forte e anche più intelligente, immagino, e soprattutto asseconda il Legame, quindi di sicuro il volere stesso di Ho-Oh. Però, però…» mi porto le mani tra i capelli biondi e subito le tolgo, come se la mia chioma scottasse. È che mi sembra di toccare la testa di un’altra persona. «Sono sempre io, sia con un aspetto che con un altro, sia con un carattere che con un altro. Ma non è vero, è una contraddizione! Questi elementi creano due persone diverse… eppure io sto ospitando sia un fisico che una mentalità differenti, che nemmeno posso cambiare a piacimento. Ma questo cosa vuol dire? Non è una cosa normale. Non capisco cosa devo fare, più penso a questa situazione paradossale e più mi confondo. E poi» aggiungo ancora, «mi sembra di essere la sola ad avere questo problema. Tu e Ilenia non cambiate repentinamente carattere quando passate da una forma all’altra, lo stesso immagino valga per Luke, per quanto poco ricordi del nostro primo incontro sembra solo più riservato, ma niente di più! Un conto è cambiare il proprio aspetto, un conto è che la metamorfosi coinvolga anche ciò che è dentro della persona. Non capisco perché solo io abbia questo problema.»
Lo sfogo finalmente finisce e mi ritrovo quasi ad ansimare. Sara ha abbassato lo sguardo verso le battute finali, immersa nei suoi pensieri, e anch’io mi metto a guardare il pavimento con aria smarrita e ferita. Adesso mi sono comportata come la Eleonora di sempre: ho parlato, pensato e anche gesticolato come la sedicenne bassetta dai capelli castani; ma tra cinque minuti, anche meno, potrebbe prendere il sopravvento la Eleonora del mondo dei Pokémon Leggendari. Se almeno potessi controllare questi cambiamenti, invece sono pure improvvisi! È stato da un momento all’altro, prima, che mi sono ritrovata con la gola annodata al pensiero di esternare i miei problemi.
Quando Sara apre bocca la guardo con tanto d’occhi, ansiosa di sapere il suo responso. Ma le poche parole che dice sono estremamente deludenti. «Devi parlarne con Ho-Oh.»
«Non hai una risposta? Non hai idea di cosa mi stia succedendo?»
Scuote la testa in un gesto di diniego. Sbuffo rumorosamente - già percepisco la presenza della me Leggendaria. Non so bene come distinguere le due parti di me - non mi piace pensare di essere divisa in due, mi sembra di star impazzendo. «Parlando per me, non mi è mai successo niente di simile. Ma ho passato più anni della mia vita con il Legame che senza, quindi non ricordo nemmeno come fosse il mio carattere prima di allora. Per quanto riguarda Ilenia e Luke, può darsi che ti stia lasciando trascinare dalle tue paure e che queste ti abbiano annebbiato la vista. Ti consiglio di osservarli con attenzione, lei in particolare, visto che è la persona che conosci meglio. Siete state migliori amiche, in pratica, forse lo siete ancora: potresti trovare qualcosa di diverso in lei che magari sta cercando di nascondere, e ci riesce meglio di te, che con la finzione fai pietà, lo sappiamo tutti.» Mi regala un sorrisetto infame che mi appresto a ricambiare allo stesso modo. «E adesso rivedrai anche Gold, o come cavolo si chiama quel ragazzo. Però ti invito di nuovo a parlarne con Ho-Oh, che sicuramente ne sa più di te. E di me.»
Meglio che non mi metta a parlare anche di quanto mi preoccupi un colloquio con il severo Leggendario, credo che le orecchie di Sara potrebbero iniziare a sanguinare. Me ne resto in silenzio a rimuginare a tal proposito e alla Legata di Articuno non sfugge lo sguardo pensieroso, sempre più teso e preoccupato, nei miei occhi; sospira e mi dice: «Qualcos’altro ti mette a disagio, cara Ele?»
«Ho-Oh mi mette a disagio. Ho-Oh» ripeto. «Mi mette a disagio anche il fatto che ora sia inerte, impassibile e zitto nella forma materiale del Legame, e non si disturbi a rassicurarmi o a darmi le spiegazioni che cerco. Potrei iniziare ad insultarlo e non farebbe niente!»
«Pensaci bene, su; anche perché adesso sei con me, è normale che non voglia parlarti in presenza di una persona estranea al vostro Legame» ribatte lei. «Ma che significa che ti mette a disagio?»
«Niente. Lascia stare.» La ragazzina schiva e riservata ha ripreso il sopravvento.
Sara non si stupisce di quest’improvvisa riluttanza a parlare. È chiaro più a me che a lei che è meglio finire di parlare e magari rivederci più tardi, possibilmente con Lewis - o Gold? Sono indecisa se chiamarlo in un modo o nell’altro - e la sua compagna, Laura. La saluto con voce sommessa e lo stesso fa lei; esco frettolosamente dalla sua camera, più confusa di quando sono entrata in cerca di una consulenza efficace, e ringrazio il cielo che nessuno faccia capolino dalla sua porta e cerchi di contattarmi, perché ho voglia di stare da sola finché mi è possibile.
L’unica compagnia che accetterei è quella di Ho-Oh, che immagino si farà vivo a momenti: devo solo trovare un posto in cui non ci sia nessuno, che lo invogli così ad aiutarmi a fare chiarezza. Non voglio andare nella mia stanza perché chiunque mi troverebbe troppo facilmente, e non voglio - non devo - essere disturbata; perciò comincio la seconda peregrinazione della giornata per questa ancora sconosciuta base segreta. Mi tornano alla mente i ricordi dell’immensa biblioteca nel Monte Corona - il respiro mi manca per qualche secondo nel realizzare per l’ennesima volta che è stata del tutto distrutta dai Victory - e mi rendo conto che sarebbe il luogo ideale in cui cercare riparo.
Ovviamente non poteva non esserci anche qui; e con sommo piacere scopro che, se possibile, è pure più grande di quella labirintica che ho sempre frequentato nella mia vita a Monte Corona. Si somigliano anche nell’aspetto: gli scaffali arrivano fino al soffitto - piuttosto basso anche qui - e sono organizzati in modo pressoché uguale all’altra biblioteca. Se le pareti non fossero bianche e se parte degli scaffali fosse in metallo - qui sono tutti costruiti con un legno scuro - avrei l’idea di essere tornata alla mia vecchia base segreta, a cui mi sono affezionata profondamente, nonostante sia stata teatro di molti eventi negativi, molte crisi, momenti di difficoltà inimmaginabili; ma a quel luogo che non esiste più sono legati anche periodi felici, di crescita e maturazione.
La biblioteca è attualmente incustodita e a passi svelti e silenziosi mi addentro tra le strette fila di scaffali, ricolmi di libri di ogni colore e dimensione. Mi sembra che la gonna del mio vestito sia smossa da un vento che non c’è, ma deve ondeggiare solo per la mia camminata naturalmente rapida. Era così anche prima che mi trasformassi: questo pensiero mi rincuora enormemente.
È proprio ora che Ho-Oh si fa sentire. La sua presenza non emerge con veemenza, né arriva carico di intenzioni severe e negative. Ha il tono paterno che ha utilizzato prima che perdessi i sensi sulla cima della Torre Campana - o che mi addormentassi? Sinceramente non riesco a ricordare bene cosa mi sia successo.
“Perché ti metto a disagio?” chiede subito, diretto.
«Non mi metti davvero a disagio. Devo solo abituarmi a queste condizioni» mormoro in risposta. Un momento dopo mi passa per la mente che potrei anche rispondergli con il pensiero, esattamente come lui comunica con me.
“Sii sincera, Eleonora. Hai paura di non abituarti mai.”
“È vero, ma dovrò riuscirci presto, no? O comunque me lo imporrai tu.” Lui non risponde niente, avendo capito che sto riflettendo; subito dopo, infatti, aggiungo: “In effetti è proprio questo mi mette a disagio: il potere che tu hai su di me. Potrebbe evolversi in una vera e propria paura di perdere la mia forza di volontà e di diventare completamente dipendente da te. In ogni momento potresti trasformarmi in un burattino nelle tue mani… o qualsiasi cosa tu abbia che funga da mani… e io non potrei più tornare la stessa di sempre, perché come umana non sono utile quanto una ragazza che si comporta come vuole un Pokémon Leggendario. Non sarei efficace.”
Evito di aggiungere “un’arma” prima di quell’“efficace”, ma penso che Ho-Oh abbia un accesso talmente libero ai miei pensieri che devono arrivargli ancor prima che io li traduca in parole. Però non dice niente a proposito di quest’omissione. Anzi, cerca di rassicurarmi con tono paterno e gentile - non riesco ad ammettere quanto sia bello quando mi parla in questo modo. “Non mi permetterei mai di intervenire così fortemente nelle tue questioni, mia cara… Eleonora.” Sembra che abbia esitato prima di dire il mio nome. “Non è detto che la tua parte umana sia così problematica come credi. È vero che è molto più emotiva e…” Ho la sensazione che voglia dire “primitiva”, ma continua con: “… e che si affida all’istinto più di quanto converrebbe. Però non c’è niente che non vada nel tuo essere umana che debba venire immediatamente soppresso dalla forza del Legame.”
“Allora spiegami cosa mi sta succedendo.” Non mi piacciono per niente i momenti, fin troppo numerosi, di esitazione che hanno interrotto il suo tentativo di calmare il mio animo preoccupato e ansioso.
“Lo hai capito da te cosa sta succedendo. La tua persona è divisa tra due poli: quello umano e quello Pokémon che è sopraggiunto da poco, e tu stessa prima, con la Legata di Articuno, hai ben analizzato le fasi del periodo in cui è andata sviluppandosi questa seconda personalità, come ti piace chiamarla.”
“Come dovrei indicarla altrimenti?” Sarebbe bello davvero se ci fosse un altro modo, perché così mi sembra di essere bipolare. “Le chiamo personalità perché appartengono a due persone completamente diverse. Non puoi dirmi che sia l’una che l’altra sono sempre me stessa, perché non ci posso credere.” I miei pensieri, man mano che si intrecciano, rovinano anche la loro forma e me ne esco con frasi mal costruite e affrettate.
Un lungo, terribile silenzio segue questa battuta. Purtroppo non sono tanto brava a leggere le emozioni e i pensieri di Ho-Oh quanto lui lo è con me, perciò l’attesa è angosciante; sbuffo rumorosamente, dopo aver, senza volerlo, trattenuto l’aria nei polmoni, quando lui si decide a parlare. Le sue sono parole misurate e pronunciate con sfiancante lentezza, accuratamente scelte per nascondermi qualcosa. “Chiamale come preferisci, non fa differenza. Ti do un consiglio spassionato…”
“Basato sull’esperienza?”
Lui mi ignora - cosa che mi insospettisce e preoccupa ancor di più - e prosegue: “Non abbandonare mai la tua parte umana. Mantieni viva più che puoi la persona che sei stata finché il Legame non è arrivato nella tua esistenza e non dimenticare mai chi sei stata, come sei stata e come e perché sei arrivata fino a questo punto. Io non voglio intervenire nei tuoi modi di fare e di essere, ma se, erroneamente, si ritenesse necessario trasformarti nel burattino di cui hai tanta paura… tutti possono sbagliare. Stranamente anche noi Leggendari.” L’ultima ironica frase non è per niente utile a risollevarmi il morale, dopo quel “si ritenesse” impersonale che ha fatto nascere in me un brutto presentimento. Il Leggendario precisa: “Volevo dire, quindi, che per errore si potrebbe cercare di sostituire la persona che sei sempre stata con qualcun altro. È vero che adesso in te ci sono due…”
«E chi è che sta cercando di cambiarmi?» lo interrompo a voce alta.
Di nuovo una pausa silenziosa. Mi sento improvvisamente sola quando oltrepasso una porta sconosciuta e mi ritrovo in una sala vuota che ha l’aria di essere una stanza per gli allenamenti secondaria. È piuttosto piccola e del tutto vuota, spoglia. Forse Ho-Oh sente che vorrei un po’ di compagnia anche nella realtà, non solo nella mia testa, e perciò decide di materializzarsi davanti ai miei occhi spaventati. Un filamento di luce fa capolino dalla forma materiale del Legame e velocemente cresce, allungandosi; poi si stacca dal frammento di prisma e prima che cada a terra si trasforma in un serpentello di fiamme arcobaleno, la cui portata aumenta finché Ho-Oh non è in grado di sorgere da esse, aprendo le ali dai riflessi dell’iride. Sembra ancora più grande in questa piccola stanza. 
“Quando sei la te stessa di sempre, anche il tuo viso sembra più simile a quello della Forma Umana” annuncia con tono dolce dopo qualche secondo in cui i nostri occhi sono in contatto.
«Sai che non sei per niente d’aiuto? E poi lasciati anche dire che non sei proprio un campione a eludere le domande scomode. Allora, chi è che sta cercando di cambiarmi?» La mia voce trema un po’ verso la fine.
“È giusto che tu sappia che la tua domanda è precisa: c’è qualcuno che sta intervenendo senza il tuo né il mio permesso. Ma non è ancora opportuno che ti dica cosa sta succedendo: concentrati su quello che ti ho detto prima, ovvero conserva nelle migliori condizioni la parte di te umana e mostrala anche quando sei nella Forma di Mezzo. Nella Forma Umana sei al riparo, nel resto delle condizioni no. Però hai la forza per sopportare e vincere.”
«Chi è questo qualcuno? Come fa a… a entrare dentro di me?»
“Non è bene che le tue idee si confondano ancora di più. Sii paziente e, fidati di me, ti spiegherò tutto quando sarà ora di farlo. Ti prego di darmi retta, mia cara. Eleonora” aggiunge alla fine. Sembra che abbia difficoltà a ricordarsi il mio nome, come se gli ci volesse chissà quanto per impararlo: eppure dovrebbe conoscerlo da sempre.
Non riesco a ribattere nulla alla sua ostinazione a non dirmi nulla, che ha cercato di addolcirmi per quanto gli è stato possibile. Non sono per niente tranquillizzata e, come al solito, l’ignoranza mi spaventa ancora di più. Mi sembra di essere tornata ai tempi in cui Bellocchio, Camille e compagnia mi nascondevano la mia vera identità e l’esistenza dei Legami: non capisco perché Ho-Oh sia così deciso a non essere del tutto aperto e sincero con me, perché abbia paura di rivelarmi chi è questo qualcuno che cerca di manovrarmi come più gli conviene, che però va a tutti gli effetti a favore di lui stesso.
Dopo un po’ Ho-Oh riprende, mentre rientra nella forma materiale del Legame - con un processo inverso a quello con cui si è materializzato nella realtà: “C’è una cosa che ti devo insegnare il prima possibile, che sarà di vitale importanza per la tua sopravvivenza e che dovrai gestire con attenzione. Non ora, però: stanno arrivando i due Legati di Latios e Latias.”
Non fa in tempo a finire che sento bussare alla porta. Mi giro e hanno già aperto: è Ilenia, che inizialmente mi scruta da capo a piedi nel tentativo di capire cosa stessi facendo da sola in una stanza vuota; poi si rassegna e indossa il suo sorriso migliore. Ormai non mi chiedo nemmeno più se lei abbia qualche crisi d’identità dovuta alla convivenza con il Legame: è evidente che il mio sia un caso particolare, ambiguo e forse preoccupante. Per ora non dirò niente a riguardo: chissà se invece Ilenia mi spiegherà cosa le sta succedendo, perché si comporta in modo un po’ strano da quando, ho ragione di credere, ha ottenuto la forma materiale del Legame.
«Ehi, signorina. Ho fatto un pisolino e poi Sara mi ha svegliata e mi ha dato la buona nuova.»
«Vedendoti qui, immagino che Lewis e Laura siano arrivati» replico con un sorriso poco convinto.
«Precisamente!» esclama scandendo bene le sillabe. «La sua perspicacia è invidiabile, signorina. Se vuol farmi il piacere di seguirmi, la porterò a fare la conoscenza delle due new entry.»
Le vado appresso senza aggiungere nulla: il suo tentativo di essere simpatica e, credo, divertente è del tutto fallimentare, sia a causa dei miei sospetti sia perché è visibilmente contraddittoria: in un momento è pensierosa e tesa, nel successivo si finge la persona più aperta, solare e alla mano del mondo. Mi chiedo se non sia il caso di parlargliene chiaramente e dirle di smettere questa continua sceneggiata, sarebbe bene anche spiegando cosa la spinga a comportarsi così. Adesso però mi trovo costretta a rimandare il tutto in un secondo momento.
«Tu li hai già visti?» le domando alla fine.
«Sì. E indovina chi è in realtà quel Lewis! Non ci crederai mai!»
L’ho già interrotta a metà frase per dirle, con un sorrisetto furbo: «Il buon vecchio Gold. Sono informata molto più di te, cara: mi spiace darti questa delusione.»
 Lei in effetti è piuttosto sorpresa, ma si riprende subito annuendo vigorosamente: «Esatto, è proprio lui. Era proprio incredulo quando ha visto me e Sara, e ha pure riconosciuto il tuo amico, Luke, appena gli ha detto chi era - si è ricordato subito della missione in cui lo avete incontrato!»
«A proposito… a proposito di nulla, in effetti; Hans si è svegliato?»
«Pian piano si sta riprendendo dal coma» ride Ilenia, e subito mi ritrovo ad imitarla, immaginando le pietose condizioni in cui ritroveremmo Hans appena alzato se entrassimo, non invitate, nella sua stanza.
Ilenia continua a parlare e parlare e parlare di Gold - anzi, Lewis - e di Laura, dicendo che questa ragazza, di un anno o poco meno più piccola di me, è proprio carina e allegra e che vede nei due Legati una coppia “affiatata assai”. Pare anche che entrambi siano diventati proprio bravi ad utilizzare i loro poteri, che Gold - “Lewis!” mi rimprovero subito, ma dubito che mi abituerò tanto presto a chiamarlo così - in particolare abbia fatto grandi passi rispetto alle ultime volte in cui l’abbiamo visto allenarsi alla base segreta. È sempre stato eccezionale ad allenare i Pokémon ma egualmente in difficoltà quando si trattava di mettere in gioco sé stesso, le capacità del suo corpo. Per questo motivo non è mai stato a capo di una missione, limitandosi a fare da spalla agli altri, e non si è mai visto assegnare compiti terribilmente gravosi - come ad esempio la missione alla centrale di Flemminia: nonostante sia un Legato e perciò sia immune alle radiazioni, evidentemente Bellocchio e il suo staff non erano sicuri che sarebbe stato in grado di affrontare così tanta pressione.
Ilenia mi conduce in una zona della base segreta in cui nella mia breve permanenza qui dentro ancora non mi ero mai inoltrata; me la descrive come una sezione privata di essa, a cui hanno accesso solo persone strettamente coinvolte nella storia dei Legami, perciò i Legati stessi e qualche personalità - non tutte - nelle Forze del Bene. È lì che troviamo radunati, a chiacchierare sommessamente, Luke, Sara e i due nuovi membri del gruppo.
La prima persona che i miei occhi sono andati a cercare è stato ovviamente Gold, che, dal canto suo, appena ha sentito la porta aprirsi si è rivolto verso di essa. Un grande sorriso si apre sia sul mio che sul suo volto e in un lampo, dopo esserci corsi incontro, ci ritroviamo abbracciati stringendoci con inaudita forza. L’unico neo di questo felice momento di riunione è che Gold, me ne sono accorta subito con una lieve ma importante fitta allo stomaco, tremendamente invidiosa, non è cambiato poi tanto neanche nel suo aspetto fisico pur trovandosi nella Forma di Mezzo. I suoi capelli scuri, un po’ lunghetti, sono pieni di riflessi blu e i suoi occhi hanno la stessa forma e colore di sempre - cioè zaffiro. Ha un viso più bello, come ci si aspetta da un Legato, ma non ha perso quei tratti più infantili come invece succede a me, Sara, Ilenia e anche a Luke quando cambiamo forma. È rimasto magrolino ed è leggermente più basso di me, ora, mentre prima era lui ad essere più alto di qualche centimetro.
Subito ci si avvicina, prima che riusciamo a dirci qualcosa, la ragazza di nome Laura. La mia immaginazione non è andata molto lontana dalla realtà, quando Ilenia me l’ha descritta: il suo viso tondo e sorridente, un po’ da bambina, è circondato da una gran quantità di mossi capelli rosso fuoco che le arrivano alla mascella. Gli occhi, abbastanza grandi, sono praticamente dello stesso colore, e ha un pochino di lentiggini sulla pelle chiara del naso piccolo. È bassetta ed ha un fisico forte, molto più robusto della sua controparte, Gold.
«Tu sei Eleonora?» mi chiede, esclamando, con voce acuta e squillante. «Lewis mi ha parlato un sacco di te! Più degli altri, devo dire» aggiunge dopo un momento, scoppiando in una risatina e arricciando il naso.
Un infinito istante di perplessità, suscitata dalla sua vocetta e da queste risa, mi tiene inchiodata dove sono con un’espressione di puro disorientamento: mi ricordo appena in tempo - gli altri si sono accorti della mia reazione ma lei, per fortuna, no - di partecipare al suo accesso di ilarità, non potendo fare a meno di chiedermi, intanto, se la sua sia una presa in giro o no. Prima che questo imbarazzante e strano momento finisca, continua: «Molto più degli altri!» e riprende con la sua assurda risatina acuta.
«Be’, piacere» le dico appena sembra essere tornata una persona normale, sorridendo cautamente, non sapendo cosa aspettarmi in risposta. Fortunatamente mi stringe la mano che ho teso e mi bacia entrambe le guance, senza fare niente che metta a disagio chiunque meno che lei - le espressioni dei presenti parlano chiaramente. Gold pare sul punto di scoppiare: si è fatto tutto rosso in volto. È proprio a lui che mi rivolgo, diventando all’istante molto più rilassata: «Prima di tutto, come vuoi che ti chiami? Gold o Lewis?»
«Fa lo ste-»
«Lewis, dai! Non fare lo sciocco» si intromette Laura, stavolta serissima. «E poi il tuo è un nome così bello!»
«Vero» confermo con un sorriso gentile. «Raccontateci un po’ come ve la siete cavata finora, piuttosto.»
Mi ritrovo a ringraziare il cielo quando è Lewis e non Laura a prendere la parola. «Sono partito da Sinnoh nei giorni in cui tu e Sara vi stavate allenando alla base nella Lega Pokémon, a quanto ho capito da quello che mi ha raccontato lei. Mi hanno mandato a Hoenn senza spiegarmi il motivo del trasferimento, e durante il viaggio, in un momento… in un momento un po’ così,» dice in fretta, «Latios si è rivelato. Le mie facoltà sono aumentate a dismisura anche se non avevo ancora la forma materiale del Legame e ho capito subito che, se mi avevano inviato a Hoenn, era proprio perché trovassi Latios. Appena messo piede nella regione mi hanno affiancato Laura, che già aveva ottenuto la forma materiale del Legame. Da non molto tempo, devo dire.» La diretta interessata ridacchia, stavolta più sommessamente. «Dopodiché abbiamo passato qualche settimana ad allenarci. Fino a stamattina, a dirla tutta: ci hanno detto di andare in questa base segreta, che è un po’ il punto di ritrovo di ogni Legato visto che è interamente nel territorio di un Leggendario, e ci siamo teletrasportati qui.»
«Bene. Sono contenta» replico con sincerità. «Spero che Latios non ti abbia messo troppo duramente alla prova, visto che si era rivelato da pochissimo.»
«No no, anzi, praticamente non mi ha fatto fare niente, a parte una battaglia contro di lui in cui mi ero pure già trasformato! Però, per compensare, è stato proprio esigente con me in seguito.»
«Latias invece mi ha fatto penare da morire, prima di concedermi la forma materiale del Legame» interviene Laura con un sospiro.
«E poi, giustamente, ti ha consentito di guardarmi sgobbare mentre cercavo di stare al passo con il programma di Latios!» esclama Lewis, facendo ridere un po’ tutti. «Ve lo giuro! Mentre mi allenavo come mai nella mia vita - in confronto i corsi a Sinnoh erano uno scherzo! - lei mi guardava, chiacchierava in continuazione e più volte si è sentita in dovere di correggermi e rimproverarmi, senza mai preoccuparsi di dare l’esempio. Ma ditemi voi!»
«Ho in mente qualcuno che la imiterà alla perfezione» ribatto quasi cantilenando, beccandomi una gomitata da Sara, che ha capito subito - e l’ha presa bene, dai - a chi mi stavo riferendo.

Non so se abbia voluto farmi pagare la frecciatina, ma la Legata di Articuno ha deciso di farci sgobbare più di quanto credessi. Ben presto, nel momento di maggiore stanchezza, ho la grandiosa idea di allearmi con Ho-Oh che decide di collaborare: mi piace molto il fatto che sia così allettato dalla prospettiva di dare del filo da torcere alla signorina che vuole atteggiarsi a tiranna - lui rivela di esserlo decisamente di più.
Perciò non passa molto tempo che diventiamo noi - e Ilenia ci si aggiunge- i professori della situazione, con grande disappunto della principessa delle nevi, come mi piace apostrofarla in continuazione. Gli altri inizialmente si disperano, ma io e Ilenia ci riveliamo ben presto molto più bonaccione e accomodanti di Sara, a cui tutto sommato - anche se non lo ammetterà mai - non dispiace assistere ad una “lezione” - se così possiamo definire il teatrino montato da me e Ilenia - una volta tanto, anziché stressarsi a fare la maestra. Siccome si prende fin troppo sul serio, si stanca molto più facilmente di me e della mia compare, che non facciamo altro che prenderci gioco di noi e dei nostri “studenti”. Non potremo andare avanti così per molto, però: la situazione degenera e quasi scoppia una ribellione nella sala di allenamento privata per Legati quando il tirannico Ho-Oh si fa prendere un po’ troppo la mano - e io non mi faccio troppi problemi a dargli retta.
Le giornate passano e sono impegnative dalla mattina alla sera, perciò il tempo vola e non ne ho per rimuginare sulla faccenda delle due personalità, né tantomeno il problema si presenta: mi comporto come la parte umana di me vuole, e riesco a divertirmi molto di più. I nostri poteri sembrano dare il meglio di sé stessi quando siamo in gruppo, come se l’energia dei Legami fosse in costante condivisione, e credo proprio sia così. Le mie fiamme arcobaleno fanno ben presto la conoscenza dei poteri idrocinetici di Ilenia, di quelli psichici di Lewis e Laura e dei fulmini di Luke, che, veramente, è eccezionale. Abbiamo tutti tanta strada da fare e ogni giorno impariamo l’uno dai punti di forza dell’altro.
Spero solo che questo equilibrio quasi perfetto duri abbastanza a lungo prima che la situazione torni tesa e si sposti sull’orizzonte turbolento della guerra, o della stessa missione Leggendaria.
  
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