Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Armitrael    25/04/2016    0 recensioni
Tratto dal Prologo (I)
-Torna indietro, c’è un altro modo- disse il giovane 
-Non c’è un altro modo, non c’è mai stato un altro modo- rispose lei distogliendo lo sguardo 
-Talisa e Caleb stanno bene, possiamo aggiustare tutto, Lysa- le tese una mano come a volerla portare di nuovo con se.
Come se, mano nella mano, le cose sarebbero potute tornare alla normalità.
Lei prese la sua mano ed i due si scambiarono un bacio pregno di tristezza. 
-Fidati di me- sussurrò la ragazza staccandosi dalle sue labbra per poi voltarsi; l’espressione del ragazzo rimase perplessa, dapprima, per poi mutare in stupita quando al suo corpo vennero pian piano a mancare le forze, le palpebre si fecero sempre più pesanti
-Lysa..- ebbe solo il tempo di sussurrare prima di cadere come corpo morto cadeva.
Genere: Azione, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
II 
 
4 Gennaio 2016
Talia

-Non ci posso credere che lo abbia davvero fatto- 
La voce di Naomi era sempre così fastidiosa quando era agitata, lo sapeva bene; in dieci anni di amicizia impari a conoscere una persona, ad apprezzare i suoi lati negativi, più o meno. 
Aveva preso un ultimo fazzoletto per asciugarsi le lacrime e non aveva fatto caso alla foto di lei ed il suo ragazzo che ancora regnava come sfondo del cellulare.
Ex-ragazzo
Con fare isterico prese lo smartphone per poi cancellare tutte le foto che aveva con lui mentre la sua migliore amica, elegantemente calata in un pigiama di lana rosa, di quelli che ti facevano sembrare una bambina troppo cresciuta, continuava la sua orazione di insulti e maledizioni
-Come può anche solo pensare di andare a fare sesso con un’altra, ma è impazzito ?- 
Talisa si strinse nelle spalle osservando la piccola pila di fazzoletti usati che aveva accumulato sul letto davanti a lei; Naomi era stata una santa ad ospitarla a casa sua dopo che aveva scoperto in flagrante quello stupido nel letto con una del suo stesso corso. Scosse la testa tirandosi indietro i capelli ed alzandosi dal letto, era più di un’ora che non faceva altro che piangere ed annuire, doveva darsi una mossa e riprendersi
-Ed ora che fai ?- trillò la voce della coscienza di ogni donna, al momento personificata dalla mora di fronte a lei, che aveva assunto un’espressione preoccupata, cercò di sfoderare la migliore delle sue espressioni decise
-A casa, ti ho già dato troppe noie ed ho bisogno di prendere tutti i regali di quel verme, metterli in uno scatolone e vederli bruciare- confessò raccogliendo la sua borsa. 
Fece per uscire dalla camera della ragazza quando si sentì chiamare da Naomi
-Hai dimenticato questa- le porse una foto che la ritraeva con quell’essere spregevole, sfoderò un sorriso malvagio prima di prenderla e strapparla a metà per poi tirare fuori dalla tasca un accendino e darle fuoco, gettandola nel camino del salotto della sua migliore amica. Uscì fuori assaporando la brezza fredda della tromba di scale, qualcuno doveva aver lasciato il portone d’ingresso aperto. 
Si fermò a guardarsi un secondo in uno specchio della portineria, i suoi capelli castani, che stava sistemando in un semplice chignon, tendevano a cadere come ciocche sul suo volto dalla carnagione piuttosto scura. Aveva preso la fisionomia di sua madre, di nazionalità indiana, mentre aveva il temperamento di suo padre, riservato e tranquillo
E tendente alla troppa fiducia.
Sistemò il cappotto e si fece abbracciare in pieno dalla notte fredda di un gennaio che non sembrava voler dare tregua alla sua pazienza, non sopportava in nessun modo il freddo, lo aveva sempre detestato fin da bambina.
Toccò istintivamente il pendente che portava sempre, la rappresentazione in ametista del dio Ganesh, uno dei pochi ricordi che aveva di sua madre; ricordava il suo volto tramite le foto, aveva prova di com’era tramite i racconti di suo padre, ma la verità era che non l’aveva mai conosciuta. 
Le avevano raccontato che era morta a causa di un incidente d’auto mentre tornava a casa dal lavoro, di un pirata della strada che, ubriaco, aveva esagerato con l’accelerare ed aveva coinvolto non solo lei, ma anche altri pedoni.
Non sapeva spiegarlo, però, come lei sentisse una sensazione inspiegabile quando indossava quel gioiello, come se avesse attorno a se un’aura di protezione, come se sua madre fosse proprio dietro di lei a sorreggerla continuamente. Accese una sigaretta mentre camminava, osservando le strade deserte che la città le riservava alle tre di notte; i suoi passi la guidavano inconsciamente attraverso quelle vie che di solito erano molto affollate.
A volte è meglio stare da soli, nessuno può ferirti 
La strada che aveva imboccato la condusse in uno dei quattro sbocchi di una piazza, dove di solito era locato un piccolo giardino con un grande obelisco che fungeva da monito ai morti del posto, ogni funerale veniva inscritto un nome e la data sopra di esso, nella roccia bianca e fredda.
Ma il nome di sua madre non era mai stato inciso. 
D’un tratto osservò una figura aggirarsi intorno al grande monumento, percorrere il perimetro di esso e tracciarvi un cerchio con il contenuto di una piccola scatola, dapprima le sembrava sabbia, poi realizzò che era qualcosa di strano quando questa iniziò a brillare.
D’improvviso la terra iniziò a tremare sotto i suoi piedi.


______________________________________________________________________________________________


 
4 Gennaio 2016
Lucas


-Quindi badate e fate attenzione, la prossima volta che quei succhiasangue commetteranno qualche omicidio, voglio un intervento tempestivo. Chiaro ?- chiese perentorio Butch, ricevette un consenso generale accompagnato da cenni di capo, meno che da Lucas. 
Era sempre stato annoiato da quelle riunioni, i discorsi troppo lunghi mettevano a dura prova la sua poca pazienza, di certo la sua condizione di licantropo non aiutava assolutamente, però anche Butch voleva tender troppo la corda. Tutti sapevano che era un tipo impulsivo, come lui, ma ci teneva all’organizzazione della sicurezza sovrannaturale della città, non per niente era il capo della polizia. I vari lupi si dispersero dal bar in cui si erano riuniti, fortunatamente uno dei pochi bar particolari che erano rimasti in giro, clientela interamente costituita da razze di una realtà diversa da quella umana. 
Non tutti erano presenti, c’era Butch, che tra una birra e l’altra continuava il discorso su quanto fosse importante proteggere gli umani, che erano gli unici che avessero bisogno di una mano dagli altri, non aveva altra famiglia se non i lupi, non avrebbe avuto una casa se non fosse stato per loro.
Si avvicinò al capobranco che intanto stava divorando un hamburger, guardandolo come il tesoro più prezioso dell’intero universo
-Quella roba ti si poserà tutta sui fianchi- disse il ragazzo ironico facendo notare qualche chilo in più preso dall’uomo
-Ma sta’ zitto- rise lui scolandosi un altro sorso prima di riprendere a parlare
-Stai diventando più bravo a controllare la trasformazione, mi ha detto Rick- si complimentò dandogli una pacca sulla spalla
-Ci provo, per ora non riesco ancora a trattenere la rabbia durante la trasformazione, ma ammetto di aver fatto dei passi da gigante-
-E come non avresti potuto ? Noi lupi siamo una famiglia, ci prendiamo sempre cura dei cuccioli- rise il capobranco all’espressione offesa del ragazzo cinereo
-Non è divertente- sibilò facendo il finto offeso. 
L’atmosfera era più che altro rilassata, dopo l’iniziale discorso di Butch; nel dipartimento di polizia erano arrivate notizie di omicidi di persone completamente drenate di sangue, alcune erano i membri di spicco di diverse comunità soprannaturali, e ciò dava da pensare che c’erano i vampiri dietro tutto questo, anche perché nessuno della loro razza era stato, ovviamente, ritrovato senza vita. 
Era già scoccata la mezzanotte quando il capobranco decise di lasciare la squadra al divertimento e di recarsi a casa, così la serata poté sciogliersi ancora di più; Lucas osservò diverse ragazze, probabilmente fate, entrare e dirigersi da alcuni suoi compagni di branco, fidanzate, fidanzati
Quando il lupo non c’è, i cani ballano
I licantropi erano dotati di una particolare empatia, soprattutto quando si trasformavano, e condividevano emozioni e sensazioni. Non era inusuale, quindi, che più di un membro aveva una particolare attrazione verso un ragazzo o una ragazza, o entrambi. Erano una famiglia allargata, che condivideva una sola anima, in un certo senso. 
Le ore scorrevano veloci nel divertimento del gioco e delle chiacchiere, dei flirt e delle bevute
Quando d’improvviso arrivò il tuono. 
Un’esplosione colse tutti di sorpresa e fece volare la porta d’ingresso del pub, assieme ai vetri rotti delle finestre, sedie e tavoli. Alcuni di loro furono presi in pieno, altri colpiti solo superficialmente, come il giovane. 
Una figura incappucciata stava davanti all’origine dell’esplosione, con i palmi delle mani aperti e rivolti verso di loro 
-Cani- urlò la voce risuonando nella mente di tutti, il volto dell’aggressore magico era impossibile da definire, il cappuccio sembrava oscurare tutta la faccia e nessuno era riuscito a capire se avesse effettivamente mosso le labbra o no. Molti di loro erano già trasformati e ringhiavano contro l’uomo, alcuni perfino azzardarono una carica ma tutti subirono la stessa sorte: attraverso l’imposizione della mano, i lupi attaccanti furono presi da forti spasmi e dolori fisici che provocarono lamenti e guaiti continui. 
Al ché, con un cenno della mano, l’aggressore fece volare tra le sue grinfie uno dei licantropi ancora in forma umana, oltre a Lucas, e non perse tempo nel colpirlo con un oggetto al collo
Al chiarore delle luci semi-distrutte, il ragazzo poté osservare che quell’apparente stregone non lo aveva pugnalato al collo, bensì aveva prelevato una quantità non indifferente di sangue grazie a delle siringhe, gettando poi il corpo privo di forse tra le macerie.
Attraverso una seconda imposizione delle mani creò una seconda onda d’urto per incapacitare tutti i lupi; fortunatamente il giovane era stato così fortunato da ripararsi dietro il bancone, impossibilitato nell’attaccare dagli altri. Non perse tempo nell’inseguire il responsabile di quell’inferno mentre se la dava a gambe attraverso i vicoli della città 
-Fermati !- urlava digrignando i denti per la rabbia mentre il corpo palpitava per trasformarsi.
Sentiva la furia, l’adrenalina, l’ebbrezza della caccia dentro di lui, un fuoco che difficilmente poteva spegnersi. La sua preda aveva le gambe forti ed il respiro lungo, per correre tutto quel tempo, ma lo avrebbe preso di certo.
Riuscì perfino ad arrivare a pochi centimetri da lui
E’ fatta, ti ho in pugno 
Ma un’onda d’urto azzurra, di origine magica, si propagò attraverso l’uomo per poi spingerlo via
-Dannazione !- batté a terra un pugno, incrinando il terreno. 
Si rimise a correre seguendo il suo istinto ed il suo fiuto, finché non arrivò in un punto della città che conosceva bene. 
Osservò l’uomo materializzarsi proprio al centro dell’obelisco cittadino, e spargere qualcosa attorno ad esso mentre sopra la pietra bianca versava il sangue del suo amico lupo e svuotava altre quattro fialette altrettanto consistenti. 
Un tremore terreno rischiò quasi di farlo cadere a terra, mentre la pietra che componeva l’obelisco sembrava riflettere la luce della luna quasi come uno specchio. 


______________________________________________________________________________________________
4 Gennaio 2016
Lysa

-Ap kae da suren, gota oh kashiemo
La stanza era perlopiù buia, illuminata solo da qualche candela, mentre il continuo cantare della formula si irradiava nell’aria non permettendo a nessun altro rumore di interferire.
Lysa respirava in modo rilassato e regolare, concentrandosi ed allineandosi al potere di suo fratello e sua sorella, in modo da canalizzarle e portare a termine l’incantesimo che avevano programmato di utilizzare da diversi giorni; richiedeva l’intervento di almeno due persone, la mezzanotte ed il potere della luna piena a fornire energia supplementare alla formula.
Localizzarono ciò che stava portando scompiglio nella comunità delle streghe, lo stregone che aveva compiuto un brutale assassinio di una piccola quanto innocente famiglia, aggregata alla congrega di streghe e stregoni. 
-E’ all’obelisco, possiamo facilmente raggiungerlo lì- disse Jason, il maschio del terzetto, alzandosi in piedi e sistemandosi 
-Un incantesimo di smaterializzazione non sarà impossibile, infondo sull’obelisco sono incise rune pregne di magia proprio per necessità- suggerì poi Alicia, l’altra ragazza.
Lysa si portò una mano al mento per riflettere, era un tic che si presentava ogni volta che doveva compiere una decisione importante
-Non allarmiamo gli anziani, hanno già problemi per conto loro nel gestire la difficile situazione delle varie razze..Propongo di andare in avanscoperta da soli- 
Non era mai stata un tipo riflessivo, preferiva sempre gettarsi a capofitto nelle situazioni, spesso pentendosene dopo. Implacabile ed irruenta come un’onda del mare.
I tre si presero per mano e chiusero gli occhi 
-Il potere del trio coincide col mio, eh ?- disse ridendo Jason, la giovane Lysa ammiccò divertita prima di chiudere gli occhi e sentire l’energia magica fluire dentro di lei
-Kaze salack tsude dho
Un veloce cambiamento di locazione li fece sobbalzare, riaprirono gli occhi e poterono constatare che effettivamente non erano più nel loro appartamento, nei pressi della piazzetta dell’obelisco.
-Deve essere nei paraggi, dividiamoci e cerchiamolo- propose Alicia separandosi dai tre; l’altra strega avrebbe avuto da ridire ma come sempre non si poteva tener testa alla cocciutaggine della sorella, così si scambiò una preoccupata occhiata con il fratello che le corse dietro.
Imboccò la strada che aveva di fronte ed ebbe il privilegio, o la sfortuna, di poter ammirare il tetro spettacolo che si ergeva davanti a lei: l’uomo incappucciato poggiava una mano sull’imponente masso e recitava parole a lei sconosciute, mentre la pietra bianca iniziò a brillare di luce propria.
Diede una fugace occhiata attorno a lei e vide un ragazzo biondo snello ed alto che osservava il fenomeno preoccupato; gli occhi balzarono poi di fronte a lei, dove dopo l’obelisco intravedeva una ragazza che osservava anche lei, atterrita, il fenomeno. Poco più distante da lei vi era un altro ragazzo moro che, dall’aria visibilmente inquietata, era scosso da un tremore di paura mentre l’obelisco si illuminava sempre di più.
-Vita- disse l’uomo
E tutto attorno a lei divenne bianco.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Armitrael