Videogiochi > Dragon Age
Segui la storia  |       
Autore: Amatus    26/04/2016    1 recensioni
I grandi eroi esistono per sconfiggere grandi nemici e pericoli mortali. E se il confine fra eroe e mostro non fosse così evidente? Se l'eroe non sapesse contro cosa realmente combatte? Se il nemico fosse convinto di essere un eroe?
E se il nemico più pericoloso fosse l'eroe pronto a combattere per la propria giusta causa a dispetto di tutto il resto?
Una storia può essere raccontata da diversi punti di vista. Questa storia ne presenta due. Due potenziali eroi. Due potenziali mostri. Distinguere l'uno dall'altro potrebbe essere più difficile di quanto si pensi.
Era troppo tempo che qualcuno non gli rivolgeva una parola gentile e fare nuove conoscenze era una cosa così tanto al di fuori delle sue aspettative che non sapeva come reagire. Quando alla fine pronunciò il suo nome quelle lettere così scandite suonarono buffe alle sue orecchie. Non avevano più nessun significato da tempo immemorabile. Solas. Da quanto tempo nessuno lo chiamava così, sentire quel nome, anche se pronunciato dal nano lo fece sentire meglio.
[IN REVISIONE]
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Inquisitore, Solas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Fen'Len - Figlia del Lupo'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
In lotta col passato
 
Even if it is a gray wolf or an old wolf, it has the pride of a wolf.
 
 
XI
Dopo lunghi giorni di marcia finalmente erano giunti in vista della fortezza. Era davvero magnifica come Solas l'aveva descritta. 
Imponente e maestosa faceva capolino tra montagne impervie. Non si poteva non domandarsi chi e come avesse potuto costruire una tale grandiosa opera in un posto del genere. 
Non fu necessario molto tempo per capire che nonostante fosse in vista, ancora alcuni giorni di marcia separavano il gruppo dalla sua meta. 
Nonostante anzi l’avanzare della carovana, la distanza sembrava non diminuire affatto.  Il gruppo si era fatto giorno dopo giorno, sempre più silenzioso e la vista della roccaforte, sebbene inizialmente avesse scatenato l'euforia, aveva ben presto scaturito l'effetto opposto spostando sempre in là di qualche giorno la meta tanto desiderata.
Fortunatamente il gruppo poteva contare sulla presenza di Varric e di Iron Bull con le sue Furie. 
Varric non perdeva occasione per indispettire Cassandra. Lena capiva che Varric la faceva oggetto di tante indesiderate attenzioni perché molti guardavano alla Cercatrice come a una bilancia per valutare la situazione. Una Cassandra sconfortata avrebbe portato l’intera carovana a perdersi d’animo. Lena supponeva che anche Cassandra comprendesse le intenzioni del nano, dopotutto non lo aveva ancora scaraventato giù da un dirupo.
 Le Furie dal canto loro facevano di tutto per rendersi utili. Aiutavano i più stanchi, si facevano carico dei bagagli più pesanti e non smettevano mai di cantare o di ridere neanche per un momento. 
“Questa maledetta canzone non mi uscirà mai più dalla testa!” Dorian protestò in direzione del Toro, che per tutta risposta si unì al coro dei suoi. 
Il mago non era abituato a camminare così a lungo e in condizioni così disagevoli. Era stremato, ma non avrebbe dato segni di cedimento. Il suo orgoglio lo avrebbe probabilmente ucciso prima. 
Solas che apriva la strada, sembrava invece non soffrire affatto la lunga marcia. Il suo passo leggero non era mutato dal primo giorno e anche il suo umore era rimasto immutato. Era stato come sempre molto gentile con tutti anche se non proprio cordiale, aveva raccontato a Lena molte storie su quel posto che gli antichi elfi chiamavano Tarasyl’an Te’las e che l’impero aveva poi rinominato Skyhold. 
Lena non poteva non chiedersi in che angolo remoto avesse nascosto tutta la tristezza che le aveva mostrato la notte dell’attacco e di cui sembrava non rimanere traccia. 
Dorian non aveva lasciato il fianco di Lena neanche per un istante da quando erano partiti e lei gliene era particolarmente grata. 
Era bello averlo accanto. Era divertente e intelligente, aveva una cultura e una sapienza seconde solo a quelle di Solas, ma stare con lui era più semplice. Dorian era piacevole in compagnia e profondo nei ragionamenti, si divertiva a prenderla in giro e a stuzzicarla come Varric faceva con Cassandra. 
Stare con lui era rilassante, non c’erano ombre in lui, non era necessario essere sempre attenti nel decifrare il suo comportamento. Non che fosse completamente privo di difese, ma il suo atteggiamento pomposo non aveva effetto su Lena, che era riuscita facilmente a leggere al di là di quell’artificio. Sapeva che il suo passato non era stato solo frivolezza e agio, come alcuni sembravano credere, ma questo non lo aveva trasformato in una persona rancorosa o malinconica. Era anzi diventato una persona consapevole che non tutto può andare bene nella vita, che ci sono sofferenze con cui dover fare i conti, ma non per questo la vita diviene meno degna di essere vissuta. E Lena amava il suo ottimismo latente, la sua facile euforia che non diventava mai sguaiata o frivola.
Inoltre la presenza del mago aveva dissuaso conversazioni che in quel momento sarebbero in ogni caso state fuori luogo e Lena era grata anche per questo. 
Blackwall le si era avvicinato una sola volta per avere notizie riguardo la sua salute, poi più niente. Lo aveva visto più di una volta rivolgerle sguardi torvi da lontano, ma quello non era un buon momento per i drammi personali. Tutte quelle persone, stremate e infreddolite contavano su di lei. Seguivano Solas perché avevano fiducia in lei. Dopo quanto accaduto ad Haven anche i più scettici le avevano accordato fiducia, il suo ritorno aveva un che di mistico e miracoloso per quella gente e nessuno voleva sapere quanto invece ci fosse di terreno. Nessuno chiedeva delle lunghissime ore di marcia in mezzo alla neve e della voglia sempre più prepotente di lasciarsi andare. Nessuno voleva sapere del desiderio di arrendersi semplicemente al sonno. Che morte dolce sarebbe stata!
Quel marchio sulla sua mano, che quello strano ed orribile mostro aveva cercato di strapparle con la forza, era in qualche modo mutato e le era stato d’aiuto negli scontri contro i demoni che aveva incontrato lungo la strada. Ma si era rivelato completamente inutile nella lotta contro la debolezza che cresceva sempre di più. Anche se tutti si rifiutavano di ammetterlo non vi era nulla di divino in quel marchio, perché non vi era nulla di divino nel suo spaventoso proprietario.
Ironia della sorte, per superare la lotta contro il desiderio di arrendersi aveva dovuto fare ricorso ai demoni che vivevano dentro di lei. Il bisogno di dimostrare a chi non aveva mai creduto in lei che la sua forza era grande, e allo stesso tempo, la volontà di non deludere le persone che invece avevano riposto in lei tante delle loro speranze l’avevano tenuta vigile.
Dopo tutto ciò che era riuscita a superare, ora doveva rimanere concentrata e presente a se stessa, tutto il resto avrebbe dovuto attendere.
La giornata volgeva al termine, Solas diede ordine alla carovana di fermarsi e accamparsi. Quella sera, il calare del sole aveva mostrato all’Inquisizione intera, la bellezza per la quale ciascuno aveva combattuto e rischiato di morire. 
Il sole scendendo alle spalle di Skyhold, donava al cielo sfumature dal rosa intenso all’indaco, nessuno poteva fare a meno di ammirare quello spettacolo che scaldava il cuore e riempiva gli animi di speranza. I falò vennero accesi in fretta, il campo fu sistemato e ben presto tutti furono seduti attorno ai bivacchi mangiando, bevendo e raccontando storie. 
Dorian, Solas, Varric e Cassandra erano seduti attorno allo stesso fuoco di Lena. Il gruppetto era piuttosto silenzioso, si scambiavano poche parole, ciascuno rincorreva i propri pensieri abbandonandosi infine alla stanchezza.
Poco lontani da loro le Furie, Sera e Blackwall erano invece probabilmente già ubriachi e producevano il doppio del rumore del resto della compagnia. 
Dorian lanciò uno sguardo di disappunto verso quella cerchia rumorosa poi si accostò all’orecchio dell’elfa e disse quasi in un sospiro: “Credo tu mi debba delle spiegazioni, in accordo con ciò che vedo, sto rischiando la vita. Merito almeno di sapere il perché.” Il sorriso sornione del mago sorprese Lena che faticava a comprendere le sue parole. 
Dorian allora circondò le spalle dell’elfa con un braccio e la fece voltare leggermente, fino ad arrivare a guardare il falò rumoroso accanto al loro. Lena vide lo sguardo del custode farsi di fuoco. Ebbe un brivido, era odio quello che leggeva nei suoi occhi? Cosa aveva fatto? 
“Allora, devo temere di essere accoltellato nel sonno o credi di riuscire a tenere a bada il tuo bruto?”
“Non so cosa ho fatto, non so perché è così arrabbiato. Quando siamo partiti mi sembrava tranquillo. E poi, perché dovrebbe avercela con te?”
Varric che non si era lasciato sfuggire la conversazione, scoppiò a ridere e disse: “Non è arrabbiato, ragazzina. Il tuo Custode è solo geloso. E il nostro Sparkler qui (così Varric, che aveva un soprannome per tutti, aveva rinominato Dorian), ha ragione. Non sei tu a dover temere la sua reazione. Credo invece che se potesse mettere le mani su di lui, il nostro mago se la vedrebbe davvero male.”
Lena si rabbuiò “La gelosia non esiste!” disse quasi ringhiando. Il piccolo gruppetto rimase in ascolto aspettando che l’elfa spiegasse come mai quella teoria la facesse così tanto accalorare.
“È semplicemente un sentimento che non esiste. Nasconde sempre altro, più profondo o più egoista. E spero che siate in errore.”
“Ragazzina è più complicato di così. La gelosia ti consuma. Non è un sentimento nobile, ma esiste. Sono felice per te se non hai mai avuto modo di sperimentarla, ma è reale e dolorosa. Sapere che la persona che ami non sarà mai tra le tue braccia, che condivide i piccoli gesti d’intimità con qualcuno che non sei tu, si sveglia accanto a qualcun altro, racconta le sue giornate a qualcuno che non ti assomiglia neanche, non sorride per te. Tutto questo consuma ogni altro sentimento, consuma ogni fibra di te e ti lascia incapace di provare qualunque altra cosa.”
Lena non aveva mai visto Varric così profondamente coinvolto dalle sue stesse parole. Questa volta non raccontava una storia, parlava di sé. Cassandra lo guardava intensamente cercando di capire se fosse serio. Solas sembrava leggere dentro ciascuna delle sue parole, addentrandosi di più ad ogni sillaba pronunciata dal nano. 
"Ma questa non è gelosia. Mi dispiace Varric, è amore. È ciò che prova chi, innamorato, è costretto a rimanere lontano dall’oggetto del suo desiderio. Cosa c’entra questo con la gelosia? Parli di gelosia solo perché c’è qualcun altro? Vuoi forse dire che questo sentimento è legato a quel qualcuno? Se non avesse un altro, ma comunque non fosse con te, cambierebbe qualcosa? E se lei potesse essere accanto a te, conterebbe davvero che avesse qualcun altro nella sua vita?” 
Varric, guardò l’elfa per un istante, e poi strinse gli occhi, in quell’espressione di dolore che Lena gli aveva visto altre volte. Infine rispose semplicemente: “No”
La discussione aveva improvvisamente preso toni più personali e tutti trattenevano il fiato attorno al falò.
"Volete dire che non vi creerebbe problemi scoprire che la persona che amate, ama qualcun altro?” La voce veniva dalle loro spalle. Evidentemente, il custode aveva lasciato il suo falò e si era avvicinato a loro, che presi dalla conversazione, non gli avevano prestato attenzione.
“Se quella persona è davvero innamorata di me? No. Non mi interessa” Lena aveva alzato il viso verso di lui e risposto con impeto.
Varric era rimasto in silenzio, era seccato ed imbarazzato, probabilmente non si era aspettato di essere trascinato in una discussione così personale e di certo non gradiva avere un pubblico in quel momento.
“Sono solo parole le vostre, la realtà sarebbe ben diversa. Una situazione del genere vi spezzerebbe il cuore o vi farebbe infuriare” Le ultime parole del custode erano chiaramente rivolte a Dorian che si era armato per l’occasione del suo sorriso più affascinante e provocatorio.
In Lena invece si faceva strada una furia sempre più incontrollata: “Non puoi sapere qual è la mia storia, non ti permetto di giudicare. Non sai di chi sono stata innamorata, cosa mi ha fatto infuriare e cosa mi ha spezzato il cuore. Se ti dicessi che sono innamorata da sempre di una ragazza incredibile che mi amava a sua volta e che amava però anche un ragazzo che era innamorato di me? Niente di tutto questo mi ha mai spezzato il cuore. Lo hanno fatto l’avidità e la volontà di possesso. E soprattutto, lo ha fatto la mancanza di giudizio nello sputare sentenze sugli altri, nel voler dare etichette per semplificare ciò che è complesso. Questo mi ha spezzato il cuore. E temo continuerà a farlo perché le persone preferiscono rimanere piccole piccole, piuttosto che apprezzare ed accettare la grandezza, la varietà e la bellezza che c’è nel mondo.”
Dicendo queste cose Lena sentiva il suo viso diventare di fuoco. Attorno a lei era calato il silenzio.
“Scusatemi, non volevo dare giudizi e non avrei dovuto interferire in una discussione evidentemente privata. Perdonatemi.” Blackwall era sbiancato in volto, le parole di Lena avevano evidentemente colpito nel segno e ne era contenta. Non poteva sopportare l’idea che il suo custode potesse avere dell’amore un’idea così ristretta. Era sicura che ci fosse altro nascosto dietro le parole di lui. Avrebbe pian piano scoperto anche quello. Per il momento l’importante era mettere in chiaro le cose.
Distolse lo sguardo dalle spalle del custode che si allontanava e lo riportò verso il falò, Solas teneva lo sguardo fisso sul fuoco, Cassandra la guardava a bocca aperta e tutta rossa in viso, Varric e Dorian invece sembravano piuttosto divertiti.
“Brava la nostra ragazzina, ha rimesso quel Custode al suo posto. Sparkler, non credo dovrai preoccuparti della tua sicurezza per un po’, il nostro eroe starà in un angolino con la coda tra le gambe per molto tempo, se il mio istinto non sbaglia.”
“Scusami Varric, ma più che sul Custode, ero concentrato sulla confessione della nostra piccola orecchie a punta. Sai che vogliamo i dettagli non è vero?”
“Non siete preparati per i dettagli.” Rispose Lena con fare malizioso, scoppiando a ridere subito dopo.
Quella risata aveva un che di liberatorio.
“Forza andate a dormire, faccio io il primo turno di guardia.” Lena sapeva che in ogni caso non sarebbe riuscita a dormire quella notte.
I suoi compagni sia alzarono pian piano, raccogliendo ciascuno le poche cose che avevano e dirigendosi uno ad uno verso le tende.
Per ultimo si alzò Solas che in quella strana serata non aveva detto una sola parola.
Le passò accanto e le accarezzò la testa: “Buona notte da’len. Sei una continua e piacevole sorpresa.” Lena lo guardò gli sorrise e gli augurò la buona notte.
Il campo si stava svuotando, solo poche sentinelle attorno al falò erano ancora sveglie, proprio come lei.
La notte era magnifica, aiutava lo scorrere infinito dei pensieri. Era tanto tempo che non pensava a Menia. Pensare a lei non era più così doloroso, ma la sua voce le mancava terribilmente. Chissà cosa stava facendo ora. Era finalmente felice assieme a Tallis? E lui? Si era finalmente davvero innamorato di lei come tutti si auguravano da tempo?
Lena lasciò andare lo sguardo sul paesaggio che le si stagliava davanti. L’indomani probabilmente avrebbero raggiunto Skyhold, una nuova avventura sarebbe iniziata. Lena come al solito avrebbe portato con sé tutto, dicendosi invece di aver lasciato tutto alle spalle. Sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe fatto i conti con il proprio passato. Ma non ora. Tutto ciò che poteva fare in quel momento era continuare a portare con sé il proprio pesante bagaglio aspettando il momento giusto per poter fare pulizia, buttare le vecchie cose superflue e far davvero spazio alle nuove.

 
 
 
 
 

XII
Skyhold era diversa da come la ricordava. Le sue mura erano coperte di rampicanti e le sue sale maestose avevano in troppi punti ceduto all’incalzare del tempo.
La sua atmosfera era però immutata. Nei corridoi e nel bel chiostro Solas poteva sentire odori e voci di tempi antichi. Dall’alto delle mura poteva immaginare il mondo come lo ricordava ai tempi della sua giovinezza, quando tutto sembrava così facile e le imprese, anche le più semplici come tendere la mano ad uno schiavo, lo riempivano di immensa soddisfazione.
Ora invece niente era semplice, ogni sua azione lo faceva sentire meno soddisfatto di sé. Sapeva di agire per il meglio, ma sentiva che ogni sussurro, ogni fugace stretta di mano, ogni messaggio che lasciava Skyhold, lo rendevano una persona peggiore.
Quella notte di perfetta felicità, quando aveva ritrovato la sua giovane elfa, sembrava perdersi lontana nella memoria come tutte le cose belle del suo passato. In quel campo circondato dalla neve la sua mente inebriata dalla felicità aveva dato adito a progetti che non avevano trovato riscontro nel reale svolgimento degli eventi. L’Inquisizione stava davvero diventando una potenza nel Thedas e stava dispiegando le sue forze in tutto il continente. Le sue maglie stavano infittendosi e Solas aveva trovato il modo perfetto di sfruttarle, ma ciò che non aveva calcolato era l’avventatezza degli uomini. O forse il loro buon cuore. Essi infatti non avevano scelto Cassandra come leader di questa risorta e più potente Inquisizione. Avevano invece scelto l’araldo di Andraste, colei che li aveva portati in salvo, colei che aveva una volta di più acceso le loro speranze. La giovane elfa sbucata dal nulla aveva saputo guadagnarsi il rispetto di tutta quella gente, aveva vinto la diffidenza legata alla sua razza e al suo status. Aveva vinto e lui era rimasto spiazzato. Non aveva immaginato di dover ingannare proprio lei. L’idea di dover lavorare alle spalle di Cassandra non lo inorgogliva, ma la consapevolezza di dover invece ingannare proprio la sua giovane amica lo riempiva di disgusto per se stesso.
Quella notte aveva immaginato addirittura di poterla far entrare a far parte del suo piano, un giorno. Ma stando così le cose era impossibile. Ogni giorno che passava il suo tradimento prendeva forma sempre di più. E giorno dopo giorno Solas sentiva di perdere contatto con se stesso. Si chiedeva se ciò che andava architettando fosse giusto o meno, ma poi ascoltava i sospiri di Skyhold e il suo dovere tornava ad ardere lucente di fronte a lui.
Inoltre da quando era stata ufficialmente nominata Inquisitore, l’elfa sembrava aver abbandonato quei tratti infantili cha a volte ad Haven si vedevano emergere, soprattutto quando era arrabbiata o si sentiva in difficoltà. Era diventata più attenta e riflessiva, nelle decisioni da prendere e nell’atteggiamento nei confronti degli alleati era più posata e più equilibrata, in battaglia era forse divenuta ancora più letale. Forse sentiva il bisogno di lasciare libero sfogo al suo temperamento ardimentoso ora che non si permetteva più di farlo in altri modi o forse gli intensi allenamenti a cui Blackwall e Cassandra avevano deciso di sottoporla stavano dando i loro frutti.
Nell’insieme, agli occhi di Solas l’Inquisitore aveva guadagnato fascino e carisma, e la giovane elfa di cui si era invaghito aveva lasciato il posto ad un’elfa adulta e consapevole, che giorno dopo giorno diveniva sempre più degna del suo amore.
La prima volta che si era trovato a pensare che forse ciò che provava per lei stava lentamente tramutandosi in qualcosa di più profondo, erano appena arrivati a Skyhold e si era spaventato al punto da lasciare la fortezza nella notte. Scendendo però la ripida scalinata per dirigersi verso il ponte levatoio fu intercettato da Cole. Il ragazzo, se così poteva essere chiamato, si era unito a loro la notte di Haven ed era stato un aiuto prezioso ed un compagno interessante. Il ragazzo lo faceva sentire a casa più di ogni altra cosa al mondo, ancor più di Skyhold. Cole era fuori posto esattamente come lui, perché come lui era sospeso tra due mondi, metà ragazzo e metà spirito. Era una creatura buona ed affascinante.
Quella notte, mentre cercava ancora una volta di fuggire, il ragazzo lo invitò a passeggiare con lui sulle mura. Cole sapeva leggere i pensieri più profondi, sepolti nell’animo di chi aveva davanti, e la paura di Solas era così evidente che doveva gridare alle orecchie del povero spirito.
Le parole di conforto di quel ragazzo, non lo avrebbero danneggiato, convinse quindi se stesso ad ascoltarlo.
Il ragazzo, invece, raccontò del suo amico Rhys, di come avesse dovuto impegnarsi per conquistare la sua fiducia e di come alla fine lui e la sua compagna templare, fossero rimasti sconvolti scoprendo quale fosse la sua vera natura.
Se solo lui fosse stato in grado di spiegare prima che loro lo scoprissero da soli. Se solo non avesse avuto paura. Se avesse avuto più fiducia nel suo amico.
Neanche lo spirito aveva infondo parole per lui. Forse non riusciva a leggere nella sua mente. Solas stava per salutare il ragazzo e riprendere la sua fuga ma il ragazzo gli mise una mano sulla spalla.
“Lei è una luce radiosa, riscalda e rischiara. Tutti sono importanti per lei, persino io. Non devo perdere nessuno, non posso, non voglio. Loro sono crudeli, scherniscono, sviliscono, ma qui c’è pace. Nessuno ferisce. Tutti sono importanti. Solas dice che mi lascerà, e gli altri? Io dove andrò quando sarò sola? Non devo perdere nessuno. Lei non deve soffrire.”
Dicendo queste parole, il ragazzo aveva abbassato la testa fino a nascondere il volto dietro il grande cappello.
Solas era un po’ seccato dalle parole del ragazzo, possibile che non meritasse un po’ di compassione, neanche dallo spirito più caritatevole che poteva esistere?
“Lei non merita di soffrire, è vero, ma perché le tue parole sono per lei e non per me? Se sai cosa mi agita i pensieri, perché non hai una parola gentile per me?”
“Le parole che sono per te non le ascolti. Lei invece ti rende migliore”
Non lasciando il tempo all’elfo di capire il senso di ciò che aveva appena detto, il ragazzo sparì come se non fosse mai stato lì. Ma Solas tornò nella sua stanza e si ripromise di non tentare più la fuga fino a che tutto non fosse finito. Amare non era poi la fine del mondo. Era stato innamorato tante volte nella vita, sarebbe sopravvissuto anche quella volta.
Solas si era ritrovato a pensare a quella notte sorridendo. Mentre seduto nella sua stanza preferita di Skyhold guardava l’Inquisitore affannarsi nel tentativo di far sentire tutti a proprio agio in quella che era ancora considerata la loro nuova casa. Aveva per tutti una parola gentile o severa, in base a ciò che meritavano. Niente sfuggiva al suo controllo, né i rifornimenti né i lavori di ristrutturazione. E soprattutto i suoi amici, trovava sempre del tempo per assicurarsi che tutti loro stessero bene, per spendere un po’ del suo tempo con loro, perché nessuno potesse dubitare che per lei, loro erano importanti.
Tutti erano importanti per lei.
Non doveva soffrire.
 
 
 
 
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Dragon Age / Vai alla pagina dell'autore: Amatus