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Autore: SaGeBaKer    07/04/2009    0 recensioni
Lui era Mathias Adams, inglese, nato a Londra, ma da cinque anni si era trasferito qui negli Stati Uniti, suo padre possedeva una vastissima quantità di catene alberghiere, principalmente nel nostro paese, e molte altre nel resto dell'Europa. Da cinque anni, sfortunatamente, quell'essere, e lo chiamo così, perché non meritava nemmeno di avere un nome, abitava di fronte casa mia, quindi era il mio vicino di casa e sono cinque anni che non facciamo altro che stuzzicarci e prenderci in giro a vicenda. Ma chi si credeva di essere?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Driin... Driin..


Era la sveglia, che annuncia che era ora di alzarsi, sbuffai sonoramente, prendendo la povera sveglia a forma di gatto, regalatomi da mia nonna, per il mio decimo compleanno, e la gettai per terra.

Incredibile, dopo tutte le volte che la gettai per terra, non accennava a rompersi, dannata sveglia a forma di gatto!

Oggi era il primo giorno del mio ultimo anno alle superiori, questa era la sola cosa che mi dava sollievo, soltanto un anno e tutto sarebbe finito, che bello!

Mi alzai, anche se di malavoglia, e mi catapultai in bagno a fare una doccia, cercai di non perdere tempo, come era mio solito, e tornai in camera ad indossare la divisa scolastica.

Maledetta divisa, odiavo indossarla, era beige, e io odiavo il beige o qualunque colore che gli si avvicini.

Scesi giù in cucina, dove c'era mio padre che mi aspettava per fare colazione.

-Buongiorno scoiattolino!-

-Papà, lo sai che non sopporto essere chiamata così- mi chiamava così, perché da piccolina, i miei denti, ricordavano quell'odiosa creatura, ma dopo aver portato per circa tre anni quell'affare chiamato “apparecchio” i miei denti adesso erano perfetti, almeno quell'arnese, era servito a qualcosa.

-ma dai, eri così carina da piccola, anche se avevi i denti un po'...-

-per favore, smettila!- dissi dando un morso ad una fetta biscottata -adesso scappo, se non voglio arrivare in ritardo-

-ma come, non mangi più niente? Ho anche preparato quei biscotti al cocco, quelli che ti piacciono tanto!- disse mio padre dispiaciuto per non aver mangiato i suoi biscotti, povero li aveva preparati con tanto amore, ma proprio non avevo fame quella mattina, mi ero persino pentita di aver mangiato quella fetta biscottata, avevo la nausea, e non volevo peggiorare la situazione

-no grazie papà, conservali nella dispensa, magari di pomeriggio, mentre guardo la tv, ne mangio qualcuno!-

-ok, piccola mia- disse conservando i biscotti

-beh adesso vado a stasera!- dissi prendendo le chiavi della mia auto e scappando fuori casa.

Fortunatamente quella mattina non c'era molto traffico, strano ma vero, ed arrivai in tempo a scuola, scesi dall'auto e mi avviai dentro la cancellata, nella panchina di fronte l'entrata c'era Stacey, la mia migliore amica, che mi aspettava da chissà quanto tempo, la sera precedente le avevo promesso che sarei arrivata in anticipo di trenta minuti per il primo giorno di scuola, invece si e no, mancavano cinque minuti al suono della campanella.

-Sophia!!- che sguardo incazzato che aveva, e come poterle dare torto

-scusami, scusami- dissi andandole incontro- è tutta colpa di quel gatto maledetto, ha miagolato male questa mattina!-

-non dare colpa a quella povera sveglia, sei tu che sei una dormigliona!-

-e che posso farci? Non riesco a riabituarmi a questa routine!- Stacey fece morire il discorso li, mi prese sottobraccio e insieme entrammo a scuola

-sei pronta a ricominciare?-

-no per niente- dissi amareggiata

-ma dai, sei la ragazza più popolare della scuola, di che ti lamenti?-

-non ho scelto io di essere popolare, sai quanto me ne frega di esserlo- dissi entrando nell'aula di biologia, iniziava benissimo l'anno, odiavo quella maledetta e inutile materia!

Prendemmo posto, e iniziammo la prima lezione dell'anno.


Alla fine della lezione, uscimmo dall'aula, alla prossima ora ci sarebbe stata ginnastica, ed ero intenzionata a saltarla, ma a che serviva quella materia? Soltanto a sudare e basta!

La mia migliore amica non se lo fece ripetere due volte, e saltammo la lezione, andammo a prendere un caffè in una delle tante macchinette della scuola e successivamente ci sedemmo nella nostra solita panchina, parlavamo del più e del meno, quando...

-non ti voltare- disse la mia migliore amica

-e perché mai?- chiesi non capendone il motivo

-non sai chi sta per raggiungerci- ma ahimè dal tono della sua voce, avevo capito di chi si trattava, e solo una persona, e dico, solo una persona, poteva irritarmi in un modo incredibile...

-Salve ragazze, il primo e giorno e già saltate le lezioni?- avrei voluto non voltarmi, ma l'istinto non mi diede retta

-eh... guardate chi c'è... l'inglesino! Tornato da Londra? Sai, speravo ci saresti rimasto per sempre!-

-e invece per tua grandissima gioia, rieccomi qui anche quest'anno!- disse facendo un ghigno, mi limitai soltanto a fare una smorfia, ad un tratto me lo trovai seduto affianco...

-quindi, che mi racconti? Fatte conquiste questa estate in Spagna?- continuò lui

-penso che non te ne dovrebbe importare, Mathias!-

-dici così perché nessuno spagnolo ti ha dato attenzioni?- si come no... come minimo dieci ragazzi mi hanno chiesto di uscire quell'estate passata a Valencia, da mia zia Rose...

-povera la mia Sophia, quanto mi dispiace, invece io a Londra mi sono divertito così tanto, mi sono fatto una ventina di ragazze in un solo mese!-

-wow! Perché non lo segnali al Guinness dei Primati?- Stacey si limitò a ridacchiare divertita senza dire nulla, mentre lui fece una smorfia, ma non accennava ad andare via...

Lui era Mathias Adams, inglese, nato a Londra, ma da cinque anni si era trasferito qui negli Stati Uniti, suo padre possedeva una vastissima quantità di catene alberghiere, principalmente nel nostro paese, e molte altre nel resto dell'Europa.

Da cinque anni, sfortunatamente, quell'essere, e lo chiamo così, perché non meritava nemmeno di avere un nome, abitava di fronte casa mia, e quindi era il mio vicino di casa e sono cinque anni che non facciamo altro che stuzzicarci e prenderci in giro a vicenda.

Ma chi si credeva di essere? Per essere bello era bello, era da ipocrita non ammetterlo, ma non per questo gli era concesso di comportarsi come un coglione!

Soltanto perchè aveva due occhi, dal colore dell'oro, i capelli corvini e un corpo che ricordava una statua greca? No, non gli era concesso!

-Beh, io mi sono scocciata, andiamo Stacey- dissi prendendola per mano e andandocene in qualsiasi posto, almeno un centinaio di metri lontana da lui.



Finalmente il primo giorno di scuola, era terminato, e non avevo rivisto per il resto della giornata quella sottospecie di essere chiamato Mathias, rientrai in casa, e andai in camera mia, mio padre era al lavoro e la domestica, si prese una settimana di ferie, povera la mia Marie, aveva la febbre altissima, spero di riprenda presto!

Come al mattino, non avevo per nulla fame, quindi per passare il tempo, accesi il mio portatile e navigai un po' su internet, poi entrai su messenger, magari avrei beccato qualche amico spagnolo che avevo conosciuto questa estate, neanche il tempo di mettere lo stato in linea, che si aprì una finestra


Womanizer


Sophia, da quanto tempo, come mai

sprechi il tuo tempo su messenger?



FairySoph


Ehm... scusa si può sapere chi sei?


Womanizer


dai che lo sai chi sono!



FairySoph


no, che non lo so! E sai una cosa?

Nemmeno mi interessa, ciao “donnaiolo”



Womanizer


pensi di essere simpatica?

Guarda che il tuo sarcasmo è banale e mal riuscito..



FairySoph


può anche essere, ma sai chi se ne frega? Ciaooooo!


Womanizer


Aspettaaaa! Non andare, dai indovina chi sono!



FairySoph


Ma a me non interessa sapere chi sei... perchè insisti?

Se sei davvero un “donnaiolo” come ti definisci tu, che cavolo ci fai in chat?



Womanizer


Infatti cerco la mia prossima preda!



FairySoph


Beh allora buona caccia, ti saluto!



Chiusi Messenger e spensi il pc, che strana gente che si trovava in rete, ecco perché non perdevo il mio tempo in internet, annoiata decisi di uscire in giardino a prendere un po' di sole, per fortuna le giornate erano ancora calde, indossai un bikini e uscii in giardino sdraiandomi su una delle sedie a sdraio, misi le cuffie del mio mp4 e chiusi gli occhi, rilassandomi e ascoltando musica, probabilmente mi addormentai, perchè mi ritrovai a svegliarmi di soprassalto, tutta bagnata, come se mi avessero gettato un secchio d'acqua ghiacciato addosso, ma chi mai poteva fare questo? Ero in casa da sola, non avevo il coraggio di aprire gli occhi, ma quando lo feci, me ne pentii subito


-che cavolo ci fai qui? E come ti sei permesso di tirarmi l'acqua addosso? Da dove sei entrato? Che cavolo vuoi? Lo sai che te la farò pagare, piccolo verme insipido....-

-non sbraitare così, sai che non è carino fatto da una signorina per bene, come te, vero FairySoph?-

ecco chi era poco prima, nient'altro che quella testa di cazzo di Mathias, beh dovevo aspettarmelo... scoppiai a ridere e la cosa lo sorprese parecchio

-Womanizer, oddio, non smetto di ridere- dissi continuando a ridermela di gusto, certo, lo sapevo che fosse un “donnaiolo” ma vantarsene anche su internet, allora è vero che i ragazzi hanno il cervello molto più piccolo del nostro!

-comunque- dissi cercando di ricompormi -cosa ci fai qui? Vattene subito!-

-sai, ho visto che stavi prendendo a fuoco, e ho pensato di spegnere l'incendio, con un bel secchio d'acqua!- disse questa volta ridendo lui di gusto, ma questa volta non era il mio corpo a prendere a fuoco, ma bensì i miei occhi

-sei anche entrato in casa mia! Ti odio, vattene!-

In quell'istante entrò mio padre, che ci venne incontro, aveva un pacco con lui, chissà cos'era...

-salve Signor Davis! Come sta?- disse tranquillamente Mathias

-bene, bene, e tu ragazzo mio, come stai? Tuo padre sta bene? Sono circa due mesi che non lo vedo!-

-eh si, è partito per la Francia, tornerà domani pomeriggio-

-bene, così possiamo organizzare una bella cena tutti insieme!-

-certo mi farebbe piacere!- disse lui, con quella sua finta aria da bravo ragazzo, poteva prendere in giro mio padre, e tutti quello che voleva, ma non me.

Ebbene si, mio padre e il padre di Mathias, sono vecchi amici d'infanzia, e sfortunatamente da quando. cinque anni fa, si trasferirono qui, ripresero a ri frequentarsi, e almeno due o tre volte la settimana, o noi andavamo a cenare da loro oppure loro venivano da noi, lui davanti al mio e al suo di padre, con me si comportava da bravo ragazzo, gentile ed educato e non riuscivano a capire, perché ce l'avessi così tanto con lui! Ma loro cosa ne potevano sapere, cosa subivo da lui ogni giorno a scuola? Di quello che mi ha fatto passare negli ultimi cinque anni? Assolutamente niente, perché era un bravo, anzi, un ottimo attore, ancora mi chiedo come mai non abbia sfondato al cinema!

-piccola mia, cosa ci fai tutta bagnata? Ma sei impazzita? Ti verrà una polmonite!-

-papà io...- cercai di giustificarmi

-vai a cambiarti subito!- mi alzai dalla sdraio e mi incamminai verso casa -tu rimani a cena con noi, Mathias?- non appena mio padre, pronunciò quelle parole, mi voltai ,incenerendolo con lo sguardo

-ma certo Signor Davis, sa che per me è un piacere stare in sua compagnia, e quella di sua figlia!-

-bene, perché ho portato del cinese- disse entrando dentro casa, mentre io osservavo la scena, incazzata più che mai, Mathias, si voltò verso di me ,mi sorrise, e seguì mio padre dentro casa.


Erano ormai due ore che stavamo a tavola, e quell'odioso di Mathias, non accennava ad andarsene, io mi rigiravo i pollici, e continuavo i battere i piedi per terra, Dio che noia e che discorsi inutili, non facevano altro che parlare del lavoro di mio padre e quello del padre di Mathias, ma quanto possono essere noiosi gli uomini?

-scusate, io vado a dormire- dissi alzandomi dalla tavolo

-ma scoiattolino non è carino alzarsi, quando c'è un ospite!- disse il mio caro papà, mi limitai soltanto a lanciargli occhiate di fuoco – a proposito, perché non mostri a Mathias, le foto fatte questa estate a Valencia dalla zia Rose?- oh, no, ma che cavolo, sapeva che l'odiavo, perché farmi questo?

Lui notò l'espressione del mio viso, soffocò una risata, fingendo una tosse improvvisa

-andiamo in camera mia- gli dissi, tanto contraddire mio padre era inutile, l'avrebbe comunque avuta vinta, tanto vale non controbattere, lui non se lo fece ripetere due volte, che mi venne dietro.

Salimmo le scale, senza rivolgerci la parola, ma continuava a tenermi gli occhi addosso, una volta arrivati in camera mia, accesi il portatile, dove tenevo le foto, non avevo ancora avuto il tempo di stamparle, ma l'avrei fatto al più presto, non continuai a dire niente, mentre lui osservava la mia stanza, come se non ci fosse mai stato!

-qui ero al mare con mia cugina Aida e con i suoi amici, Esmeralda, Carlos e Turi- dissi mostrandogli la foto

-pensi davvero mi possa interessare?- disse la con la sua solita faccia smorfiosa

-e allora cosa sei venuto a fare?-

-a romperti le scatole- di scatto mi alzai, volevo menarlo, stava superando ogni limite, perché doveva irritarmi in quel modo? Gliela avrei fatta pagare, una pinza in faccia, non gliela toglieva nessuno, ma lui, furbo com'è, mi bloccò la manco, avendo intuito le mie intenzioni

-ma come facevi a saperlo?- dissi stupita

-pensi che non ti conosca ormai?- continuava a stringere il polso, stava cominciando a farmi male

-lasciami- ma lui non mi diede retta e continuò a stringere di più -ho detto lasciami, bastardo!-

-ma neanche per sogno!- rispose lui con un ghigno

-guardo che ti mollo un calcio sulle palle, se non la smetti! Ma cosa vuoi da me? Perché devi torturarmi?-

-semplice, perché mi diverto!-

-io invece no, Mathias, ti prego...- e mi lasciò il polso -adesso vattene-

-no... voglio vedere le foto-

-non ho più voglia di fartele vedere, va via!- quasi urlai

-smettila, tuo padre potrebbe sentirti-

-non mi importa- sussurrai

-dai, fammi vedere queste foto- mi arresi, tanto l'avrebbe vinta, come sempre lui


La mattina seguente, non avevo nessuna voglia di andare a scuola, non avrei sopportato rivedere la sua faccia, ma mio padre mi avrebbe buttata fuori di casa, anche a suoni di calci, se era necessario, guai se perdevo un giorno di scuola, secondo mio padre...

Quando scesi in cucina, mio padre non c'era, quella mattina era andato a lavoro presto, bene, potevo rimanere a casa, ma dopo ci ripensai, lo avrebbe scoperto comunque, e mi avrebbe fatto una ramanzina lunga da qui all'Europa, feci colazione con i biscotti preparati dal mio babbo il giorno prima, non appena finii di mangiare, presi le chiavi dell'auto e quelle di casa, e uscii ...

Quando fui in auto, qualcosa non andava, la mia macchina non accennava a partire, e adesso?

Imprecai contro il voltante, e furiosa scesi, sbattendo violentemente la portiera di quella stupida macchina.

Cazzo, non avevo voglia di andare a piedi, era abbastanza distante la scuola da casa mia, e non potevo neanche rimanere a casa, chi lo avrebbe sentito mio padre?


-hai qualche problema?-

di fronte a me c'era lui dentro la sua limousine, forse aveva assistito a tutta la scena

-no, nessun problema-

-tu dici? E non è un problema, che la tua macchina, non parta?-

-no, non è un problema, mi farò una bella passeggiata, sai fa bene alla salute-

-se vuoi posso darti un passaggio in limo- ma che era matto? Non avrei accettato neanche morta

-no, grazie- dissi cominciando a camminare, altrimenti si sarebbe fatto tardi, ma lui mi veniva dietro con la sua limo, ma perché non se ne andava?

-che vuoi?- dissi voltandomi verso di lui, che se ne stava ancora affacciato al finestrino abbassato

-sali-

-ho detto no!-

-ho detto sali- e quelle furono le ultime parole famose, aprì lo sportello della limo, e prendendomi per un braccio, mi buttò dentro, chiuse la sicura, in modo tale che non potessi uscire.

Quando mi ritrovai sopra le sue gambe, come se fossi un gatto, saltai nei sedili di fronte a lui

-un grazie è gradito-

-non te l'ho chiesto io di venire in limo con te-

-hai ragione-

-lo so- e dopo il silenzio.

Arrivati a scuola, ci separammo, senza nemmeno salutarci, io raggiunsi Stacey all'entrata

-che brutta cera!- commentò la mia migliore amica

-non dire niente, per favore- dissi non volendo continuare il discorso


Alla fine delle lezioni, Stacey mi diede un passaggio a casa, oggi avrei passato tutta la giornata a casa a dormire, ed era l'unica cosa da fare quando non ero di buon umore.

Mi risvegliai dopo due ore, diavolo che mal di testa!

Balzai dal letto, quella sera sarei dovuta andare al cinema insieme a Stacey e la sua sorellina più piccola Christine, ma non avevo nessuna voglia di uscire di casa, volevo soltanto indossare il mio largo pigiamone rosa con le paperette e guardare un po' di tv, insieme al mio babbo.

Così decisi di chiamare la mia migliore amica per darle la “bella” notizia


-Stacey?-

-ohi Soph, che succede?-

-nulla... dobbiamo rinviare il cinema, questa sera non ho voglia di uscire- le dissi veramente dispiaciuta

-oh non ti preoccupare, a dire il vero non avevo nemmeno io tutta questa voglia di uscire!- poco le credevo, ma comunque carino da parte sua

-beh allora ci vediamo domani-

-okay, a domani, passo a prenderti io?- ah vero, la mia aiuta è a riparare!

-si, non vorrei nuovamente ritrovarmi su una limosine- lei scoppiò a ridere -non c'è nulla da ridere!-

-hai ragione- disse continuando a ridere -allora a domani- disse chiudendo la chiamata.

Subito dopo arrivò una chiamata di mio padre, quella sera non sarebbe tornato a casa, aveva del lavoro da sbrigare, ed io che volevo stare con lui quella sera...


Una mezz'ora dopo, bussarono alla porta, scesi di sotto e andai ad aprire, mi ritrovai davanti alla porta il signor Adams, il padre di Mathias, era un uomo di mezza età, aveva all'incirca 55 anni, i capelli ormai grigi e lo stesso colore degli occhi del figlio, vestiva con completo gessato grigio

-salve William!- lo salutai cortese

-oh ciao Sophia, tutto bene?-

-si, grazie-

-tuo padre?- chiese

-no, mio padre questa sera non torna a casa, a causa del lavoro-

-capisco, ed io che volevo invitarvi a cena...- disse dispiaciuto

-beh sarà per la prossima volta-

-perché non vieni tu a cena da noi?- io a cena da loro? Ma nemmeno morta, dovrei sopportarmi suo figlio e le sue battutine del cavolo? No, grazie!

-ehm... non saprei, non vorrei disturbare...- non avevo il coraggio di dire no apertamente, non era carino, ma che potevo fare?

-Insisto! Questa sera nostro figlio esce con gli amici, e potresti tenere compagnia a mia moglie, le farebbe piacere!- non c'è Mathias? Bene, allora avrei accettato

-Okay, mi ha convinta, ci vediamo tra una mezz'oretta-


Andai in camera mia, aprii l'armadio, e decisi d'indossare un vestitino carino rosso, che mi regalò mio padre il giorno del mio sedicesimo compleanno, un paio di scarpe nere col tacco, andai nel mio bagno personale, e mi truccai un po', un filo di matita nera, sopra e sotto, e un lucida labbra, rosso ciliegia, spruzzai qualche goccia del mio profumo preferito, e mandai un sms a mio padre, dove gli dicevo che cenavo quella sera a casa Adams.

Scesi di casa e attraversai il vialetto, l'unica distanza tra casa mia e quella dei signori Adams, quando fui davanti casa, suonai il campanello, ad aprirmi fu la domestica, Serena, una donna di circa trentacinque anni, di origini italiane, non tanto alta, bionda e dai grandi occhi verdi, ho sempre provato tanta simpatia versa quella donna

-salve!- dissi entrando in casa

-bentornata signorina Sophia, tutto bene?- m chiese cordialmente la domestica

-bene, grazie!- le sorrisi, lei contraccambiò

-i signori l'aspettano in sala da pranzo-

-grazie-

Mi diressi nella sala da pranzo, accompagnata da Serena, dove mi aspettavano il signore e la signora Adams, erano seduti a tavola che aspettavano che fosse servita la cena, andai a salutarli

-Buonasera!-

-oh ciao Sophia!- la signora Lily, si alzò e mi venne incontro, e mi strinse in un abbraccio affettuoso

-andato bene il viaggio?- chiesi

-si, grazie piccola, su siediti accanto a me!- la signora Lily mi trascinò al tavolo e prese a raccontarmi del viaggio appena trascorso col marito, di quanto si fosse divertita, degli innumerevoli posti abbia visitato, nonostante quello fosse un viaggio d'affari.

-oh, ma guarda chi abbiamo qui!- ero così presa dal racconto, che quasi non mi ero accorta della sua presenza, gli feci un cenno col capo, non volevo sembrare scortese davanti i suoi genitori e poi quella sera non sarebbe rimasto con noi, altrimenti col cavolo che avrei accettato!

-aggiungete un posto per me- non appena udii quella frase, mi voltai di scatto, i miei occhi incontrarono i suoi, lui mi fece l'occhiolino e sorrise divertito di fronte la mia espressione sconvolta

-ehm... ma non dovevi uscire con degli amici?- chiesi, cercando di tenere un tono di voce gentile

-si, ma ci vado dopo cena, non mi sembra carino uscire quando ci sono degli ospiti, specialmente se quell'ospite è una mia amica- amica? Amica? Ma quale amica? Quando noi due siamo mai stati amici? Cercai di compormi, dovevo comportarmi bene, altrimenti cosa avrebbero pensato di me i loro genitori, che mi hanno sempre conosciuta come una ragazza gentile e carina?

-ma no Mathias, non preoccuparti, se hai degli impegni vai pure, io sto qui con i tuoi genitori-

-ma non dire fesserie, lo so che ci rimarresti male se andassi via, e poi voglio tenerti a fare compagnia- insistette lui, lo dicevo che era un attore, risultava credibile anche a me, se non sapessi come era fatto.

-ma com'è carino da parte tua!- disse sua madre, alla quale rivolse un sorriso dolcissimo, almeno con lei sembrava carino, io avevo voglia di dirgli una valanga d'insulti, che m dovetti mordere la lingua per non farle uscire, e alla fine mi arresi, che altro avrei potuto fare?

Servirono la cena, e continuammo a parlare del viaggio, della scuola, delle vacanze trascorse in Spagna dalla zia, molto amica della signora Lily, infatti mi aveva promesso che per le prossime vacanze ci saremmo andate a trovarla insieme, ovviamente solo io a lei, e parlammo anche del lavoro del signor Adams.

Quando finimmo ci alzammo, Mathias salì in camera sua a prepararsi, finalmente se ne andava, e noi ci accomodammo in salotto a prendere una tazza di caffè, la signora m fece vedere le foto fatte durante il viaggio col marito, e anche dei filmini in dvd.

-mamma io vado- era sceso in salone Mathias, era messo tutto in tiro, un completo bianco, camicia nera, scarpe eleganti nere, capelli all'indietro con un chilo di gel, ma dove stava andando? Mi venne da ridere, finsi un colpo di tosse e portai una mano alla bocca, lui se ne accorse, e mi mando un'occhiata truce.

-va bene tesoro- si incamminò verso l'ingresso quando...

-perchè non porti con te Sophia?- disse il padre, il corpo era paralizzato e gli occhi erano ormai fuori dalle orbite, lui ebbe la mia stessa espressione, circa dieci secondi dopo, rispose

-certamente- col suo solito sorrisino

-ma...-

-su andiamo- mi alzai e salutai i signori, forse avevo capito, per non deludere i genitori, voleva fingere di portarmi con se, e una volta fuori casa ognuno per i fatti nostri, per una volta non potevo non essere più che d'accordo.



  
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