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Autore: acchiappanuvole    27/04/2016    1 recensioni
"...la maggior parte di quelle persone sono nate dormendo, vivono dormendo, si sposano dormendo, allevano i figli dormendo, muoiono dormendo senza mai svegliarsi. Non arrivano mai a comprendere la bellezza e lo splendore di quella cosa che chiamiamo esistenza."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lacie




Guida creata da il blog di Lisa. Il buffet è sistemato davanti alla vetrata che da sul giardino; Lacie osserva ogni portata ma niente stuzzica il suo appetito. Fissa la grande finestra, la terrazza oltre ad essa è illuminata. Riempie il bicchiere di vino ed esce, isolandosi dal chiacchierio. L’aria è fredda ma Lacie se ne sente rigenerata, finalmente il silenzio, in certi momenti adora rimanere sola. Poi si rende conto di non esserlo completamente. A qualche metro da lei, nell’ombra, appoggiato alla balaustra di marmo, scorge qualcuno.
-La festa ti annoia?- una voce chiara rompe il silenzio
-Avevo bisogno di un po’ d’aria- Lacie mantiene un tono incolore, la figura si muove nel buio, pochi passi e diventa visibile. L’abito grigio perla mette in risalto il volto chiaro e gli occhi simili a due schegge di cristallo azzurro. Lacie lo guarda con malcelata curiosità, sebbene conosca tutto di lui, dal modo in cui parla alla rapidità con cui varie le sue espressioni canzonatorie, Glen resta un curioso mistero, un piacevole enigma di cui non è chiaro se esista o meno qualcosa da capirci.
-Curioso, abbiamo avuto la stessa necessità- sorride e alza il bicchiere nella direzione di lei- I tuoi fedeli cavalieri potrebbero sentirsi trascurati-
Lacie sorride divertita – E’ nobile da parte tua preoccuparti dei loro sentimenti-
Glen l’affianca, l’aria della sera soffia in viso con dispettosa insistenza – Sono solamente un buon osservatore, mia cara.  Stasera hai tutti gli occhi puntati su di te: grazie, bellezza, eleganza e la catastrofica ombra della sventura. Una miscela pericolosa che può attirare il desiderio di donne e uomini-
-A tutti piace desiderare quello che non conoscono- Lacie scosta un pesante ciocca di capelli dalla spalla, scivola sulla schiena come un sinistro drappo nero, un sipario pronto a calare sulla notte. Glen bozza un ghigno, un ghigno per schernire se stesso e la pericolosità di quanto osserva. Se tutto il resto del mondo vortica nel valzer della noia, Lacie è il tango della vita, più affascinante e incomprensibile dello stesso abisso. L’afferra per un braccio, esercita una lieve pressione intorno al  suo polso sottile, Lacie si trova sbilanciata e d’un tratto i suoi occhi osservano attraverso il sottile cristallo del bicchiere di Glen. Un mondo color rosso intenso, il rosso più pregiato, simile alla linfa che scorre nelle vene umane, simile agli occhi di un figlio del diavolo. –Guarda- le mormora Glen all’orecchio – Guarda e dimmi cosa vedi- e tutti gli ospiti ora si riflettono nel liquido scarlatto, volteggiano la loro danza gentile nello spazio di un bicchiere e Lacie non è attratta dalla suggestione romantica di quell’immagine, poggia la schiena contro il petto di Levi, non Glen, è l’unica a non chiamarlo con il suo titolo, abbandona le braccia lungo i fianchi e sul viso si alternano rapidi riflessi di una strana e improvvisa consapevolezza.
- Sono addormentate- dice – la maggior parte di quelle persone sono nate dormendo, vivono dormendo, si sposano dormendo, allevano i figli dormendo, muoiono dormendo senza mai svegliarsi. Non arrivano mai a comprendere la bellezza e lo splendore di quella cosa che chiamiamo esistenza- è fredda e melodiosa la voce di Lacie, come se provenisse dal fuori campo della scena, da una dimensione diversa, una dimensione nella quale tutto è già stato compreso, conosciuto, ascoltato –ma questo non è poi un problema nostro, giusto Levi? O, quantomeno, non è un problema mio- si allontana Lacie, il gesto repentino lascia cadere qualche goccia di vino dal bicchiere di Glen;dentro, oltre la vetrata del salone, il mondo ha ripreso le calde tinte della luce dei grandi lampadari. Il vestito scuro di Lacie piroetta in una ruota di velluto e raso, danza davanti agli occhi di Levi che, rimpadronitosi  del proverbiale controllo, sorseggia ciò che resta e lancia una fugace occhiata ai suoi ospiti. Ad uno in particolare. “ Il sonno della ragione produce impossibili mostri*” è   questo che pensa quando gli ospiti, al richiamo dei valletti che annunciano lo straordinario evento, abbandonano la protezione della sala per raggiungere la terrazza. – D’altronde è vero, questo non è più un nostro problema- Levi alza gli occhi al cielo –nemmeno una nuvola, la cometa sarà ben visibile. Sai mia cara,  passa ogni settantasei anni e molti la giudicano portatrice di sventure. Oserei dire che avete molto in comune…-
-Staremo a vedere- anche gli occhi di Lacie si spostano sulla volta stellata.
-Già, staremo a vedere- la voce di Glen Barskerville è un sussurro impercettibile. Le vetrate si aprono di colpo, gli ospiti cominciano ad uscire.


C’è tanta gente che scruta l’orizzonte sulla terrazza dei Baskerville. C’è brezza, la notte è calma, l’attesa. Lacie scorge per prima la cometa, e l’indica. Intorno a lei tutti si affollano, allungano il collo, cercano di identificare le costellazioni. Il cielo è privo di nubi, le stelle sono fulgide, sembrano semi luminosi sparsi nell’universo dalla mano d’un dio generoso, la loro quantità è abbagliante. Si allontana dagli altri perché il brusio non la disturbi, preferisce essere sola. Nemmeno Oswald o Jack questa volta. Sola. Guarda la volta celeste ed esulta, in una notte simile tutto è possibile, tutte le cose squallide degli uomini, i sotterfugi, i compromessi, le menzogne sono banditi. Per un momento prova una grande euforia, come se avesse vinto la forza gravitazionale della terra, come se l’abisso salisse insieme a lei ad incontrare il firmamento. La sensazione non dura. Sta già svanendo quando i suoi occhi incontrano di nuovo la scia di luce. Si aspettava fosse una delusione. Particelle, gas e polvere…era sicura che fosse men che spettacolare. Ma capisce di aver sbagliato. La cometa ispira soggezione a lei e a tutti i presenti, mentre Jack esclama e l’indica, la conversazione si spegne, tutti ammutoliscono.
Una lunga curva di luce; la cometa s’inarca, le stelle impallidiscono, l’oscurità divampa, la grande traiettoria è silenziosa. E’ questo, pensa Lacie, che rende quell’apparizione così ultraterrena e temibile. Si aspetta un fragore, il crepitio delle fiamme, il rombo di un’esplosione… ma la cometa è muta. E, per un istante, la percezione del futuro. Settantasei anni, Lacie guarda e calcola come forse fanno tutti, ma le date le sono inimmaginabili, bizzarre. La segue con gli occhi, guarda la luce incurvarsi maggiormente.  Lo sa, una sola volta nella vita. Non la rivedrà mai più.  Lacie concede una smorfia al proprio destino, questo la rattrista e l’incollerisce; solo  pochi giorni prima che tutto finisca, ma vorrebbe fare qualcosa di audace, di splendido. Si volta spazientita. Deve tornare da Levi, subito!E non le importa se la vedranno allontanarsi.  Allunga il passo, nessuna la nota, tranne Jack, che l’osserva sempre. L’aria è dolce nei polmoni di Lacie, l’esultanza è tornata. “Stanotte potrei fare qualunque cosa” si dice. Comincia a correre e si guarda indietro, una sola volta. No, nessuno la chiama, nessuno grida il suo nome; e più tardi nessuno le chiederà dove sia andata.

 

  
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