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Autore: MustangPrincess    07/04/2009    9 recensioni
(Squadra Speciale Cobra 11) Semir/Jan. alla fine di una importante missione, Jan verrà rapito, e Semir dovrà salvarlo, chiudendo i conti con il suo passato. mia prima fic in assoluto su squadra speciale cobra 11, spero che vi piaccia.
Genere: Azione, Suspence, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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You and Me

 

Era un’assolata mattina d’aprile  quando Semir e Jan riuscirono finalmente ad acciuffare quella banda di spacciatori, che da così tanto cercavano.

“Andrea, sono Semir. L’operazione è riuscita, torniamo in centrale per fare rapporto. Ok, si… ti amo…” e chiuse la telefonata, voltandosi verso  il suo collega, che, intanto, stava parlando con il capitano dell’unità cinofila.

Jan… da un anno era il suo partner lavorativo… davvero un record.

Di solito tutti rifiutavano l’incarico dopo un mese, non riuscendo a reggere i ritmi dettati da quell’impiego.

Ma Jan ce l’aveva fatta, si era imposto, non solo sul lavoro, ma anche nel suo cuore, anche se lui questo non lo sapeva.

Il moro lo vide, e gli sorrise, dopodiché strinse la mano all’uomo con cui parlava, e lo raggiunse.

“bel lavoro collega!” disse ironico

“oh, grazie” rispose Semir con lo stesso tono, dopodiché si misero a ridere, come sintomo della tensione che era svanita alla fine della missione.

 

“dai, torniamo in centrale” disse il castano,avvicinandosi alla macchina, aprendo lo sportello del guidatore, mentre Jan gli passava velocemente davanti, sedendosi, poggiando le mani sul volante.

“scusa?” chiese l’altro in tono scherzoso, corrugando la fronte

“dai, Semir, lascia guidare me!”

“no”

“…si…”

“…no…”

“…perfavore…”

“…e va bene, va bene!”si fece convincere, quindi salì sul sedile del passeggero e partirono a tutta velocità verso il comando.

                                                   

Ma non sapevano che qualcuno li stava osservando, ribollendo di invidia al solo pensiero che prima, al fianco di Semir, c’era lui, e non quel ragazzino moro.

E come lo guardava…

Si alzò di scatto e, con un’idea che gli balenava nella mente, salì a sua volta in macchina e partì,

 

 

 

La stessa sera, Jan era fermo sul pianerottolo di casa sua, in cerca delle chiavi del suo appartamento, quando si sentì chiamare.

“lei è il signor Jan Richter?”

“si…”

A quella risposta l’uomo, che era dietro di lui, lo colpì alla nuca, facendolo cadere sul pavimento, privo di sensi.

 

 

 

Il mattino dopo Semir, in ufficio, era abbastanza spazientito; Jan era in ritardo di  mezz’ora.

Non che fosse una novità, a volte succedeva che il moro tardasse ad arrivare, ma lui odiava aspettare.

 

Cominciò a preoccuparsi seriamente quando il ritardo fu di 1 ora, quindi lo richiamò, per la decima volta, al cellulare…

…niente, ancora spento…

Chiamò a casa, ma non gli rispose nessuno, e la preoccupazione gli salì ancora, mentre Andrea gli diceva di stare calmo, e che Jan gli avrebbe spiegato il motivo del suo ritardo non appena fosse arrivato.

Ma mentre parlava il cellulare di Semir squillò.

Guardò il display. Numero privato.

“pronto”

“Semir…” si sentì chiamare dalla voce dall’altro lato, che sembrava incrinata dalla paura.

“Jan?” chiese sorpreso, sgranando gli occhi, mentre gli altri agenti gli venivano vicino, per poi ripensare alla sua voce, normalmente così squillante ed allegra, incrinata a quel modo.

“Jan, dove sei? Che ti è successo? JAN?!!” ripetè, non avendo alcuna risposta, fino a quando…

“ciao Semir”

La voce era cambiata, ma lui la conosceva fin troppo bene.

“Mike…”

 

FINE PRIMA PARTE

  
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