Once
upon a time
"E
vissero per sempre felici e contenti" era
una frase che Sakura notava
spesso nei suoi libri, quelli che custodiva gelosamente da quando era
solo un'infante.
Era solita paragonarsi alla principessa delle favole, quella che usualmente veniva salvata dal suo principe - Sas'ke - e che infine si sposava con egli, coronando il loro amore eterno. Ma il suo principe la ignorava costantemente, quando non a, quello di amare in eterno qualcuno che mai ti avrebbe ricambiata, eppure lei doveva essere destinata a Sas'ke. Lui era un principe, con quei suoi opali color pece, con le sue labbra sottili ed esangui, con il suo portamento elegante.
Ma, pensandoci, sembravano appartenere a due favole diverse, troppo differenti per intrecciarsi.
Forse era cieca, lei, a correre dietro ad un protagonista che non faceva parte della sua storia, forse stava solo sprecando prezioso tempo.
E quando incontrava dei sorrisi solari - quelli che mai Sas'ke le avrebbe rivolto - , degli occhi cerulei che costantemente la osservavano curiosi, una zazzera bionda che puntualmente irrompeva nella sua favola ogni mattina, pensava che forse avrebbe dovuto rivalutare il suo concetto di "principe".
Cosė, ogni tanto, quando entrambi i suoi eroi erano partiti, lasciandola sola e indietro, andava di nascosto in cantina, quella buia e polverosa e ripercorreva con lo sguardo smeraldino e malinconico i caratteri stampati dei libri, sorridendo ogni volta che l'appellativo "Principe Azzurro" - come i suoi occhi - le saltasse all'occhio.
Sorrideva mentre scorreva con le dita sottili le pagine vecchie e ingiallite dal tempo, immaginando nuovamente di essere una principessa, una di quelle coraggiose e forti. Quando giungeva con gli occhi al tratto del salvataggio di ella da parte del figlio del Re, continuava a sorridere, rimuginando su tutte le innumerevoli volte in cui Naruto l'aveva salvata dall'oblio. Non solo materialmente durante le missioni; anche solo i suoi sorrisi bastavano per farla gioire e ogni volta le ridavano la forza per andare a rileggere, con l'arsura premente nel petto, quel "c'era una volta".
Era solita paragonarsi alla principessa delle favole, quella che usualmente veniva salvata dal suo principe - Sas'ke - e che infine si sposava con egli, coronando il loro amore eterno. Ma il suo principe la ignorava costantemente, quando non a, quello di amare in eterno qualcuno che mai ti avrebbe ricambiata, eppure lei doveva essere destinata a Sas'ke. Lui era un principe, con quei suoi opali color pece, con le sue labbra sottili ed esangui, con il suo portamento elegante.
Ma, pensandoci, sembravano appartenere a due favole diverse, troppo differenti per intrecciarsi.
Forse era cieca, lei, a correre dietro ad un protagonista che non faceva parte della sua storia, forse stava solo sprecando prezioso tempo.
E quando incontrava dei sorrisi solari - quelli che mai Sas'ke le avrebbe rivolto - , degli occhi cerulei che costantemente la osservavano curiosi, una zazzera bionda che puntualmente irrompeva nella sua favola ogni mattina, pensava che forse avrebbe dovuto rivalutare il suo concetto di "principe".
Cosė, ogni tanto, quando entrambi i suoi eroi erano partiti, lasciandola sola e indietro, andava di nascosto in cantina, quella buia e polverosa e ripercorreva con lo sguardo smeraldino e malinconico i caratteri stampati dei libri, sorridendo ogni volta che l'appellativo "Principe Azzurro" - come i suoi occhi - le saltasse all'occhio.
Sorrideva mentre scorreva con le dita sottili le pagine vecchie e ingiallite dal tempo, immaginando nuovamente di essere una principessa, una di quelle coraggiose e forti. Quando giungeva con gli occhi al tratto del salvataggio di ella da parte del figlio del Re, continuava a sorridere, rimuginando su tutte le innumerevoli volte in cui Naruto l'aveva salvata dall'oblio. Non solo materialmente durante le missioni; anche solo i suoi sorrisi bastavano per farla gioire e ogni volta le ridavano la forza per andare a rileggere, con l'arsura premente nel petto, quel "c'era una volta".