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Autore: Tessie_chan    28/04/2016    2 recensioni
Mi chiamo Aithusa Duchannes Kuruta, e non sono una ragazza come le altre. Sono una Maga, una Guardiana, e il mio unico scopo è proteggere gli umani,o come li chiamamo noi, i Mortali, dai demoni, dai Rinnegati e da tutto ciò che di oscuro e malvagio ci sia a questo mondo. Oggi ormai ho quasi vent'anni, sono trascorsi dieci anni dal giorno in cui ho perso quasi tutta la mia famiglia nell'attacco al popolo dei Kuruta, e sono sul punto di realizzare il mio destino: affrontare la Brigata dell'Illusione, e fare finalmente giustizia.
E' quasi come una roulette russa. Sto per giocarmi il tutto per tutto, potrei vincere e essere finalmente una donna libera, oppure potrei perdere e morire, abbandonando così tutte le persone che amo al loro destino.
La mia storia comincia cinque anni fa, dal mio esame per diventare Hunter. Perchè è in quell'occasione che ho incontrato le persone che hanno stravolto la mia vita.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Killua Zaoldyeck, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Aithusa osservava il cielo da ore ormai, contando le stelle, cercando di trovare un po' di serenità nel proprio cuore, mentre il viso continuava a rigarsi di lacrime.
Il dirigibile era partito da ore, e ormai era notte fonda. Tutto era silenzio, tutto era in pace, tutto tranne lei.
Kurapika aveva cercato di parlarle, ma quando si era avvicinato, Aithusa aveva scosso la testa in silenzio, guardandolo con occhi tristi, e Kurapika aveva capito; aveva capito che la sorella stava piangendo i morti di guerra, e che lui non era il benvenuto in quella specie di rito simbolico.
Così se n'era andato. Aithusa lo aveva apprezzato: non voleva la compassione di nessuno, perchè sentiva di non meritarla.
In effetti, non sentiva di meritare proprio nulla, nemmeno il rimorso, nemmeno le lacrime.
Un leggero profumo di ferro e aghi di pino le arrivò alle narici; Aithusa sospirò rassegnata.
<< Credevo avessimo stabilito che non puoi cogliermi di sorpresa >>.
Killua le si avvicinò silenziosamente << Speravo di sfruttare un momento di distrazione >>
<< Io non mi distraggo mai. Non posso permettermelo, con il lavoro che faccio >> rispose Aithusa.
Killua si mise al suo fianco e alzò anche lui lo sguardo al cielo. Per qualche minuto si limitarono a osservare insieme il firmamento, in silenzio; poi Aithusa parlò:
<< Quando ero piccola, mia madre mi raccontava sempre una storia >> Aithusa parlò senza voltarsi a guardarlo << C'è una leggenda ad Avalon, che racconta che ogni volta che un Mago muore in battaglia, in cielo compare una nuova stella. Un giorno, quando avevo sette anni, ci giunse la notizia che mio zio Mordred, che era il marito di Selina, la sorella di mia madre, e il padre di Nex, era caduto in battaglia >> Aithusa si asciugò il viso con la manica << Cercai per notti intere una nuova stella da attribuire a mio zio, ma non la trovai mai. Allora andai da mia madre, e le chiesi se la storia delle stelle che mi aveva raccontato fosse una bugia. Lei mi rispose che non lo era: se non riuscivo a vedere una nuova stella nel cielo, era perchè non lo stavo guardando davvero >> Aithusa tirò su col naso << Dopo la morte di mia madre, per anni l'ho cercata in cielo, decisa a trovarla a tutti i costi, senza mai riuscirci; e quando ho cominciato ad andare in guerra, per anni ho cercato i morti di guerra nel firmamento, senza trovarli mai! >> Aithusa ormai piangeva << Perchè non riesco a vederli? Forse il mio dolore non è abbastanza sincero? Perchè non posso avere neanche questo conforto? >> singhiozzò, e Killua la abbracciò, lasciando che la ragazza piangesse con il viso affondato nel suo petto.
Aithusa pianse a lungo, ma Killua non la lasciò mai; continuò accarezzarle la testa, continuò a tenerla stretta contro il suo petto, cercando di farle arrivare un po' calore e conforto.
Killua capiva cosa la ragazza stesse provando: anche lui, quando uccideva qualcuno, sentiva il dolore della perdita umana fin nelle ossa, anche se non lo manifestava mai; tornava a casa, si comportava come se niente fosse e, non appena ne aveva l'occasione, si chiudeva in camera per piangere le vite perse, quelle che aveva preso lui, e quelle che prendevano gli altri membri della sua famiglia. 
Aveva vissuto così per anni, fino a quando aveva compreso che vivere poteva essere molto più che sopravvivere; quella consapevolezza gli aveva dato il coraggio di scappare di casa e allontanarsi dalla propria famiglia.
Tuttavia il rimorso non ti abbandona così facilmente e, sebbene Killua avesse smesso di uccidere, il senso di colpa lo aveva tormentato ancora. 
Fino a quando non aveva incontrato lei, e non aveva capito che poteva esistere anche il perdono.
Ora che l'aveva trovata, non poteva perderla; che ne sarebbe stato di lui, se lei fosse uscita dalla sua vita? Come poteva un cieco, dopo aver visto il sole, tornare nell'oscurità?
***
Dopo un paio d'ore il dolore di Aithusa si placò. Si sciolse dall'abbraccio caldo di Killua, e si asciugò il viso con un fazzoletto << Grazie di avermi sopportato per tutto questo tempo. Ora sto un po' meglio, grazie a te. >>
<< Non c'è nulla di male nel ricevere aiuto, Tess. >> rispose Killua
<< Sì, lo so >> sorrise imbarazzata la ragazza << E' solo che non capisco... perchè ti preoccupi così tanto per me? In fondo non mi conosci... >>
<< Non è vero >> rispose Killua << In realtà, credo di riuscire a capirti abbastanza bene ormai. Te l'ho detto, sono convinto che tra noi ci sia qualcosa di speciale >> Killua affilò lo sguardo << E sono convinto che tu sappia qualcosa al riguardo, qualcosa di cui non vuoi parlarmi. >>
Aithusa avvampò << I-io veramente... >>
Killua alzò un mano << Tranquilla, ragazza. Non ti chiederò di dirmelo, se è questo che ti preoccupa. >>
<< Sul serio?! >> Aithusa lo guardò incredula << Ma... non vuoi sapere la verità? >>
<< Certo che voglio sapere. >> Killua le sorrise, accarezzandole una guancia << Ma posso aspettare. Me lo dirai quando ti sentirai pronta, non prima. >>
Gli occhi dorati di Aithusa si riempirono di nuovo di lacrime, ma stavolta erano lacrime di gioia << Killua, io... >> mormorò la ragazza, facendo involontariamente un passo avanti.
Killua annullò la distanza tra loro, e le prese il viso tra le mani << Credo tu abbia capito quello che provo per te. Eppure sei ancora qui con me, nonostante tu sappia benissimo quello che sono. Nemmeno nei miei sogni più belli avrei potuto sperare in questo >> le sussurrò a fior di labbra; poi la baciò.
Aithusa sentì un brivido bollente correrle lungo la spina dorsale e diffondersi in tutto il corpo, e comprese perchè la gente parlava di "fuoco della passione": nemmeno nei suoi incantesimi più riusciti, nemmeno nella sua forma migliore aveva mai provato un calore così potente, così... vivo.
Killua la stava baciando con una passione così intensa, e al tempo stesso con una delicatezza così disarmante, che la Maga non potè fare a meno di sperare che quel ragazzo forse l'amava davvero, e non era attratto da lei solo per via del Legame. 
Killua premette gentilmente le labbra di Aithusa per farle aprire la bocca: Aithusa si lasciò andare del tutto, e le loro lingue si incontrarono, mandando una scossa di elettricità ad entrambi, che tremarono all'unisono per l'emozione.
La ragazza, senza neanche accorgersene, gli aveva infilato una mano fra i capelli, morbidi e leggeri come piume, attirandolo ancora più vicino; il ragazzo gemette e si staccò dalla sua bocca, per passare a baciarle il collo. Aithusa ansimò: ogni bacio era come un marchio a fuoco impresso su di lei, e la faceva sentire preziosa, insostituibile, desiderata... 
Una sirena suonò all'improvviso prepotente, e i due ragazzi si staccarono, con il fiato corto.
<< Mi sa che siamo arrivati >> brontolò Killua, seccato.
Aithusa rise del suo tono scontento, e gli posò un bacetto sulle labbra << Dai, andiamo! Gli altri ci staranno cercando! >> esclamò, e i due ragazzi ridendo corsero dentro, tenendosi per mano.
Due uomini, che fino a quel momento avevano osservato la scena di nascosto, uscirono allo scoperto.
<< Be', amico, sembra proprio che il tuo fratellino si sia innamorato di quella ragazza! >> esclamò Hisoka, ridendo.
<< Quella piccola, maledetta sgualdrinella! >> ringhiò l'altro, furibondo << Lo sapevo che sarebbe accaduto! Lei e sua madre hanno irretito mio nonno e mio padre per anni, e adesso anche Killua ha perso la testa per lei! Ma non le permetterò di rovinare anche mio fratello con le sue idee di rispetto e giustizia! >> l'uomo strinse i pugni << Sistemerò questa faccenda personalmente, e una volta per tutte! >>
***
Kurapika rimase molto sorpreso quando vide Aithusa e Killua avvicinarsi mano nella mano come due fidanzatini, ma rimase ancora più sorpreso quando si accorse che negli occhi della sorella non c'era più traccia di dolore, ma solo felicità. A quanto sembrava, tra loro doveva essere successo qualcosa.
" Speriamo solo che vada tutto bene!" pensò Kurapika.
Ormai erano giunti all'ultima prova d'esame, ed erano rimasti solo in nove: loro cinque insieme ad Hanzo, Ghitarakuru, Hisoka e Bodoro, un vecchio maestro di arti marziali.
Furono condotti in un hotel, dove, nella sala principale, trovarono ad attenderli il presidente Netero e il comitato d'esame.
<< Benvenuti signori, e signora >> iniziò Netero, accennando un inchino verso Aithusa << Vi annuncio che nell'ultima prova dovrete affrontarvi in un torneo uno contro uno! La condizione necessaria per superare la prova è uscire vittoriosi da un solo incontro. Di conseguenza oggi tutti, tranne uno, diventeranno Hunter a tutti gli effetti! >>
<< Questa è bella! >> mormorò Aithusa. 
<< Il primo incontro sarà: Kurapika contro Hisoka! >>
Aithusa si raggelò. Suo fratello contro Hisoka? Cos'era, uno scherzo?!
<< Stai tranquilla, Tess >> le mormorò Killua all'orecchio << Hisoka non ucciderà Kurapika, sarebbe una violazione alle regole, che gli costerebbe la promozione. Kurapika se la caverà >>
Aithusa alzò gli occhi al cielo. Come se quel Rinnegato potesse preoccuparsi delle regole...
Lo scontro cominciò, e fu subito evidente che Hisoka era cento volte superiore al Kuruta: per quanto Kurapika cercasse di colpire il giullare, questo schivava ogni colpo con una nonchalance davvero irritante. Andarono avanti per un po', fino a quando Hisoka sorrise sprezzante << Mi arrendo. Hai vinto tu >>
<< Che cosa?! >> esclamò Kurapika << Perchè? >>
<< Guarda tua sorella. Ho la sensazione che, se andassimo avanti, rischierei di morire per mano sua! >> rise ancora Hisoka, facendo l'occhiolino all'interessata, che in tutta risposta tossì una fiammata in segno d'avvertimento. Kurapika perciò fu il primo di loro a ottenere la licenza.
L'incontro successivo fu ancora peggiore: si scontrarono Gon e Hanzo. Hanzo era decisamente superiore al bambino, che però non voleva arrendersi per nessun motivo. Il ninjia lo torturò in molti modi nel tentativo di convincerlo, ma Gon, dopo aver incassato in silenzio tutti i colpi, ancora non si voleva arrendere. Alla fine Hanzo gettò la spugna e si arrese, concedendo a un Gon gravemente ferito e privo di sensi la vittoria.
I quattro amici accorsero subito: Gon aveva perso conoscenza, e necessitava di cure. Uno degli esaminatori lo portò via, promettendo di prendersi cura di lui.
Subito dopo fu il turno di Aithusa, che si ritrovò Bodoro come avversario: Aithusa non sapeva proprio come affrontarlo senza fargli troppo male, ma Bodoro sorprese tutti arrendendosi subito, affermando che non poteva combattere con quella che, anche se era una Maga, era poco più di una bambina.
Dopo fu il turno di Killua, che doveva affrontare Ghitarakuru.
Aithusa aveva un bruttissimo presentimento: aveva notato quell'individuo già dalla prima prova d'esame, e non le era piaciuto per niente; durante l'esame non ci aveva più fatto caso, ma adesso quella brutta sensazione era tornata ancora. Quel tipo nascondeva qualcosa, senza dubbio.
<< Killu >> chiamò Ghitarakuru, e Killua si paralizzò.
Aithusa trattenne il fiato: no, non poteva essere lui.... 
" Vi prego, ditemi che non è chi penso! " pensò Aithusa disperata.
<< Non ci credo che per tutto questo tempo, tu non ti sia accorto di niente, fratellino! >> continuò lui, cominciando a sfilarsi gli aghi dalla pelle.
Man mano che li toglieva, la sua fisionomia cambiava, il viso diventava più aggraziato, gli occhi più grandi, e gli crebbero anche i capelli.
<< Sei... sei tu, fratello >> farfugliò Killua, sconvolto.
<< ILLUMI! >> urlò Aithusa, livida di rabbia << MALEDETTO BASTARDO! LO SAPEVO CHE ERI TU! >>.
Illumi Zaoldyeck si voltò verso la Maga << Aithusa-chan, mia cara bambina! Che piacere rivederti, è passato parecchio tempo dal'ultima volta! >>.
Aithusa fissò con odio il primogenito della famiglia Zaoldyeck << Il piacere è tutto tuo, Illu-chan >> rispose a tono la Maga, con voce sprezzante.
Il suo più vecchio nemico era tornato. Aithusa strinse i denti: cosa poteva volere quel maledetto?


Angolo autrice : Eccoci qua, ragazzi! I segreti di Aithusa cominciano a venire fuori... a quanto pare i suoi rapporti con la famiglia Zaoldyeck sono più complicati del previsto!
Lo so, sono cattiva a finire il capitolo così. Ma dovete avere pazienza, e continuare a leggere, se volete saperne di più!
Baci baci!!!


   
 
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