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Autore: Kopa    29/04/2016    2 recensioni
Ambientato tre anni dopo la fine di A tutto reality: All Stars.
Heather ha perso se stessa dopo che una serie di disgrazie si sono abbattute su di lei. Il suo ragazzo, Alejandro, unica ragione rimastale per continuare a vivere, la lascia con la speranza che torni ad essere se stessa.
Duncan, uscito dal carcere dopo due anni, è pronto a rifarsi una vita come uomo nuovo e migliore ma, soprattutto, vuole riprendersi la donna che ama, Courtney. E non può farcela da solo.
Due persone incompatibili si ritroveranno insieme in un duro viaggio alla ricerca della felicità perduta; una deve ritrovarsi, l'altro rinnovarsi. Come finirà? Se vi ho incuriosito almeno un pochino leggete per scoprire il resto :D
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Duncan, Heather | Coppie: Alejandro/Heather, Duncan/Courtney
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Stesa sul grande letto dell’hotel a cinque stelle in cui il tassista l’aveva accompagnata, Heather si era rannicchiata su se stessa e non si muoveva. Negli ultimi cinque giorni quella era stata l’unica cosa che era riuscita a fare, non mangiava niente nè usciva di casa per andare a lavoro; stava lì avvolta tra le coperte con le tapparelle chiuse senza sapere mai se fosse notte o giorno, ma non le interessava. Il telefono abbandonato sul cuscino affianco alla sua testa ogni tanto squillava; lei ci gettava sempre un’occhiata prima di voltarsi dall’altra parte e sospirare.

Non era mai Alejandro.

Ricordi di loro due le affollavano costantemente la testa, non riusciva a liberarsene e non voleva farlo. Come avrebbe potuto eliminarli quando erano i ricordi più belli che aveva? Ale era sempre stato al suo fianco durante tutto l’inferno che aveva vissuto. Sua madre, i suoi fratelli, suo padre, la sua intera vita da adolescente. Era stato lì a stringerla tra le sue braccia e ad offrirle una spalla su cui piangere, sapeva sempre cosa dirle o fare per tirarla su.
E ora, non c’era.

“Ti sei persa” queste parole le rimbombavano nelle orecchie, e lei cercava di capire cosa intendesse. Lei non si era persa, certo magari non era più la vecchia Heather ma era cambiata per lui, no? Aveva fatto questo per renderlo felice, non era migliore ora?

“Ma non scherzare!” tuonò una voce infastidita nella sua testa facendola sobbalzare. Heather la ignorò, come aveva sempre fatto.

Il telefono squillò di nuovo, si voltò a gurdare. Courtney.
La chiamava incessantemente da quasi tre giorni, e Heather la ignorava puntualmente. Sapeva che, se avesse risposto, lei sarebbe tornata di corsa a Toronto per aiutarla e non voleva questo; Courtney viveva in Ohio ora, ed era felice. Perchè infastidirla? Il telefono smise di squillare, e Heather si voltò dall’altra parte tornando nel suo precedente stato catatonico.

Dieci minuti dopo, arrivò un messaggio. Era di nuovo Courtney e Heather sbuffò sonoramente; decise, pr la prima volta in quasi una settimana, di afferrare il telefono e leggere un benedetto messaggio, forse la sua amica la stava chiamando ininterrottamente perchè aveva qualche problema.

“Ho parlato con Alejandro, chiamami o vado a prendere il primo aereo” lesse Heather e, alla visione di quel nome, si irriggidì un pò. Chiamò immediatamente la ragazza.

-Heather maledizione!- sbraitò Courtney dall’altra parte del telefono, infuriata-Perchè non hai mai risposto alle mie chiamate? E perchè cavolo non mi hai detto niente?!-

-Ecco...-sussurrò Heather con voce leggermente roca e atona, sembrava quella di un robot.

-Cosa stai facendo? So che non sei andata più a lavoro, ho anche chiamato il tuo capo un paio di volte-

-Ma che...Courtney!- esclamò esasperata la mora, doveva aspettarselo da quella ragazza.

-Cosa dovevo fare? Mi stavo preoccupando! Dimmi cosa è successo, Ale è stato molto vago- il semplice nome le fece rivoltare lo stomaco, ma si trattenne e raccontò tutto senza escludere qualsiasi particolare e tentando in ogni modo di non piangere ancora. Courtney la lasciò parlare tranquillamente prima di rispondere.

-Non può sbatterti fuori di casa! Anche tu hai messo il tuo contributo finanziario per poterla comprare! Stando all’Articolo...-ecco che ricominciava.

-Court, il mio ultimo problema è essere stata sbattuta fuori di casa- disse Heather cercando di mantenere la calma.

-Ah ehm...scusa. Perchè lo ha fatto?-

-Ha detto che mi sono persa e potrò tornare solo quando sarò di nuovo me stessa. Ma non so cosa fare, nè cosa intendesse. Sono cambiata certo, ma sono una persona migliore no? Sono una fidanzata migliore!- sbottò la ragazza con un singhiozzo, sentendo già gli occhi pizzicarle.

-Heath, credo che lui intendesse altro con quelle parole. Ti amava quando eri una stronza e ti ama anche ora così come sei. Ciò che vuole però è vederti di nuovo forte e grintosa, vuole al suo fianco quella Heather che non si abbatteva di fronte a niente e nessuno, che continuava a lottare nonostante le avversità. Hai fatto troppo affidamento su di lui in questi ultimi anni, Ale vuole solo farti capire che potrebbe non rimanere al tuo fianco per sempre e tu devi imparare a cavartela da sola-

-Non sono capace- mormorò.

-Sì invece! Ascolta, la prima cosa che devi fare è uscire da quell’hotel in cui ti sei rintanata e farti un giretto!-

-Come fai a sapere che non sono mai uscita?-

-Ho chiamato la reception poco dopo aver parlato con Alejandro- a già, doveva aspettarselo da miss perfettina-Comunque Heather, esci di lì. Vai a farti un giro e sfogati, ci morirai lì dentro dammi retta. Potresti incontrare qualcuno chi lo sa, coraggio- Courtney aveva ragione, e sebbene la mora non avesse la minima voglia di mettere il naso fuori casa si ricordò bene di quanto utili furono i consigli della sua amica tempo fa. Doveva fare uno sforzo, era questo che Alejandro voleva da lei no?

-D’accordo, vado a prepararmi allora-disse con voce leggermente monotona e Courtney esultò fracassandole un timpano.

-Questo è ciò che volevo sentire! Forza allora, vai a divertirti da qualche parte e vedi di risondere al telefono d’ora in poi-

-Lo farò, grazie Court-

-Di nulla, e fatti sentire ogni tanto- si salutarono e Heather rimase un pò seduta sul suo letto prima di decidere di alzarsi e farsi una doccia. Non sapeva nemmeno che ora fosse ma non le interessava, voleva seguire il consiglio di Courtney e basta. Proprio come aveva fatto tempo fa.

Rimase molto tempo sotto il getto d’acqua caldo a riflettere su dove andare e cosa fare quella sera prima di uscire e prepararsi, ci aveva messo minimo due ore ne era sicura; chiamò anche il servizio in camera per farsi portare la cena, voleva mettere qualcosa nello stomaco.
Si trovò per le strade di Toronto alle dieci e mezza, era più tardi di quanto si aspettasse; aveva una meta però, sebbene probabilmente Courtney non intendeva dire di fare quello per sfogarsi ma, in quel momento, Heather ne sentiva il bisogno impellente. Chiamò un taxi e si fece portare nella periferia di Toronto; il tassista non fu molto entusiasta di lasciare una donna come quella sola in un posto simile ma Heather non lo ascoltò, pagò la corsa e si diresse verso una zona che non frequentava più da tempo.
Dopo i primi mesi di relazione, Alejandro scoprì ciò di cui Heather diceva di  aver bisogno ogni tanto e le proibì di avvicinarsi ancora a quel luogo; quella litigata fu furiosa ma, alla fine, il ragazzo riuscì a farle promettere di non comprare più quella roba.
Heather aveva fumato marijuana per quasi un anno, non ne era dipendente ma ogni tanto aveva il bisogno impellente di sentirla in circolo; la rilassava e la calmava, le permetteva anche se per poco di estraniarsi da quell’orribile mondo in cui era finita. Sapeva bene che faceva male sia alla mente che al fisico, per questo non ne abusò mai; ci rinunciò più che volentieri all’epoca. Perchè Alejandro era molto più importante ed efficace di una canna. Ma lui in quel momento non c’era.
Heather sperò solo che Spike, l’uomo che gliel’aveva venduta da sempre, frequentasse ancora quella zona o non sapeva a chi altro rivolgersi.
Fortuna volle che l’uomo odiasse cambiare posto e lo trovò con facilità. Quando la vide al povero Spike prese un colpo.

-Heather, sei davvero tu?- chiese con la sua vocetta squillante e la mora gli sorrise debolmente.

-Ciao Spike, come vanno gli affari?- tipiche frasi per rompere il ghiaccio, sembrava stesse leggendo un copione.

-Non c’è male bellezza, e tu invece cosa mi dici? È da molto che non vieni a trovarmi, come mai qui?- Spike cercò di aggiustarsi la maglietta spiegazzata che aveva addosso e sistemarsi i capelli biondo cenere mentre faceva cenno a Heather di seguirlo. La ragazza non esitò, si fidava abbastanza di lui; non che lo considerasse un suo amico, ma sapeva che non era una persona subdola.

-Ho bisogno di “quella”- disse con tranquillità, come se fosse la cosa più naturale del mondo e l’uomo annuì facendola sedere su una panchina nascosta dagli alberi.

-Sei fortunata, ne è rimasta ancora un pò. Ma dimmi, il tuo ragazzo non ti aveva vietato di venire qui?- a quelle parole Heather sussultò leggermente e strinse i pugni, ma celò la sua espressione triste con un gran sorriso prima di rispondere.

-Lui non può dirmi quello che devo fare, parliamo di cose serie ora-

Non ne comprò molta, sapeva che se lo avesse fatto, visto il suo stato attuale, sarebbe caduta in un giro da cui non sarebbe mai più uscita e non era quel che voleva. Nè quel che voleva Ale. Scambiò altre quattro chiacchiere con Spike dopo l’acquisto e si allontanò. Camminava lentamente respirando l’aria dolce di quella serata estiva, quando all’improvviso iniziò a sentire un forte rumore di musica provenire poco più avanti e storse il naso.

“Non sopporto il metal” pensò, riconoscendola. Non sapeva che ci fosse un bar lì, ma del resto da quanto tempo non metteva più piede il quel posto? Tanto. Si incuriosì e accelerò il passo sentendo la musica farsi sempre più forte e notando vari punk fuori dal locale; facevano più casino loro che la musica stessa. Heather si sentì alquanto a disagio quando i loro occhi si puntarono su di lei; abbassò lo sguardo ignorando i vari fischi e commenti rozzi che le arrivavano alle orecchie finchè non si trovò proprio in mezzo a quei piantagrane e osservò il bar davanti a sè.

“Jolly Tonight? Ma chi l’ha scelto il nome?” pensò stizzita cercando di sbirciare all’interno senza successo, non si vedeva nulla. Heather non era solita frequentare bar simili, era più tipo da posti raffinati e discoteche la cui entrata costava un occhio della testa. Ma in quel momento voleva entrare lì dentro, in un bar di periferia con musica che detestava e circondata da idioti arrapati che continuavano a fare commenti sul suo sedere come se lei non potesse sentirli.

“Io sono completamente e irrimediabilmente fuori di testa” pensò frustrata per poi entrare nel locale. La musica la assordò immediatamente e il forte odore di birra la fece quasi vomitare, odiava quella bevanda. Il locale era meno pieno di quanto si aspettasse e questo la consolò, almeno non avrebbe dovuto raggiungere il bancone a forza di spintoni e rischiare di prendersi una gomitata tra le costole. Si sedette su uno sgabello malandato e fece un cenno al barista che la guardò come se fosse un’aliena. Visto com’era vestita non aveva tutti i torti, non ci voleva un genio per capire che era decisamente fuori luogo lì. Si fece preparare un martini e osservò la band che suonava in quel momento, quattro ragazzi con le facce dipinte molto male che ricordavano i Kiss e che si muovevano sul palco in maniera talmente strana che Heather penso stessero per avere un attacco epilettico. Non capiva proprio quel genere di musicisti ma dovette presto concentrare il suo sguardo su un ragazzo che le aveva appena pagato il martini. Non si era nemmeno accorta che si era seduto su uno sgabello accanto a lei.

-Ciao tesoro, cosa ci fa una dea come te in un postaccio come questo?- chiese con un sorriso malizioso che la fece indietreggiare un pochino, dall’odore che sentiva il ragazzo doveva aver bevuto un bel pò.

-Bevo qualcosa,- rispose atona sorseggiando il martini- e grazie per avermelo offerto- prima regola quando si parla con gli ubriachi: sii gentile, se quell’omone si fosse arrabbiato chissà cosa avrebbe potuto farle.

-Ma figurati, per me è un piacere. Sei davvero splendida sai? E hai un viso familiare, ci siamo già incontrati da qualche parte?- cavolo, non pensava che qualcuno potesse davvero riconoscerla qui dentro. Stava per rispondere con una scusa quando altri due ragazzi le si avvicinarono.

-Ma che bel passerotto abbiamo qui, eh Derek?- chiese uno con voce strascicata mentre l’altro fece uno strano verso simile a un ululato. Perfetto, altri due ubriachi. Heather stava davvero iniziando a temere per la sua sicurezza.
-Ehi stavo parlando io con la signorina, fuori dai piedi!-sbottò il ragazzo che le aveva offerto il martini.

-Perchè non ti togli tu dai piedi? Non sei abbastanza per una così- sbottò uno dei due e Heather si schiacciò ancora di più contro il bancone sperando che quei deficienti non scatenassero una rissa in cui avrebbe rischiato di essere coinvolta.

-Io non sono abbastanza? Ma guardati pezzente!- il ragazzo si alzò dallo sgabello e fulminò gli altri due, alzando i pugni. Ecco, appunto.

-Vuoi fare a botte stronzo?- gridò l’altro mettendosi in guardia mezzo barcollante insieme all’amico che stava peggio di lui, Heather si vergognò per loro.

-Certo che si, avanti-

-Ora basta! Fuori dai piedi tutti e tre-esclamò qualcuno alle spalle di Heather facendola sobbalzare. Non per l’urlo improvviso, ma perchè quella voce le sembrava estremamente e orribilmente familiare.

“No, non è possibile che sia lui” pensò Heather con gli occhi sgranati.
 I ragazzi guardarono con rabbia il nuovo arrivato ringhiando, ma le loro espressioni infuriate si afflosciarono subito sostituite da espressioni impaurite. Corsero via senza dire mezza parola, lasciando Heather sola con quel ragazzo che le posò una mano sulla spalla. Alzò la testa lentamente, giusto per essere certa di aver confuso la sua voce con quella della sua vecchia conoscenza. Ma non fu così.
I suoi occhi azzurro chiaro si sgranarono e il sorriso cordiale che aveva stampato in faccia si trasformò in un’espressione mista tra lo sconvolto e il terrorizzato.

-He...Heath...ther?!- balbettò il ragazzo tremante.

-Duncan...-sussurrò lei completamente irrigidita e, per un attimo, si maledì per essere entrata in quell’orribile locale invece che andarsi a fumare una canna in pace.

  
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