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Autore: hij    29/04/2016    7 recensioni
Lily riceve una strana lettera che pare provenire dal futuro. Gli viene chiesto di radunare i malandrini, Regulus e Piton per leggere dei libri che cambieranno la loro vita. Il primo della lista si intitola "Harry Potter e la pietra filosofale". Come reagirà la Old Generation alle prese con la lettura di questa saga? Cosa accadrà?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, Il trio protagonista, Regulus Black, Severus Piton, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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- La lettera per Hogwarts! La sua lettera per Hogwarts - strillai estasiata.

Finalmente era arrivata! Avrebbe detto addio a quell'orrida vita, il mondo magico lo avrebbe accolto a braccia aperte, Hogwarts sarebbe stata per lui una sublime e sicura casa. Ne ero certa.

- E cos'altro potrebbe essere? Visto che nessuno si è preso la briga di ricordarsi di lui in tutti questi anni, neppure per lettera - provocò Potter, con tono freddo e tagliente.

- James, smettila di fare il bambino - ribattè Remus.

- Bambino? Ma ti senti? Forse voi non avete capito bene la situazione. Io vi reputavo miei amici, ma gli amici si supportano tra loro! Voi siete spariti nel nulla. Mio figlio non solo è cresciuto completamente da solo con quelli, in più non sa neppure che faccia abbiamo io e la Evans, non sa nulla di noi, dubito perfino che sappia di essere un mago. Cosa vi costava almeno una visita? Cosa ci costava almeno provarci? E se poi ve lo faccio notare sarei io quello strano, quello insensibile?

Morirò e voi taglierete i ponti con tutto quello che mi riguarda. Morirò e chissà se vi ricorderete ancora che ero esistito, che ero vivo. Ma voi mi avrete cancellato dalla vostra mente, Harry non saprà chi sono, allora, quando sarà scomparso anche il ricordo di me, sarò definitivamente morto - disse Potter.

Ogni singola parola era colma d'ira che lui riversò ferocemente contro i suoi due amici. Aveva oltrepassato il limite di sopportazione. Era arrabbiato e deluso, non si sarebbe mai aspettato questo da loro.

Nessun grido, nessuno strillo, non alzò affatto la voce, fu semplicemente diretto. Stringeva i pugni, aveva gli occhi lucidi e respirava affannosamente, quel discorso aveva svuotato le sue energie.

La risposta di Black fu, proprio come l'accusa dell'amico, dai toni pacati, ma carica di energia:

- Si può sapere che cosa ti sei messo in testa, eh? Se non l'hai notato noi ci teniamo a te... -

- Oh sì, l'ho proprio notato - lo interruppe bruscamente Potter - Ignorarmi per giorni, nel momento in cui avrei avuto più bisogno FI voi, è proprio un bel modo per dimostrarlo! Bravi, continuate così -

- Eravamo con Peter! Si da il caso che pure lui ne risenta di questa situazione, e ha tutte le ragioni! -

- Il mio discorso era rivolto anche a lui. Poteva fare qualcosa, qualsiasi cosa, ma non sembra che importi più di tanto neanche a lui -

- James, Peter non può neppure immaginare questa situazione a dir poco assurda! Come può avere delle colpe? Come puoi metterlo in mezzo? - tentò di farlo ragionare Remus.

Tutti e tre erano ormai in piedi a discutere ignorando completamente la nostra presenza. Remus era quello più nervoso tra tutti, aveva il viso stravolto e tormentava inconsciamente con le mani un lembo della sua uniforme.

- Adesso non ne sa nulla - replicò esasperato Potter - ma il Peter del libro non è così ignaro e, ad ogni modo, non farà niente -

- Tu ci stai incolpando per azioni che non abbiamo ancora commesso, James. Questo è assurdo! Come puoi sapere quello che ci succederà e ciò che ci porterà lontani da tuo figlio? Hai tratto le tue conclusioni, ma non sai come stanno veramente le cose, nessuno di noi può immaginarlo ancora. Capiamo che sei arrabbiato, ma è ingiusto colpevolizzare noi a priori per quel che accadrà -

Il ragionamento di Black non faceva una piega, infatti l'amico non sapeva come ribattere. Tuttavia era palesemente ancora infuriato, la logica del discorso sembrava aver solo alimentato la sua ira.

Non gli serviva una spiegazione razionale, voleva solo essere capito e sostenuto da quelli che erano i suoi migliori amici, tutto il resto pareva non importargli. E forse prendersela con loro, incolpare qualcuno, era solo un suo modo per catartizzare quel turbine nero di sensazioni che gli erano scivolate addosso in pochissimo tempo.

- James, la vogliamo finalmente finire con queste stupidaggini? Sono stati dei giorni terribili anche per noi questi! Senti, mi dispiace per come si sono evolute le cose, non avremmo mai pensato che la situazione sarebbe degenerata fino a questo punto. Pace? - propose Remus con fare conciliante.

Era davvero dispiaciuto, a nessuno dei tre piaceva questa situazione e, francamente, anche io che ero solo un'esterna non ne potevo più. Perciò fui felicissima quando Potter accettò l'offerta di pace di Remus.

- Però smettila di dare di matto per cose che non abbiamo ancora commesso, intesi? - disse Black accennando un sorriso verso l'amico.

- Intesi - rispose quello, complice, sorridendogli di rimando.

Si erano definitivamente lasciati tutto alle spalle.

"La busta era spessa e pesante, di pergamena giallastra, e l'indirizzo era scritto con inchiostro verde smeraldo. Non c'era francobollo. Girando la busta con mano tremante, Harry vide un sigillo di ceralacca color porpora con uno stemma araldico: un leone, un corvo, un tasso e un serpente intorno a una grossa 'H'.

«Allora, sbrigati un po'!» gridò lo zio Vernon dalla cucina. «Che cosa stai facendo, controlli se c'è una bomba nella posta?» E ridacchiò della propria battuta."

- Sono troppo magnanimi nel considerarla una battuta degna di questo nome - commentò giustamente Remus.

- Puoi ben dirlo - concordò Black - Merlino, ma questi tizi sanno dell'esistenza di una cosa chiamata senso dell'umorismo? -

- Mmh... - feci una pausa, fingendo di rifletterci su per poi ridere leggermente - ora che mi ci fai pensare, no -

- Dopotutto - intervenne Severus guadagnandosi un'occhiataccia da me e da Potter non appena aprì bocca - tua sorella, fin da bambina, è sempre stata una tipa austera, vero Lily? -

- In effetti sì - mi ritrovai ad ammettere a mio malgrado, irritata dal fatto di dover dar ragione a colui che ormai identificavo come il nemico.

Ma, pensai, se avesse parlato Regulus sarebbe stato peggio. Lì non sarei riuscita a celare il tutto con indifferenza, sarebbe stato un guaio. Loro non dovevano sospettare che noi sospettavamo.

Fortunatamente, però, lui rimaneva come al solito zitto, scrutandoci e analizzandoci ben bene. Stava forse cercando di immagazzinare quante più informazioni possibili per poi spifferarle al suo Signore?

"Harry tornò in cucina continuando a fissare la lettera."

- Non può farlo davvero! -

Ero stupita, come poteva essere così ingenuo? Sarebbe stata intercettata dalla mia cara sorellina e l'avrebbero letta loro, lei doveva sempre ficcare il naso in tutto. Lui doveva aprirla da solo, quello sarebbe stato l'inizio della magia stessa.

- Aprila subito, non tornare lì - disse Potter all'unisono con me.

Ma, ovviamente, non lo fece.

"Consegnò a zio Vernon la fattura e la cartolina, si sedette lentamente e cominciò ad aprire la busta gialla."

- Prendi la lettera e va in camera tua, o in corridoio, o all'ingresso. Ovunque ma vattene - suggerì vanamente Remus all'Harry del libro.

Se solo lui l'avesse potuto in qualche modo sentire!

"Zio Vernon strappò la busta della fattura, sbuffò disgustato e voltò la cartolina.

«Marge sta male» informò zia Petunia. «Ha mangiato uno strano frutto di mare...»

«Papà» disse Dudley d'un tratto"

- Oh oh - feci io, preparandomi al peggio.

I Dursley non avrebbero reagito affatto bene alla vista di quella lettera.

"«papà, Harry ha ricevuto qualcosa!»"

- Piccolo spione - sibilai.

"Harry stava per aprire la lettera"

- Troppo tardi, figliuolo - commentò mestamente Potter.

"che era scritta sulla stessa pesante pergamena della busta, quando questa gli venne strappata di mano da zio Vernon."

- Come non detto - commentai io con tono altrettanto mesto.

"«È mia!» disse Harry cercando di riprendersela.

«E chi mai ti scriverebbe?» sibilò zio Vernon scuotendo la lettera con una mano per aprirla e gettandovi un'occhiata. In men che non si dica, la faccia gli passò dal rosso al verde più rapida di un semaforo. Ma non finì lì. Nel giro di pochi secondi, divenne di un colore bianco grigiastro, come semolino rancido."

- Sta per avere un infarto - constatò Black.

- Maddai, e non se lo aspettava? Era solo questione di tempo prima che arrivasse -

- Evans, è un Babbano. Come poteva aspettarselo? Non sa neppure cos'è Hogwarts! -

- Lo so perfettamente, Potter. Ma mia sorella l'avrà certamente preparato ben bene per questo giorno -

- Ha ragione Jamie, altrimenti non si spiegherebbe la sua reazione di fronte ad un semplice pezzo di carta - gli fece notare Remus.

- Ma quello non è un semplice pezzo di carta! - Protestò Black.

- Infatti! E questo l'ha capito pure lui, mia sorella gliene avrà parlato. Loro sanno, ma Harry no -

"«P...P...Petunia!» ansimò.

Dudley cercò di carpirgli la lettera per leggerla, ma zio Vernon la teneva in alto fuori della sua portata. Zia Petunia, incuriosita, la prese e lesse la prima riga. Per un attimo sembrò che stesse per svenire. Si portò le mani alla gola ed emise un suono soffocato.

«Vernon, oh, mio Dio, Vernon!...»"

- Quante scenate! Quello è il destino e il futuro di Harry, lei lo sa perfettamente -

Non riuscivo a capire perché mia sorella e suo marito fossero tanto in panico? Se lo aspettavano, no? E allora qual era il problema?

Ok, mi sarei certamente aspettata che loro gli avessero strappato la lettera di mano, che non gliela avrebbero fatta aprire in pace poiché dovevano mettere il loro zampino (il che era tipico di mia sorella), ma tutto questo allarmismo proprio no! Era una lettera, mica davvero una bomba!

"Si fissarono l'un l'altra, e parevano aver dimenticato che Harry e Dudley erano ancora lì. Dudley non era abituato a essere ignorato. Assestò al padre un colpo secco sulla testa con il bastone di Snobkin.

«Voglio leggere quella lettera» disse forte.

«Io voglio leggerla» disse Harry furioso, «è mia».

«Fuori, tutti e due!» gridò zio Vernon con voce rauca ricacciando la lettera nella busta.

Harry non si mosse.

«VOGLIO LA MIA LETTERA!» gridò."

- Ha carattere il mocciosetto -

- Black, ti ricordo che il suddetto mocciosetto sarebbe mio figlio - lo ammonì aspramente.

- Ma, Evans! Era solo un nomigliolo affettuoso? -

- Affettuoso!? - esclamai interdetta - Di grazia, come puoi considerare mocciosetto affettuoso? -

- È carino! - si difese lui.

- Felpato tende sempre a dare nomi e soprannomi strani - lo difese Potter - Non prendersela, Evans. Se sapessi cosa si inventa con noi scapperesti via inorridita -

- Non mi tentare... Comunque intendi dire che quei soprannomi con cui ci chiamate li ha inventati Black? Non mi sembrano tanto orrendi, anzi... -

- No, - mi interruppe subito Potter - Quelli li abbiamo inventati insieme, sono quelli ufficiali. Parlo delle calvolate che partorisce ogni volta la sua mente malate - concluse sorridendo indicando l'amico che, per tutta risposta, scoppiò in una grassa risata seguito a ruota da Remus.

"«Falla vedere a me!» fece Dudley.

«FUORI!» tuonò zio Vernon prendendoli entrambi per la collottola e scaraventandoli nell'ingresso; poi sbatté loro la porta di cucina in faccia. Immediatamente, i due ragazzi ingaggiarono una lotta furibonda ma silenziosa per decidere chi dovesse guardare dal buco della serratura. Vinse Dudley, per cui Harry, con gli occhiali che gli pendevano da un orecchio, si stese a pancia in sotto sul pavimento per ascoltare attraverso la fessura della porta.

«Vernon» stava dicendo zia Petunia con voce stridula, «guarda l'indirizzo... Ma come fanno a sapere dove dorme? Pensi che stiano sorvegliando la casa?»"

- Come se i maghi non avessero nulla di meglio da fare che controllare incessantemente una lurida casa babbana - commentò Regulus sprezzante.

Non lo tolleravo, mi dava fastidio perfino il suono della sua patetica e viscida voce. Aveva ragione, ma, invece che un cenno d'assenso, gli rifilai un'occhiata gelida.

"«Sorvegliando... spiando... forse ci pedinano» borbottò zio Vernon fuori di sé."

- Spiare e pedinare? Noi a loro? Assurdo... - sbottò ancora lui, sempre più incredulo.

- Si danno troppa importanza... - concordò Severus e quei due si scambiarono un occhiata desolata, come se non riuscissero a spiegarsi tanta ignoranza. E, per quanto mi costasse ammetterlo e per quanto cercai di nasconderlo, non la capivo neppure io.

Come se non riuscisse ad immaginare che, dietro a quello, c'era solo pura e semplice magia, nessuna macchinazione cospiratoria. Come se non riuscisse ad immaginare che le lettere spedite da Hogwarts venivano complicate in automatico, grazie ad un antico incantesimo.* Ha visto ogni anno arrivare le mie di lettere, perché sorprendersi adesso?

"«Ma cosa dobbiamo fare? Rispondergli? Dirgli che non vogliamo...»"

- Che non volgono COSA?! - urlammo stupiti tutti quanti all'unisono, il che mi stupì. Si affievolivano così le speranze che io avessi capito male.

Mia sorella non avrebbe dovuto neanche sognarsi di pensare ad una simile alternativa! L'età l'aveva fatta diventare ancor più assurda e fuori di testa?

"Harry vedeva le scarpe nere e tirate a lucido di zio Vernon misurare a grandi passi la cucina.

«No» disse infine. «No, ignoreremo la faccenda. Se non ricevono risposta... Sì, è la cosa migliore... non faremo niente...»"

- Come se si potesse ignorare solo questa faccenda - borbottò infastidito Potter.

- Che qualcuno lo tiri fuori di lì e lo porti a quella benedetta scuola, subito! -

Mia sorella stava esagerando. Faceva davvero sul serio? Avevo il terrore di scoprirlo. Lei scherzava raramente.

- Ehm, Lily - fece Remus piano - sono in estate, ricordi? La scuola è chiusa -

- Non mi interessa! -

Proprio non capiva quale fosse il punto? Credevo fosse meno ottuso...

- Ma... - provò ancora lui, cercando di parlare dolcemente e con calma per evitare che mi infuriarsi ulteriormente.

Beh, strategia miseramente fallita.

- Deve. Andare. Fuori. Di. Lì. Non mi importa come, non mi importa cosa accadrà dopo, ma se ne deve andare. Giuro, rischio di diventare matta -

Lui doveva frequentare Hogwarts. Era mio figlio ed era un mago, non poteva negargli un'esperienza così meravigliosa, proprio no.

- Troppo tardi - sussurrò Black nell'orecchio del malcapitato amico.

Peccato per lui che l'avessi sentito fin troppo bene. Gli rivolsi un'occhiataccia, se mi avesse fatto arrabbiare ancora sarebbe stato peggio, ma molto peggio, per lui.

"«Ma...»

«Non intendo averne uno per casa. Petunia! Non avevamo giurato, quando lo abbiamo preso, che avremmo messo fine a quella pericolosa insensatezza?»"

- Non si può porre fine. Non si diventa maghi a comando, non ha senso -

- Questo lo so anche io Mocciosus. È proprio tutta questa faccenda a non avere senso se non l'hai capito - gli rispose Potter.

Era nervoso anche lui, ma, per qualche strana ragione, non sembrava volesse mettersi a discutere con Severus. Leggere questo maledetto libro ci stava provocando più problemi che altro. Una piccola parte di me si chiese se non avesse avuto ragione lui, stavano facendo seriamente la cosa giusta? Scacciati velocemente questo pensiero dalla mia mente, ero egoista e lo sapevo, ma volevo conoscere ogni dettaglio della vita del mio futuro figlio.

"Quella sera, tornato dal lavoro, zio Vernon fece una cosa che non aveva mai fatto prima: andò a trovare Harry nel suo ripostiglio.

«Dov'è la mia lettera?» chiese il ragazzo non appena zio Vernon fu riuscito a passare dallo sportello. «Chi mi scrive?»

«Nessuno. Era indirizzata a te per sbaglio» disse zio Vernon tagliando corto. «L'ho bruciata»."

- COSA? - urlammo io e Potter.

- Ne invieranno sicuramente un'altra se non avranno risposta - ci rassicurò Remus.

- Remus, senza offesa, ma sta zitto. Tutte le altre volte che hai fatto previsioni tu è finito tutto male - ribattei infastidita.

- Almeno io ci sto provando a rassicurarvi - replicò piccato.

Evitai di rifilargli un altro commento acido e scacciai via dalla mi mente i brutti pensieri. Mio figlio sarebbe andato ad Hogwarts, sì, me lo sentivo.

"«Non è stato uno sbaglio» disse Harry arrabbiato. «Sopra c'era l'indirizzo del mio ripostiglio».

«SILENZIO!» urlò zio Vernon"

- Oh, ma fa silenzio tu per una buona volta - sentì borbottare silenziosamente da Black.

"e due ragni caddero dal soffitto. Fece un paio di respiri profondi e poi si costrinse a un sorriso che parve costargli molto sforzo."

Io stavo facendo uno sforzo immane per non polemizzare ad ogni singola frase. Adesso che i Malandrini si erano come riappacificati, non avevo voglia di cominciare altre discussioni.

"«Ehm... già, Harry... a proposito del ripostiglio. Con tua zia stavamo pensando... sei davvero cresciuto troppo per starci dentro... pensavamo che sarebbe carino se ti trasferissi nella seconda camera da letto di Dudley»."

Era ora che se ne accorgessero. Non avrrbbero neanche dovuto mai fargli mettere piede dentro a quel polveroso e angusto antro pullulante di ragni.

"«E perché?» chiese Harry.

«Non fare domande» rimbeccò suo zio. «E ora, porta tutta questa roba di sopra».

La casa dei Dursley aveva quattro camere da letto: una per zio Vernon e zia Petunia, una per gli ospiti (in genere, la sorella di zio Vernon, Marge), una dove Dudley dormiva e un'altra dove Dudley teneva tutti i giocattoli e le cose che non entravano nella sua prima camera."

- E con tutto quello spazio lo facevano dormire nel sottoscala? -

- Potter, mi sembra che abbiamo già discusso di questo -

- Evans, andiamo! Non dirmi che non lo trovi assurdamente ingiusto anche tu -

- Sono degli stronzi, ok? Dovremmo averlo già assodato questo -

"A Harry bastò un solo viaggio per trasferire dal ripostiglio tutti i suoi averi. Si sedette sul letto e si guardò intorno. Non c'era una cosa che fosse sana. La cinepresa vecchia di appena un mese era buttata sopra una specie di camionetta con cui una volta Dudley aveva investito il cane dei vicini; in un angolo c'era il primo televisore di Dudley, che il ragazzo aveva sfondato con un calcio quando avevano soppresso il suo programma preferito; c'era una grossa gabbia per uccelli, che un tempo era servita per un pappagallo che Dudley aveva barattato a scuola con un fucile vero ad aria compressa, ora poggiato su una mensola con un'estremità tutta contorta perché lui ci si era seduto sopra. Gli altri scaffali erano pieni di libri. Quelli erano l'unica cosa nella stanza che sembrava non essere mai stata toccata.

Da sotto giungeva la voce di Dudley che urlava a sua madre con quanto fiato aveva in gola: «Non ce lo voglio... quella stanza mi serve... fallo uscire...!»"

Viziato. Viziato e tremendamente egoista. Non riuscivo a descrivere in altro modo quella specie di bambino che darebbe dovuto essere mio nipote. In verità mi passarono in mente diversi epiteti, tutti molto coloriti, che gli si addicevano alla perfezione, ma decisi di sorvolare, malgrado tutto era solo un bambino.

Chissà cime sarebbe cresciuto Harry se noi non fossimo morti. Lo avremmo viziato a dismisura facendolo diventare la coppia del borioso cugino? Avrebbe preso tutti i miei terribili difetti o peggio, sarebbe diventato una mini copia di Potter? Non avrei mai avuto la forza di reggerli.

"Harry sospirò e si stese sul letto. Ieri avrebbe dato qualsiasi cosa per essere lì. Oggi avrebbe preferito tornare nel suo ripostiglio con la lettera, piuttosto che essere lassù senza.

L'indomani mattina, a colazione, tutti erano piuttosto taciturni. Dudley era stravolto. Aveva gridato, picchiato suo padre con il bastone, aveva vomitato di proposito, preso a calci sua madre e fatto volare la tartaruga sopra il tetto della serra, e ancora non aveva ottenuto di riavere la sua camera."

Black rise. Era assurdo. Forse ero io, ma non riuscivo a vedere nessun lato comico nella situazione.

- È quel bambino che è tanto strambo quanto assurdo - disse, notando il nostro cipiglio dubbioso.

Io ero ancora perplessa.

- È così assurdo da essere comico, come se fosse lo stolto e beota protagonista di un racconto -

- Beh, tecnicamente fa davvero parte di un racconto - precisai.

- Sì, ma non vale -

- E perché? -

- Perchè non è un vero e proprio libro! È qualcosa che accadrà per davvero -

- Ma è tutto scritto lì, questo è pur sempre un romanzo -

- Evans, ha ragione Felpato. Mica è un vero e proprio libro -

- Voi siete impossibili - esclamai esasperata.

- Dici così solo perché non vuoi ammettere di aver torto, mia cara -

- Pensala come vuoi, Potter - gli risposi sperando di concludere lì la faccenda. Tanto era ovvio e scontato che avessi ragione io.

"Harry pensava alla mattina precedente alla stessa ora e rimpiangeva amaramente di non aver aperto la lettera nell'ingresso. Zio Vernon e zia Petunia si scambiavano sguardi cupi.

Quando arrivò la posta, zio Vernon, che sembrava fare uno sforzo per essere carino con Harry, mandò Dudley a raccoglierla. Lo udirono picchiare colpi a destra e a manca con il suo bastone lungo tutto il tragitto. Poi gridò: «Ce n'è un'altra! Signor H. Potter, Cameretta, 4 Privet Drive...»

Con un grido strozzato, zio Vernon balzò dalla sedia e si precipitò nell'ingresso, con Harry alle calcagna."

- Vai ragazzo - sentì sussurrare in modo deciso da Potter, che stava silenziosamente facendo il tifo per il pargolo.

"Zio Vernon dovette lottare e atterrare Dudley perché mollasse la lettera, il che fu reso difficile dal fatto che Harry aveva afferrato per il collo zio Vernon, da dietro."

- È tenace! -

Ora, affianco a Potter, si era messo anche quello stolto di Black a fare il tifo. Quei due andavano ancora d'amore e d'accordo, avevano completamente cancellato dalla loro mente il litigio, tra loro non c'era quel velo di imbarazzo che consuetamente aleggia in situazioni così.

"Dopo qualche minuto di grande confusione in cui a nessuno furono risparmiati i colpi di bastone di Dudley, zio Vernon si raddrizzò annaspando per riprendere fiato, con la lettera di Harry stretta in mano."

Udì un impercettibile - Maledizione! - imprecato a fil di voce dai due, delusi.

Neppure io ci rimasi troppo bene, in effetti speravo anch'io che Harry riuscisse a strappargli quella dannata lettera. Avrebbe dovuto riuscirci prima o poi, vero?

"«Va' nel ripostiglio... cioè, volevo dire, in camera tua!» intimò ansimando a Harry. «E tu, Dudley... va' fuori!... Esci!»

Harry misurava a gran passi la sua nuova stanza. Qualcuno sapeva che aveva traslocato dal ripostiglio e apparentemente sapeva anche che non aveva ricevuto la prima lettera. Questo significava che ci avrebbe provato di nuovo? Se sì, avrebbe fatto in modo che non fallisse. Aveva un piano."

- Lily, non ci sono dubbi: quel... Quel ragazzo è proprio tuo figlio - disse Severus con una strana amarezza nella voce.

Non potei non dargli ragione: organizzare arguti piani per queste occasioni era proprio tipico di me. Rividi molto di me stessa nella sua forte determinazione, quella voglia di riuscire e fare di tutto per realizzare quell'obbiettivo.

Mi sentivo già meglio. Quando io organizzato i miei piani, filava sempre tutto liscio, erano inattaccabili. Ero certa che questo capitolo si sarebbe concluso alla perfezione. Dopotutto la genetica non mente e non si sbaglia mai.

"La mattina dopo, la sveglia, che era stata riparata, suonò alle sei. Harry la bloccò subito e si vestì senza far rumore. Non doveva svegliare i Dursley. Sgattaiolò giù per le scale senza accendere le luci.

Avrebbe aspettato il postino all'angolo di Privet Drive per farsi conse-gnare la posta del numero quattro. Il cuore gli batteva forte mentre attra-versava con cautela l'ingresso diretto verso la porta.

«AAAAARRRRGGGGHHHH!»

Harry fece un salto: aveva inciampato in qualcosa di grosso e flaccido steso sullo zerbino... una cosa viva!

Di sopra si accesero le luci e con orrore Harry si rese conto che la cosa grossa e flaccida era la faccia di suo zio Vernon. Aveva dormito in un sacco a pelo, davanti alla porta di casa, per esser certo che Harry non facesse esattamente quel che aveva cercato di fare."

- Certo che pensavo fosse uno stratega migliore - mormorai mestamente.

Avevo ragione: la genetica era inattaccabile. Purtroppo per lui aveva ereditato i geni Potter, famoso con la sua combriccola per farsi beccare continuamente ad ogni piano. I Malandrini erano certamente geniali nella maggior parte delle volte, ma non erano così tanto geniali quando si trattava di non venir colti in flagrante. Nulla a che fare con me e Mary.

"Sbraitò contro di lui per circa mezz'ora e poi gli ordinò di andare a preparargli una tazza di tè. Harry si trasferì tristemente in cucina e al suo ritorno la posta era arrivata dritta dritta sulle ginocchia di zio Vernon. Vide tre lettere con l'indirizzo scritto con l'inchiostro verde.

«Voglio...» cominciò, ma zio Vernon le stava facendo a pezzi davanti ai suoi occhi.

Quel giorno, zio Vernon non andò in ufficio. Rimase a casa e sigillò la cassetta delle lettere.

«Vedi» spiegò a zia Petunia con una manciata di chiodi in bocca, «se non riescono a consegnarla, ci rinunceranno e basta».

«Non sono sicura che funzionerà, Vernon»."

- Lo spero -

Sentì sospirare Remus che, quando pare, aveva ormai perso quella sua vena di positività.

"«Oh, la mente di questa gente funziona in modo strano, Petunia; non sono mica come te e me»"

- E ne sono immensamente grato ed entusiasta - disse Regulus con aria di superiorità.

- Non che tu sia tanto meglio - lo ribeccò il fratello.

Lui rimase per qualche attimo basito. Di certo non si aspettava che fosse l'altro Black a rispondergli. Da quel che avevo capito, quei due non si parlavano da innumerevole tempo.

- Di questa feccia? Sai anche tu che non è così -

- Ma come... - iniziò ad urlare Black, ma io lo interruppi.

- Feccia lo andrai a dire a qualcun altro, ma non alla mia famiglia! - replicai con forza.

- Ancora tenti di dare una parvenza d'onore e d'orgoglio a quelli? Se tu sei la prima che stai continuando a maledirli per tutta questa storia, non hai un'opinione tanto diversa dalla mia, non è così? -

- No, non è così. E smettetela tutti voi con la storia del " ma lo pensi anche tu". Mi avete scocciato, non devo tentare di giustificare le mie azioni, tanto meno ad uno come te -

- Quello di cui tu non ti accorgi è che la tua adorabile famigliola babbana non è poi così diversa da me. Loro covano rancore e pregiudizi verso il nostro mondo, ci considerano meno di zero e sarebbero ancora più inorriditi se stessero al cospetto della nobili famiglie purosangue. Perché credono di essere migliori, noi quelli strani, anche se basterebbe un semplice movimento di polso per fargli capire chi comanda. Ma tu, Evans, attacchi e rimproveri me, perché sono un Serpeverde e sono fiero del mio sangue puro, fiero di essere mago, elevi loro su un piedistallo, li poni superiori a me, solo perché sono dei poveri e innocenti Babbani che vengono sempre discriminati da individui poco raccomandabili come me. Che ti importa delle idee ad ogni modo discriminanti di quegli stolti? -

- Loro, perlomeno, non sono degli assassini - ribattei.

Il discorso di Regulus mi aveva lasciata come svuotata dentro. Era solo uno stupido, non riuscivo più a sopportarlo nè a tollerare la sua irritante presenza.

- E non seguono a comando gli ordini di mammina e papino come se non fossero dotati di un cervello proprio. Tu sei solo un codardo che cerca di farsi forte buttando parole al vento, in realtà non hai neppure il coraggio di riuscire a pensare con la tua testa. Non mi sembri proprio in condizione di giudicare gli altri -

Come sempre, quando il fratello proferiva parola, per brevissimi attimi la maschera di freddezza ed indifferenza indossata da Regulus vacillava rendendolo vulnerabile.

- Un po' debole come argomentazione, non trovate?- replicò, guadagnandosi un'occhiata gelida da parte nostra - Mi aspettavo di meglio da voi, sono deluso. - continuò ostentando finta amarezza che mi fece irritare ancora di più - Non c'è bisogno di uccidere qualcuno per essere crudeli, ci sono vari modi per dimostrare quel che siamo. Poi, se vi interessa saperlo, non sono mai stato responsabile della dipartita di chicchessia -

- Almeno non ancora - aggiunse sprezzante il fratello.

- Tu mi consideri un debole, una nullità, solo perché non ho seguito le tue tanto pateticamente gloriose orme, non è vero fratello? -

- Tu non sei mio fratello, sei sono un fantasma, un'eco di ciò che bambino di cui io mi ricordo. Quella che ora è la mia famiglia ora ce l'ho accanto - concluse indicando i suoi due amici.

- Ora Lily per favore continua, non voglio sprecare ancora tempo così inutilmente - aggiunse rivolto a me che annuì riprendendo seppur fossi ancora lievemente scossa.

"...non sono mica come te e me» disse lui cercando di battere un chiodo con il pezzo di dolce alla frutta che zia Petunia gli aveva appena portato.

Venerdì arrivarono non meno di dodici lettere per Harry. Poiché non passavano dalla buca delle lettere, erano state infilate sotto la porta, nelle fessure laterali e alcune persino nella finestrella della toilette al piano terra.

Zio Vernon rimase di nuovo a casa. Dopo averle bruciate tutte, tirò fuori chiodi e martello e chiuse con delle assi tutte le possibili fessure sulla porta davanti e quella del retro, cosicché non si poteva più uscire. Mentre lavorava, canticchiava un allegro motivetto, e trasaliva a ogni minimo rumore.

Sabato la cosa cominciò a sfuggire di mano. Ventiquattro lettere indirizzate a Harry trovarono il modo di entrare in casa avvolte e nascoste dentro ognuna delle due dozzine di uova che il lattaio, perplesso, aveva consegnato a zia Petunia attraverso la finestra del soggiorno."

Almeno ad Hogwarts non stavano demordendo... Non sarebbe stato più semplice mandare qualcuno personalmente come avevano fatto con me? Dopotutto Harry era pur sempre confinato in una famiglia babbana!

"Mentre zio Vernon faceva telefonate inferocite all'ufficio postale e alla latteria, cercando qualcuno con cui prendersela, zia Petunia, in cucina, sminuzzava le lettere col frullatore.

«Ma chi diavolo è che ha tanta urgenza di parlarti?» chiese sbalordito Dudley a Harry.

Domenica mattina, zio Vernon si sedette per fare colazione con un'aria stanca e sofferente, ma felice.

«Niente posta, la domenica» ricordò agli altri tutto contento, spalmando il giornale di marmellata d'arancia. «Oggi niente maledettissime lettere...»

Mentre pronunciava queste parole, qualcosa piovve con un fruscio giù per la cappa del camino e lo colpì sulla nuca. Un attimo dopo, trenta o quaranta lettere piombarono giù come una gragnuola di proiettili. I Dursley le schivarono, ma Harry fece un balzo per cercare di prenderne una..."

- Ma perchè non ne afferra una da terra e corre a leggerla in un luogo sicuro invece di saltare? - domandò lecitamente Remus.

Se avesse fatto così finalmente l'avrebbe aperta e avrebbe saputo di Hogwarts!

"«Fuori! FUORI!»

Zio Vernon abbrancò Harry all'altezza della vita e lo scaraventò nell'in-gresso. Una volta che zia Petunia e Dudley furono corsi fuori coprendosi il viso con le braccia, zio Vernon sbatté la porta. Da fuori, si sentivano ancora le lettere inondare la stanza, rimbalzando sulle pareti e sul pavimento.

«Questo è troppo» disse zio Vernon cercando di parlare con calma e al tempo stesso strappandosi a ciuffi i folti baffi. «Vi voglio qui tra cinque minuti, pronti a partire. Ce ne andiamo. Prendete solo qualche abito. Niente discussioni»."

- Non farà sul serio, vero? - ci chiese esterrefatto Block, cercando di trattenere una risata.

Era stupido ed insensato arrivare a trasferirsi per sfuggire a delle lettere che, a dirla tutta, non lo riguardavano neppure. Cambiare casa non sarebbe servito a nulla: lui era un mago e, come tale, avrebbe frequentato una scuola di magia in un modo o nell'altro.

"Aveva un'aria così minacciosa, con i baffi che gli mancavano per metà, che nessuno osò contraddirlo. Dieci minuti dopo, si erano aperti un varco strappando le assi inchiodate sulle porte ed erano saliti in macchina, dirigendosi a tutta velocità verso l'autostrada."

- Ehm, temo proprio di no - dedusse non celando la mia perplessità per la situazione.

Avevamo nettamente superato il limite del ridicolo! Roba da andare al manicomio...

"Dudley, seduto sul sedile posteriore, stava frignando; suo padre gli aveva dato uno scapaccione perché si era attardato a cercare di imballare il televisore, il videoregistratore e il computer nella sacca da ginnastica."

- Finalmente si comporta da genitore con quella lagna di bambino! -

- Per te alzare le mani vuol dire fare il genitore, Potter? -

Cosa aveva appena detto? Sgranai gli occhi e iniziai a rimproverarlo:

- Ma, Evans, gli ha dato solo uno scappellotto, non l'ha picchiato, su quello sono contro anch'io. E quel bambino avrebbe fatto venire un esaurimento nervoso a chiunque! - tentò di giustificarsi lui.

- Colpa loro che l'hanno cresciuto così! E non pensare poi tu di essere tanto più piacevole poi... -

- Intanto poi mi sposerai, qualcosa vorrà pur significare -

Arrossii immediatamente. Per poco non mi veniva un bel infarto!

- Sai, cerco di pensare il meno possibile a quest'ultima parte -

- Quindi almeno un po' ci pensi! - ribattè con un sorriso furbo sul volto e lo sguardo appena incredulo.

- Sì, certo. Nei miei incubi - risposi gelidamente.

Mi metteva i brividi pensare a quella prospettiva del mio futuro. Sinceramente era angosciante pensare semplicemente a tutta LS piega complessiva che il mio futuro avrebbe preso, si discostava così tanto da quello che io avevo pensato...

Non odiavo Potter, affatto, anche se battibeccavamo sempre a vicenda, non lo facevamo mai con malignità. Non l'avrei mai ammesso ma a volte le nostre discussioni mi piacevano, il ragazzo sapeva essere davvero intelligente e spiritoso se ci si metteva d'impegno. Ma rientrava neppure lontanamente nella mia cerchia di amicizie e simpatie. Attualmente prospettarmi un ipotetico futuro con lui era qualcosa di assurdamente inconcepibile per me.

"Andarono. E poi continuarono ad andare. Neanche zia Petunia osava chiedere dove. Ogni tanto zio Vernon invertiva la marcia e per un po' procedeva nella direzione opposta.

«Me li levo di torno... vedrai se non me li levo di torno» bofonchiava ogni volta che faceva questa manovra.

Per tutto il giorno non si fermarono né per bere né per mangiare. Giunta l'ora di cena, Dudley ululava dalla disperazione. In vita sua non aveva mai passato una giornata brutta come quella. Aveva fame, aveva perso cinque programmi televisivi che avrebbe voluto vedere, e non era mai rimasto tanto tempo senza far saltare in aria un alieno sul suo computer.

Finalmente, zio Vernon si fermò davanti a uno squallido albergo, alla periferia di una grande città. Dudley e Harry divisero una stanza a due letti, rifatti con lenzuola umide e muffe. Dudley cominciò a russare, ma Harry rimase sveglio, seduto sul davanzale della finestra, a fissare i fari delle macchine che passavano per la strada e a riflettere...

Il giorno dopo, per colazione, mangiarono cornflakes stantii e toast con pomodori in scatola. Avevano appena finito, quando la proprietaria dell'albergo si avvicinò al loro tavolo.

«Chiedo scusa, ma uno di voi è il signor H. Potter? Di là sul bancone ho un centinaio di queste».

E così dicendo mostrò una lettera su cui tutti poterono leggere l'indirizzo scritto con inchiostro verde:

Signor H. Potter

Stanza 117

Railview Hotel

Cokeworth"

- Evans perché ridi? - mi domandó Black.

In effetti non riuscivo a non smettere di sghigniazzare immaginandomi la scena.

- Penso solo al faccione stupito e soprattutto infuriato di mio cognato alla vista di quelle lettere. Per non parlare di mia sorella che, ne sono certa, avrebbe dato di tutto per non essere lì in quel momento -

"Harry fece per prendere la lettera, ma zio Vernon lo colpì scansandogli la mano. La donna osservava stupita.

«Le prenderò io» disse zio Vernon alzandosi in fretta e seguendola fuori della sala da pranzo.

«Non sarebbe meglio andarsene a casa, caro?» suggerì timidamente zia Petunia ore dopo, ma zio Vernon sembrò non sentirla. Nessuno di loro sapeva esattamente che cosa stesse cercando. Li condusse nel bel mezzo di una foresta, scese dall'auto, si guardò intorno, scosse il capo, risali a bordo e ripartirono. La stessa cosa accadde nel centro esatto di un campo arato, a metà di un ponte sospeso e in cima a un parcheggio a più piani.

«Papà è ammattito, vero?» chiese Dudley con voce piatta a zia Petunia verso sera."

- Un po' tardi per capirlo, vero? -

"Zio Vernon aveva parcheggiato l'auto in riva al mare, li aveva chiusi tutti dentro ed era scomparso.

Cominciò a piovere. Grossi goccioloni tambureggiavano sul tettuccio dell'auto. Dudley tirò su col naso.

«È lunedì» disse alla madre. «Stasera ci sono i cartoni. Voglio andare da qualche parte dove hanno il televisore».

Lunedì. Questo ricordò qualcosa a Harry. Se era lunedì - e in genere si poteva star certi che Dudley sapesse i giorni della settimana per via della televisione - allora l'indomani, martedì, era l'undicesimo compleanno di Harry."

- Non lo festeggeranno mica così, no? - chiesi guardando Potter.

Avendo un'amica come Mary che si prodigava in preparativi con mesi e mesi d'anticipo, avevo sempre vissuto il mio compleanno come la giornata perfetta dell'anno. Anche da bambina avevo delle grandi festa nel giardino di casa. L'idea che Harry potesse passare un giorno così importante in questa maniera mi rattristava. Dov'erano la festa, i palloncini, i regali e gli amici? A Duddley qualcosa l'avevano fatta...

Potter sollevò le spalle:

- Vorrei poterti dire di no, Evans -

"Naturalmente, i suoi compleanni non erano mai quel che si dice divertenti"

- Naturalmente, è ovvio - commentari sarcasticamente.

"l'anno prima i Dursley gli avevano regalato una gruccia appendiabiti e un paio di calzini smessi di zio Vernon."

- Beh, è vero che si dice sempre che quel che conta è il pensiero, ma non c'era bisogno di interpretarlo così letteralmente! "

Sebbene fossi risentita per la storia del compleanno, mia sorella me l'avrebbe pagata cara, non riuscì a non sorridere al commento di Remus. Aveva assunto poi un'espressione così buffa e dolce al tempo stesso che era impossibile resistere.

"Tuttavia, undici anni non si compiono mica tutti i giorni.

Zio Vernon era tornato e sorrideva. Portava un involto lungo e sottile e non rispose a zia Petunia quando gli chiese che cosa avesse comperato.

«Ho trovato il posto ideale!» disse. «Venite! Tutti fuori!»

Fuori dall'auto faceva molto freddo. Zio Vernon stava indicando qualche cosa al largo che rassomigliava a un grosso scoglio. Appollaiata in cima allo scoglio c'era la catapecchia più miserabile che si possa immaginare. Una cosa era certa: là dentro di televisori non ce n'erano.

«Le previsioni per stasera annunciano tempesta!» disse zio Vernon in tono gaio, battendo le mani. «Questo signore ha gentilmente acconsentito a prestarci la sua barca!»

Un vecchio sdentato venne verso di loro a passo lento, additando, con un ghigno alquanto malvagio sulla faccia, una vecchia barca a remi che ballonzolava sulle acque grigio ferro proprio sotto di loro.

«Ho già comprato un po' di provviste» disse zio Vernon, «perciò tutti a bordo!»

Sulla barca faceva un freddo cane. Spruzzi d'acqua gelida e gocce di pioggia gli scendevano giù per il collo e un vento glaciale gli frustava la faccia. Dopo quelle che sembrarono ore raggiunsero lo scoglio dove zio Vernon, fra uno scivolone e una sdrucciolata, li guidò alla casetta diroccata.

L'interno era orribile; c'era un forte odore di alghe, attraverso le fessure delle pareti di legno fischiava il vento e il caminetto era umido e vuoto. C'erano solo due stanze."

Era senz'altro una location perfetta per festeggiare il giorno seguente. Volevano indire una festa a tema disastro ambientale forse? Come se qualche onda avesse potuto seriamente fermare la magia, e mia sorella questo l'avrebbe dovuto ancora una volta comprendere alla perfezione.

"Le provviste di zio Vernon si rivelarono essere un pacchetto di patatine a testa e quattro banane. Cercò di fare un fuoco, ma i pacchetti di patatine vuoti si limitarono a fare un gran fumo e ad accartocciarsi.

«Adesso tornerebbe proprio utile qualcuna di quelle lettere, eh?» fece tutto allegro.

Era di ottimo umore. Era chiaro che pensava che nessuno aveva la minima probabilità di raggiungerli per consegnare la posta, con la burrasca che c'era. In cuor suo, Harry fu d'accordo, anche se quel pensiero non lo rendeva affatto allegro.

Al calar della notte, la tempesta annunciata esplose attorno a loro. La schiuma delle onde altissime schizzava sulle pareti della catapecchia e un vento feroce faceva sbattere le luride finestre. Zia Petunia trovò alcune coperte tutte ammuffite nella seconda stanza e arrangiò un letto per Dudley sul divano tutto roso dalle tarme. Lei e zio Vernon si sistemarono sul materasso bitorzoluto della stanza accanto e Harry dovette trovarsi il punto più morbido del pavimento e rannicchiarsi sotto una coperta sottile e sbrindellata."

Tipico loro, neppure preoccuparsi di dove avrebbe potuto dormire. Quel che era peggio era il fatto che mi stupirsi sempre meno di queste assurdità, come se mi stessi lentamente abituando al loro indentato atteggiamento.

"La notte avanzava e la tempesta infuriava sempre più feroce. Harry non riusciva a dormire. Scosso da brividi, si rigirava alla ricerca di una posizione comoda, con lo stomaco che gli gorgogliava per la fame. Il russare di Dudley era soffocato dal cupo rumore del tuono che iniziò attorno a mezzanotte. Il quadrante luminoso dell'orologio di Dudley. che pendeva oltre il bordo del divano al suo polso grassoccio, informò Harry che avrebbe compiuto undici anni di lì a dieci minuti. Restò sdraiato a guardare il suo compleanno avvicinarsi a ogni ticchettio, a chiedersi se i Dursley se ne sarebbero ricordati, a domandarsi dove fosse adesso l'autore delle lettere.

Ancora cinque minuti. Harry udì qualcosa che scricchiolava all'interno della capanna. Sperò che il tetto non crollasse. Ancora quattro minuti. Forse, al loro ritorno, la casa di Privet Drive sarebbe stata talmente piena di lettere che in qualche modo sarebbe riuscito a rubarne una.

Ancora tre minuti. Era il mare a produrre quei forti schiocchi sullo scoglio? E (ancora due minuti) che cosa era mai quello strano scricchiolio? Era forse lo scoglio che si sgretolava nel mare?

Ancora un minuto e avrebbe compiuto undici anni. Trenta secondi... venti... dieci... nove... forse avrebbe svegliato Dudley soltanto per dargli fastidio..."

- Sì! - sentì urlare in modo un po' troppo forte Potter, chiaramente entusiasta dell'idea.

Tutti ci girammo a guardarlo.

- Ehm... Scusate - mormorò imbarazzato lui grattandosi il capo.

"tre... "

- DUE... UNO... - contammo all'unisono io e i Malandrini.

"BUM!

Tutta la catapecchia fu scossa da un brivido e Harry saltò su a sedere di scatto fissando la porta. Fuori c'era qualcuno, che bussava chiedendo di entrare."

 

 

 

 

 

 

 

*Ehm, presumo sia così. Mi pare inverosimile immaginarmi Silente o la McGranitt (o chiunque voi vogliate ) che compilano lettere e lettere per tutti gli studenti di Hogwarts, tenendo conto che si possono trasferire o non essere a casa loro, in quel caso l'indirizzo cambia. Come fanno a sapere di tutti i Nati Babbani senza lasciarsene sfuggire uno? La risposta è semplice per me: magia, una antica che regola il funzionamento di queste cose. Poi, forse, se la lettera non viene consegnata correttamente o non c'è risposta (come nel caso di Harry), la situazione passa nelle mani do qualcuno (o può sempre trattarsi dello stesso incantesimo, perché no).

 

 

 

Angolo dell'autrice:

*fa capolino controllando se ci sia qualcuno *

Ehm, ben ritrovati :) Vi ricordare di me? Io vi posso assicurare che mi ricordo perfettamente di voi e di questa storia, mi scuso per l'attesa, ma sono sommersa di roba da fare e cose da studiare. So che può sembrarvi una stupida scusa e ma debole giustificazione, ma è solo la verità, inutile che mi arrampichi sugli specchi.

Anyway questo capitolo è ambientato il 16 Ottobre 1977 (che è appunto di domenica). Nel prologo avevo scritto che erano i primi di Ottobre e, in questo momento, è passata poco più di una settimana, quindi i tempi sono quelli. Pubblicherò sempre qui delle date di riferimento, non avrebbe per me senso scriverle all'interno del capitolo stesso, perché si riferiscono solo e soltanto ai "giorni di lettura".

Domandina: ma nei libri viene detto quando Lily scopre della licantropia di Remus? Scusate tanto per questa domanda stupida, ma, avendo letto tante fanfiction al riguardo, ho le idee un po' confuse! In genere in alcune lei lo capisce durante i primi anni, in altre quando sta con James, qual è la versione esatta (sempre se ne esiste una)? Se non è scritto faccio a modo mio ;) sennò vi prego di dirmelo. Grazie in anticipo a chi lo farà, per voi tanti buoni biscottini blu <3 (?)

Passiamo ad analizzare un po' di cosucce come di consueto:

1) Il discorso di James (il primissimo, a inizio capitolo) so di non averlo reso al meglio, probabilmente anche qui sto facendo un casino nel spiegarlo (per chiarimenti, quindi, non esitate a chiedere!). L'ho scritto e riscritto più volte, ma è difficile. Io credo molto nell'idea che una persona non scompaia mai definitivamente, non smette davvero di esistere, se è viva nel ricordo di qualcuno. Ho cercato di inserire questo concetto, in più il risentimento dello stesso James.

2) Aww si sono riappacificati finalmente! Non volevo che il loro litigio si protraesse troppo a lungo :') I veri casini, dopotutto, non sono ancora cominciati v.v

3) Please, non odiatemi per il fatto di Regulus, litigi e antipatie li sperimenteranno tutti. Cercherò anche di rompere la staticità di queste due tediose fazioni (i quattro Grifondoro versus i due Serpeverde) e di mescolare un po' le carte in gioco, ma, ehi, tempo al tempo!

4) Parliamo ancora di Regulus e del (lungo) discorso che fa. Finalmente inizia ad interagire un po' di più come personaggio, ma il suo intervento non è molto gradito a Lily e agli altri. A stabilire chi abbia ragione tra i due sta a voi, dopotutto e soggettivo. L'atteggiamento di Lily verso i Dursley che Regulus condanna è qualcosa che ho visto personalmente: un mio amico si comporta in maniera molto molto simile. Lei non accetta critiche nei loro confronti (soprattutto se esagerate e mosse dalle persone sbagliate), ma poi è lei stessa a criticare e questo non cambia (volutamente) anche dopo che Regulus glielo fa notare. Comunque voi che ne pensate di come l'ho descritto/reso? Anche se non sono ancora riuscita ad analizzare bene le varie sfaccettature di questo personaggio che io adoro (ehi, siamo ancora all'inizio!) vorrei sapere cosa ne pensate voi ^-^

5) Vi faccio una PICCOLISSIMA ANTICIPAZIONE SUI PROSSIMI CAPITOLI (se non volete leggere non leggete, anche se davvero non è nulla, io vi ho avvertiti v.v ): tra pochissimo inserirò una bella chiacchierata tra Lily e Severus. Vedremo per bene cosa pensa lui dopo aver appreso della futura (e prematura) dipartita della ragazza e del suo matrimonio con James. Vista la situazione che noi tutti conosciamo alla perfezione, una scenetta del genere sarà d'obbligo e non vedo l'ora di scriverla! Adoro le cose così *-*

 

Dopo questo immenso papiro non c'è altro, credo. Mi scuso per eventuali errori/orrori, molti li ho corretti, ma ho fatto una revisione frettolosa e il correttore del telefono di ostina a cambiarmi le parole a modo suo. Per qualsiasi cosa io sono qui! Fatemi sapere sinceramente la vostra opinione anche su questo capitolo, è una cosa che mi rende immensamente felice *-* e, inoltre, questo mi aiuta tantissimo con la mia storia :)

Ora scappo, lo studio, ahimè, mi chiama.

Un abbraccio a tutti voi che avete la pazienza di sopportarmi,

Hij <3

   
 
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