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Autore: Catlove    30/04/2016    0 recensioni
Quando tutto il mondo ti crolla addosso, quando pensi di aver toccato il fondo e di non poter mai uscire dal tuo periodo buio, quando credi di non avere più niente da perdere... E' in quel momento che inizia la tua vita.
PS: ho preso spunto da una storia vera, la mia.
Genere: Fluff, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nella settimana seguente non lo trovai mai in linea. Pensai che non ci trovavamo per via dell'orario perché lui lavorava ogni giorno in pizzeria e quando si poteva collegare io ero nel sonno più profondo oppure ero a pranzo. Una sera però dovetti andare al compleanno di una mia amica e seppi dove festeggiava la mattina per la sera... Ovviamente nella sua pizzeria!!! Mi misi un semplice jeans marroncino e una maglietta bianca, abbastanza sicura di essere più presentabile rispetto all'ultima volta.
Il pensiero di rivederlo mi provocava sempre emozioni contrastanti. Non riuscivo a credere di provare emozioni tanto forti per una persona appena incontrata. Volevo davvero vederlo, ma la mia coscienza non era ancora del tutto pulita per quello che avevo fatto a Jack.
Entrai insieme alle mie amiche e non ebbi il coraggio di guardare verso i pizzaioli. Sentii il mio nome e mi girai: era Cameron, la madre di Jess, con al suo fianco lui, Jess. Di nuovo quella sensazione sconvolgente! Sorrisi leggermente ma non riuscii a guardarlo ancora.
Andammo in sala e ordinammo. Durante la cena cercavo sempre il suo sguardo, ma non lo trovavo. A fine serata, mentre stavamo parlando tra di noi, quando ormai ero convinta che la serata non avrebbe portato niente di più di un mezzo sorriso, si avvicinò Jess e mi diede un biglietto da dare a mio padre. Mi stava così vicino... Troppo vicino! Mi sorrise, Stavo per sentirmi male. Ad un tratto si fece improvvisamente serio, credevo che avesse capito qualcosa quando stava per allontanarsi e mi venne il panico: non volevo assolutamente che si allontanasse! Infatti non si allontanò ma si avvicinò ancora di più. Okay, non voglio neanche un bacio! Non riuscivo a seguire le sue espressioni e non capivo cosa stesse pensando. Si fermò a 10 cm dal mio viso. Sembrava che mi potesse leggere nella mente e che facesse tutto quello che volessi io. Mi tese la mano e disse:
  • Vieni un attimo con me?-
Gli presi la mano senza pensarci due volte... Anzi non ci pensai proprio! Mi portò nella sala all'aperto. Mi stava vicinissimo!!! Non reggevo più quel silenzio e dissi, forse un po' troppo indifferente:
  • Dimmi -
Lui si accigliò. Sembrò che avesse cambiato idea e che non volesse dirmi più niente, aveva la faccia preoccupata.
  • C'è qualcosa che non va? –
Era davvero enorme e sapeva fin troppo bene che era meravigliosamente stupendo!! Non rispose, ma continuava a fissarmi. Non riuscivo a capire cosa volesse da me e non riuscii più a parlare perché quello che sentivo quando lo guardavo si fece più forte e rimasi a bocca asciutta.
  • Ehm no. Volevo solo dirti di dare quel biglietto a tuo padre. –
    • Ah. Sì, già me lo hai detto, non preoccuparti. –
    • Sì è vero... –
    • Già... -
Silenzio. Guardavo il prato sintetico aspettando che dicesse qualche altra cosa. Dopo quella che mi era sembrata un'eternità parlò:
  • Ti ho trovata su facebook... –
  • Sì, ho visto. - Devo ammettere che anche io non davo materia su cui parlare!
  • Giusto... Senti... Ora vado a lavorare, mi aspettano. Ci vediamo dopo, ok?-
  • Ok... –
Mi riprese la mano ed entrammo in sala. Mi accompagnò al tavolo, mi sorrise e tornò a lavorare. Non avevo mai assistito ad una cosa del genere! Ma cosa gli era preso? Sembrava che cercasse qualcosa... nei miei occhi. L'avrà trovata? Se fosse stata una cosa buona speravo con tutta me stessa di sì! Ormai tutto quello che avevo dentro era lui.
Le mie amiche mi chiesero cosa fosse successo ma non sapevo che rispondere... Non c'era niente da rispondere! Era così strano...
La serata finì ma pensai tutto il tempo a quello che era accaduto. Quando ci alzammo dal tavolo sentii Cameron urlare il nome di Jess e dopo nemmeno 5 secondi era di nuovo accanto a me.
  • Ciao –
Lo guardai in modo sospettoso ma me ne accorsi solo quando lui smise di sorridermi. Non volevo perdere la vista del suo fantastico sorriso. Sorrisi:
  • Ciao! - Sì, forse un po' troppo esagerato!
  • Te ne vai? –
  • Eh sì, la festa è finita! - Sembravo una cretina!
  • Vai a casa, vero? - Sembrava agitato.
  • Sì, è tardi e se non vado a casa subito mia madre mi ammazza! –
  • Bene... - E distratto...
  • Bene?! Che mi ammazza?! –
  • No no! Che non ti ammazza! Vai a casa, no? - Già chiesto!
  • Sì! -
  • Come torni a casa? –
  • Ho il motorino. –
  • NO! - Reazione trooooooppo esagerata!
  • JEEEEEEESS!! - La madre lo chiamò dall'interno della sala ma lui, senza battere ciglio,fece come se niente fosse e continuò a fissarmi. Fu una cosa strana, all'inizio credetti che la mamma ci avesse sentito, ma era impossibile che da una lontananza tale ci potesse ascoltare!
  • Come?? Jess, non vorrei essere scortese, ma che ti prende?? E’ tutta la sera che ti comporti in  modo strano! –
  • No... No niente... E' pericoloso il motorino a quest’ ora! –
  • Non  preoccuparti, non è la prima volta! –
  • Va beh, sicuramente, ma oggi no... Ho sentito in giro che ci sono strani animali per quella strada! –
  • Senti Jess non ti preoccupare, non ho 10 anni, so cosa faccio e poi non sono sola: devo accompagnare anche la mia amica a casa e la strada la conosco! Non mi perderò e andando sul motorino non credo che qualche animale possa azzannarmi! –
  • Non sei sola? –
  • No! Te l'ho detto: devo accompagnare la mia amica! –
  • E da casa di questa tua amica a casa tua quanto tempo impieghi? –
  • Jess, basta! Devo andare, ciao. –
Non mi fermò ne salutò. Quando girai per andarmene me ne pentii subito rendendomi conto che era finita la mia dose di "Jess" per quel giorno.
Mentre accompagnavo Giusy sentii degli strani... Ringhi?! Provenivano dagli alberi che si trovavano ai lati della strada ma non ci pensai più di tanto e non avrei mai immaginato che si collegassero a quello che aveva detto Jess. Andai a dormire con un groppo in gola, pensando a come avevo trattato Jess e chiedendomi quando lo avrei rivisto. Ovviamente i suoi occhi erano presenze fisse nel sogno di quella notte.
Il giorno dopo mi svegliai presto avendo appuntamento con Giusy per andare a comprare le cose per la scuola. Presi il motorino ma non riuscii ad accenderlo: forse qualcosa si era bruciato! Decisi, così, di chiamare Giusy:
  • Giusy mi dispiace ma il motorino non parte. Non so cosa gli sia preso sinceramente! Comunque se vuoi possiamo muoverci con il pullman... –
  • Sì, dai, andiamo perché poi le cose belle finiscono! Facciamo tra 10 minuti nella piazzetta, ok? –
  • Ok. Io adesso scendo a piedi! –
    • Va bene. Adesso scendo anche io! Ciao. -
Mi incamminai con la musica nelle orecchie e i miei mitici occhiali da sole quando sentii uno strano ringhio, lo stesso della sera prima, provenire da un vicolo. Avrei voluto fare finta di niente e continuare per la mia strada, ma c'era qualcosa che mi attirava... Qualcosa che dovevo vedere. Entrai nello strano vicolo. Era piena mattinata eppure aveva qualcosa di scuro, buio, cupo. Avevo una paura tremenda ma anche una strana curiosità che mi impediva di girare i tacchi. Sentii di nuovo il ringhio poi quello stesso ringhio, diventare smorzato, come quando si tira il collare ad un cane mentre abbaia. Il padrone di quel ringhio stava soffrendo, era vivo ma stava per morire. Volevo scappare ma non potei: di fronte a quell'urlo di dolore sentii una fitta nello stomaco. Non sapevo cosa fare, era tutto così soprannaturale eppure era un semplice cane che soffriva. Mi diressi verso quello che ormai era solo un leggero sibilo. Arrivai davanti ad un grande e fitto albero, dietro il quale c'erano le due creature che lottavano feroci. Ad un certo punto, senza che me ne accorgessi, facendo un passo avanti, schiacciai un ramo secco. Le due creature si bloccarono insieme a me, poi ci fu una risata dal tono grave e corposo, pesante. Forse non erano animali, ma degli stupidi bambini che lottavano fra loro manco fossero pitbull!! Mi sentii la rabbia crescere per quello stupido scherzo infantile e quando la mia voce uscì sentii il tono dominante di una madre e mi vennero le farfalle nello stomaco pensando al mio passato.
  • Basta con questo stupido scherzo! Uscite e fatela finita! –
Silenzio tombale. Mi impazientii ma non volevo dare materia su cui scherzare in futuro a quei ragazzini. Mi girai e mentre stavo per incamminarmi, qualcuno parlò:
  • Ci scusi signorina. Non volevamo farle uno scherzo, stavamo ridendo fra noi. –
Era una voce adulta e più vellutata della prima, sembrava una voce quasi angelica! Quando sentii quella voce mi aspettavo qualcuno ma non uscì nessuno.
  • Sì, ma mi avevate sentito e qualcuno stava ringhiando! Non stavate mica uccidendo qualche animale? -
    - Oh no ragazza! Noi questo facciamo per intimidire qualcuno! - La prima voce.
Appena finì la frase sentii un altro verso strozzato. Mi feci avanti per affacciarmi su quello che doveva essere una scena di gioco.
  • Ma cosa state facendo? Uscite! –
  • NO! Ferma signorina... Ehm... Siamo... Nudi! O almeno, io sono nudo! Non si affacci per favore! La finiamo e mi scusi ancora! - La seconda voce.
La mia rabbia ormai era al massimo e avevo voglia di tagliare la testa a quei due... mmm ... ragazzi, ma ero in ritardo e mi girai per andare via. Nessun saluto e nessun rumore. Solo un altro ringhio smorzato. Continuavano? Non mi interessava e continuai per la mia strada.
  
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