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Autore: OrderMade96    30/04/2016    1 recensioni
La vita da eroe può sembrare allettante a una persona comune, ma solo gli eroi sanno quanto può essere duro e pericoloso il loro lavoro. Tra una cattura e un salvataggio, la vita dell'eroe può essere stravolta da sentimenti e preoccupazioni improvvise. Kotetsu Kaburagi e Barnaby Brooks Jr, del duo Tiger & Bunny lo sanno fin troppo bene.
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Questa raccolta di one shot, scritta e illustrata da me, mira ad allietare tutti i fan di questa splendida coppia, di cui mi sono innamorata ultimamente. Spero di non stravolgere troppo i personaggi e di accontentare un po' tutti i gusti.
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Barnaby Brooks Jr., Blue Rose, Fire Emblem, Un po' tutti, Wild Tiger
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
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                                   Capitolo 4° : Let her go

La vita dell'eroe era il traguardo a cui ogni NEXT bramava. Che avessero grandi doti o semplici utili abilità, ogni essere umano con questi strabilianti e strani superpoteri ambiva a diventare una di quelle figure che tanto adorava seguire mentre guardava la TV, ascoltava la radio o leggeva un articolo da prima pagina sul giornale. Sognando quella vita, carica di azioni eroiche, di fama e successo, chi non aveva realmente familiarità con quel mondo non poteva davvero comprendere cosa significasse essere un eroe.

Un vero eroe metteva quotidianamente a rischio la propria vita per difendere i più deboli e salvare le persone da ogni pericolo, doveva presenziare a svariati eventi organizzati dagli sponsor e passava il suo tempo libero tra un'impresa e l'altra ad allenarsi, a testare i propri limiti fisici per migliorarsi, facendo coincidere il tutto con la sua vita privata, la quale spesso ne risentiva.

In casi estremi, essere eroe significava rinunciare ad avere degli amici o addirittura una famiglia. Essere un eroe non era un lavoro, era più una vocazione. L'eroe non apparteneva a se stesso, ma alla gente. Che lo volesse o meno, chi decideva di intraprendere il cammino della giustizia, avrebbe dovuto sapere a cosa stesse andando incontro.

Kotetsu lo aveva compreso bene, sapeva quanto crudele e triste potesse essere la vita da eroe. Lo aveva assaggiato sulla propria pelle. Nella sua carriera non erano mancati gli attimi in cui avrebbe voluto essere semplicemente solo Kotetsu e negli anni, aveva fatto i conti con i lati oscuri che la sua scelta di vita aveva comportato.

Lui, l'eroe che non si faceva scrupoli a distruggere monumenti o palazzi pur di soccorrere qualcuno, quello che più di tutti voleva incarnare l'eroe modello sin da bambino, si portava dietro il peso di non essere riuscito  a proteggere la vita della persona che più gli stava a cuore. Non era riuscito nemmeno ad essere lì nel momento in cui la morte era venuta a prendersela. Sua moglie, la sua adorata Tomoe, se n'era andata qualche istante dopo averlo salutato con un sorriso stanco, strappandogli la promessa di non rinunciare mai al suo sogno. Se n'era andata mentre lui stava facendo il suo lavoro, perché alla morte non interessa nulla, non ha riguardi per il sesso, lo stato sociale o per l'animo di chi carpisce, la morte non discrimina, arriva e prende ciò che deve prendere senza chiedere il permesso.
Se provava a chiudere gli occhi, l'eroe poteva ancora vedere nitida l'immagine del volto esamine della donna che aveva amato.

Aveva seguito il dottore in quella fredda e buia camera mortuaria in stato catatonico, rifiutandosi di credere alle sue parole, accostandosi infine al corpo inerme e dal viso coperto adagiato sul freddo metallo del tavolo ospedaliero. Non aveva avuto le forze per togliere quel panno bianco dal suo volto, lasciando quel triste compito al medico. Il dolore di quell'attimo fu per lui straziante.

Anche nella morte, ella sorrideva, quasi serenamente, come a voler rassicurare il suo caro che sapeva sarebbe tornato a vederla per l'ultimo addio. Kotetsu cadde in ginocchio, distrutto, un vuoto incolmabile che veniva a crearsi nel petto. Pianse, stringendo la mano esile e ormai fredda di Tomoe, gemendo il suo nome tra i singhiozzi.

In quel momento, sopraffatto dal dolore, pensò addirittura che se avesse avuto la possibilità di riportarla in vita dando in cambio qualsiasi cosa, anche tutte le vite che lui stesso aveva salvato, lo avrebbe fatto. Ma fu solo un attimo, del quale avrebbe avuto vergogna per sempre. Quello non era lui, quello non era l'uomo che Tomoe avrebbe voluto che fosse. Ma il dolore a volte cambia l'uomo e se non vi si sta attenti, rischia anche di deviarne la natura.

Deciso ad esaudire la sua ultima richiesta, Kotetsu si era gettato a capofitto nel lavoro, nella speranza che esso potesse in qualche modo anestetizzare anche il suo dolore. Ed in un certo senso aveva funzionato, almeno in parte. Non sapeva se avesse continuato ad essere un eroe solo a causa di quella promessa, ma col tempo era riuscito a tornare completamente in sé e ad andare avanti. Aveva però dovuto fare molti sacrifici, affidando per giunta sua figlia alla nonna, pur di continuare a seguire i ritmi spasmodici del suo mestiere e ormai da anni faticava ad avere con lei un vero rapporto.

Aveva commesso errori, lo sapeva, ma nell'ultimo periodo era stato deciso a mettere le cose a posto. E tutto sembrava star migliorando, pian piano.

Nonostante avesse dovuto affrontare la perdita parziale dei suoi poteri e svariate incomprensioni col suo partner, nonché attuale ragazzo, Kotetsu era riuscito a fare chiarezza nella sua vita, consolidando anche il rapporto con la figlia, che senza che se ne accorgesse, era diventata una ragazza dal carattere tenace e indipendente, così simile alla madre da strappargli ogni volta che la vedeva un sorriso, facendogli balzare il cuore nel petto.

Amava la sua piccola Kaede e rimpiangeva di non esserci stato per lei in molti momenti importanti della sua vita, ma ora era diverso. Aveva compreso che, impegnandosi appieno, poteva essere sia un eroe che un buon padre.

Essere Tiger del duo Tiger & Bunny, non voleva dire non essere più Kotetsu T. Kaburagi, ora lo aveva compreso.
Ma c'era ancora qualcosa che doveva fare, qualcosa che poteva fare solo nelle vesti di Kotetsu Kaburagi, qualcosa che avrebbe permesso appieno a se stesso di andare avanti senza rimpianti.

Era stata una lunga giornata di lavoro. Dopo aver soccorso delle persone rimaste intrappolate in un incendio, avevano dovuto fare i conti con un furto da parte di un NEXT in una banca, arrivando a fine giornata più che esausti. Così, avevano deciso di concludere la serata con una cena veloce a casa di Kotetsu, ovviamente a base di riso fritto, bevendo qualcosa insieme per poi andare a letto e concedersi una più che meritata dormita.

"Ehi... Bunny." Lo chiamò dolcemente Tiger prima che il compagno si assopisse del tutto tra le sue braccia.
"Mhm?" Mugugnò l'altro spostandosi appena nel suo abbraccio.
"Ehm... senti, hai da fare domani?" Chiese il maggiore, tentennante.
"Domani è il nostro giorno libero. Quindi no." Fece notare Barnaby, sorridendo con uno sbuffo mentre gli si rannicchiava più vicino.
"Si, ecco... proprio per questo..." Iniziò a biascicare il moro, tentando di trovare le parole giuste con le quali proseguire.
"Kotetsu-san, cosa stai cercando di chiedermi?" Lo esortò il biondo, sollevandosi su di un gomito per osservarlo meglio.

L'eroe prese un profondo respiro, cercando di farsi coraggio prima di parlare. "Vorrei mi accompagnassi a far visita a mia moglie." Disse infine, sentendo un peso sparire dal petto una volta che quelle parole lasciarono le sue labbra.

Barnaby sgranò gli occhi per l'inaspettata richiesta. Una proposta simile era un grande passo avanti per il loro rapporto, soprattutto dopo che sua figlia Kaede era venuta a conoscenza della loro relazione, ma ne era enormemente stupito.

"Ecco, se non te la senti, per me va bene... E' solo che-" Iniziò a rassicurarlo Tiger in imbarazzo, vedendolo non rispondergli, venendo fermato però da un dolce bacio a fior di labbra.
"Mi farebbe molto piacere." Chiuse il discorso Bunny con un sorriso, tornando a stendersi al suo fianco sul letto, tirandolo a sé.
"Grazie." Sussurrò grato Kotetsu, sbadigliando, scivolando lentamente nel sonno cullato dal calore della vicinanza del ragazzo.

Il giorno seguente, Tiger venne svegliato dall'odore di caffè appena fatto e da un leggero colpetto sulla spalla.
 Ancora semiaddormentato, si rigirò per un momento nel letto, finché non sentì delle dita esili accarezzargli i capelli arruffati. Sorridendo, aprì gli occhi per incrociare lo sguardo di Barnaby che, notò, era già vestito.

 "Uhm, che ore sono?" Chiese il moro tirandosi finalmente su a sedere e stropicciandosi gli occhi.
"Le sette e mezza." Lo informò Bunny porgendogli la tazza di caffè che aveva precedentemente poggiato sul comodino.
"Presto..." Borbottò Kotetsu, soffiando distrattamente sulla bevanda calda. "Come mai sei già vestito?" Chiese prima di tornare a sorseggiare il contenuto della tazza.
"Dovrei passare a casa a fare una doccia e cambiarmi." Spiegò tranquillo il più giovane, recuperando la sua giacca abbandonata ai piedi del letto. "Ti passo a prendere tra un'oretta, va bene?"

Il moro mugugnò un assenso, arrossendo lievemente quando il compagno lo salutò con un rapido bacio sulla tempia.

"Non rimetterti a dormire." Ordinò con fare scherzoso Barnaby prima di lasciare la stanza con un sorriso.
"Non sono mica un bambino. Stupido Bunny." Borbottò Kotetsu, immusonito.
"Guarda che ti ho sentito." Lo informò dalla porta di ingresso il compagno, facendolo sbuffare.

Anche volendolo, quest'oggi l'eroe non sarebbe riuscito a tornare a sdraiarsi e dormire. Dopo il coraggio che gli ci era voluto per chiedere a Bunny di accompagnarlo alla tomba di sua moglie, non aveva la benché minima idea di tirarsi indietro, nonostante sapesse che quella giornata si sarebbe prospettata come una delle più difficili e emotivamente complicate della sua vita.

Ripresosi in parte grazie al caffè, si concesse una veloce doccia, cercando di non sprecare più tempo del dovuto sotto l'invitante getto d'acqua calda. Uscito dal bagno, si avvolse un asciugamano in vita e si avvicinò all'armadio, cercando qualcosa di sobrio ed adatto all'occasione, sapendo già che alla fin fine, avrebbe optato per quel completo familiare. Quell'abito semplice, nero, quasi completamente nuovo, che aveva indossato qualche anno prima e che, con un sospiro triste, sperava gli andasse ancora. Scelse una camicia scura da abbinarvi ed una cravatta di un tono più scuro rispetto ad essa e fu pronto, stranamente in tempo record rispetto ai suoi standard. Si concesse solo di tenere i suoi bracciali, quasi a confortarlo nel sentirsi se stesso in quel momento particolarmente delicato.

Pochi minuti più tardi, Barnaby suonò alla sua porta.

"Arrivo!" Rispose il moro scendendo le scale di casa per andare ad aprire. "Eccomi, scusa il ritardo."
 "Tranquillo. Ero in anticipo di qualche minuto." Lo rassicurò l'altro, sistemandosi gli occhiali distrattamente.

 Anche lui aveva optato per indossare un abito nero, ma dal taglio più elegante rispetto a quello del partner e, al contrario di quest'ultimo, la sua camicia era bianca, quasi splendente sotto la giacca nera.

"Sei pronto?" Chiese nervoso il biondo, restando sull'uscio mentre il partner si assicurava di chiudere a chiave la porta dopo essere uscito.
"Si, andiamo." Rispose serio il maggiore, raggiungendo la macchina del ragazzo e montando al posto del passeggero. "Ah, ti dispiace se passiamo dal fioraio lungo la strada?"
"A tal proposito, spero non ti dispiaccia se abbia già provveduto io." Chiarì Bunny, evitando il suo sguardo in imbarazzo, indicando nel mentre un mazzo di fiori adagiato sul sedile posteriore della vettura. "Ho pensato fosse il minimo che potessi fare. Spero di non essere stato troppo indiscreto." Aggiunse, leggermente a disagio mentre metteva in moto.

Kotetsu sorrise alla vista del mazzo di gigli bianchi che spiccava nitidamente sulla stoffa scura del sedile posteriore dell'auto.

"No, sono sicuro che le farà piacere. Erano uno dei suoi fiori preferiti." Dichiarò il moro, dando un amorevole bacio sulla guancia al compagno, rincuorandolo.
Il viaggio verso il cimitero trascorse avvolto dal silenzio. Kotetsu sembrava essere perso in chissà quali pensieri, osservando assorto il paesaggio che mutava fuori dal finestrino e ignorando quasi completamente quei pochi tentativi di discorso del partner. Barnaby rinunciò ad attaccar bottone poco dopo la loro partenza, comprendendo di non poter far nulla al momento. 

Solo quando finalmente furono dinanzi la tomba della defunta donna, Kotetsu sembrò destarsi dal suo torpore.

"Sai, le saresti piaciuto." Disse, inginocchiandosi per adagiare i fiori candidi ai piedi della tomba dell'amata.
"Tu dici?" Rispose nervoso ed incerto il biondo, restando qualche passo dietro di lui per rispetto.
"Ne sono sicuro. Infondo, piaci moltissimo anche a Kaede e lei più cresce, più somiglia a sua madre." Continuò Tiger sorridendo, alzandosi e invitandolo con un cenno ad avvicinarsi. "Stessa tenacità, stesso carattere autoritario e testardo, stessa premura nel prendersi cura degli altri prima che di se stessi."
"Kaede somiglia molto anche a te, Kotetsu-san." Gli fece notare Bunny, affiancandolo, tirandogli una leggera gomitata nel fianco, fingendosi scocciato.
"Ahah non credo, non riesco a vedere tutta questa somiglianza." Rispose imbarazzato il moro, grattandosi distrattamente la nuca. "Credo sia anche colpa del poco tempo che abbiamo trascorso insieme. Forse, se l'avessi vista crescere, ora noterei di più questa somiglianza che tu dici." Dichiarò mesto il bruno, fissando la lapide di sua moglie.
"Kotetsu-san, non è colpa tua..." Tentò di consolarlo inutilmente Barnaby, poggiandogli una mano sulla spalla.

Tiger scosse la testa serio, scansando delicatamente la mano del compagno.

"No, invece lo è. Fu una mia scelta quella di affidarla alle cure di mia madre. Come lo fu quella di diventare un eroe." Chiarì il bruno, osservandolo.  "Io... ora non mi pento più di quelle scelte. Ma c'è stato un periodo in cui avevo iniziato a farlo." L'eroe sospirò, alzando gli occhi al cielo mentre tornava con la mente a quei tempi. "Quando mia moglie Tomoe si ammalò e dovette essere ricoverata, fu una scelta quasi logica quella di affidare la piccola Kaede a mia madre. Infondo, come avrei potuto occuparmi di Tomoe, fare l'eroe e il padre a tempo pieno? Ma non posso dire se fu la stessa cosa per la scelta di continuare ad essere un eroe. Fatto sta, che continuai ad esserlo, togliendo gradualmente a mia moglie quelle cure e quel tempo prezioso di cui avrebbe avuto probabilmente bisogno. Però non sapevo cos'altro fare. Essere un eroe era l'unica cosa di cui ero capace, ma anche in quello, ho sempre avuto bisogno dell'appoggio di Tomoe. Fin dal nostro primo incontro alle superiori, fin da quando capii di essermi innamorato, seppi che non avrei amato un'altra donna come ho amato lei. Lei era la mia ancora di salvezza, il mio supporto emotivo, la prima delle mie fan, era il mio tutto, era il baricentro del mio universo. Se mi avesse chiesto la luna, io avrei fatto in modo e maniera di portargliela. E' per questo che, quando mi chiese di continuare ad essere un eroe qualunque cosa fosse successa, esaudii quel suo ultimo desiderio."

Barnaby restò fermo e in silenzio, non sapendo come reagire a quel racconto. Poteva solo osservare il volto del partner contorcersi sempre più in una maschera di agonia, tormentato dai tristi e dolorosi ricordi del passato.

"Quando la persi non riuscivo a crederci. Non potevo credere che la mia Tomoe, la donna forte, la figura portante di cui mi ero innamorato, non c'era più. E tu non sai quanto mi vergogni dei pensieri che passarono per la mia mente in quel momento. Avrei fatto di tutto per poterla stringere di nuovo a me, di TUTTO. Anche qualcosa di cui poi me ne se sarei pentito o per cui lei mi avrebbe odiato. Ho odiato essere un eroe in quel momento. HO ODIATO ME STESSO E TUTTO CIO' IN CUI CREDEVO IN QUEL MOMENTO. Ma sono dovuto andare avanti. Continuai ad essere un eroe, perché era l'unica cosa che potevo e DOVEVO fare. Perché era stata lei a chiedermelo. Combattei il dolore con il lavoro, pensando che fosse realmente ciò che mia moglie voleva, mettendo da parte la cosa più preziosa che Tomoe mi aveva lasciato. Nostra figlia." Continuò incerto Kotetsu, la voce incrinata, iniziando ad essere scosso da un leggero tremore. "Sapevo di non poter essere un buon padre in quelle condizioni e forse, non lo sono nemmeno ora e mai lo sarò. M-ma voglio provarci." Singhiozzò, le lacrime che iniziavano ad affiorare all'angolo dei suoi occhi.

"Ora... ad anni di distanza dalla morte di Tomoe, ho compreso parecchie cose. Mi sono sempre chiesto se avessi continuato ad essere un eroe perché avessi voluto o solo perché fosse stata lei a chiedermelo. Ho sempre avuto questo dubbio che mi ronzava nella testa e che alcune volte mi spingeva a non dormire la notte. Ma sono arrivato a una conclusione. Io amo essere un eroe. Non riuscirei ad immaginarmi non esserlo. E penso che anche lei lo pensasse, per questo mi ha fatto promettere di non smettere. Non voleva che la sua morte fosse un peso per me, non voleva essere un freno alla mia vita una volta che non ci sarebbe stata più... lei mi conosceva, sapeva cosa sarebbe successo se mi fossi buttato giù... ma io l'ho capito solo ora! Mi sono aggrappato ad un'idea sbagliata di quello che mi aveva chiesto. Ho vissuto per anni inseguendo un fantasma, continuando a fare perennemente affidamento su di lei. L'ho delusa su più fronti. Sono patetico!"

"Kotetsu-san..." Sussurrò il suo nome Barnaby, stringendolo a sé, troppo straziato dalla vista del corpo dell'eroe che ammirava scosso ora dai singulti. "Non sei un idiota, per favore smettila di incolpare così tanto te stesso. Non puoi farti carico del peso del mondo. Nessuno può."

"Bunny-chan, l'ho amata così tanto. L'AMO così tanto. E mi manca, ogni giorno, ogni ora, ogni attimo della mia vita!" Confessò Kotetsu, avvolto dalle sue braccia.
"Lo so, lo so..." Lo cullò dolcemente Barnaby, rimanendo nonostante tutto ferito da quella dichiarazione.

Si sentiva un egoista ad essere geloso dell'amore che quell'uomo distrutto provava ancora per la moglie defunta, ma il suo cuore non voleva sentir ragioni. Sperava solo in cuor suo, che un giorno, potesse provare lo stesso amore anche per lui.  Non chiedeva a Kotetsu di dimenticare il passato, semplicemente, desiderava essere per l'uomo che amava quello che Tomoe era stata per lui in vita. Un supporto, un partner a 360 gradi.

"O-ora... so che non avrei potuto fare niente per salvarla..." Singhiozzò il moro stringendolo, la voce attutita dal petto del biondo. "Nulla avrebbe fermato la sua malattia, che fossi un eroe o meno. Lei sarebbe comunque morta ed io e Kaede saremmo rimasti da soli. Ma saremmo stati insieme, invece io ho lasciato che mia figlia affrontasse tutto questo da sola. Sai, l'ammiro per la forza che possiede. La mia bambina è riuscita ad affrontare tutti questi ostacoli lottando e contando solo sulle sue forze. L'ho realizzato troppo tardi, ho commesso troppi errori ai quali forse non troverò mai rimedio. Ma voglio continuare ad essere un eroe finché posso, non solo per la promessa fatta a Tomoe. Voglio essere un eroe perché è ciò che mi rappresenta. V-voglio essere anche un buon padre! E voglio essere me stesso. Voglio andare avanti. Voglio dimostrare a mia moglie di poterla lasciare andare, di riuscire a sorreggermi finalmente da solo sulle mie gambe, di essere cresciuto e maturato e così di poter essere felice come lei vorrebbe. Non potrò mai dimenticarla, ma non posso continuare a vivere ancorato al passato. Lei non lo vorrebbe." Concluse Tiger allontanandosi per asciugarsi con le mani gli occhi, nel tentativo di calmarsi, accettando un fazzoletto che Barnaby gli porse. "E' per questo che ho voluto che oggi tu mi accompagnassi qui."

"Non capisco..." Tentennò Barnaby, confuso.

"Volevo tu sapessi come mi sono sentito. Volevo condividere con te questa mia parte di vita, perché voglio tu sappia perfettamente chi è la persona con la quale hai deciso di stare. Perché non voglio che un giorno tu abbia a pentirtene. E, dannazione, non immaginavo sarei scoppiato in questa maniera, perdonami." Ridacchiò senza divertimento l'altro, sollevando lo sguardo per incrociare i suoi occhi. "Sono molto più vecchio di te, Barnaby. E per quanto tu continuerai a dire che questo non ha importanza, per me lo ha. Sono stato sposato, ho amato una donna che non potrò mai dimenticare, ho avuto una figlia ed ora sono un eroe, padre e vedovo, innamorato perdutamente di un ragazzo molto più giovane di me che ha ancora tutta la sua vita davanti e che probabilmente sarà anche l'ultima persona di cui potrò innamorarmi. Ma non voglio che questo amore possa mai essere per te un vincolo o la tua unica scelta. Voglio che tu sappia che, in qualsiasi momento, se sentirai di non essere più felice al mio fianco, oppure proverai tristezza a causa della mia assenza, bene voglio che tu mi lasci andare, perché non voglio tu debba passare attraverso quello cui sono passato io. Non voglio tu abbia rimpianti di alcun genere." Dichiarò serio Kotetsu. "Io... non potrò mai amarti come ho amato Tomoe. Non è possibile. L'amore che provo per te è completamente diverso, come lo siete anche voi due, del resto. Ma questo non significa che esso sia meno forte o importante. Perciò, voglio essere sicuro di non diventare mai un peso per la tua vita. Non riuscirei a perdonarmi di ferire un'altra delle persone a cui tengo."

"Kotetsu-san, stai iniziando a parlare da vecchio." Sospirò Bunny cercando di trattenere le lacrime che premevano per uscire.

Dannazione, amava quell'uomo così tanto.

"Ohi! Guarda che sono serio!"  Borbottò stizzito Tiger.

"Sta zitto." Ignorando quell'ultima frase, il biondo lo tirò di nuovo a se per stringerlo, adagiandogli la testa sulla spalla ed aggrappandosi alla sua schiena, scavando con le unghie nella stoffa della sua giacca. "Kotetsu-san, ti amo." Sussurrò quasi fosse un segreto che solo loro due avrebbero dovuto udire.

"Anche io, Barnaby." Rispose l'altro accarezzandogli i capelli dorati.

Non aveva bisogno di ulteriori promesse, sapeva che il ragazzo aveva ricevuto il suo messaggio e ora, in quel momento, gli erano sufficienti quelle due parole per andare avanti.

"Credo dovremmo andare..." Sentenziò qualche minuto più tardi Kotetsu, quando finalmente i due riuscirono a sciogliere l'abbraccio.
"Forse hai ragione." Concordo con lui Barnaby. "Ma prima, ci sono alcune cose che vorrei dire a Tomoe, se me lo permetti."
"Si...certo." Concesse l'eroe con aria confusa.

Il biondo fece un respiro profondo prima di avvicinarsi alla tomba della donna, sistemandosi nervoso gli occhiali sul naso.

"Piacere di conoscerti Tomoe, il mio nome è Barnaby Brooks Jr. Ho 27 anni, sono un eroe ed il partner di tuo marito nel duo Tiger&Bunny, nonché suo attuale compagno di vita. Tuo marito è un completo idiota che non sa fare altro che cacciarsi nei guai e che non sa minimamente badare a se stesso, finendo con il mettere in pericolo più volte la sua vita e la mia in svariate occasioni." Cominciò a parlare il giovane eroe, ghignando divertito in direzione del partner.
"Ehi!" Protestò Kotetsu, cercando di fermarlo.
"Tuttavia... mi sono innamorato di lui. Non so bene di preciso per quale motivo, so solo che ora provo questo forte sentimento che non ho mai provato prima e lui ne è la causa." Continuò imperterrito Barnaby, serio. "Ma lui continua a blaterare cose senza senso e a farsi carico di pesi che non dovrebbe portare. Si preoccupa sempre troppo per gli altri, finendo con il far male solo a se stesso, però tu dovresti saperlo, dopotutto sai com'è fatto. Ma non devi avere paura. E' un uomo forte, anche se ogni tanto ha dei momenti in cui vorrebbe solo arrendersi e mollare tutto. So che una volta eri tu il suo supporto, ma da quando non ci sei, ha dovuto camminare da solo cercando la sua strada, senza che nessuno gli spiegasse come fare e alle volte, ha quasi rischiato di cadere e farsi male, recandoti probabilmente molta preoccupazione. Però, sembra che ora non dovrai più temere, credo abbia finalmente capito quale sia il suo cammino. In più, ora ci sono io al suo fianco. Che lui lo voglia o meno, non riuscirà a liberarsi facilmente di me. Ci penserò io a farlo rigare dritto, perciò stai tranquilla, il tuo Kotetsu è in buone mani." Promise infine il giovane, inginocchiandosi ai piedi della lapide per proferire quell'ultima frase.

"Bunny-chaaaaaaaaaaaaaaaaaan!" Gongolò Kotetsu di nuovo al limite delle lacrime, questa volta di gioia, avventandosi addosso al più giovane strappandogli un bacio.

I due non potevano vederla né tantomeno udirla, ma in quel momento, l'anima di Tomoe, che era sempre rimasta al fianco dell'amato, seguendone ogni suo passo, sorrise con affetto ad entrambi, ringraziandoli, finalmente sollevata ed iniziando a dissolversi nel nulla, raggiungendo la pace tanto attesa.



  NOTE DELL'AUTRICE
 PENSAVATE FOSSI MORTA, VERO?! E INVECE...
ero semplicemente troppo presa da altro (tipo le mie altre raccolte ZoSan) XD perdonatemi... Ma sono tornata, con un capitolo molto molto angst, perché avevo intenzione di farlo da tanto tempo ed ho colto l'occasione di quella fanart per scrivere. Spero non sia uscita una cosa campata tanto in aria... comunque, vi invito ad ascoltare "Let her go" dei Passenger... poi potrete anche decidere di uccidermi ahahah 
p.s. Il disegno ad inizio capitolo è una mia opera originale, quindi se prendete, mettete i crediti per favore della mia pagina facebook MultiEleonora96

-OrderMade96-
 
   
 
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