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Autore: Lesye    30/04/2016    3 recensioni
La protagonista ha seri problemi a relazionarsi con l'altro sesso. Fa palesemente di tutta l'erba un fascio, giudicando tutti gli uomini inutili, bugiardi e arroganti. Ma la nostra eroina, riuscirà davvero a mantenere le distanze da questi “uomini pericolosi”?
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, Lysandro, Nathaniel, Un po' tutti
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Thè o Te?











Mi sentivo leggermente stretta con le cosce foderate dai pantaloni però, ero di fretta e, con questo vento non mi sembrava il caso di indossare una gonna svolazzante. Mi strinsi tra le spalle per la forte brezza fredda, del resto cosa mi aspettavo da un novembre inoltrato?
Entrai nella calda boutique, piccola e rassicurante, sempre illuminata e piena di vestiti il cui odore di nuovo inondava l'ambiente, insieme al profumo di cannella emanato dal diffusore vicino alla porta.
- “Ciao Leigh! Dov'è Rosa?”- Dissi salutando a gran voce mentre con passo svelto mi avvicinai al bancone.
- “E' andata un secondo nel magazzino, adesso arriva.”- Mi rispose il ragazzo dai capelli corvini, Rosalya aveva buon gusto, questo era certo, sia nei vestiti che negli uomini. Infatti Leigh risultava essere un ragazzo davvero dolce e premuroso, si accorgeva sempre dei dettagli.
- “Ah!”- Parlò di colpo spaventandomi e scrollandomi dai miei pensieri.
- “Che è successo?”- Chiesi preoccupata.
- “Domani arriva il mio fratellino!”- Disse tutto sorridente mentre applicava i prezzi ai vestiti. Chissà come sarà, mi avevano solo accennato alcune cose tipo, che gli piacevano i dolci, che era smemorato, si dimenticava sempre le cose e che aveva un carattere gentile. Sicuramente sarà proprio un bel bambino! Sorrisi di rimando, anche se la cosa non mi toccava quando vedevo la gente felice mi sentivo subito di buon umore.
- “Sicuramente sarà un'amore!”- Commentai, il moro mi guardò stranito.
- “Beh, perché non vieni a conoscerlo domani?”- Non captai subito il suo ghigno sotto i baffi.
- “Certo!”- Esultai allegra.

Nel frattempo Rosa tornò, con un ammasso di vestiti tra le braccia che gettò sul bancone di vetro.
- “Leigh devo uscire, puoi sistemarli tu?”- Chiese, giungendo le mani a mo' di preghiera.
- “Certo amore,”- gli diede un dolce bacio a stampo sulle labbra. Dopo di che c'è ne andammo, osservai Rosalya con ancora indosso la divisa del negozio, era elegante comunque.
- “Non ti sei nemmeno cambiata per la fretta di stare con me.”- Commentai canzonandola.
- “Visto che lavori, sarà una cosa veloce.”- Sospirai a quelle parole, tra nemmeno mezzora attaccava il mio turno.
Mi portò in una pasticceria davvero graziosa in stile anni ottanta, con tanto di cameriere vestite a modo. Tra me e me pensai che, nemmeno se mi avessero pagato oro mi sarei messa una tenuta di un giallo canarino così acceso. Ordinammo un caffè macchiato con diversi dolcetti, al tavolo ci arrivarono muffin di vari gusti; cioccolato, crema, mirtilli e vaniglia, con due ciambelline ripiene di marmellata alla fragola. Mi brillavano letteralmente gli occhi! Per me tutto quello era il paradiso, per giunta ogni cosa era squisita.
Alla fine dell'ahimè sbrigativa sosta, Rosa pagò il conto, da brava testarda si era impuntata ad offrire con la solita frase: - “ti ho invitato io, pago io!”- Chi si poteva mettere contro di lei, solo un folle. A metà strada ci salutammo con un caloroso abbraccio mentre esitante le chiesi:
- “devo portare qualcosa a Lysandro?”- A quella domanda la ragazza sgranò gli occhi.
- “In che senso scusa?”- Notai il suo sguardo confuso.
- “Beh, Leigh mi ha detto che domani arriva il suo fratellino, non so gli compro un giochino?”- A quel punto la ragazza scoppiò dalle risate, reggendosi con le mani la pancia.
- “Si ti prego!”- Esclamò ridendo a crepapelle.
- “Cosa dovrei portargli?”- Domandai, guardandola perplessa per il suo comportamento.
- “ Gli piace scrivere, cerca qualcosa orientandoti su questo.”- Si asciugò una lacrima per le troppe risate. Con la strana sensazione d'esser presa in giro, me ne andai salutandola ancora.

Guardai rapidamente l'orologio, cavolo, ero in ritardo! Mi precipitai di corsa al bar. Anche se ancora il sole non era del tutto tramontato, l'insegna “Caffè Volpini”, era già accesa. Era un antico bar-caffè letterario dove si riuniva principalmente gente calma che leggeva o studiava al portatile, oppure, su i libri. Adoravo quell'ambiente tranquillo, quindi ci tenevo davvero tanto a mantenere quel lavoro. Salutai lo staff e andai negli spogliatoi, aprii il mio armadietto e presi la tenuta. Era un'elegante completo: la gonna era a tubino nera poco più sopra del ginocchio, una camicetta bianca sblusata dentro la gonna e un gilet elegante amaranto. Come scarpe delle graziose pumps basse con un laccetto sulla caviglia, davvero belle.
- “Margot, puoi buttare la spazzatura?”- Mi urlò dall'altra stanza il proprietario.
- “Certo!”- Ribattei finendo di sistemarmi. Mi aspettò fuori dalla porta con in mano in grande sacco nero. - “Sei così bella che, mi dispiace darti questo compito.”- Disse, amareggiato osservandomi.
- “Non si preoccupi, ai suoi ordini,”- risposi asciutta prendendo l'enorme busta e uscendo dal retro. Almeno potevo stare all'aperto. Iniziai con entrambe le mani a sollevarlo, feci un breve pezzo di strada a piedi fin quando non vidi il grosso bidone dell'umido e, gettai la dentro il pesante carico che mi portavo d'appresso, mi scrollai le mani. Un forte rombo di moto mi sfrecciò di fianco, subito intravidi un'ombra rossa. Sgranai gli occhi, non potevo crederci, il ragazzo si fermò al centro della strada frenando di colpo, per fortuna non arrivava nessuno in quel momento. Si alzò la visiera del casco, riconobbi subito i suoi occhi. Mi spostai rapidamente accelerando il passo, nonostante i tacchi entrai abbastanza alla svelta nel locale, nascondendomi. Mi lavai le mani e come il capo volle fui costretta a stare al bancone, in bella mostra. Mi tremavano le gambe, speravo seriamente che non entrasse ma invece, Dio aveva in servo per me una punizione.
Lui. Con il casco appoggiato sotto il braccio, contro il fianco, entrò sicuro di se, giubbotto di pelle, capelli rosso fuoco, t-shirt rock 'n roll, pantaloni neri con cerniere e converse amaranto. Non era proprio adatto per questo locale o forse, non era adatto per nessun posto. Si affrettò venendo verso di me, sedendosi in uno sgabello. Poggiò il casco sulle sue gambe mentre, le sue dita tamburellavano sul bancone in mogano.
- “Dolcezza.”- Il suo tono era indimenticabile, profondo e ostinato.
- “Non chiamarmi così.”- Gli imposi facendo una smorfia di disgusto.
- “Non sapevo che lavorassi.”- Mi guardò sorpreso, squadrandomi con i suoi occhi color cenere.
- “Ci sono tante cose che non sai di me.”- Ribattei stizzita.
- “Sì e, non hai idea di quanto piaccia!”- Mi fece un sorriso sghembo che, sembrava più un ghigno.
- “Allora ordini qualcosa?”- tagliai corto, fissandolo con le mani poggiate su i fianchi.
- “Te.”- Disse mordendosi il labbro, senza dubbio alludeva alla mia persona ma, si sa ci sono molti giochi di parole. Già vittoriosa iniziai a preparargli del thè, quando glie
lo misi davanti scoppiò a ridere.

- “Sei straordinaria!”- Commentò, divertito.
- “Bevi e fai il bravo, è un posto silenzioso questo.”- Lo rimproverai, poggiandogli di fianco una fetta di limone e dello zucchero. Lo vidi spremere leggermente la fettina gialla ma, lasciare da parte lo zucchero.
- “Non mi piacciono le cose dolci.”- Commentò facendomi una linguaccia.
- “ Noi due, non abbiamo nemmeno una sola cosa in comune, sicuramente.”- Commentai fredda.
- “Ma gli opposti si attraggono.”- Così dicendo, mi sfoderò uno dei suoi più sexy sorrisi che, quasi mi venne caldo.
- “Allora cercherò di esserti simile, così ci respingeremo.”- Dissi alzando il sopracciglio e osservandolo mentre soffiava sul thè caldo.
- “Fai tanto il duro ed adesso, sembri una novantenne che fa un break con thè e biscotti.”- La mia acidità era alle stelle, ma solo con lui.
- “Non vedo i biscotti.”- Constatò sorridendomi. Non ero riuscita a trattenermi, davvero. Scoppiai a ridere, portandogli un biscotto ricoperto di cioccolata. Lo vidi fare una smorfia, non appena appoggiai il piattino.
- “Mangialo per me.”- Gli imposi divertita, lui mi guardò con aria di sfida, mi stava scrutando come mai nessuno aveva fatto.
Afferrò il biscotto tra le sue sfilate e lunghe dita, era pronto a portarlo alle labbra. In un gesto netto lo morsicò, lo mangiò con grandi bocconi. I suoi polpastrelli erano imbrattati di cioccolato, si leccò il pollice, mentre il suo sguardo era dritto nei miei occhi verdi smeraldo. Arrossii di colpo, indietreggiando di qualche passo.
- “Dolcezza, se hai queste reazioni così carine mi uccidi. ”- I suoi complimenti se, così potevo chiamarli mi mettevano in soggezione.
- “Quando te ne vai?”- Rimasi fredda, più o meno.
- “A che ora stacchi dal lavoro?”- Mi domandò.
- “Tra mezzora,”- sospirai.
- “Allora me ne vado tra mezzora.”-
Ad essere sincera era abbastanza garbato, non mi aveva disturbato durante il lavoro anzi, stava tranquillo a giocare con il cellulare. Durante questo turno avevo notato un ragazzo che mi fissava in modo strano, era biondiccio, sulla ventina più o meno. Aveva cercato di parlarmi tra un ordine e un altro, ma oltre alla cortesia tra estranei ero rimasta fredda e impassibile. Ma poco mi importava tra cinque minuti il mio turno finiva.
- “Vado a cambiarmi.”- Dissi a voce bassa a Castiel, passandogli vicino.
- “Ti aspetto fuori”- Replicò all'istante.

Tanto sarei fuggita dal retro, era stato con me oggi tutta la durata del mio orario, sarebbe stato troppo lasciarmi riaccompagnare.
Una volta rivestita chiusi di nuovo l'armadietto a chiave, salutai il direttore ed uscii silenziosamente dal retro, mi aggiustai la borsetta in spalla ed aprii la grossa porta blindata. Ad aspettarmi fuori era quel losco tipo di prima, mi guardava appoggiato al muro.
- “Ciao Margot! E' da tanto che ti osservo.”- Ammise quasi con la bava alla bocca. - “CHE VUOI?”- Gli urlai contro cercando di allontanarmi ma, avevo le spalle al muro.
- “Sei così bella, mi sei piaciuta subito!”- Disse afferrandomi e cercando di baciarmi.
- “CASTIEL!!”- Urlai di nuovo, presa dal panico e dalla paura. - “Castiel..”- Piagnucolai ancora, cercando di respingere quell'uomo il più possibile, ma la sua presa era troppo forte.
Come una furia, la sua chioma rossa mi sfrecciò davanti con veemenza, tirando un pugno così forte a quell'individuo da, scaraventarlo a terra.
- “TI AMMAZZO BASTARDO!”- Continuò imperterrito salendogli di sopra senza dargli la possibilità di alzarsi e, colpendolo a più non posso, con dei cazzotti sul volto. Dentro di me volevo che gli facesse così male da cambiargli i connotati da, non farlo riprendere mai più ma, quando vidi le nocche di Cass diventare rosse ed imbrattate di sangue decisi di fermarlo, afferrandolo dal giubbotto e tirandolo delicatamente. Lui si bloccò a quel tocco con ancora la mano a mezz'aria. - “Basta,”- riuscì a dire soltanto, con un filo di voce. Si alzò abbracciandomi più forte che poteva, cercai di divincolarmi ma, con poca convinzione.
- “Ti porto a casa, da adesso in poi ti verrò sempre a prendere.”- Senza volerlo, iniziai a tremare, avevo ancora paura, annuii, senza pensarci per la prima volta mi abbracciai ad un ragazzo. Sentivo che qualcosa in me, stava lentamente cambiando ma, non riuscivo a capire quale parte di me. Intanto il mio cuore non smetteva di battere forte.

 

 

Angolo miooooo

Salve ragazzotte è da un po' che non aggiorno, spero vi piaccia il nuovo capitolo! Vorrei tanto ricevere i vostri pareri quindi, recensiteeeee

  
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