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Autore: lolasmiley    30/04/2016    1 recensioni
Aria, una bambina di sette anni, confessa il suo più grande desiderio alla carta scrivendolo sulla letterina destinata a Babbo Natale perché, infondo, lui esaudisce sempre i desideri dei bambini.
Ashton per qualche settimana all'anno si cala nei buffi panni di uno degli elfi di Babbo Natale, è un ragazzo solitario, che cerca di soffocare e dimenticare un passato triste e complicato regalando un sorriso a chi non ce l'ha.
E' proprio lui a trovarsi tra le mani la lettera di Aria che lo commuove con le sue parole sincere e profonde. Ashton si sente responsabile, perché alla fine è a lui che la piccola ha chiesto aiuto, ma sa di non poter fare nulla. Si sente colpevole, perché non è riuscito a cambiare il “mondo dei grandi” e a renderlo un po’ meno brutto.
Sa che non è giusto quello che sta succedendo ad Aria e, che se non troverà il modo per realizzare il suo desiderio, la mattina del venticinque dicembre lei smetterà di credere nella magia, nel Natale, e si ritroverà faccia a faccia con la realtà cupa, triste e amara degli adulti.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(8)

I believed in father Christmas

25 dicembre 2015

 




 

They said there’ll be snow at christmas
They said there’ll be peace on earth
But instead it just kept on raining
A veil of tears for the virgin’s birth
I remember one christmas morning
A winters light and a distant choir
And the peal of a bell and that christmas tree smell
And their eyes full of tinsel and fire

They sold me a dream of christmas
They sold me a silent night
And they told me a fairy story
‘till I believed in the israelite
And I believed in father christmas
And I looked at the sky with excited eyes
‘till I woke with a yawn in the first light of dawn
And I saw him and through his disguise

I wish you a hopeful christmas
I wish you a brave new year
All anguish pain and sadness
Leave your heart and let your road be clear
They said there’ll be snow at christmas
They said there’ll be peace on earth
Hallelujah noel be it heaven or hell
The christmas you get you deserve

 

Aria aveva dormito tutta la notte in camera con Chris, nel grande letto a due piazze, per evitare di cedere alla tentazione di scendere al piano di sotto a controllare che fosse arrivato babbo Natale. Si era portata anche il suo peluche preferito, Georges la Volpe, che aveva tenuto stretto per tutta la notte.

Adesso la bambina se ne stava in piedi di fianco al letto e abbracciava forte Georges, la cui coda penzolava sfiorando il pavimento, e fissava la sorella raggomitolata tra le coperte in modo scomposto, i capelli spettinati e la bocca aperta. Aria si coprì le labbra e ridacchiò.

«Psss! Ehi, Chris... Chris? Sei sveglia?» sussurrò.

Qualcosa tirava leggermente la coperta, creando uno spiacevole spiffero freddo all’altezza della spalla, ma Chris non aprì gli occhi e cercò di ignorare la voce leggera della sorella, fingendo di dormire. Voleva rimandare quel Natale ancora, ancora e ancora. Forse, se non si fosse alzata...

«Chris! È Natale! Dai, svegliati» stavolta la voce di Aria si fece un po’ più sicura e insistente. Chris continuò a tenere gli occhi chiusi e sperò che la più piccola se ne andasse.

«Chris!»

Sbuffò, esasperata. Sapeva che questo richiamo era stato fatto ad un volume troppo alto per non riuscire a svegliarla se davvero fosse ancora stata addormentata e non volle dar a intendere che stesse fingendo, così grugnì qualcosa e si stiracchiò sbadigliando. Si stropicciò poi gli occhi con fare teatrale.

Aria ridacchiò.

«È Natale!» esclamò di nuovo, afferrando Chris per un braccio e tirandola leggermente giù dal letto. 

«Arrivo, arrivo» bofonchiò. Ridusse le coperte ad un groviglio e le calciò in fondo al materasso, poi si accorse di aver perso un calzino durante la notte, così infilò una mano nella palla formata da piumone e lenzuola alla ricerca del piccolo tesoro.

«Accidenti... preso!» Chris sollevò esultante il calzino, giusto per fare un po’ di scena per la sorella, che lo trovò molto divertente, e poi se lo infilò sul piede scalzo. 

Chris scompigliò i capelli di Aria.

«Allora?»

«Adesso ti somiglio?» chiese la bimba, indicandosi con una mano i capelli arruffati. Chris rise di gusto e poi cercò di darsi una sistemata.

«Ma guarda questa piccola impertinente» la canzonò «andiamo a vedere i regali?»

«No!»

Chris guardò preoccupata la sorella. 

«Perché no?»

Aria dondolò da un piede all’altro, stringendo Georges.

«Sai, perché così se Babbo Natale non è riuscito a darmi quella cosa magari passa dopo...»

Quella cosa. Chris annuì, pensierosa. In effetti era una grande idea: il padre sarebbe arrivato un po’ prima dell’ora di pranzo, quindi tanto valeva la pena aspettarlo. Lei dubitava in altri grandi miracoli, ed era convinta che l’unico regalo speciale sarebbe potuto essere vedere papà a Natale, ma se lui e Eve non avessero fatto grandi casini proprio quel giorno non sarebbe stato così lontano dal desiderio di Aria.

Be’... più o meno. In ogni caso, non poteva sperare in niente di meglio.

«Hai ragione! Ho sempre detto che eri tu quella sveglia in famiglia. Non è vero Georges? Come quella volta che ti ha fatto un collare per non perderti» Chris diede un buffetto sul naso alla volpe.

«Ma scusa... se non vuoi andare ad aprire i regali, che ci fai in piedi così presto?» 

«Non è presto. È normale. E non si può dormire fino a tardi il giorno di Natale, anche se non si aprono i regali!»

«D’accordo, d’accordo, hai ragione tu. Quindi, che si fa? Andiamo a farci uno spuntino?» Aria annuì soddisfatta «sicura che non ti verrà voglia di aprire qualche regalo quando li vedrai tutti belli incartati...?» Chris, per abitudine, stava per aggiungere “sotto l’albero”, ma poi si ricordò che loro non avevano nessun albero e si fermò.

«Sicurissima!»

«Allora andiamo, muoviti!» 

 

 

Chris era in piedi davanti allo specchio e reggeva nella mano destra una gruccia con appeso un vestito bianco, e nella sinistra uno verde acqua. Se ne appoggiava contro prima uno, poi l’altro, per decidere quale mettersi.

Sbuffò, indispettita, e gettò entrambi gli abiti sul letto sfatto. 

Come al solito regnava una gran confusione nella stanza: le coperte erano un ammasso informe ai piedi del letto; i vestiti che aveva indossato nei giorni precedenti erano stati appoggiati alla rinfusa sulla sedia nell’angolo, sopra la scrivania Chris aveva rovesciato i suoi trucchi e un arricciacapelli, mentre a terra erano sparsi diversi paia di scarpe.

«Oh, fanculo» afferrò il vestito bianco e lo indossò senza perdere ulteriore tempo per capire se le stesse bene. Se l’aveva comprato le era piaciuto, no? Che senso aveva riprovarlo di nuovo? Era già in ritardo.

Cambiò postazione, diretta alla scrivania, e si truccò, con più calma di quanta ne avesse dedicata alla scelta dell’abito, poi si arricciò i capelli rossi e li scosse a testa in giù. Tornò davanti allo specchio e annuì, piuttosto soddisfatta. Rischiò di cadere due volte -imprecando e valutando di scendere in pantofole- mentre si infilava le scarpe con il tacco.

Lasciò tutto in disordine, ma si ricordò di riporre l’altro vestito nell’armadio per non stropicciarlo, e uscì dalla camera. Mentre era a metà scalinata sentì il rumore familiare del campanello.

Chris cercò di convincersi che sarebbe andato tutto bene, sorrise e si affrettò sugli ultimi gradini.

«Papà!» esclamò, non appena ebbe aperto la porta. Suo padre reggeva diversi pacchi colorati e borse della spesa. 

«Ehi Aria, è arrivato l’equilibrista» commentò Chris, lasciandolo entrare.

«Direttamente dal circo» confermò James a fiato corto «Chris, tesoro, ti dispiace darmi una mano?»

Suo padre le passò un paio di scatole e una borsa, appena prima che Aria arrivasse correndo e gli si attaccasse alla schiena, saltandogli sulle spalle.

«Papà!» urlò emozionata. 

«Uh! Meglio che prenda anche qualcos’altro» commentò Chris, afferrando quante più cose poteva.

«Papà, sei tornato!»

«Certo piccola Pulce! Credevi che ti lasciassi sola a Natale?» James, ormai libero dai vari bagagli, fece accomodare meglio Aria sulle spalle e imitò il verso di un cavallo.

«Al trotto!» urlò Aria, che ben conosceva quel gioco. James partì correndo su e giù per il corridoio imitando un trotto.

«Clòpiti, clòpiti!»

Aria e Chris risero di gusto, una lanciando qualche gridolino di quando in quando, l’altra ancora ferma sulla soglia, incantata a guardare la sorella. Forse, pensò la maggiore, quel Natale non sarebbe stato poi così terribile, e qualcosa, per una volta, non sarebbe andato storto. Nonostante fosse consapevole che niente del genere sarebbe mai successo, anche lei nutriva, in fondo al cuore, la piccola speranza che i suoi genitori tornassero insieme. Una speranza che voleva tener nascosta anche a se stessa, perché la faceva sentire infantile, ingenua.

«James!» Claire, la nonna,arrivò di corsa a braccia aperte ad accogliere quello che era ancora il marito della figlia, mentre Louis, suo marito, ed Evelyn, restarono in disparte. Chris non poté fare a meno di notare l’espressione di disagio sul volto della madre e si diede della stupida, per la millesima volta, per quell’inutile sognare a occhi aperti a cui si abbandonava, di tanto in tanto. Era chiaro, che non ci sarebbe stato nessun lieto fine. Pregò perché Aria non se ne rendesse conto proprio quel giorno.

«Buongiorno Claire» James si fermò per il tempo di salutarla, un “salve” anche al padre di Eve, poi riprese a giocare con la figlia.

«Mamma» Chris allungò le borse «tieni, credo vada in cucina» 

Evelyn non le prese e tossicchiò per attirare l’attenzione del marito.

«Non credevo ci facessi la spesa» commentò.

James non fermò il trotto.

«Pensavo... che avrei potuto cucinare io. Insomma, di solito...» cercò di spiegarsi, visibilmente in imbarazzo.

«SI! TI PREGO!» Chris lo interruppe subito per anticipare qualsiasi possibile commento acido della madre. A lei piaceva un sacco come cucinava James, e non aveva intenzione di mangiare cibo riscaldato o di assaggiare i miscugli di ricette dietetiche della madre anche il giorno di Natale.

«Sììì!» Aria si unì al coro entusiasta. Poi sollevò una mano e cercò di toccare il soffitto.

«D’accordo» Evelyn si aggiustò gli occhiali e sparì in cucina con le borse della spesa, mentre James lasciò scendere la figlia dalle proprie spalle.

«Dopo continuiamo, ora vado a cucinare. Non aprite i regali senza di me!» 

«Agli ordini!»

 

 

 

James appoggiò sul tavolo il proprio piatto e si sedette, accolto dai colpi di Aria che picchiettava emozionata il legno battendovi contro le posate strette tra le mani. Nonostante questo caloroso benvenuto, la tensione a tavola si fece subito palpabile. James cercava in tutti i modi di riallacciare in pochi minuti i rapporti con tutti, soprattutto con le figlie, a cui rivolgeva un’infinità di domande. Eve, invece, cercava di ignorarlo in silenzio e con lo sguardo fisso sul piatto giocherellava con la forchetta, spostando il cibo qua e là, a disagio.

Claire collaborava con James, indispettita dall’atteggiamento della figlia che si era chiusa in se stessa, e trascinava nella conversazione anche Louis, che avrebbe preferito starsene più tranquillo e non sapeva bene come rivolgersi a suo genero. 

Nè Louis né Claire erano a conoscenza degli screzi che avevano allontanato James e Eve, ma si erano comunque fatti un’idea, e un’opinione in proposito. Era giusto quello che si stessero separando?

No, pensava Claire, il matrimonio è per sempre. Eve dovrebbe rimettere la testa a posto e riprendere i rapporti con suo marito, dopotutto, che sarà mai? Non si può sempre andare d’accordo e non è il caso di farne una tragedia così grave. 

Louis, invece, era più propenso a biasimare James per aver ferito la sua bambina, ma non era comunque troppo d’accordo con un possibile divorzio e credeva che avrebbero dovuto trovare un modo per rimettere le cose a posto.

Ma, anche in questo caso, le prese di posizione non nascevano da una riflessione sui sentimenti di Chris e Aria. Questa era troppo emozionata per notare l’atmosfera imbarazzante e un po’ forzata, presa a gustare il suo piatto preferito e a chiacchierare con suo padre, tentando di quando in quando di coinvolgere anche Eve nella conversazione. Quando questo avveniva, la madre si sentiva più in dovere di rispondere di quando non fosse interpellata da Claire, sorrideva e buttava là qualche frase per far contenta la bambina.

Chris, inizialmente, era stata presa dall’imbarazzo e masticava in silenzio osservando gli altri, ma dopo la prima portata si lasciò trasportare dall’entusiasmo della sorella e ritrovò un po’ di allegria. 

E poi, tanto valeva prendere parte alla recita. Ma era strano, pensò Chris, che la domanda non fosse ancora arrivata. Sapeva che era lì in agguato, nel cuore di Aria, pronta a saltar fuori. Si chiese se anche sua sorella lo sapesse, o se sarebbe solo sbucata inconsciamente, all’improvviso.

Nonostante il pranzo sembrò procedere in modo piuttosto tranquillo, per quanto possibile, come previsto, la domanda arrivò. Prima del dolce.

«Papà, ma dove sei stato?»

Chris si morse le labbra e si aggrappò disperatamente con lo sguardo a suo padre, in ansia, in attesa della risposta e preoccupata da quello che sarebbe potuto seguire. 

Aria non capì perché James avesse improvvisamente abbassato gli occhi e si fosse rabbuiato.

«Sono stato... impegnato con il lavoro»

«E quando torni a casa?»

Bam. 

Chris sentì un colpo al cuore, che poi prese a battere più veloce. Le sembrava che le avessero strappato via lo stomaco. Sentiva freddo, e vuoto.

Quando torni a casa, papà?

Anche lei avrebbe voluto chiederlo. 

Quando tornerà tutto com’era prima?

Si stropicciò gli occhi nervosamente appena li sentì farsi umidi. Sapeva già la risposta.

«Io... Non lo so, tesoro, ma sono qui, adesso, no?»

«Presto?»

«Io... sì, presto» sussurrò lui.

Aria parve accontentarsi e sorrise, pensando che, se era lì, sarebbe restato. 

«Sentite, perché non tagliamo questo bel dolce, eh?» propose Claire, ansiosa di riempire il breve momento di silenzio. 

«Certo. Vado a prendere un coltello pulito, che ne dici?» il tono di Eve era gelido «James, vieni con me?»

Chris trasalì. Si aspettava che sua madre avrebbe voluto rimproverare James per aver acconsentito a tornare presto, ma non che lo avrebbe trascinato via da tavola così. Le pareti sono sottili, pensò. 

Non di nuovo.

Improvvisamente le sembrò di starsene su una lastra di vetro fatta di crepe, così tante, così fitte, che al minimo movimento sbagliato sarebbe andata in frantumi, lasciando precipitare Chris nel vuoto.

«Tesoro, vado io, tranquilla» 

Chris si riscosse, accorgendosi di aver trattenuto il respiro, e si guardò attorno. Tutti avevano intuito, tranne Aria, e, grazie a dio, sua nonna era intervenuta.

«Figurati, mamma, sei ospite, oggi. Ci pensiamo noi» 

Il sospiro di sollievo che aveva gonfiato il petto di Chris le si soffocò in gola. Guardò implorante la madre, che la ignorò deliberatamente.

«Mamma» ringhiò, sottovoce.

Sentiva già le grida, le parole dure, qualche bicchiere frantumarsi dopo essere stato lanciato a terra. Un pugno tirato contro il muro. 

Non di nuovo. Non oggi.

«Emh, d’accordo, va bene. Ha ragione, siete ospiti» James cercò di sembrare il più naturale possibile e si alzò per seguire Evelyn in cucina, ma in quel momento Chris batté il tovagliolo sul tavolo con un gesto sprezzante e si alzò di scatto. 

Lanciò un’occhiata di rimprovero, rabbia e delusione alla madre, e una poco più leggera al padre, scosse la testa, poi si avviò d’istinto a passo spedito verso l’entrata, e le scale, pronta a prendere il proprio cappotto e quello della sorella ed uscire di lì al più presto. Aveva bisogno d’aria.

Tuttavia, proprio quando stava raggiungendo l’attaccapanni, uno scampanellio ben noto risuonò, due, tre volte. La ragazza si fermò un’istante con le braccia a mezz’aria, ancora protese verso i cappotti, poi si voltò verso la porta, strinse la mano destra attorno alla maniglia fredda e la girò. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Amigas (come state?) ormai lo sapete che aggiorno ogni eclissi solare quindi spero non mi odiate (anche se mi odio già da sola per non postare più spesso)

Questo capitolo è stato un PARTO -e vi dirò che non sono particolarmente soddisfatta- perché non sapevo cosa far succedere, o meglio, avevo delle idee. Molte e ben confuse. Volevo far litigare James e Eve di brutto ma poi ho pensato che allora neanche ciò che succederà nel prossimo capitolo avrebbe salvato il natale ad Aria quindi ho evitato 

Ma grazie a dio il prossimo capitolo è già metà scritto quindi non dovreste aspettare fino al 2019 per leggerlo 

Se volete mi trovate sempre su twitter, @ashtonstringimi (il nick dice tutto)

adios as always e riguardatevi ahahah

 

 

ps. VI PREGo se qualcuna di voi ha bisogno di un banner me lo può dire?  ((in realtà sono già molto incasinata in questo periodo, ma così almeno mentre aspetto l’ispirazione per scrivere ho qualcosa da fare ahahaha))

 

 

 

  
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