Anime & Manga > Detective Conan
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Autore: Laix    01/05/2016    3 recensioni
Lo scopo di questa raccolta di one-shot è di sperimentare varie coppie (non solo love couples) sia tra le più conosciute che tra le più impensabili. Alcune delle presenti sono già state suggerite da voi: con diversi personaggi e couple sperimentate, si vede cosa ne esce e si cerca di accontentare tutti! Non siete vincolati alla lettura dell'ultima shot pubblicata... Ogni shot è una storia a sé, quindi liberi di aprire la tendina dei capitoli e scegliere i duetti favoriti! ;) I contesti possono essere dei più svariati, anche passando per l'assurdo :D
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35. Mary Sera e Shuichi Akai ~ [Sei dura, donna. Dura come la pietra, il ghiaccio, sei cemento. Io con te divento calce ma tu non ti rompi mai, una corrente salata che viaggia al contrario e apre le onde. Eppure guarda cosa hai nascosto lì sotto. Dietro le botte, gli insulti, lo sguardo, l'odio, ti stai solo preoccupando per me e per il destino avverso che inseguo. Hai già visto tutto coi tuoi occhi e su un altro uomo.]
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Heiji Hattori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Vermouth | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo, Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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25. Ai e Ran ~ 

***






I diversi colori del tè 

Cavolo, Conan, quando prendi certe iniziative sei davvero un po' deficiente...

A questo pensava Ran, mentre una percepibile corrente di tensione pareva entrare dalla finestra aperta assieme all'aria, avviluppando il salotto dell'agenzia Mouri.
La ragazza si dipinse un forzato sorrisetto in volto, il più gentile possibile, mentre si voltava su se stessa per osservare la sua improvvisa ospite.
Ai Haibara giaceva seduta sul divano del salotto, le lunghe gambe accavallate e con la pelle scoperta, vista la stagione estiva: indossava una deliziosa gonna di tela azzurro scuro, su cui si adagiava una leggera canottiera rosa pallido con due sottili spalline, che comunque erano coperte dai morbidi capelli ramati che le erano un po' cresciuti.
E la guardava. Né perplessa, né arrabbiata, né scocciata. La guardava e basta, trasparente come la colla di pesce che Ran metteva sui dolci.
- Ai, vuoi... non so, una tazza di tè freddo? - provò, con un tono di voce abbastanza ballerino.
- Non ce n'è bisogno, Ran, grazie comunque -
- Pesca o limone? -
- …non ce n'è bisogno, dicevo. Ma se proprio vuoi, limone. - rispose Ai perplessa, lasciandosi sfuggire un lieve sospiro scocciato. Che tanto di problemi non se ne faceva.
- Ottimo! - rispose Ran con una punta d'angoscia nella voce, che cercò di controllare evitando magari di dire altre parole in cui si potesse sentire.
Guardandola anche solo per pochi secondi, comunque, Ran non poté fare a meno di constatare quanto Ai fosse diventata una bella ragazza. Con i capelli un po' più lunghi rispetto al caschetto con cui li aveva sempre tenuti da bambina e ragazzina, permetteva si vedessero maggiormente quei naturali riflessi ramati che la rendevano così particolare; il corpo le si era slanciato forse anche troppo, per una ragazza di 16 anni, ma uno sviluppo precoce non dava certo alcuna premura, specialmente nel suo caso, in cui quelle gambe lisce e bianche prive di qualsiasi difetto catturavano per forza l'occhio, così come tutto il resto quando si alzava in piedi e camminava. Ran ridacchiò, pensando a quando beccava in pieno Conan sbirciarle alcune parti del corpo e diventare rosso subito dopo, scuotendo la testa e talvolta dandosi delle pacche in testa; oppure pensando a quanto quel caro ragazzo di Mitsuhiko morisse letteralmente dietro ad Ai, facendo sì che il suo alto quoziente intellettivo (riconosciuto da tutta la scuola superiore Teitan) si abbassasse drasticamente di fronte alla giovane ramata. Andava proprio giù in picchiata.
Ma se restava ancora lì impalata a pensarci troppo, Ai le avrebbe di certo chiesto se era per caso ammattita. Ran si voltò velocemente e si avviò in cucina, con passo abbastanza nervoso, e quando fu al sicuro dietro la porta chiusa, sospirò.
Se mi sento così non è colpa di Ai, questo è chiaro, non è lei da biasimare. E' colpa della poca alchimia che c'è tra noi due, forse... anzi, evidentemente è così... della tensione che ogni volta percepisco quando ho a che fare con lei.
Era simile ad un senso di inadeguatezza, si sentiva scrutata e studiata da Ai ogni volta che ci parlava; per quanto fosse un naturale atteggiamento della ramata, senza intenzioni crudeli, non si sentiva mai al sicuro quando vi veniva sottoposta. E, viste le espressioni spesso annoiate, ciniche e altezzose assunte da Ai, non si sentiva neanche mai all'altezza delle sue osservazioni. Questa spiacevole sensazione era iniziata quando Ai e Conan stavano finendo le medie, cioè quando erano diventati visibilmente più grandicelli e svegli, e via via si era sempre più accentuato: l'incantesimo era cominciato e avviato.
Questo era un problema, chiaramente, poiché Conan frequentava molto Ai e quindi spesso la invitava a cena in agenzia, o fuori al parco/ristorante/cinema/eccetera quando uscivano tutti insieme, ed era molto difficile sottrarsi a quel suo potere di giudizio. Al tempo stesso era una calamita, Ran andava più volte incontro al problema spinta dalla volontà di entrare maggiormente in empatia con Ai... peccato che, dall'altra parte, non le risultava arrivasse lo stesso intento; pareva anzi che ad Ai non potesse proprio fregar di meno.
Questo la feriva sempre un po', però in qualche modo, con la presenza di altre persone ed altri facili metodi di distrazione, si trovava sempre l'appiglio per tirarsene fuori e voltare pagina, sperando che la volta dopo sarebbe andata meglio. Ma non era mai, mai successo che Ai e Ran si ritrovassero completamente sole nello stesso posto. Questo non era sicura di poterlo gestire dignitosamente, vista l'ansia che già aveva sostituito i succhi gastrici nello stomaco.
Ed era colpa di Conan, che aveva sbagliato a dare gli orari dei suoi stupidi allenamenti, dicendo così ad Ai di presentarsi prima all'agenzia quando lui chissà quando diavolo sarebbe tornato. Ran estrasse il proprio cellulare di tasca, digitando il suo numero con fare nevrotico e portandoselo all'orecchio: Conan rispose dopo pochi squilli.
- Ran? Che c'è? -
- Conan! Dannazione, Ai si trova qui già da un quarto d'ora... quando cavolo finisci i tuoi allenamenti di calcio? -
- Mmm, direi... un'altra ventina di minuti almeno – rispose lui annoiato.
- Venti minuti. - ripeté Ran con un blocco di pietra in gola. - Ma si può sapere perché le hai detto di venire così presto? E' maleducazione, lei pensava di trovarti qui subito e invece tu sparisci e ti ripresenti tra venti minuti minimo? -
- Minimo, infatti, hai detto bene. Potrebbero essere anche trenta. Non l'ho mica fatto apposta, Ran, sai come sono queste cose... il coach vuole tenermi ancora un po' qui in vista dei tornei regionali e... -
- Al diavolo i tornei regionali e pure il tuo coach. E pure te. - rispose lei con un golem di pietra, stavolta, ficcato in gola. E in tutto ciò, Conan rise di gusto.
- Ma dai, Ran, quante storie! Tu e Ai vi conoscete da quanto, dieci anni? Intrattenetevi, raccontatevi stupidate da donne, giocate a scacchi o fate la settimana enigmistica, che ne so... qualcosa troverete -
- Mi prendi in giro, Conan? Sai benissimo cosa penso di tutto ciò, mi sono confidata con te. E speravo tu capissi! Lo sai che con Ai ho un blocco emotivo, non so spiegarmi neanche io il motivo ma non riesco a parlarle normalmente, non riesco a farla sorridere o anche solo farla sentire a proprio agio... -
- Ai si sente a suo agio praticamente dovunque, anche se non ha interesse a mostrarlo. Credimi. Andrai benissimo, non devi preoccuparti di questo! -
- Almeno non puoi darmi qualche consiglio? Tu riesci bene a relazionarti con lei, andate d'accordo e sai sempre come prenderla, come faccio a farla rilassare in mia presenza? -
- Lei si è già rilassata, te lo dico proprio perché la conosco. L'unica che non si rilassa, qui, sei tu. Stai tranquilla, bevetevi qualcosa di fresco e passerà tutto! -
- Tutto qui quello che puoi dirmi? Due suggerimenti o due dritte non... -
- Mi fido di te, Ran! Ora devo andare, il coach mi chiama. Ci vediamo tra una mezz'oretta. Anzi, fai anche quaranta minuti, okay? - concluse Conan, mettendo giù la chiamata.
Mancò poco che Ran distruggesse il telefono col solo ausilio della sua gentile presa di ferro.
Ora i minuti avanzavano pure di decine. Ma bene. Non solo la beffa di dare orari sbagliati ad Ai, di mettere lei in quella situazione difficile e di farsi bellamente gli affaracci suoi, ora c'era pure il gusto del dubbio su quando realmente sarebbe tornato a fare da collante tra lei e Ai. Oh, ma che divertente.
Tutta la patata bollente a me, vero? Quando torni ti rivolto la testolina, Conan.

Ran respirò a fondo, prima di afferrare due bottiglie di tè freddo dal frigo per versarne in due bicchieri distinti: gusto limone per Ai, gusto pesca per lei. Rigorosamente pesca. Cavolo, anche sui gusti erano completamente diverse...
Si schiarì la gola afferrando i due bicchieri, e tornò in sala. Ed eccolo lì, lo sguardo scrutatore di Ai tanto conosciuto e già sguainato, già posizionato in prima linea per la battaglia, lo sguardo che aveva imparato a temere e a non saper fronteggiare con alcun mezzo, che aveva imparato a sviare voltandosi verso la prima persona che le capitava a tiro: ma come fare ora, che l'unica persona a tiro era proprio lei stessa?
- E-ecco qua! Limone, eheh! -
- Grazie. - rispose Ai, senza mollare lo Sguardo.
- Ma figurati, per così poco! Non devi! - disse Ran con un'enfasi tanto eccessiva da interdire Ai.
- Beh, ma... si ringrazia comunque la gente se ti viene offerto qualcosa, no? - ribatté lei, calcolando la sua prossima reazione con lo Sguardo attivo.
Lo Sguardo era posato su Ran costantemente. Analisi di Ran Mouri in corso, 48%.
- Ehm... sì, presumo di sì! Allora hai fatto bene a ringraziarmi, cioè, lo avrei fatto anche io. Va molto bene quello che hai fatto, decisamente. Non volevo dire il contrario. E... e quindi... -
Ran sospirò mentre le parole più insensate del mondo di esaurivano finalmente sulla sua lingua, appoggiò i due bicchieri sul tavolino e si sedette sull'altro divano, di fronte ad Ai. All'improvviso esaurì anche la voglia di mantenere vivo quel teatrino ridicolo, fatto di una gentilezza costruita e ansiosa, e permise al suo viso di abbattersi un poco ma visibilmente, pur mantenendo un'ombra di sorriso di circostanza.
Ai lo notò, mentre afferrava il suo bicchiere di tè al limone e lanciava delle occhiate alla sua interlocutrice. Ran non alzava lo sguardo, ma sapeva di essere ancora osservata e probabilmente giudicata.
- Perché non ti siedi qui accanto a me? - le propose Ai, battendo una mano accanto a sé. - Questo divano è piuttosto lungo, che senso ha occuparne due? -
Ran alzò lo sguardo sgranando gli occhi, fissando la mano di Ai che batteva sullo spazio di divano a fianco a lei, che batteva su e giù, su e giù. Glielo stava chiedendo sul serio? Ma come, non la stava odiando? O per lo meno schernendo brutalmente nella sua mente?
Ran annuì poco convinta e presa in contropiede, però si alzò volentieri e andò a posizionarsi affianco alla giovane ramata. Rimasero in silenzio svariati secondi, o meglio dire un minuto intero, in cui si sentirono solo i risucchi di té tirati su con la cannuccia. Limone VS Pesca, a questo Ran pensava incessantemente, pur di non ricercare cosa diavolo avrebbe potuto dirle adesso: aveva apprezzato la proposta amichevole di Ai, ma non sapeva come “ripagarla” e, anzi, si era forse irrigidita ulteriormente; averla così vicina le faceva percepire la sua aura e le sue vibrazioni. La cannuccia le si infilò nella gengiva per l'accanimento con cui i suoi denti l'avevano aggredita. Ahia.
- Come va la scuola? - chiese infine Ran per rompere il silenzio, senza altre idee se non quelle più scontate tratte direttamente dall'Enciclopedia dello Scontato&Banale. Diamine, sapeva benissimo come andava la scuola a lei e pure a quell'altro! Lei e Conan erano probabilmente i più intelligenti non solo della scuola che frequentavano, ma di tutto il Giappone, e non era mica solo lei a saperlo.
Che domanda idiota.
- Va bene, direi. Un po' noiosa, devo confessartelo, ma voglio finirla normalmente con tutti gli altri -
- Anche se ti hanno offerto quella borsa di studio scientifica per l'estero, che ti farebbe saltare l'ultimo anno slittando già all'università? Scusa se lo so già, me l'ha detto Mitsuhiko... -

- Figurati, se lo sai già meglio ancora, mi risparmi la faticaccia di dirtelo e le reazioni fuori luogo che mi devo sempre sorbire da chi ne viene a conoscenza. - rispose lei facendo spallucce, e facendo rabbrividire un poco Ran. - Comunque sì, non intendo accettarla già adesso e forse nemmeno dopo. Sono affezionata agli altri, a tutti voi, se decidessi di andare via poi dovrei vedermela con qualcuno... - disse Ai con un lieve e adorabile risolino, che aiutò Ran a rilassarsi.
- Intendi Mitsuhiko? Ci rimarrebbe malissimo se tu partissi lontano – mormorò Ran, convinta di aver fatto centro.
- In realtà pensavo più ad Ayumi. -
Okay, uccidetemi. Centro errato e affondato. Dannazione, ora che mi avvicinavo a fare un discorso normale con lei...
Ma mentre Ran era impegnata a fissare il vuoto con occhioni da cerbiatto sconsolato, Ai continuò a parlare con trasporto e senza dare alcun peso alla gaffe della karateka.
- Abbiamo legato molto, io e lei, ci coinvolgiamo a vicenda in quasi tutto. Ma penso anche agli altri, mi mancherebbero tutti ed io mancherei a loro, o almeno spero -
- Quindi anche Mitsuhiko? - insisté Ran, che aveva una gran voglia di difendere a spada tratta quell'adorabile e bravo ragazzo. - Penso che lui, per te, abbia... come dire... un sentimento di... -
- Sì, può essere. - sviò completamente Ai. - Ma vorrei farlo mettere insieme ad Ayumi -
- Cosa?? Davvero? E' infatuato pure di Ayumi? -
- Suvvia, chi non lo sarebbe? E' così fin dalla nostra infanzia. -
- E a Genta chi ci pensa? - si intromise ancora Ran, decisa a protrarre quel tipo di conversazione sciocca il più possibile.
- Ah, santo cielo, Genta... finché non si mette la testa a posto, affianco ad Ayumi non ce lo voglio neanche vedere. Da quando è dimagrito e ha messo su un paio di muscoli, si è montato la testa. Non lo sopporto -
Ran si fermò un attimo e ridacchiò di gusto, pensando al povero ex cicciotto. E pensando che allora, forse, ad Ai interessasse solo una persona. E chi altro poteva essere se non il suo amico cervellotico quanto lei? Aveva una voglia matta di chiederle se con Conan ci fosse mai stato qualcosa, visto che lui non scuciva una parola neanche sotto tortura, ma aveva timore di spingersi troppo in là e figurare come un'impicciona.
- Comunque, come vedi, ho molto da fare qui, non posso ancora andare via. E poi ammetto che mi mancherebbe quel mezzo scemo di Conan, mi mancheresti tu... tutti, insomma -
Ran trasse un lieve respiro di sorpresa e commozione, sperando che Ai non l'avesse beccata, ma ovviamente lo Sguardo era allenato anche a quello. Quindi tanto valeva uscire allo scoperto.
- Ti mancherei... anche io? -
- E perché non dovresti, scusa? - ribatté Ai perplessa, emettendo di nuovo quel risolino così carino.
- Perché, beh... non mi pareva che... - Ran deglutì, decidendo di confessarsi una volta per tutte. - ...che avessimo un grande rapporto. Purtroppo, anche se lo vorrei... -
Ai fece per rispondere, ma la risposta dovette morirle soffocata in gola. Nonostante fosse un serbatoio umano di risposte sempre pronte e dell'ultima parola, a questo giro Ai non sapeva come riparare la situazione.
Tornò uno strano silenzio tra loro, che però Ran volle distruggere il prima possibile.
- Ma questo non vuole essere un rimprovero! Se non per me stessa, che non sono in grado di farti domande decenti o di fare una conversazione normale con te... -
- Ma perché dovresti farlo? Cioè, chi ti obbliga? - chiese Ai, iniziando a percepire una lieve tensione da cui normalmente non veniva sfiorata.
Ran avrebbe voluto risponderle “Il tuo Sguardo!” ma era ovviamente una scelta stupida da seguire. Tuttavia il viso di Ai parve addolcirsi all'istante vedendola così in difficoltà, un tenue color porpora le si diffuse sulle guance e decise di agire subito in modo da tranquillizzarla.
- Voglio dire, Ran... tu non devi sentirti in bisogno di farmi sentire a mio agio o cose del genere, questo lo sai, vero? -
- Ma sei a casa mia, io non posso lasciarti qui da sola per chissà quanto tempo, visto che quel rimbambito ha deciso di darti orari sbagliati... anzi, lo sai che non sa nemmeno quando rincaserà stasera? -
- Appunto, al massimo sarà il rimbambito a prendersene le responsabilità. Ma tu non sei tenuta a... -
- Io invece penso di sì! D'accordo, non è mio rigoroso dovere farlo, ma perché non provarci...? -
Ai ridacchiò, annuendo e concordando con lei.
- D'accordo, e allora riproviamoci, visto che anche io non mi ritengo proprio una cima in questo settore. Ci sono altre domande che vuoi farmi, all'infuori della scuola? - propose la ramata con un accenno di sorriso: niente di troppo esagerato, ma comunque c'era.
- No, a dire il vero non mi viene in mente niente – rispose Ran senza indugio, maledicendosi subito dopo per la desolante trasparenza della sua risposta. D'altra parte era l'assoluta verità, quanto poteva essere inutile continuare a fingere e incespicare sulle proprie frasi?
- Ottimo, allora posso iniziare io. Oggi per me è una giornata importante, lo sapevi? -
- No, non lo sapevo, Ai. Come mai? -
- Perché oggi ricorre un anniversario. Un anniversario che io tengo sempre molto da conto -
- Davvero? L'anniversario di cosa? -
- Della morte di mia sorella -
Ran rimase ammutolita, fermandosi anche di risucchiare il tè dalla cannuccia. La guardò intensamente, sorreggendo per la prima volta a pieni voti lo Sguardo di Ai, che ormai era diventato un semplice e comune sguardo permeato da un'espressione sempre un po' fredda, ma carica di emozione e di una lieve malinconia.
- Oggi sono... dieci anni esatti – Ai abbassò il viso, senza sorridere né intristirsi. - Ogni anno, in questo giorno, confesso di rintanarmi un po' nei miei ricordi. E sono sempre gli stessi, i pochi che mi sono rimasti... -
- E che sono sicuramente molto belli... - rispose Ran senza perdersi in frasi elementari come “mi dispiace” oppure “non sei costretta a parlarne se non vuoi”, una scelta che Ai gradì notevolmente. Si sentiva strana a parlare di un argomento così intimo per la ramata: ricordava bene che aveva perso la sorella quando era piccola, un fatto che tutt'ora aveva un certo peso per lei.
- Sì, lo sono. E tutti quei ricordi me li conservo gelosamente, finché la miriade di formule scientifiche non li sopprimerà del tutto, almeno -
Ran rise in modo genuino, ammirando il sarcasmo che Ai riusciva ad esercitare anche in contesti simili.
- E dimmi, lo sanno anche gli altri? Se in questo giorno tu ti senti un po' diversa, è bene che i tuoi amici evitino di trattarti in modi sconvenienti come farti aspettare trenta minuti pur avendoti incitata a presentarti prima... -
- No, lo sa solo il professor Agasa. E tu. Siete gli unici due, e vorrei rimanesse così -
- Come? Sul serio? - rispose Ran sorpresa, ma sentendo un gran peso levarsi dal cuore. Godeva davvero di quel tipo di considerazione, da parte di Ai? Si era davvero immaginata tutto fin dall'inizio, le brutte idee che si era fatta non esistevano?
- Sì, ti sarei grata se non trapelasse. Sono certa che tu hai una capacità di discrezione molto più estesa di tanti altri... e sono felice che questo mio pensiero sia nelle tue mani – concluse Ai, rivolgendole un bellissimo sorriso che tolse quasi il fiato alla mora.
- Ti va... di parlarmi un po' di tua sorella? - azzardò Ran. Si sentiva così contenta e nuova che probabilmente avrebbe avuto il coraggio di chiedere di tutto.
- Sì, certo. Ti assomigliava molto, sia nell'aspetto che nel carattere. Ogni tanto la rivedo in te... e credo che questo non sia un male -
- No, non lo è. Anzi, direi che è una fortuna! Quindi permettimi quest'osservazione... se lei mi somigliava... eravate molto diverse, vero? -
- Se esistesse un termine più accentuato di “opposte”, sarebbe quello giusto -
Entrambi risero di tale consapevolezza, continuando a parlare sia di Akemi che di altri argomenti che interessassero entrambe. Questo permise loro di far scorrere il tempo, di non accorgersi quasi quando Conan rientrò in casa sbadigliando.
- Ehi, voi due! La smettete di parlare di smalti e di fighi della scuola, e mi aiutate a preparare qualcosa da metter sotto i denti? -
- Preparatelo da solo! - risposero all'unisono le due ragazze.
- Ma che modi sono? Io mi faccio il mazzo per i tornei del nostro paese, e voi... -
- Ma chi se ne frega! - risposero di nuovo insieme.
- Okay, siete ufficialmente inquietanti. Ora io, con cautela, mi sposterò in cucina e voi non ve ne accorgerete... - disse Conan con tono impaurito, nascondendosi in cucina e per la precisione dietro l'anta aperta del frigo.
- Ecco, bravo, stai lì per un po'. Giusto il tempo di farmi sbollire la rabbia per quanto sei svampito! - ribatté Ran.
- Concordo! Ehi, Conan, già che ci sei ci fai un favore? - continuò Ai.
- Ci prepari qualcosina anche a noi? Tipo due uova sbattute? -
- Magari con delle verdure bollite a parte? -
- E una bella ciotola di riso bianco con salsa di soia? -
- E con sesamo, spezie e funghetti? -
- Abbrustolisci due fettine di pane? -
- Prepari un piattino d'olio aceto e sale? -
- E pure un'insalata di alghe! Grazie! - conclusero ancora all'unisono, dopo essersi alternate il menù completandolo.
Mentre Conan rabbrividiva da dietro l'anta del frigo, constatando tra l'altro che al suo interno non vi era alcun ingrediente da loro richiesto e che quindi urgeva una veloce via di scampo, le due ragazze in salotto si guardarono per qualche istante prima di scoppiare a ridere.
Essere così in sintonia nelle loro battute non era cosa da poco. E, soprattutto, non era qualcosa di tipico delle persone completamente opposte, o di quella parola più esagerata che Ai avrebbe voluto inventare. Ran era contenta, lo era davvero, sapeva da sempre che Ai non era quel tipo di persona sfidante e critica che forse sembrava. Abbassò lo sguardo sul proprio tè quasi finito e che teneva in mano, in cui i cubetti di ghiaccio si scontravano ancora, poi lanciò un'occhiata pure a quello di Ai, che era solo a metà.
Il limone e la pesca non sono poi così diversi. Uno è fin troppo aspro e l'altro fin troppo dolce, ma proprio per questo si possono completare.
- Ai... - provò Ran, guardandola decisa e sorridente. - Sei abituata a fare qualcosa di particolare, nel giorno di questo anniversario? -
- Sì... ehm... - risposte Ai titubante, arrossendo notevolmente e incuriosendo Ran oltremisura. - Diciamo che tento di cucinare un piatto per cui lei andava matta, come se fosse un richiamo in suo ricordo. Diciamo che tento disperatamente, ecco. Perché si tratta di un'antichissima ricetta cinese risalente a secoli fa che... -
- Perfetto! Proviamo a farla insieme! -
- N-no Ran, non capisci, è quasi impossibile! Non so come facesse a cucinarsela lei, perché anche trovare tutti gli ingredienti giusti è un'impresa, ma il più delle volte mi viene uno schifo e allora penso che forse dovrei smettere di deturpare la sua memoria con quell'orrore culinario che era per lei così buono... -
- Forza, prendi la borsa e usciamo a comprare quello che ci manca, stasera il menù prevede questo! -
- Ma lasciami almeno spiegare la ricetta, no? - chiese Ai con una nota d'orgoglio spezzato.
- No! Non sono mica una alle prime armi... - disse Ran alzandosi e prendendo le proprie cose con una velocità tale da incitare Ai a fare lo stesso. - Questa volta Akemi rimarrà estasiata dal tuo lavoro! Te lo prometto. Andiamo? -
Ai la fissò con un sorriso, prima di alzarsi e annuirle con vigore. Prese la propria borsa e insieme uscirono di casa, con questo nuovo e arduo progetto in mente.
Nel frattempo Conan uscì dalla cucina trionfante, poiché aveva assemblato un mini menù piuttosto somigliante a tutto ciò che le due fanciulle avevano richiesto. Peccato che in salotto non trovò nessuno a fargli i complimenti, e allora capì che era stato brutalmente tradito ma che almeno si sarebbe pappato tutti lui. E sorrise, capendo che quelle due, finalmente, avevano avuto tempo e modo di trovare un piano comune su cui andare d'accordo davvero.








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CIAO POPOLOOOOOO! Non ho fatto passare 2 anni dall'ultima shot, olè! <3 Signor fantasma, vero che non è passato troppo? ç___ç
Allora, come avrete notato questa shot non è ambientata in un universo parallelo dove Genta è magro e coi muscoli e dove Conan ama nascondersi dietro le ante dei frigoriferi: è bensì ambientata in un futuro in cui non è stata trovata una soluzione definitiva all'effetto dell'APTX, cosicché Conan e Ai sono stati costretti a ri-crescere e ad avviare un tipo di vita differente. Ho decisamente accantonato la questione di Ran angosciata dal ricordo di uno Shinichi che non è più tornato e dei relativi dubbi riguardo Conan che ogni tanto ha, volevo che la storia si concentrasse su tutt'altro e perciò, tra i personaggi qui trattati, sono stati instaurati da subito i rapporti che avete visto. Non so voi, ma il legame tra Ai e Ran trovo sia piuttosto attraente poiché è privo di basi, in realtà, ma comunque in grado di passare attraverso fasi profonde (basti pensare allo scenario super romantico in cui si sono strette la mano, o al salvataggio di Ran nei confronti della ramata, o il semplice ricordo di Akemi che ogni tanto le provoca) però l'ho pensata in un futuro in cui Ai, più grandicella e sempre più somigliante a quella che è “la fredda” Shiho, sia decisamente meno gestibile da parte di una Ran più dolce e suscettibile.
Grazie come sempre per la vostra presenza e calore su questa raccolta! :') Aspetto di sapere le vostre impressioni e/o calunnie su queste due tizie che si scontrano o su qualsiasi altra cosa, un'amichevole zampata a tutti e alla prossimaaaaa!
 

  
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