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Autore: Tinucha    01/05/2016    3 recensioni
"È la mia droga." "La droga crea dipendenza e poi uccide." "Sono già dipendente e sto morendo lentamente." Mercedes mi lancia una tenera occhiata "Tu lo ami." "No." rispondo fermamente, lei scuote il capo "Si, invece."
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jorge Blanco, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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<< Dovresti parlare con lui. >> sussurrai a Jorge guardando Diego che ci venne incontro. << Già, piccola. >> sussurrò lasciandomi un bacio sul lobo dell'orecchio e spostandomi da sopra le sue gambe per alzarsi e fronteggiare il moro. Tremai guardandoli. Era tutta colpa mia. << Ti ho deluso, e lo so bene. >> << Si, Jorge, proprio così. >> << Sono un bugiardo, ho mentito credendo di fare del bene ed invece ho solo fatto del male. >> << Bravo. >> << Diè, credo di amarla. >> sbattei più volte le palpebre come per capire se fosse vero e rimasi immobile e guardarli, mentre il mio cuore arrestatosi per qualche secondo tornò a battere più forte, molto più forte del normale. << L'ho capito quando ho promesso a me stesso di aiutarla. >> Diego non parlò e la situazione sembrò diventare sempre più ingestibile. L'affermazione di Jorge mi aveva spiazzata parecchio, e il contribuito che avrei voluto dare, non potei darlo. << Sono il peggiore.. >> << ..e sei il mio migliore amico. >> un sorriso calmo e riparatore si estese sul volto di mio cugino che strinse Jorge in un abbraccio battendogli una mano sulla schiena. Anche io sorrisi all'improvviso. Felice. Spensierata, dopo anni di sofferenze. << Va beh ed io? >> sussurrai alzandomi e facendoli ridere. << Possibile che stai sempre in mezzo, cuginetta? >> << Non fare lo stronzo e abbracciatemi, ho bisogno di affetto. >> mi ritrovai soffocata tra quattro braccia possenti e un brivido mi attraversò la schiena quando Diego si allontanò e Jorge mi sussurrò: << Ed io non te ne do abbastanza affetto? >> << Potresti darmene molto di più. >> sussurrai di rimando avvertendo il suo sorriso urtare contro il lobo del mio orecchio. << Fai attenzione a quel che dici, o ti porto di sopra e facciamo l'amore. >> sorrisi come un'ebete guardandolo. << E se io non volessi? >> << Il problema è che tu vuoi. Vuoi le mie labbra su di te, piccola. E questo, implica a tutti gli effetti fare l'amore. >> << Sei uno sfacciato, eh. >> << Mai stato così felice di esserlo. >> soffiò sulle mie labbra, e solo in quell'istante mi ricordai della presenza di Diego ed arrossii fino alla punta dei capelli. 



POV CANDELARIA
Incrociai le braccia al petto buttandomi a peso morto sul divano e guardando mia sorella e Seba che ammirandosi con gli occhi a cuoricino continuavano a farmi la ramanzina. << È fuori da casa da due giorni Cande, potresti almeno portargli una coperta, visto che fuori si gela. >> << Non gli ho detto io di venire. Può benissimo tornarsene a casa sua. >> sbottai indispettita mentre mia sorella a passo svelto aprì la tendina, indicandomi un Ruggero abbastanza infreddolito che disperato aspettava. Ed aspettava me. Una persona che non sarebbe arrivata. Non più. Spostai la mia attenzione altrove, distogliendo immediatamente lo sguardo. << Io non ti ho mai detto come comportarti con Seba, Emma. Non dirmi tu come trattare Ruggero. >> << Ma è innamorato, cazzo. Siete entrambi innamorati. Cosa ti costa, parlarci? >> << Mi costo che tu non lo puoi nemmeno immaginare l'inferno che ho passato quando mi ha lasciata. Non hai sentito i miei fottutissimi pianti la notte, né i miei singhiozzi pronunciati mentre la mattina andavo a piedi a scuola. Tu non lo sai, Emma. Non sai come quel giorno mi ha spezzato e calpestato il cuore senza badare a dove metteva i piedi. Non sai niente, proprio niente. >> scosse il capo << So che adesso è qui, Cande. So che è qui per riparare ai suoi errori. >> << Errori irrimediabili. >> annunciai alzandomi << Non lo perdono. Deve soffrire. Quanto sto soffrendo, e quanto ho sofferto io. >> mi alzai in piedi fronteggiandola. << Mi avete mentito. Lo fate tutti. "Cos'è l'adolescenza? Il periodo più bello nella nostra vita, quello del primo amore, delle sigarette fumate di nascosto, dei sorrisi che nascono sul viso tanto per". Cazzate, tutte cazzate. L'adolescenza è uno schifo, è pianti su pianti, dolore e basta. E l'amore, l'amore, quello che voi descrivete come il sentimento più forte al mondo, lo è. Ma non è uno sfarfallio nello stomaco, è un fottuto ed infinito carro armato che ti passa sopra. >> guardai in direzione della finestra. << E non ho più intenzione di sentirmi così. Schiacciata. >>



POV RUGGERO
Unii le mani, soffiandoci dentro e provando a riscaldarle. Avevo freddo, e non tornavo a casa da due giorni. Non ricordo l'ultima volta che avevo mangiato. Seba, (per mia felicità, il futuro cognato di Cande), era uscito con un piatto abbandonate e mi aveva sorriso provando a condurre un discorso, ma l'unica cosa che avevo saputo dirgli era che ero lì solo e soltanto per vedere Candelaria. Non dormivo probabilmente da un'età immemore. Me la immaginavo, qualche mese prima di partire, con le sue guance arrossate ed i suoi capelli sparsi sul cuscino in modo disordinato, mentre ansimava sotto di me che mi stavo perdendo in lei. Era ancora bella, così tanto da mozzare il fiato. Ed io, ero riuscito a spegnerla. Aveva smesso di sorridere radiosamente ed armoniosamente sempre e comunque, anche senza motivo. Lo faceva di rado, per non dare nell'occhio, ma il suo sorriso era tutto fuorché radioso e vivo. Era bianca, bianca come un cadavere. Le sue guance non erano più arrossate, era fredda. Fredda come un cubetto di ghiaccio. Aveva smesso di sciogliersi persino con le sue amiche, e tutto questo per colpa mia. Alzai lo sguardo ed il cuore smise di battere, per pochi secondi, per poi ripartire. 10, 100, 1000 e poi sempre più veloce. 2000, 3000. Trattenni il fiato per un secondo, mentre lei con un finto sguardo da menefreghista mi tirò una coperta. << Ti conviene tornare a casa, Pasquarelli. E se proprio vuoi restare, avvolgiti nella coperta. >> mi alzai di scatto, ma lei indietreggiò. Avvertii le schegge del mio cuore cadere lentamente e la guardai. << Candelaria ti amo. >> << Dovevi pensarci prima di andartene. >> rispose in un sussurro. << Mi hai lasciata. >> << Solo a parole. >> 




"Domani parto, bimba. Non so se torno, quindi finisce, tutto." mi si strinse il cuore a quelle parole che avevano abbandonato le mie labbra, ma soprattutto alla sua bocca che si incurvò verso il basso, spingendo i suoi occhi a lacrimare furiosamente. "Possiamo farcela, amore mio, possiamo..che so..potrei venire ogni tanto io in Italia, e poi, poi qui hai i corsi e probabilmente i tuoi tutori, potrebbero farti rimanere." avrei accettato, l'avrei fatto se non avessi saputo che lei avrebbe sofferto il doppio probabilmente. Non potevo essere così egoista. "Voglio che finisca." i suoi occhi si spalancarono per la sorpresa, e le sue palpebre si socchiusero appena. "Bene, finiamola." e corse via. Via da me. Per sempre.


<< Non mi importa. Io ho chiuso. L'ho messo il punto. Mettilo anche tu, Ruggero. >> sputò con voce incolore. << Crolla, rossa. Crolla davanti a me per una volta. Non tenerti tutto dentro. >> e lo fece. Crollò e scoppiò a piangere gridandomi contro e dandomi dei pugnetti, con le sue piccole mani, sul petto. La bloccai e lei continuò a piangere insistentemente. Non avrei potuto amarla di più.



POV MARTINA
<< La smetti? >> << Di fare cosa? >> aggrottò lui la fronte << Di guardarmi il culo, Jorge. >> si voltò dal lato opposto imbarazzato. << Non lo stavo facendo. >> << Si invece, razza di depravato. >> scosse il capo ridendo aprendomi lo sportello della sua auto. << ..e non è neanche la prima volta. >> roteò gli occhi ridendo e chiuse lo sportello girando dal lato opposto e sedendosi al mio fianco, al posto di guida. << Hai finito? Non c'è bisogno che me lo ricordi ogni volta, sei attraente, donna ingrata. >> fece una smorfia facendomi scoppiare in una risata. << Solo attraente? >> << Non farmi parlare, non credo tu voglia essere presa in macchina. >> arricciai il naso. << Non lo credo nemmeno io. >> << Beh, non si può mai sapere. Ne riparleremo quando avremo le rughe, piccola. >> sorrise sghembo e sornione beccandosi un mio scappellotto che lo fece ridere. << Comunque quando arricci il naso così sei tenerissima. >> abbassai lo sguardo arrossendo ed accendendo la radio dove risuonava la canzone "I hate you, don't leave me." << Questa dovrebbe essere la nostra canzone. >> un sorriso mi si illuminò sul volto e battei le mani come una bambina. << Deduco che tu sia d'accordo. >> rise lanciandomi una fugace e dolce occhiata. Annuii cominciando a canticchiare e lui inchiodò l'auto di fianco alla strada facendomi sgranare gli occhi. << Sei impazzito?! >> << Perché non mi hai detto, cazzo, che canti così bene? >> << Non sono un granché. >> << Non sei un granché? >> sbatté gli occhi per poi sbarrarli. << Dannazione, sei la vita e la morte, insieme. >> 
   
 
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