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Autore: Tinucha    02/05/2016    3 recensioni
"È la mia droga." "La droga crea dipendenza e poi uccide." "Sono già dipendente e sto morendo lentamente." Mercedes mi lancia una tenera occhiata "Tu lo ami." "No." rispondo fermamente, lei scuote il capo "Si, invece."
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jorge Blanco, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Rimase a guardarmi con ancora quell'espressione indecifrabile sul viso ed io sentii pian piano un rossore crescere a dismisura sulle mie guance. << Perché non me l'hai mai detto, piccola? >> sussurrò dolce, voltandosi verso di me e carezzandomi una guancia. << Ho il terrore di cantare in pubblico. >> ammisi sincera << È una paura che ho da sempre, è nata dalla morte di mia madre. Era una cantante, ed io spesso e volentieri passavo le giornate ad ascoltarla e a provare con lei, ma dalla notte dell'incidente ho smesso. >> chiusi gli occhi rendendomi conto che lentamente i tasselli della mia vita si stavamo ricostruendo ai suoi occhi e velocemente mi apprestai a portarmi a cavalcioni su di lui. << Prima quando eravamo con Diego hai detto che credi di amarmi, non volevo tirare in ballo il discorso perché credevo ti desse fastidio, ma ho bisogno di una spiegazione. >> sorrise guardandomi, con la testa poggiata contro il sedile. << Non c'è molto da dire. Credo di amarti e basta, non credo servano altre parole, questo riassume ciò che sento esplodere in me come una bomba. >> << Credo di avercela anch'io quella bomba. >> gli dissi insicura. << È come se un vortice mi girasse dentro. >> tracciai delle onde sul mio stomaco. << E non so se mi piace. >> << Credi sia una cosa brutta? >> << No, credo solo sia una nuova paura di aggiungere alla mia lunga lista. Un'insuperabile e potente paura. >> << Un'insuperabile, potente, ma soprattutto bellissima paura. >> ripeté correggendomi. << Già, bellissima. >> sorrisi avvicinandomi lentamente alle sue labbra ed alternando lo sguardo tra quest'ultime ed i suoi occhi inimitabili. Non attese oltre, si impossessò violentemente e bruscamente delle mie labbra. 



POV JORGE
Aveva le labbra morbide, quasi come la seta, gli occhi accesi rispetto alla prima volta in cui li avevo incontrati disperati e sperduti. Sorrideva sulla mia bocca, giocando con i miei capelli. Posai un pollice sulla sua guancia cominciando a muoverlo piano e a tracciare dei piccoli ed invisibili cerchi, mordendo affamato il suo labbro inferiore e portandola a mugugnare. << Hai un buon sapore. >> mormorai roco, << Vorrei saggiare ogni singolo sapore di te. >> comprese le mie parole ed arrossì fino la radice dei capelli. << ..ed io di te. >> come al solito mi sorprese, spiazzandomi ed avvicinando le sue labbra calde, morbide e peccaminose alla pelle sensibile del mio collo. << Ogni singola parte, anche quella più nascosta. >> continuò audace facendo contrarre ogni mio muscolo e muovendo con grazie le sue labbra su di me. << Anche adesso. >> sgranai gli occhi quando avvertii le sue piccole mani scendere fino alla cintura dei miei jeans, e provare aggraziate a buttarla via, ma la fermai immediatamente. << Non qui. >> si guardò intorno arrossendo visibilmente e rendendosi conto delle auto che passavano sfrecciando, di fianco alla nostra. << Scusa. >> guardò in basso imbarazzata portandomi a sorridere. << Ho detto non qui, piccola. Non che non lo voglio. >> << Lo so. >> << Andrebbe bene anche solo un tuo bacio. >> sussurrai roco per poi piantare le mie mani sui suoi fianchi. << Muoviti su di me. >> glieli mossi di poco, avvertendo l'eccitazione e l'adrenalina crescere in me. << Così. >> continuai chiudendo gli occhi e muovendo ancora i suoi fianchi per inarcare il mio bacino verso di lei. Gemette silenziosamente, tenendo un labbro imprigionato tra i denti. Circondai la sua vita con un braccio, smettendo di massaggiarle e muoverle i fianchi  quando prendendo l'iniziativa, si mosse sola ed a suo piacimento. Giocai con la sua bocca, assaggiando ogni centimetro delle sue labbra che morsi e leccai avido, mentre lei tirò le punte dei miei capelli, circondandomi il collo con le braccia. << Avevi ragione. >> ansimò << Avresti dovuto portarmi di sopra oggi per fare l'amore con me. >> boccheggiai involontariamente a quelle parole e sorrisi. << Forse è meglio continuare la nostra passeggiata. >> annuì << Si, forse è meglio. >> e lasciandomi un ultimo ed impeccabile bacio ritornò seduta nella sua postazione con un sorriso smagliante. Automaticamente quando la macchina ripartì e ne sentimmo il rombo, le nostre dita si intrecciarono e non si lasciarono più.




POV RUGGERO
Piangeva ancora, davanti a me. E se mille lame mi avessero trafitto esattamente in quell'istante avrebbe fatto meno male. Avvertivo i suoi singhiozzi sempre più pronunciati, ed i suoi occhi grondanti di lacrime fermi nei miei. Per poco non crollai insieme a lei. Continuai a tenerle la faccia bloccata per guardarla. Non sapevo come sarebbe andata a finire, ma in ogni caso dovevo vedere con i miei stessi occhi quanto male le avevo procurato. Scosse il capo ridestandosi da quegli spasmi che le procurarono un singhiozzo allucinante. << Mi hai tolto il respiro per tanto, troppo tempo. Ed io avevo solo bisogno di essere amata. >> rimasi zitto, perché stavolta toccava a lei parlare, aveva bisogno di sfogarsi ed esternare il suo dolore, a qualcuno. E solo io avrei potuto ricucire quelle ferite, solo io che ne ero la causa. << Mi bastavano i tuoi 'ho paura ma credo di amarti' momentanei, i tuoi abbracci rari, il tuo bisogno fisico continuo, le tue labbra che non volevano né staccarsi né stancarsi delle mie. Mi sarebbe bastato anche se avessi dovuto patire le pene dell'inferno avendoti a centinaia di chilometri di distanza. Avrei affrontato tutto con il sorriso, perché tu ci saresti stato, nonostante quegli stupidi, maledetti e fottutissimi chilometri. Ho sempre pensato che andasse bene il fatto che scegliessi tutto tu nella nostra relazione. Pensavo fosse giusto si. Pensavo fosse giusto che mi trattassi di cristallo per paura che mi sgretolassi. Pensavo fosse giusto che quando facevamo l'amore tu fossi dolce ed ad un tratto così brusco da farmi male, perché io amavo quel lato di te. Pensavo andasse bene che mi lasciassi scegliere un film quando eravamo al cinema, nonostante subito dopo ti lamentassi perché avessi scelto un polpettone rosa. Pensavo andasse bene che io corressi come una bambina e che tu mi seguissi per acchiapparmi. Pensavo andasse tutto alla perfezione. Eppure con una semplice frase, Ruggè, sei riuscito a far emettere un CRACK al mio cuore. >> continuava a piangere ed io credevo di essere sull'orlo del precipizio. << Le mie emozioni si erano amplificate, intensificare, da quando ti avevo conosciuto. Piangevo, quando credevo non mi desiderassi. Ridevo ai tuoi messaggi o alle tue parole sporche. Arrossivo quando mi dicevi che ero bella o mi sussurravi che avresti voluto prendermi tra i banchi di scuola. Sorridevo quando all'improvviso, quando camminavo per strada raccoglievi la mia mano, o anche quando Nate mi guardava e tu diventavi rosso dalla rabbia facendoti ripetere mille volte, mentre affondavi in me che sarei stata per sempre tua e di nessun altro. Hai sempre avuto un potere su di me, un potere che tuttora non so gestire e che probabilmente non saprò gestire mai, ma non mi lamento. Perché so che le cose vanno ed andranno sempre così. Ma va bene. Va bene nonostante tu mi abbia calpestata anche quando ero a pezzi, nonostante io non abbia dormito più bene dalla nostra rottura, nonostante io continui a piangere ogni giorno e ad ogni ora. Va bene se mi distruggi, perché sono troppo cogliona da amarti, persino quando mi rovini la vita. >> e no. Lì non mi trattenni più. Scoppiai a piangere anch'io, finendo seduto sul muretto di quella strada e portandomela dietro. Le sue gambe furono immediatamente intorno alle mie e sentii una sensazione di calore pervadermi, una sensazione di vita. Quella che se n'era andata quando l'avevo lasciata. << Perdonami, amore mio. >> << Voglio respirare, Ruggè e con te non posso farlo. >> << Sarò l'uomo giusto per te. Sono rotto, ma tu aggiustami. >> << Ci ho provato, ma adesso sono rotta anch'io. >> sussurrò perdendo definitivamente la voce. E fronte contro fronte. Occhi negli occhi. Naso contro naso. Labbra contro labbra, continuammo a piangere fregandoci del mondo intorno a noi.




POV DIEGO
<< Sei agitata? >> sghignazzai ricevendo in cambio un'occhiataccia. << Se imparassi a bussare, non lo sarei, razza di idiota. >> sbottò Lodovica schiaffeggiandomi una spalla e tenendosi l'asciugamano stretta al petto con l'altra. << Perché non lo fai con entrambe le mani? >> le suggerii divertito vedendola arrossire come un peperone abbrustolito. << Esci dalla mia camera, devo vestirmi! E poi chi ti ha fatto entrare? In casa non c'è nessuno. >> sbottò incrociando le braccia sotto il seno dove ricadde il mio sguardo. << Sono le 18. 40 bambolina, sei in ritardo di 40 minuti. Non ti ho vista scendere, ho suonato ma nessuno mi ha aperto così mi sono arrampicato al tuo albero e sono entrato a controllare. >> mi rivolse l'ennesima occhiataccia. << Va bene scusa per il ritardo, ora però va' nel corridoio o in salotto, devo vestirmi altrimenti non possiamo uscire. >> << Merito un premio, no? Ho scalato un albero preoccupandomi per niente, cosa mi darai in cambio? >> << Uno schiaffo, Diego, e bello forte se non ti volatilizzi in un'altra camera. >> sorrisi sghembo avvicinandomi e portandola ad indietreggiare. << Non ho intenzione di prenderti qui ed adesso, ma sono stanco di aspettare e fare il bravo ragazzo. Voglio baciarti da due anni. >> sussurrai roco avventandomi affamato sulle sue labbra che si schiusero per la sorpresa permettendomi di muoverle a sincrono. Era rigida come una corda di violino, ma immediatamente riuscì a rilassarsi e a ricambiare il bacio. Si staccò per mancanza di fiato forse, me ne accorsi dalle sue labbra gonfie e dal fiato corto di entrambi. << Ti aspetto in salotto, ok? >> sorrisi baciandole la fronte. Annuì, ma non rispose. 




POV MARTINA
<< Ma no, grandissima testa di cazzo, dovevi girare a destra, è lì casa di Mercedes, non vedi? >> si voltò a guardarmi e aggrottò la fronte. << Amore, io fino a poco tempo fa non sapevo nemmeno dell'esistenza della tua amica. >> roteai gli occhi indicandogli la casa << Entra nel vialetto. >> quando parcheggiò l'auto scese ad aprirmi lo sportello e ridendo come due bambini ci baciammo, dirigendoci verso la porta. Appena suonammo il campanello la mia bionda del cuore aprì la porta scaraventandosi su di me. << Oh, ma ciao anche a te, Mercedes. >> la salutò sarcasticamente Jorge, alludendo al primo incontro con la bionda e il mio saluto immediato mancato a Xabiani. << Ciao Jorge. >> sorrise staccandosi e dandogli un bacio sulla guancia. << Entrate, gli altri sono in salotto. >> la seguimmo, incontrando così tutti i miei amici di una vita. Feci un sorriso gigante, guardando Facundo, il mio migliore amico, smettere di parlare e gesticolare per guardarmi con gli occhi sgranati. << OH MIO DIO TINITA! >> gridò alzandosi di colpo, e quando feci per corrergli incontro lo strinsi forte. << FACU. >> aumentai la presa su di lui. Cavolo, quanto mi era mancato. Lui, era stato il primo a sapere degli 'abusi' di mio padre, la notte quando proprio non ce la facevo e scappavo per la paura, correvo a casa sua e lui, (insieme ad Alba, ovviamente) mi accoglieva a braccia aperte. Avvertii qualcuno tossire e voltandomi incontrai lo sguardo geloso di Jorge che mi causò una risatina. << Tranquillo, amore, è il mio migliore amico. >> dissi tornando da lui << Lui è Jorge comunque, il mio ragazzo. >> li presentai e occhi verdi anche se un po' diffidente sorrise facendosi avanti. << Damien dov'è? >> << Dove vuoi che sia, Tini? Di sopra a farsi stracciare dai bambini. >> rise Macarena << Va bene, io e Jorge andiamo a prenderlo, così li presento e poi torniamo di sotto. >> li avvisai facendoli annuire e prendendo Jorge per mano salii di sopra in cerca della camera giusta. << Martina? >> mi richiamò Jorge con voce così roca da farmi contorcere lo stomaco << Mh? >> si posizionò dietro di me spingendo i suoi fianchi verso le mie natiche e facendomi sbarrare gli occhi per la sorpresa. << Spero per te che siano tutti tuoi semplici amici quelli che conoscerò, e non ex ragazzi, perché altrimenti ti scoperò così forte da farti dimenticare il loro ed il tuo nome. >> le mie guance si tinsero di bordeaux quando abbassai il capo annuendo, con il cuore a mille ed aprii la porta della stanza dei giochi. Damien era seduto tra Adam e Tessa, cresciuto, ma pur sempre versione bambinone. Avanzammo verso di lui ed io sorrisi. << Dami. >> << Un attimo, Tini ci sono quasi, devo solo..TINI?! >> sgranò gli occhi voltandosi a guardarmi e si alzò di scatto seguito dai due bambini che mi si avventarono sopra. Jorge rise e mentre io presentavo i due ragazzi, i bambini cominciarono a litigare. Sembravano davvero me e Jorge. << Ehi, ma tu sei quello dell'altra volta. >> notò Adam, indicando il messicano che annuì << Già, nano. Sono quello dell'altra volta. >> Damien e Tessa sorrisero. << Ha un debole per te. >> Jorge anche sorrise e si voltò a guardarmi. << Beh, anche io ho un debole per i bambini. Ne vorrei a centinaia. >> avvampai di colpo mentre Tessa ci guardò entrambi con le braccia incrociate al petto. << Secondo me ne avrete tanti voi due. >> e facendo oscillare il suo piccolo indice tra di noi, sorrise furba.
   
 
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