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Autore: KiarettaScrittrice92    01/05/2016    5 recensioni
Dopo la conclusione della prima stagione, mi sono finalmente decisa a scrivere e pubblicare la mia prima long su questo fandom...
Avviso che ovviamente se mai la serie continuerà la mia storia non avrà più nulla a che fare con gli avvenimenti che accadranno dopo la comparsa di Volpina.
Questa storia perciò la potete considerare come un seguito alternativo che mi sono immaginata io, oppure semplicemente come una fic in più da leggere che spero vi emozionerà.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Makohon Saga'
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L'incanto

Quasi tutti gli invitati alla festa di Chloé erano già dentro l’enorme sala del Grand Hotel.
Marinette aveva lanciato un’occhiata a tutti i suoi compagni di classe: erano vestiti tutti con abiti eleganti, mantenendo però il loro stile. In quel momento si trovava insieme ad Alya e Nino.
Lei, indossava un bellissimo abito lungo arancione, che s’intonava perfettamente con la sua pelle bronzea, con uno spacco laterale che si apriva proprio sopra il ginocchio destro, abbinato ad un paio di sandali col tacco e dai cinturini dorati.
Nino, invece, indossava semplicemente uno smoking nero, ma aveva deciso di non abbandonare le sue cuffie, che teneva ancora al collo.
I due amici le stavano facendo i complimenti per il suo vestito color lampone a cui aveva abbinato un paio di scarpe rosse con poco tacco, che si aprivano sul davanti mostrando le dita dei piedi, accuratamente smaltate di un rosa acceso. I suoi capelli, finalmente non erano più pettinati in due codini, ma erano raccolti verso l’alto in un groviglio di trecce, ornati con due fiorellini di ciliegio. Infine una collana di perle rosa, ornava il suo collo.
«Nino, diglielo anche tu che sta benissimo.» disse la ragazza con gli occhiali per incoraggiare l’amica.
«Alya, per favore…» protestò la mora.
«Ha ragione, questo vestito ti sta benissimo… Vedrai che Adrien cadrà ai tuoi piedi.» la rassicurò il giovane dj facendole l’occhiolino.
La ragazza a quel sincero complimento arrossì in modo vistoso, diventando, se possibile, dello stesso colore del suo vestito.
«Ecco che arriva il principe azzurro…» disse l’amica facendola destare da quella sensazione d’imbarazzo, sensazione che aumento quando lui notò il gruppetto di amici e si diresse verso di loro.
Anche non si fosse saputo che era un modello, il suo portamento e la sua disinvoltura, lo rendevano evidente, la ragazza rimase quasi incantata dalla sua eleganza nei movimenti. Indossava uno stupendo smoking bianco, con il colletto nero, che s’intonava con il papillon che aveva al collo. Al taschino della giacca era appuntata una rosa rossa.
Si stava avvicinando deciso verso di loro, con quel suo passo lesto e mostruosamente naturale, ma a pochi passi da loro si fermo, ed iniziò a rallentare incerto, Marinette avrebbe giurato che in quel momento le sue guance stessero andando a fuoco.


Stava raggiungendo i suoi amici, quando lo sguardo si posò sulla ragazza che stava vicino a loro. All’inizio non l’aveva riconosciuta, poi notò il rossore sul suo volto e comprese. Aveva rallentato il passo, troppo incantato da quella visione per riuscire a ragionare lucidamente e ordinare alle gambe di muoversi nel modo corretto.
Il cuore gli iniziò a martellare furioso nel petto e per un attimo si chiese cosa gli stesse succedendo: non si era mai sentito così verso una ragazza che non fosse Ladybug, eppure in quel momento, sebbene il suo cervello fosse confuso, il suo cuore continuava a battere all’impazzata.
Arrivò di fronte a loro, non riuscendo a staccarle gli occhi di dosso, mentre lei aveva abbassato lo sguardo per l’imbarazzo.
Nino ed Alya lo salutarono e lui si costrinse a voltare lo sguardo verso di loro e ricambiare il saluto.
«Allora? Come va amico?» chiese il ragazzo di colore con un sorriso.
«Tutto ok, voi?» chiese ricambiando quel gesto amichevole.
«Oh benissimo…» rispose Alya per entrambi, dando un bacio sulla guancia al fidanzato e facendolo diventare rosso.
«Alya, non davanti a tutti…» la rimproverò imbarazzato lui, borbottando e al biondo scappò un sorriso divertito.
«Marinette, perché non saluti Adrien?» insistette a quel punto Alya, dandole una leggera gomitata.
La corvina, che aveva tenuto tutto il tempo lo sguardo basso, alzò lentamente gli occhi e lui fu investito di nuovo da quella sensazione di stordimento, incrociando quello sguardo blu come il cielo.
«C-ciao Adrein… ehm Adrien…» si corresse subito, spostando di nuovo lo sguardo da lui.
«Ciao Marinette.» le rispose con un sorriso dolcissimo, cercando un autocontrollo che non riusciva più a trovare.
Non capiva davvero cosa gli stava succedendo, era solo Marinette, la sua migliore amica, la ragazza che stava dietro di lui in classe. Solo e semplicemente Marinette, allora perché si sentiva così?
«Vieni Nino, accompagnami a prendere da bere.» disse Alya prendendo il polso del fidanzato.
«Ma io volevo parlare un po’ con Adr…»
«Adrien è impegnato in questo momento. Muoviti!» insistette lei, trascinandolo via.
«Allora… – iniziò il biondo, non sapendo però cosa dire – Come stai?»
«B-bene… Credo… Cioè, no… insomma, bene… Sì sto bene!»
Adrien notò che la sua interlocutrice non sapeva più dove guardare per evitare d’incrociare il suo sguardo e gli scappò un sorriso. Con Chat non era così timida, chissà perché. 
A quel pensiero la sua mente tornò a quella battaglia che avevano affrontato assieme ed il suo sguardo come al solito cadde sul suo braccio destro. La fasciatura non c’era più, in compenso si notava ancora una lunga striscia rosea che percorreva metà avambraccio.
«Ah ehm… L’altra volta non te ne ho parlato… Io sono…» cercò di dire lei, dopo aver notato il suo sguardo, ma lui la interruppe subito.
«Non devi spiegarmi nulla Marinette, ho visto il notiziario quel giorno quando sono tornato a casa.» mentì in modo sicuro. 
Non aveva molta scelta purtroppo: se le avesse detto che era ancora lì, si sarebbe chiesta per quale motivo non fosse venuto a salvarla e la verità era esclusa dalle possibilità di risposta. Non sapeva neanche se il notiziario avesse parlato della lotta di Chat Noir contro Couture. 
«Ah ok… Beh comunque ora sto bane… cioè volevo dire, bene…» gli rispose lei cercando di tirare un sorriso.
Ad un tratto le luci si spensero e tutta la sala calò nel buio più profondo.
Una nuova sensazione attraversò il ragazzo, una sensazione orribile che gli prendeva la bocca dello stomaco. La sua mano scattò velocemente verso dove sapeva ci fosse Marinette, ed afferrò una delle piccole mani candide della ragazza, stringendola e sentendo la stretta ricambiata, dopo un verso di stupore.
Si vergognava un po’ di quel gesto così debole, ma fu più forte di lui. Aveva vissuto quella stessa sensazione la notte precedente, non riuscendo a dormire tranquillo.
Eppure non era un mistero il suo comportamento, sapeva benissimo da cosa era dovuta la sua agitazione: da quando avevano affrontato l’ultimo nemico ed era rimasto cieco per l’intera battaglia, aveva iniziato ad avere una paura folle del buio. Come se la mancanza di un piccolo spiraglio di luce potesse di nuovo togliergli la vista per sempre.


Un fascio di luce si accese in cima alle scale, illuminando l’ospite della festa. Chloé era vestita di un’elegantissimo abito dorato, che Marinette riconobbe subito come un Agreste. Al pensiero di quel cognome, la ragazza si ricordò che stava ancora stringendo la mano al giovane modello.
I loro occhi s’incrociarono nella penombra che il fascio di luce aveva creato e, nel completo imbarazzo, sciolsero quella presa, voltandosi, ancora un po’ rossi in volto, verso la bionda che stava iniziando a scendere le scale.
Per quanto le desse fastidio ammetterlo, anche lei era bellissima: il vestito di paillettes d’oro le arrivava poco sopra le ginocchia, la scollatura sul petto era morbida, ma alquanto vertiginosa e i suoi capelli biondi erano raccolti in uno chignon alla base della nuca, che lasciava sfuggire qualche ciuffo.
Appena arrivò alla fine della scalinata, il fascio di luce, che l’aveva seguita fino ad allora, si spense, in uno scroscio di applausi, al quale contro voglia si unì anche Marinette, e le luci si riaccesero.
Passò poco e la ragazza fu circondata da amici e parenti, sparendo dalla vista di chi non si era avvicinato a lei. Marinette sospirò, forse un po’ troppo rumorosamente.
«Che succede?» chiese Adrien, la ragazza si era completamente dimenticata di averlo accanto.
«No… È che… Il vestato… cioè il vestito di Chloé è… Sì insomma… Le sta bene ecco…» balbetto come suo solito, maledicendosi per la sua impacciataggine.
«Dici? – chiese il giovane Agreste con tono risoluto – Io credo che quell’abito non sia adatto all’evento. Ha fatto tante storie a te, sul vestirti bene, ma lei sembra pronta ad andare in un locale notturno, solo l’acconciatura la salva.»
La ragazza si stupì di quel commento schietto.
«Ma Adrien quello è…»
«So benissimo che è un vestito disegnato da mio padre. – la interruppe lui – È proprio per questo che dico che non è adatto. Inoltre sono più che sicuro che lo abbia indossato solo perché in quel modo l’avrei notata, ma non le sta affatto bene: è troppo largo ai fianchi e troppo scollato davanti. Il suo fisico è più adatto ad un vestito lungo e aderente, magari con una semplice scollatura a “v”.»
La ragazza rimase sbalordita, doveva aspettarsi che vivendo assieme ad uno stilista famoso, Adrien se ne intedesse molto in ambito di moda, ma non immaginava che potesse essere così preciso.
«Il tuo vestito invece è perfetto. Ha un colore tenue e allo stesso tempo sgargiante, inoltre ti sta a pennello e lascia gran parte del tuo corpo scoperto senza essere per nulla volgare.» concluse, volgendosi verso di lei.
«G-grazie…» mormorò arrossendo di nuovo.
«Dove l’hai preso?» domandò, con il suo solito sorriso.
«Beh… A dirla tutta… Ecco… È… È il mio primo lavoro di sartoria…» rispose, e in un attimo vide lo sguardo verde dell’amico sbarrarsi in un’espressione stupita.
«Vuoi dire che l’hai fatto tu? – chiese, lei non riuscì a rispondere a voce, così fece solo un cenno con la testa – Marinette, è stupendo… Tu hai davvero un talento innato, lo sai?» aggiunse poi, con tono orgoglioso.
«Grazie!» rispose lei, questa volta con tono più deciso.

  
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