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Autore: Akemichan    01/05/2016    1 recensioni
Sei prime volte, in altrettante one-shot, accadute nel crescere della relazione fra Sabo e Koala. Ormai non più proprio canon, ma in generale missing moments, tanto fluff e romanticismo.
#1: Il primo incontro
#2: La prima separazione
#3: La prima missione
#4: Il primo bacio
#5: La prima volta
#6: La prima dichiarazione
[Partecipante alla challenge "scegli il pairing, scegli l'immagine" indetto da Nami93 sul forum di EFP]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Koala, Sabo
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sei'
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Il Primo Bacio



Quando si trattava di impedire a Sabo di fare cose troppo pericolose o imprudenti, Hack era in maggioranza perché Koala era sempre pronta a fermarne gli eccessi e a farlo stare al suo posto. Quando, invece, si trattava di impedire che non lavorasse eccessivamente al punto di sentirsi male, era in minoranza, perché Koala era esattamente come Sabo.
Entrambi sentivano il peso di aver passato anni a non fare nulla di concreto, per quanto allenandosi per diventare forti fosse comunque una conquista, e perciò tendevano a voler risolvere le cose il più in fretta possibile per passare alla missione successiva, senza badare troppo alla stanchezza che si accumulava.
Quindi, nonostante avessero speso tutto il pomeriggio e la sera dietro quel messaggio in codice che avevano intercettato e che avrebbe consentito loro, una volta interpretato, di anticipare le mosse dei loro nemici, nessuno dei due aveva intenzione di andare a riposarsi. Non prima di aver scoperto qual era la parola chiave per poterlo tradurre in frasi di senso compiuto.
«Ragazzi, secondo me è meglio andare a riposarsi» tentò per l'ennesima volta. «Sono sicuro che dopo un bel sonno avremo la mente più fresca e quello che non riesce oggi riuscirà domani.»
«Domani è troppo tardi» ribatté Sabo, serio. «Saremo già arrivati sull'isola e non saremo preparati per quello che hanno intenzione di fare.»
«Non saremo pronti comunque se saremo stanchi.»
«Sono d'accordo» intervenne Koala. «Però la nostra priorità è tradurre questo.»
Hack scosse la testa e capitolò. «Preparo del caffè.» Si alzò, andò in cucina e fece tre tazze piene di caffè doppio, giusto per essere sicuro. Quando tornò nella stanza, i due ragazzi erano ancora nella stessa posizione, come congelati, gli occhi fissi sul foglio e le penne che scrivevano quasi da sole. «La rossa è per Koala, la blu è tua» disse, ma notò che le presero senza nemmeno far caso ai colori.
«Non capisco» commentò Sabo esasperato, dopo aver preso un lungo sorso di caffè. «Questo codice non ha una logica sensata. Anche ammettendo che questa parola significhi davvero "attacco", la lettera 'a' sarebbe scritta con due numeri diversi. Perché?»
«Non ha senso» convenne Koala, con voce stanca. I suoi occhi corsero verso gli infiniti fogli che avevano sparso sulla scrivania, con possibili interpretazioni, nessuna delle quali si rivelava essere di senso compiuto. Magari avrebbe avuto un'illuminazione successiva su qualcosa che avevano già pensato e che non avevano ancora compreso. «Cosa vuol dire 'asl'?» domandò, notando che le tre lettere si ripetevano diverse volte negli appunti di Sabo.
«Cosa? Oh, questo.» Un sorriso appena accennato si aprì sul suo viso. «Sono le iniziali mie, di Ace e di Luffy. A e S e L, in ordine di età.» Le sue sopracciglia si imbronciarono per un attimo al ricordo di quanto Ace era soddisfatto nello scoprire che era il fratello maggiore.
Koala sorrise appena: sapeva benissimo quanto Sabo tenesse ai suoi fratelli e quanto ne parlasse. Però a volte era veramente esagerato. «E perché sono nei nostri appunti?» lo prese in giro.
«Niente, faccio vagare la mente per cercare di farmi venire nuove idee...»
Avrebbe aggiunto qualcos'altro, ma il viso divertito di Koala era diventato improvvisamente serio, mentre fissava quelle tre lettere, piegando leggermente il labbro. Lei afferrò uno dei pochi fogli ancora bianchi. «I capi dell'esercito avversario sono tre, giusto?» domandò, mentre iniziava a scrivere i loro nomi. «Hanno altri gradi?»
Sabo rimase perplesso, ma poi rifletté, richiamando alla mente quanto aveva studiato. «No, sono di pari grado, si distinguono solo perché uno viene dalla città, uno dalla periferia e uno dalle campagne» rispose.
«Bene, allora se li valutiamo a partire dal centro e scriviamo i loro nomi completi...» Koala li scrisse tutti di seguito, come se fossero un'unica parola. «Molte lettere si ripetono, ma tutti assieme possiedono almeno una volta tutte le lettere dall'alfabeto, hai notato?»
Sabo si sporse in avanti per guardare, mentre lei iniziava ad assegnare ad ogni lettera dei nomi un numero, partendo dal numero uno, fino a terminare all'ultima lettera. Allora prese la sua penna e sotto vi scrisse quella parola scritta a numeri che avevano interpretato come 'attacco': ora che si vedeva che quella era la chiave, era più facile comprendere perché una stessa lettera potesse essere scritta con due numeri diversi. Assumevano maggior senso anche altre parole, dove loro inizialmente avevano preso due numeri distinti quando erano semplicemente decine che andavano oltre il ventiquattro canonico delle lettere.
«Sei un genio!» esclamò Sabo e, senza nemmeno accorgersene, le afferrò il volto fra le mani e la baciò sulla fronte.
Hack sobbalzò per l'urlo, dato che si era appisolato per un attimo, ma poi si limitò a fare un sorriso soddisfatto alla scena che gli si presentò davanti, con Koala che era rimasta leggermente spiazzata da ciò che era appena successo.
«Koala ha trovato la chiave del codice» spiegò Sabo, scoccandogli un'occhiataccia. «Mi sono fatto trasportare.»
«Ho visto» rise Hack. «Ora però possiamo andare a letto. Una volta capita la chiave, non dovremo aver difficoltà a tradurre il tutto domani, a mente fresca.»
I due ragazzi si guardarono e annuirono. L'adrenalina che avevano per la rabbia di non riuscire a interpretare il messaggio era un attimo calata e la stanchezza che avevano accumulato iniziava a farsi sentire. Hack ne approfittò per alzarsi e incoraggiarli a fare lo stesso. Abbandonarono così l'intera scrivania piena di fogli, andarono in bagno e sistemarsi un attimo e poi andarono a letto, con grande soddisfazione di Hack, che fu il primo a crollare addormentato.
Cosa che non riuscì altrettanto bene, perché mezz'ora dopo Sabo e Koala erano di nuovo in piedi e nessuno dei due parve particolarmente sorpreso nel vedere l'altro in piedi, in pigiama e scalzo, con la chiara intenzione di tornare a lavorare sulla decodificazione del messaggio.
«Non riuscirò a dormire prima» sussurrò Sabo.
Koala annuì, poi, senza dire altro si avvicinò alla scrivania e recuperò dei fogli bianchi puliti, il massaggio intercettato e quello dove era stata scritta la chiave per decodificarlo. Sabo prese le due tazze e una coperta, quindi i due ragazzi si postarono in cucina per non disturbare Hack che dormiva tranquillamente. Sapevano che avrebbe voluto partecipare, ma che allo stesso tempo avrebbe preferito vederli a letto.
Si sistemarono sulla tavolata, la coperta che li copriva entrambi fino alla testa e in mano le tazze riempite di nuovo fino all'orlo di caffè scuro e bollente. Sabo sistemò per bene i fogli: quello bianco davanti a sé, su cui stava ricopiando la prima riga del messaggio da tradurre, che aveva posto alla sua destra. Davanti a Koala c'era invece il foglio con la chiave, in modo che lei potesse dettargliela mentre lui scriveva.
«Siamo pronti» affermò, appoggiando la penna.
Koala annuì. «Quando avremo finito, poi, mi bacerai come si deve?» chiese, con un tono divertito nella voce.
Sabo si voltò verso di lei in modo decisamente troppo rapido, gli occhi spalancati, incredulo. Aveva davvero sentito quello che aveva sentito? Koala lo guardava e sorrideva dolcemente. «Posso farlo anche adesso» mormorò allora, con un sorriso imbarazzato sul volto.
Koala non disse nulla, lo osservò solo per un attimo e poi chiuse gli occhi, attendendo. Non avevano bisogno di dirsi altro, era tutto decisamente naturale, al punto che Sabo si chiese perché non si era reso contro prima di quanto desiderasse farlo. La traduzione del messaggio poteva aspettare un paio di minuti, forse anche di più.
Allungò la testa verso di lei e posò dolcemente le labbra sulle sue.

 
   
 
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