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Autore: Tem_93    01/05/2016    8 recensioni
Lexa Woods è la giovane CEO di una società di costruzioni, fredda come il ghiaccio e bella come la neve.
Clarke Griffin è un'artista mancata e una barista che ha appena perso il proprio lavoro. Ora come ora ha davvero bisogno di soldi ed è disposta a tutto per guadagnarli.
[AU Clexa]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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~Capitolo 2~


 

All'ora di colazione in casa ci fu una lunga discussione su quale abito dovesse indossare Clarke, perché, sì, erano tutti vestiti decisamente eleganti per lei, abituata a tute e jeans. Alla fine Octavia e Raven optarono per un Versace azzurro intenso che le arrivava al ginocchio e le abbinarono il resto, escludendola completamente dalla scelta, cosa di cui Clarke fu abbastanza felice.

Will arrivò puntualmente alle 12.15 e Clarke si fece trovare pronta e sorridente. Era sufficientemente agitata, non aveva idea di come sarebbe stato passare tutto il pranzo con Lexa, ma cercò di distrarsi chiacchierando con l'autista.

Quando arrivarono vide Lexa attenderla all'ingresso. Salutò Will e le si avvicinò, non sapendo come comportarsi.

-Stai molto bene – la sorprese Lexa, tendendole poi la mano – Entriamo? -

Clarke strinse la mano morbida ma gelida della donna, ricordandosi solo ora che dovevano dare l'idea di essere una coppia. Era per entrambe un test, e ogni pasto di quella settimana sarebbe stato altrettanto.

I camerieri le accompagnarono in un tavolino un po' isolato e le fecero accomodare, lasciando i menu sul tavolo.

-Ti piace la cucina giapponese? - domandò Lexa, iniziando a leggere le pietanze.

-Sì, molto. A te? - disse di rimando Clarke, sorridendo debolmente e afferrando a sua volta un menu.

-Decisamente.- concluse la mora, mettendosi poi in silenzio per decidere di cosa aveva voglia. Clarke la imitò, cercando però allo stesso tempo di studiare la donna che aveva davanti. Non l'aveva ancora vista sorridere e si domandò se ne fosse in grado, o se indossava abitualmente una maschera con quella sua espressione seria e distaccata. In compenso aveva notato che dovevano piacerle molto i suoi capelli che avevano boccoli perfetti e sembravano davvero soffici.

Le due ordinarono, dopodiché Lexa interruppe il loro silenzio.

-Non sono una che parla moltissimo, quindi preferirei parlassi tu di solito. Raccontami di te, di cosa ti piace fare e cosa hai fatto nella vita – la invitò la giovane, intrecciando le dita affusolate.

Clarke si grattò il naso, cercando da dove partire. Il miglior modo per convincere una persona che stai dicendo la verità è dirla, in gran parte, raccontando solo un'unica grossa bugia; così avrebbe fatto.

-Sono originaria del New Jersey. Mio padre è un professore universitario, mia madre era un medico. E' morta quando avevo sei anni. Sono figlia unica, ma ho due amiche con cui sono così legata che sono quasi da considerare sorelle. - iniziò Clarke, interrompendosi solo quando le veniva servito un piatto – Ho frequentato una scuola d'arte, mi sarebbe piaciuto dipingere per vivere..- sospirò pensando a quanto le costava ammettere il suo fallimento – ma come vedi non è stato così -.

-E come hai iniziato il tuo attuale lavoro? - domandò l'altra, fissandola dritto negli occhi.

-Bè.. avevo diversi debiti.. anzi molti e .. non ho trovato un'alternativa più remunerativa- azzardò Clarke, guardandola decisa. Lexa le credette probabilmente, annuì e si concentrò sul suo sushi.

-Che tipi di clienti hai avuto? - chiese poi a bruciapelo. Clarke si morse il labbro, forse a questo avrebbe dovuto pensare prima.

-Come ho detto, non sono stati molti.. Quattro per la precisione. Il primo era un uomo d'affari che appena conosciuto dava l'idea di essere dolce, calmo e comprensivo. Si rivelò invece egoista, falso e insensibile- sibilò la ragazza, pensando al suo primo amore del liceo, Finn. Era stato tutto così bello i primi tempi, sembravano anime gemelle; finché non aveva scoperto che lui era anche l'anima gemella di Raven.

-Il secondo era un avvocato super preciso, meticoloso in tutto ciò che faceva. Mi faceva notare ogni piccolo errore e mi faceva pesare ogni mia caratteristica come un difetto. Fortunatamente dopo un mese non ci siamo visti più- raccontò Clarke, pensando ora al suo secondo ragazzo, un artista che aveva conosciuto al primo anno nella scuola d'arte. Se ne era innamorata perché era un pittore eccezionale, curava ogni dettaglio come se fosse l'opera stessa, ma aveva capito che per quanto questo fosse un suo pregio nella pittura, era un difetto nei rapporti umani.

-La terza era una modella francese. Davvero sciocca e con la testa tra le nuvole, le importava solo essere desiderata, ammirata e al centro dell'attenzione. Non ha mai nemmeno imparato il mio nome- rise Clarke, ripensando alla chiacchierata recente con le amiche.

-L'ultima era invece una modella di Los Angeles. Scoprii che più di me le interessavano le feste a cui mi portava, e, ancora più delle feste, le piaceva la cocaina che girava nei bagni. Per lei il vero divertimento era quello e spesso mi ritrovavo sola su un divanetto ad aspettarla- concluse Clarke tornando a portare lo sguardo su Lexa. Non capiva cosa stava pensando, non capiva se quello che aveva raccontato poteva essere preso come vero, l'espressione dell'altra non le trasmetteva altro che insicurezza.

-Qual è il tuo colore preferito? - domandò poi Lexa, spostando la conversazione su tutt'altro argomento.

-Il verde, infatti mi piacciono molto i tuoi occhi – rispose Clarke, sorridendole genuinamente forse per la prima volta. Solo in quel momento notò una piccola scintilla negli occhi della donna che aveva di fronte, fu un attimo, ma le bastò per capire che quell'espressione sempre inflessibile doveva solo essere una facciata che ormai Lexa era abituata a mostrare.

Continuarono a parlare del più e del meno, senza più soffermarsi su cose più personali di “hai mai avuto un animale domestico? ”. Dopo un'oretta si trovavano fuori dal locale e si salutarono frettolosamente. Clarke istintivamente le lasciò un bacio sulla guancia, cosa che colse l'altra di sorpresa, ma non disse nulla. La salutò semplicemente con un gesto della mano.

Clarke non aveva capito assolutamente nulla di Lexa a parte che probabilmente quello mostrava e quello che era dovevano essere due mondi separati che non voleva assolutamente far incontrare.


 

Come d'accordo si sarebbero riviste la sera stessa.

Clarke tornò a casa, pensando a come occuparsi il pomeriggio. Ovviamente Indra l'aveva avvisata che doveva essere disponibile ad ogni ora della giornata, ma probabilmente non ce ne sarebbe stato bisogno. Quindi fino ad ora di cena aveva tanto tempo libero per distrarsi.


 



 

-Riguardo a oggi.. vorrei che fosse chiaro una cosa – iniziò Lexa, sistemandosi il tovagliolo sulle gambe. Erano arrivate al ristorante da poco tempo e non si erano dette molto, entrambe erano ancora restie a prendere confidenza. Ma dopotutto Lexa aveva ben pensato a tutto ciò e per questo aveva pianificato quella settimana.

-Dimmi pure- la sollecitò Clarke, osservandola sistemarsi accuratamente.

-Non sono una che ama i contatti fisici con estranei, ma se vogliamo sembrare credibili cercherò di non darci perso.- iniziò la mora, facendo ricordare all'altra del bacio sulla guancia del pomeriggio.

-Non volevo essere invadente, ma....- mormorò Clarke.

-Lo so, volevo solo dirti che questo sarà compito tuo. Fai quello che credi sia meglio, ma non voglio assolutamente baci sulla bocca. E' una cosa troppo intima da condividere.. bè, con te- affermò la ragazza guardandola come era solita fare negli occhi.

-Non c'è problema- assentì Clarke, pensando che dopotutto anche lei approvava la scelta.

-E volevo anche sottolineare- continuò Lexa, abbassando ora lo sguardo – che in camera ci limiteremo a dormire. Nulla di più – mormorò. Clarke sorrise notando come l'altra era leggermente arrossita.

-Sei vergine? - domandò istintivamente, dimenticandosi per un attimo con chi stava parlando. Ancora Clarke non si era azzardata a farle domande personali. La reazione dell'altra la stupì non poco. Sgranò gli occhi e arrossì visibilmente, mettendosi poi sulla difensiva.

-No! E' che non voglio dormire con una escort!- affermò , riprendendo poi il normale colorito e tornando alla sua solita espressione.

-Guarda che non ho malattie di alcun tipo, mi hai fatto analizzare- continuò Clarke, divertita di aver trovato qualcosa su cui stuzzicare Lexa e farla uscire dal suo solito blocco di ghiaccio.

-Lo so. Non voglio, fine. Pago io e decido io cosa voglio o meno- ribatté l'altra, rimanendo però stavolta impassibile.

-Sei tipo ipocondriaca? - domandò la bionda, accettando di cambiare discorso.

-Una sorta. Detesto i luoghi affollati o i bagni pubblici. Potrei morire piuttosto che entrarvici- rivelò Lexa con una smorfia disgustata, sfogliando distrattamente il menù.

Clarke scoppiò a ridere divertita e questo fece sollevare il capo alla mora che la guardò storto.

-Ti s'addice – commentò poi la bionda.

-Non c'è niente di male, non hai idea di quanti germi ci siano e di quante persone si ammalino perchè poco attente a queste cose ?!– si giustificò Lexa.

-Non volevo offenderti, dicevo solo che è in linea con la tua personalità. O almeno con quella che si vede dall'esterno- spiegò Clarke – mmh proverò delle tagliatelle al ragù e funghi - .

-Cosa significa? - chiese l'altra, un po' corrucciata.

-E' tipo pasta penso condita con..- iniziò a spiegare Clarke, non cogliendo il vero significato della domanda.

-No – la interruppe però l'altra – cosa significa che è in linea con la personalità che mostro? - domandò seria, ma allo stesso tempo sembrava anche curiosa.

-Anh, già. Tu sei tutta composta, sempre impeccabile e tendi a tenere le persone ad una certa distanza, come se ti desse fastidio anche solo che entrino nella tua “sfera di movimento”. Eviti di toccare le maniglie e solo oggi a pranzo ti sei lavata le mani almeno tre volte, quindi ho dedotto avessi qualche fissa con l'igiene o le malattie – spiegò Clarke, sorridendole. Lexa la osservò intensamente senza dire o esprimere nulla.

-Sei una buona osservatrice- affermò, distogliendo lo sguardo. Le ragazze ordinarono e i piatti furono serviti loro in modo abbastanza celere. Lexa rimase in silenzio, consumando il suo pasto senza nemmeno guardare la donna che aveva di fronte. Clarke ipotizzò che stesso rimuginando su qualcosa che probabilmente non voleva condividere. Ad un tratto le squillò il telefono. Fece sole in tempo a vedere il nome “Aden” sullo schermo dello smartphone, prima che Lexa rispondesse.

La mora si alzò, allontanandosi per avere della privacy. Clarke continuò a mangiare, pensando però a chi fosse Aden. Aveva sentito i nomi di alcuni colleghi, ma quello le era nuovo. Forse era il ragazzo di Lexa, forse aveva assunto lei solo perché non voleva sbandierare la loro relazione e forse era anche il motivo per cui non voleva avere nessun tipo di intimità con la ragazza.

Dopo una decina di minuti Lexa tornò a sedersi al posto.

-Scusami- mormorò solo.

-Nessun problema- fece spallucce Clarke – ho una curiosità – disse poi, attirando gli occhi di Lexa su di se.

-Perchè hai assunto me? Nel senso, perchè un escort? Non potevi semplicemente chiedere ad un collega o ad un amico di fare quello che dovrei fare io – domandò Clarke, versando da bere ad entrambe.

-Perchè era il modo più semplice per me – rispose solamente Lexa. Clarke la fissò come in attesa di una spiegazione migliore, sollevando poi le sopracciglia per invitarla a proseguire.

-Bè un collega non sarebbe andato bene perchè devo essere credibile agli occhi di un uomo che conosce chi lavora per me. Inoltre non voglio dare così tanta confidenza ai miei dipendenti, dopo aver finto di essere una coppia sarebbe strano doverci lavorare insieme. Non ho molti amici fidati e non mi sembra la cosa da chiedere ad un amico, primo perché non voglio che ci siano fraintendimenti, secondo perchè non voglio dover aver un debito del genere nei confronti di nessuno.

Inoltre mi serviva qualcuno che non facesse scenate di alcun tipo durante queste due settimane e sai, non si può mai sapere. Con te questi problemi non ci sono : non ci conosciamo e non ci frequenteremo dopo, per cui non ci sarebbe alcun imbarazzo; sei pagata per fare quello che voglio, quindi a meno che un litigio non mi sia di valore non avverrà; inoltre non ti dovrò null'altro che quello pattuito. E i soldi non sono un gran problema per me. Capisci ora? – concluse Lexa, finendo poi quello che le rimaneva nel piatto.

Clarke annuì, abbassando poi lo sguardo. Effettivamente il discorso filava, la donna doveva aver pensato a tutti i pro e contro delle situazioni possibili per poi scegliere quella con più vantaggi. Era positivamente impressionata, lei al contrario avrebbe sicuramente fatto la scelta sbagliata, impulsiva com'era. Lexa no, era molto più razionale ed oggettiva. Forse fin troppo, pensò. In realtà aveva fatto ipotesi su Clarke che non erano vere al cento per cento. Credeva di aver assunto un'escort esperta nel non coinvolgersi in relazioni di lavoro, ma lei non lo era veramente. Quindi c'era una falla anche nel piano ben studiato della giovane imprenditrice, cosa che però Clarke non voleva assolutamente si sapesse.

Al termine della cena le due si alzarono e Clarke sorridendo afferrò la mano della mora, che al toccò sussultò, non aspettandosi il contatto. Un secondo dopo però le lanciò uno sguardo complice, stringendo debolmente la presa a sua volta. Uscite dal locale si fermarono sul marciapiede, davanti alle auto che le attendevano per portarle nelle rispettive dimore.

Lexa fece per allontanarsi, ma Clarke la fermò.

-Dovresti imparare a salutare – la rimproverò, avvicinandolesi poi per lasciarle un delicato bacio sulla guancia. Lexa notò che alcune persone che passavano per strada si era girate a guardarle.

-Buonanotte Clarke – mormorò poi, distaccandosi.

-A domani Lexa – sussurrò l'altra.

 



 

Eccomi di nuovo, con quello che è il vero primo capitolo con Lexa e Clarke. Se ve lo state chiedendo, non è un errore, è vivo il padre e morta la madre di Clarke. Non so, è una scelta diversa, ma più in là mi piacerebbe mostrare il legame tra padre e figlia.

Per il resto, se vi aspettavate un colpo di fulmine tra le due, vi aspettavate male. Non voglio che succeda tutto in fretta, per cui dovrete sopportare un po', spero non vi dispiaccia!

Ringrazio davvero tanto chi ha recensito e chi mi sta seguendo!

A presto, Tem_93

  
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